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Autore: ThreeRavensBlondie    26/04/2013    0 recensioni
E' cominciato un nuovo anno scolastico a Londra, e per Jamie, un quindicenne come gli altri, tutto sembra nella norma. Ma qualcosa di strano va lentamente formandosi.
Può l'esplosione di un ospedale psichiatrico francese essere collegato con gli oscuri eventi britannici?
Spero vi piaccia. La storia e i personaggi sono frutto della mia immaginazione, vi prego di non copiare.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                   Apri gli occhi

 
Le prime settimane dall’inizio della scuola erano letteralmente volate via. Tutto era come sempre, però. Erano poche le cose che potevano definirsi mutate.
Una di queste era forse il tempo estivo che aveva abbandonato Londra ricoprendola di pioggia ininterrotta. Ciò che era cambiato, era anche il fatto che i professori avessero perso la loro comprensione da inizio dell’anno scolastico, riempiendo i poveri studenti di compiti su compiti come muli da soma.
Jamie, in quelle settimane sempre silenzioso e irrequieto, non se la stava cavando molto bene con gli studi, al contrario di quanto era successo negli anni precedenti.
Ciò aveva suscitato l’ira dei genitori, che non solo gli privarono di uscire se non per la scuola, ma gli tolsero anche il telefono, unica fonte di energia utile a scambiare messaggi con i suoi compagni di classe.
Ma non era un gran problema, pensò Jamie. In quel periodo aveva davvero pochi contatti con i suoi due migliori amici, Kenny  ed Hazel, con i quale aveva litigato apparentemente per lo stesso motivo: Loreley. E lei era anche il motivo dei suoi fallimenti a scuola.
Jamie e Kenny avevano chiaramente una cotta per lei dal momento in cui era arrivata da novellina nella scuola, cosa che evidentemente non era affatto sfuggita a quel genio di Hazel. Quest’ultima evitava continuamente Jamie, se poteva. Per di più, Jamie un giorno la sentì supplicare il professor Cavendish se poteva essere cambiata di posto con qualcun altro.
Lui acconsentì, e così a Jamie toccò ritrovarsi accanto a quel musone di Zeke Lennox, che durante le lezioni non faceva che ascoltare musica dal suo Ipod mediante uno stratagemma: infilava il filo della cuffietta nella manica della felpa e lo faceva arrivare alla mano, che poi poggiava cautamente sull’orecchio, piegando la testa di lato. In quel modo astuto, dava l’idea di un semplice alunno stanco della lezione.

Jamie cercava invano di stringerci amicizia, visto che lui a ogni domanda o affermazione rispondeva con un annoiato«Interessante..», o peggio ancora «Mmm».
Ogni tanto, Jamie si voltava a guardare il fondo della classe, dove ora era seduta una solitaria Hazel che guardava fissa fuori dalla finesta. 
Spesso Jamie la beccava mentre lo guardava con sguardo duro, e quando lei se ne accorgeva, distoglieva ostentatamente lo sguardo.
Kenny, invece, aveva adottato una tattica diversa. Non si preoccupava minimamente di ignorare Jamie, anzi, lo fissava intensamente tutte le volte che gli capitava sotto tiro, come se si sforzasse di fargli male solo con la forza del pensiero.
Jamie, dal canto suo, sperava in una rottura di un qualsiasi osso dell’amico, cosicché avrebbe potuto finalmente passare un po’ di tempo solo con Loreley senza che lui venisse sempre a ficcarci il naso. 
Kenny aveva persino smesso di correre appresso a Bit, che negli ultimi tempi era sempre incredibilmente solo. Ma ovviamente non aveva smesso di deridere ogni singolo componente della classe.
Loreley era l’unica che non era cambiata di una virgola, anzi. Pareva sempre più bella e radiosa ogni giorno che passava.
Era una delle più brave della classe, e al compito di greco aveva addirittura preso il voto più alto della classe con la lode, suscitando così l’ira distruttiva di Moona e di Eddie.
Olivia e Angie erano così verdi di invidia ogni volta che la vedevano passare, che se avessero avuto delle babbucce ai piedi e un cappello a sonagli avrebbero benissimo potuto essere due folletti saltellanti.
I professori erano rimasti tutti incantati da lei, che era così brava che sembrava già sapesse tutti gli argomenti che avrebbero fatto quell’anno.
Jamie cercava di usare tutto il tempo che aveva a disposizione a scuola per stare con Loreley, visto che al momento gli era proibito anche solo mettere la punta dei capelli fuori da casa.
«Quand’è che ti toglieranno dalla punizione?» chiese Loreley, infilando nell’armadietto Biologia e tirando fuori Storia.
«Presto, spero» replicò Jamie «Almeno fino a che non mi deciderò a prendere qualche voto come si deve.»
«Se vuoi posso aiutarti io!» si offrì lei, allegra.
Qualcuno sbuffò alle spalle di Jamie. Hazel era arrivata al suo armadietto e vi stava inserendo la combinazione.
Jamie la ignorò.
«Si, perché no!» rispose Jamie, contento «A casa tua o a casa mia?»
«Facciamo da te?» disse lei rapidamente.
«Mi sta bene! Verso le tre domani pomeriggio?» fece lui, del tutto indifferente a Hazel che sbatté più forte che poteva il suo sportello dell’armadietto.
«D’accordo. E la prossima volta faremo da un’altra parte, promesso.» ribatté Loreley, ignara di Hazel che la guardò di sbieco, andandosene.
 
 
Quel giorno, la campanella suonò prima di quanto chiunque si aspettasse. L’unica persona con cui Jamie poteva tornare a casa era proprio Loreley, visto che Hazel uscì di classe più veloce che poteva senza guardare nessuno.
Prevedibilmente, Loreley fu seguita da Kenny, quindi dovettero ritrovarsi nuovamente in tre, senza sapere chi dei due ragazzi stava reggendo il cero.
«Allora, Loreley» cominciò Kenny, tirandosi su i capelli con una mossa così sensuale che la fece arrossire «hai da fare domani?»
«Beh, in effetti si.» rispose lei, sempre rossa in volto «Vado a casa di Jamie per aiutarlo con i compiti.»
Lo stomaco di Jamie fece un ruggito di gioia. I muscoli di Kenny, invece, parvero quasi afflosciarsi. Ma di nuovo non si diede per vinto. Si affrettò a riemergere in tutta la sua statura e a parlare.
«Sei libera in qualsiasi giorno della settimana, allora?»
Jamie sperò con tutto il suo cuore che lei si voltasse e gli urlasse in faccia che non gli interessava uscire con lui.
«Uhm, dovrei essere libera di venerdì!» rispose Loreley, sorridendo.
Kenny fece un sorriso a trentadue denti «Quindi ti va di fare un giro? Possiamo fare quello che vuoi!»
Stavolta fu Jamie ad afflosciarsi. Sentiva che il suo cervello stava diventando pesante come una roccia, come in quei film di fantascienza dove gli alieni avevano una testa grossa il doppio di quella degli umani.
Sto diventando come Riley, pensò Jamie.
Poi, il lampo di genio.
«Kenny, ma tu non hai gli allenamenti di football il venerdì?» disse Jamie, ghignando.
Kenny passò da una tonalità bianco cadavere a quella rosso magenta.
«Sì. Ma non è necessario andarci tutte le volte.» rispose a denti stretti.
«Che strano. Eppure il coach della scuola si era raccomandato di non mancare neanche un incontro, o ti avrebbe espulso dalla squadra» proseguì Jamie, contenendo le risate.
Loreley spostava lo sguardo da Jamie a Kenny come se seguisse una partita di tennis, con uno sguardo leggermente preoccupato. Girarono l’angolo e tutta la folla di studenti sparì.
«Jamie, ma perché non te ne vai una buona volta a…» imprecò Kenny.
«Verrò ai tuoi allenamenti!» gridò, all’improvviso, Loreley, come per mettere fine alla lite imminente. Jamie la guardò deluso. Kenny spalancò gli occhi sorpreso.
«Davvero?» dissero insieme, i due ragazzi.
«Sì. Davvero» rispose lei, accelerando il passo «Adesso però, devo andare a casa»
«Aspetta, ti accompagno!» esclamò Jamie, in un disperato, ultimo tentativo di farsi notare.
«Oh, no. Non ce n’è alcun bisogno. A domani, ragazzi!» fece Loreley, salutandoli con la mano e filando via a passo svelto.
Calò nuovamente il silenzio tra Jamie e Kenny.
Poi, esplosero.
 «MA QUAL E’ IL TUO PROBLEMA, JAMIE?!» urlò Kenny, alzando le braccia muscolose.
«Parli proprio tu, Kenny? Tu che ti metti sempre in mezzo tra me e lei?!» strillò Jamie, il petto che si alzava e abbassava velocemente.
«Io?! Ma che diavolo stai blaterando?! E’ risaputo che lei mi piace dal principio, e adesso guarda caso piace anche a te!» disse Kenny, alterato come Jamie non l’aveva mai visto.
«A dir la verità a me lei piace da prima che tu sapessi il suo nome! Solo che non sono così idiota da andare a dirlo a tutti!» fece il biondo, preoccupandosi di non tener bassa la voce.
Kenny lo osservava come si osservava un punch ball, e Jamie si chiedeva quanto tempo sarebbe trascorso prima che lo prendesse a pugni.
«Mi hai dato dell’idiota!» esclamò Kenny, puntandogli il dito contro.
«Sì! Ti ho dato dell’idiota, Kenny! Avanti, picchiami. Non ho paura di te!» Jamie sentiva di avere molto più coraggio di quanto non ne avesse avuto nella sua intera vita.
A quelle parole, però, Kenny parve calmarsi.  
«Non ho intenzione di picchiarti» disse, calmo «Io credo che il cretino tra noi due, sei proprio tu, Jamie. Sei così accecato dalle tue motivazioni, da non vedere i danni che causi»
«Che cosa?» rispose Jamie, abbandonando il suo tono arrabbiato, ora curioso.
«Stai perdendo tutti i tuoi amici, non te ne rendi conto? Io con Hazel ci parlo, e anche con Bit, nonostante che dopo la sua bravata a Loreley io lo eviti un po’ di più per fargliela pagare» spiegò Kenny, incrociando le braccia e guardandolo torvo.
«Senti, sai che Bit mi è sempre rimasto antipatico. E non ho neanche la minima idea del perché Hazel ce l’abbia con me» fece Jamie, sincero.
«Apri gli occhi, Jamie Parker!» gridò Kenny, così all’improvviso che lo fece sussultare.
«Che cosa intendi?» Jamie era così confuso da rischiare che la testa gli esplodesse.
«Non sarò io a raccontarti l’evidente. Voglio solo che tu sappia però, che mi manca il mio migliore amico.» sospirò il moro, abbassando lo sguardo.
Jamie fu palesemente colpito da quelle parole, non solo perché era Kenny a dirle, ma anche perché nel profondo pensava la stessa cosa.
«Anche a me, Kenny» rispose Jamie «Ma a me Loreley piace sul serio! Come possiamo tornare a essere amici se entrambi siamo interessati alla stessa persona?»
«Non lo so» rispose l’altro, sincero.
Il silenzio li riempì di nuovo. Era esasperante.
«Potremmo cominciare..» suggerì Jamie «..con l’esserle amici»
Kenny alzò lo sguardo «E poi lei deciderà»
Jamie annuì. Si guardarono per cinque secondi buoni, dopodiché si strinsero in un abbraccio spacca costole. Quando si separarono, si strinsero la mano destra.
«Tregua?» propose Kenny, con un ghigno.
«Per adesso!» dichiarò Jamie, sorridendo.
Finalmente, adesso il cervello di Jamie parve svuotarsi di almeno tre quarti. Era molto più tranquillo, adesso che il suo migliore amico era tornato. Insieme, si avviarono verso casa, incredibilmente sollevati.
«Chissà perché» disse Kenny pensieroso, mentre camminavano «non vuole mai che la si accompagni a casa»
«Oh, ci ho pensato anche io spesso» rispose Jamie «ma credo sia per via di suo padre. Non tutti i padri sono felici di vedere la propria figlia portata a casa da un ragazzo»
«Non mi ci far pensare. Mi ricordi mia madre tutte le volte che mi vede con una ragazza» rise Kenny.
Non appena svoltarono l’angolo, una scena che non si sarebbero mai aspettati di vedere si presentò davanti ai loro occhi.
Hazel si stava togliendo il casco e scendeva tranquillamente dalla motocicletta di Bit.
«Grazie, Bit. Ti devo un favore» disse lei, porgendogli il casco.
«Grazie a te, per essermi stata a sentire» rispose lui, ripartendo.
Dopo che Bit se ne andò, Hazel si voltò e vide Jamie e Kenny guardarla come se avesse appena eseguito un salto mortale doppio carpiato sopra un filo sospeso su un burrone.
«Che avete da guardare?» chiese, aggrottando le sopracciglia.
«Che diavolo  ci facevi con Bit?!» disse Jamie, sconvolto.
«Ah, perché, ora ti interessa cosa faccio io?» rispose lei, guardando altrove.
Jamie aprì la bocca e la richiuse. Non aveva parole da dire.
«Tu hai qualcosa da dire in proposito?» riprese lei, riferendosi a Kenny.
«No, no. Assolutamente» fece lui, velocemente.
«Meglio così» concluse lei, voltandosi e entrando dentro casa sua.
 
 
 
 
Quando Jamie arrivò a casa, non si era ancora del tutto ripreso. Si tolse le scarpe, si lavò le mani e finì dritto a tavola attendendo che la madre gli servisse la sua zuppa.
Certo, non era successo niente di particolarmente scandaloso,  ma il fatto che Bit avesse dato un passaggio a Hazel e si fossero ringraziati a vicenda per chissà quale motivo oscuro, era come se Jamie e Bit fossero diventati amici del cuore all’improvviso.
Leslie arrivò ad interrompere i suoi pensieri.
«Cos’hai, fratello?»
«Fatti gli affari tuoi!» ribatté Jamie, irritato.
«Gentile» commentò, mulinando i capelli biondi.
«Volete fare silenzio? Fate più confusione dei grammofoni!» li sgridò la mamma, che stava cercando di ascoltare il telegiornale.
 
“RIMOSSE LE MACERIE. DEITH LE BLANC SCOMPARSA.
Si sono conclusi i lavori di ricerca dell’ultima paziente scomparsa nell’esplosione dell’ospedale Saint- Remy. Non ne è stata trovata traccia da nessuna parte, neanche nel luogo più vicino all’esplosione sono stati trovati indizi che possano suggerire che Deith sia morta.
La polizia continua a cercare nei dintorni della città, nel caso Deith, in preda al panico, sia rimasta dispersa. Ripetiamo che nel caso di avvistamento, avvisate subito…”
E sotto, comparve una nuova foto di Deith, sempre con i suoi capelli rosso fuoco, la sua faccia pallida e inespressiva, le sue occhiaie profonde e scure e i suoi occhi incredibilmente chiari.
L’aria da folle era sempre la stessa.
Un altro servizio, intanto, andò in onda.
“E’ stata ritrovata stamattina un’auto esplosa nelle campagne di Bristol. Morti un uomo e una donna, e quello che a quanto pare doveva essere il loro figlio.
E’ impossibile identificare i resti dell’uomo e della donna, probabilmente tra i trentacinque e i quarant’anni, e il bambino, avente intorno ai cinque anni.
La data dell’esplosione e quindi della morte dovrebbe risalire intorno a un mese fa, e data la lontananza della strada in cui si trovavano dalla città, nessuno deve essersi reso conto dell’esplosione . Secondo gli esperti, la dinamite è stata fabbricata a mano, non di grande potenza, ma sufficiente per far saltare in aria l’auto.
Nei portafogli delle vittime non sono stati trovati né soldi, né carta d’identità, o di credito o tessera sanitaria di alcun tipo. Nulla che aiuti a decifrare chi fosse la sfortunata famiglia…”

 
«Di male in peggio» commentò la mamma, mangiando la zuppa.
«Eh, già. Prima in Bretagna, poi a Bristol.. ci manca solo che vengano qua a Londra e stiamo messi bene!» disse Jamie.
Un brivido gli attraversò la schiena.                                                 
  
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