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Autore: Artemisia89    15/11/2007    6 recensioni
Luce elfica nella Foresta di Notte, Beleg Cùthalion riposa.
Se Tùrin potesse ascoltare, sicuramente il rumore del vento tra le foglie non lenirebbe il dolore del suo cuore - se nel suo petto c’è ancora qualcosa che batte - , né potrebbe distoglierlo dalla contemplazione di quegli occhi grigi che, ancora, non ha il coraggio di chiudere.
Beleg Cùthalion, riposa.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Chiara

Nestol

 

 

Luce elfica nella Foresta di Notte, Beleg Cùthalion riposa.

 

Se Tùrin potesse ascoltare, sicuramente il rumore del vento tra le foglie non lenirebbe il dolore del suo cuore  - se nel suo petto c’è ancora qualcosa che batte - , né potrebbe distoglierlo dalla contemplazione di quegli occhi grigi che, ancora, non ha il coraggio di chiudere.

 

Tra i rumori di una foresta in cui anche gli Elfi tremano, Tùrin figlio di Hùrin giace, attonito.

 

Una superstite lampada di F?anor, accuratamente custodita durante la sua fuga, diffondeva su di loro una costante luce cerulea, come un leggero velo di lacrime. L’uomo teneva stretta la mano fredda dell’Elfo, come a voler trattenere uno splendore che, sapeva, mai più sarebbe brillato nella Terra di Mezzo.

Come se quella fosse la cosa più importante di tutte, come se l’aver ucciso il proprio amico più caro scendesse in secondo piano.

Eppure, nonostante tutti i suoi sforzi, il bagliore, non tardava ad affievolirsi, e si concentrava nel centro del corpo di Beleg, nel suo cuore immenso, e pulsava a ritmo lento, sempre più lento. Tùrin tremava nell’animo, quando i suoi occhi sfioravano Anglachel, così a suo agio tra le cortecce nere della foresta d’incanto, così placida e indifferente alla sua vendetta che si mescolava al suo rancore e a sua volta al dolore.

Restava a guardare, la responsabile dell’assassinio di un amico perpetrato da un amico.

 

Gli orchetti, spaventati dal tuono scagliatosi a terra fuggivano spaventati, disperdendosi, ma Tùrin era insensibile ad ogni cosa si trovasse fuori di Bèleg, fuori di quel corpo ammantato di bianco, i capelli color della luce dell’alba macchiati di fango e sangue, le piccole trecce sfatte, la scia di un’introvabile lacrima che brillava al lato del suo occhio sinistro e quegli occhi – occhi grigi, da Elfo – fermi in un'ultima visione, fermi al cielo.

Tùrin, la mano dell’amico stretta nella sua, seguì lo sguardo morto del corpo che gli giaceva accanto, cercando le stelle, poi lo riabbassò , consapevole che mai più nessuna stella – non ora che la sua personale si era spenta – sarebbe brillata per lui, nemmeno se Varda avesse danzato nella Volta.

 

 

Beleg Cùthalion, luce orgogliosa di antico lignaggio, amico sincero e costante, suddito fedele, soldato leale, difesa del Beleriand e fibbia della cintura di Melian, custode di arti possedute da mai più altro Elfo discendente dagli Esiliati, era morto.

 

Così, Luce elfica nella Foresta di Notte, Beleg Arcoforte sotto una coperta di terra leggera, lontano infinite miglia dalla sua casa, vegliato per poche ore dal suo assassino, riposa.

 

 

 

 

 

 

Amavo Beleg, era costanza, fedeltà, sicurezza, un guaritore per i corpi e per le anime.

Ed è morto.

 

 

Artemisia

  
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