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Autore: warblersblazer    27/04/2013    10 recensioni
[avvenimenti successi vent'anni dopo Avengers, qui non esiste Thor 2 o Avengers 2]
Sono passati vent'anni da quella fatidica guerra a New York, e Loki non ha più nessuno. Padre Odino ha esalato il suo ultimo respiro, la Regina lo ha seguito, Thor governa pacificamente su Asgard e ad accompagnarlo, sul trono c'é la mortale, Jane. Ma rinchiuso nella sua cella, il Dio sta morendo lentamente e i suoi ultimi pensieri si perdono tra memorie e ricordi. Ma come può resistere una persona isolata dal mondo, che prima aveva tutto e adesso nulla?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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© Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà Marvel. 

 

Solitudine mortale 



 


“Dagli uomini”, disse il Piccolo Principe, “coltivano cinquemila rose nello stesso giardino... e non trovano quello che cercano” “E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua”... “Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore “ 
(Saint-Exupéry, 1943, pag. 108).

 

 
La solitudine la si trova nel preciso istante in cui ti rendi conto che tutti ti hanno abbandonato. Eppure, io sono sempre stato solo, perché questo sentimento mi soffoca solo in questo momento?
Dopo vent’anni passati in questa cella, tutto è cambiato.
Padre Odino è morto, Madre è morta con lui e Thor vigila Asgard con cautela. La mortale, è al suo fianco.
Eppure, eppure.
Lui non mi viene più a trovare, troppo impegnato a mandar avanti il regno.
Non parlo più da mesi e forse non ricordo neanche come si fa.
E’ questa la sorte che il Destino ha riservato a Loki il Dio degli Inganni? Sopravvivere finché i miei pensieri arriveranno a schiacciarmi come un mucchio di pietre?
 
Pensieri.
Così fluidi e aggraziati una volta, così pesanti e disperati ora.
Ricordi.
Non ne ho più. La solitudine, il tempo, me li hanno portati via.
 
I capelli non sono più quelli di vent’anni fa, si sono trasformarti in un ammasso di folti capelli neri intrecciati e sporchi. Le unghie sono a fil di carne, consumate dal continuo grattar del pavimento. Così tanto da arrivare a lacerare i polpastrelli e a spargere sangue sul pavimento. Il mio sangue.
La pelle sembra quasi trasparente, e me ne accorgo solo quando osservo meglio il dorso della mia mano. Troppo pallida, troppo ossuta, troppo stanca.
Con grande affanno, mi tolgo debolmente la maglia lurida e rimango a petto nudo. Tutto ciò che vedo, tutto ciò che è rimasto, sono ossa.
Ossa spezzate, ossa tremolanti, ossa.
Prendo un enorme respiro, e mi alzo ondeggiando lievemente. Mi soffermo a guardare un punto impreciso, e i pensieri che ritenevo andati, ritornano più fluenti che mai.
Ricordi.
 
«La sincerità non fa per te
«Davvero?»
«Si. »
 
Un amore- un fratello.
Quelle parole.
 
«Come te, ero impaziente che arrivasse questo giorno, ma sei mio fratello e mio amico. Talvolta sono invidioso, ma non dubitare del bene che ti voglio. »
 
Ero sincero, lo sono sempre stato riguardo quella frase. Ma forse lui non ci era arrivato, lui se l’era dimenticata quella frase. E io ora ero solo.
Chiudo gli occhi, e riprendo un lungo respiro.
Non mi sono mai sentito così vicino alla morte.
 
«Perché!? Eri fino alle ginocchia nel sangue degli Jötunn, perche mi hai preso!?»
«Eri un bambino innocente.»
«No, mi hai preso per un motivo, qual era? Dimmelo!»
«Pensavo che avremo potuto unire i nostri popoli, un giorno, costituire un'alleanza, creare una pace durevole, attraverso te.»
«Bene, tutto ha senso ora, perché hai sempre preferito Thor in tutti questi anni, perché nonostante tu affermi di amarmi, non potresti mai accettare un Gigante di ghiaccio sul trono di Asgard!»
 
La guardia mi porta noncurante il piatto con la mia misera cena. La fisso e la appoggio a terra. Dopo essermi rimesso la mia maglia, mi siedo a stento.
Tutto gira intorno a me, e per la prima volta piango davvero.
 
Mi mancherai Asgard.
Mi mancherai Thor, fratello.
Perché tu sei mio fratello.
Ricordarmi anche tu come un fratello, il tuo.
 
Padre, Madre, sto arrivando.
 
 
Eppure, eppure.
Eppure,
chi vola alto è sempre solo. E io sono volato troppo alto.
 

 
E riducendo il piatto a schegge – com’era diventato lui ora – si pugnalò con un sorriso.
 
 
 
 
 
Thor troverà il corpo di suo fratello senza vita all’alba del giorno dopo, e capirà di essere arrivato troppo tardi. Loki non saprà mai che Thor lo aveva perdonato, e che quel giorno sarebbe potuto tornare a vivere.

 
 
 
 
 
  
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