Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
Ricorda la storia  |      
Autore: Lela_Rory    28/04/2013    6 recensioni
A differenza di quanto tutti credano, Jude era presente alla premiere di Iron Man 3 a Londra.
E non era solo.
Ma cosa è successo, dopo l'evento?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A photograph of you and I, in love.






Ci sono delle mattine in cui aprire gli occhi e vedere, attraverso le tende della camera da letto, il cielo sereno a Londra mi fa sentire come se fossi l'uomo più felice del mondo. 

Ed è esattamente così che mi sento appena le mie palpebre si aprono, questa mattina. 

Oggi, però, non sarà solo la vista del cielo azzurro a rendermi sereno. Ho anche altro per cui essere euforico. 

Cerco di muovermi tra le lenzuola, ma qualcosa mi impedisce di farlo; due braccia sottili mi stringono forte. Sorrido, sapendo bene a chi appartengono quegli arti: Rudy.   

Fin da quando era piccolo, ha sempre avuto paura del buio. E questa notte deve aver sentito qualche strano rumore che l'ha fatto correre nel mio letto, senza che io me ne sia reso conto. 

Mi giro per guardarlo e vedo che sta ancora dormendo profondamente, con la testa appoggiata alla mia spalla destra e la mano che stringe la mia canottiera.

Gli accarezzo per qualche secondo i riccioli biondi e poi decido di prenderlo in braccio per riportarlo nella camera che condivide con suo fratello. 

La mia casa non è molto grande -dopotutto, chi ha bisogno di un super attico quando si è scapoli?-, però è bella e accogliente, e i miei tre figli hanno due camere a loro disposizione, i giorni in cui vengono a stare da me.

Mi piace organizzare uscite divertenti quando sono qui. Non voglio che si annoino. Mai. 

Lunapark, partite a ping pong, cinema, concerti. Qualsiasi cosa, pur di vederli sorridere. 

Questa settimana, Sadie è in vacanza a Marrakech con il suo compagno. Io, invece, non ho film da girare al momento. 

Di conseguenza, la mia ex moglie ed io abbiamo deciso che Iris e Rudy passeranno la settimana insieme a me. 

Purtroppo, Rafferty aveva già organizzato un viaggio ad Edimburgo con gli amici, e non sono riuscito a impedirgli di andare per restare con me e i suoi fratelli. 

Tuttavia, devo ammetterlo: la sua assenza si sente. Non sopporto non vederlo in giro per casa mia canticchiando canzoni di band sconosciute o ascoltarlo mentre mi insegna il gergo dei giovani di Londra.

Ma Rafferty ha sedici anni. E ricordo bene com'è avere quell'età; è come se ti sentissi soffocato da ogni persona adulta che ti gira intorno. Hai bisogno della libertà e dell'indipendenza. Ed io non voglio essere uno di quei genitori che opprimono il proprio figlio. Voglio essere prima di tutto un amico per Raff, e poi un padre.

Quindi, in questa settimana, la mia attenzione si è focalizzata totalmente sui miei due figli più piccoli: Iris e Rudy. 

Non ricordo nemmeno da quanto tempo non passavo così tanti giorni insieme a loro. Tra i miei impegni lavorativi e la loro scuola, dobbiamo accontentarci di trascorrere insieme solo i fine settimana. 

E' stato meravigliosamente bello riscoprire i piaceri della vita da padre; comprare i cereali preferiti di Rudy e gli yogurt dietetici per Iris, giocare all'xbox, andare a fare shopping, cucinare dolci, sporcarci di panna, vedere film demenziali abbracciati sul divano. 

Mi mancavano ed io mancavo a loro. Per questo motivo ci stiamo godendo fino all'ultima goccia ogni momento insieme.

Scendo dal letto, e cerco di fare attenzione a non svegliare Rudy, che ora dorme tra le mie braccia. Ha la testa a penzoloni, la bocca completamente aperta e i riccioli sparati in ogni direzione. E' un amore. Tra i miei figli lui è quello che da piccolo mi somigliava di più; stessa carnagione, stessi occhioni azzurri, stessi capelli biondi e mossi. Ora che ha dieci anni la sua fisionomia è alquanto cambiata, ma ogni volta che lo guardo vedo sempre un po' di me in lui.

Riesco finalmente ad alzarmi in piedi e mi dirigo nella camera di Iris. Rudy, in realtà, condivide la stanza con Rafferty, ma quando quest'ultimo non è in casa, non me la sento di lasciarlo a dormire lì da solo. 

Da una parte vorrei che superi la sua paura per il buio, ma dall'altra non voglio forzarlo. So quanto potrebbe essere traumatizzante per lui se io lo obbligassi a sconfiggere questa fobia. Quando arriverà il momento giusto, sono certo che lui riuscirà a combattere ad armi pari contro il buio. Ho fiducia in mio figlio.

Arrivo davanti alla porta della camera di Iris e la apro lentamente; lei ancora dorme, con i capelli, sciolti e fluenti, sparsi sul cuscino. 

Fortunatamente il letto di Iris è a due piazze, così non mi rimane complicato appoggiare delicatamente Rudy accanto a lei, senza svegliare né l'uno né l'altra.

Li guardo per un momento e mi perdo in un sorriso felice; i miei tre figli si somigliano così tanto… Eppure hanno tutt'e tre dei caratteri diversi. Dei sogni diversi. Delle abitudini diverse. Ed è proprio questo che li rende speciali ai miei occhi.

Vedo Rudy cercare nel sonno la mano di sua sorella e stringerla. 

Quasi mi commuovo quando penso a quanto si vogliano bene. Sono sempre pronti ad aiutarsi nei momenti difficili. 

Non posso impedirmi di pensare che, nonostante tutto, io e Sadie abbiamo fatto davvero un ottimo lavoro nel crescerli. 

Faccio per tornare alla porta e scendere giù in cucina, ma qualcosa mi blocca. 

O meglio, non qualcosa. Qualcuno.

«Papà, è già ora di andare alla premiere?» sussurra Iris, stropicciandosi gli occhi.

Mi giro a guardarla e scuoto la testa, con un sorriso dolce sul viso. Quant'è bella la mia principessa.

«No amore, c'è ancora tempo. Torna a dormire ora. Ho solo portato Rudy a dormire qui insieme a te» le spiego, avvicinandomi di nuovo al letto.

Lei annuisce e con la voce ancora impastata dal sonno mi chiede:«ma ci andiamo ancora, vero?» 

Mi scappa un piccolo sorriso nel sentirle dire una frase del genere e il cuore mi si riempie di un'emozione che solo con poche persone ho provato nella mia vita. I miei figli e…lui.

«Certo che ci andiamo. Ora torni a dormire signorina, dovrà presenziare ad una premiere tra poche ore e non vorrei che le sue occhiaie la facessero sfigurare» scherzo.

Lei ridacchia sommessamente e appoggia di nuovo la testa sul cuscino, tirandosi addosso Rudy.

Do un bacio ad entrambi e mi dirigo alla porta.

Quando la chiudo dietro di me, mi sembra quasi di stare per spiccare il volo. 

Oggi, io e i miei figli, andremo alla première di Iron Man 3.

Oggi, dopo mesi, rivedrò Robert. 

 

 

 

Apro gli occhi: è giorno. Mi guardo intorno un po’ confuso. Devo fare mente locale.
Sono a Londra.
L’ultima tappa di questa infinita premiere europea che mi ha tenuto lontano per troppo tempo dalle persone che amo.
Giro la testa e alla mia sinistra scorgo Exton ancora profondamente addormentato e, un po’ più in là, mia moglie, anche lei ancora tra le braccia di Morfeo.
E infine, ma non meno importante, oggi rivedrò Jude. Non abbiamo avuto ancora modo di vederci, io sono arrivato ieri e tra la conferenza stampa, foto e interviste, ero distrutto. E poi, lui era con i suoi figli.
Gli ho spedito gli inviti per la premiere di oggi, ci siamo sentiti telefonicamente, ci sarà.

Oddio, non vedo l’ora, mi sento come un bambino a cui hanno promesso un regalo solo se si è potuto constatare che è stato bravo.
Io lo sono stato, ho fatto quello che mi è stato chiesto e ora merito il mio premio.
Il primo è stato rivedere mia moglie e il mio bambino a Parigi. E ora tocca a lui, Jude, proprio qui a Londra, la città dove ci siamo incontrati la prima volta. Dio benedica Sherlock Holmes!
Mi giro su un fianco, lascio un bacio sulla testolina bionda di mio figlio e poi, facendo attenzione, mi sporgo e ne lascio uno anche a mia moglie. Subito dopo, decido di alzarmi. Ho bisogno di una doccia.

Mentre l’acqua calda mi scorre sulle spalle, penso a quello che devo fare questa giornata.
Per prima cosa ho un’intervista con la BBC poi, sicuramente, qualche foto e dopo non devo far altro che tornare in albergo e prepararmi per la presentazione del film.
Tony dovrà tornare a far bella mostra di sè, ma, come ho detto prima, oggi riceverò l’ultima parte del mio premio per aver fatto il bravo burattino. A proposito di burattini, devo parlare a Jude del mio pensiero di voler produrre un film su Pinocchio, chissà cosa ne pensa. Ma questa è tutta un’altra storia. 

Dov’ero rimasto? Ah si, il mio premio, ho intenzione di invitare Jude a cena, dopo la premiere. Ho davvero bisogno di stare un po’ con lui. Mi manca.
Esco dalla doccia metto un accappatoio e torno in camera, voglio ordinare la colazione, mangiare con Susan ed Exton, e poi uscire.

Dopo aver indossato qualcosa di comodo prima di vestirmi e chiamato per far arrivare la colazione, mi giro verso il letto e trovo il piccolo che mi guarda con i suoi occhioni. Mi ricorda molto Indio da bambino, anche lui era biondino, ma spero di essere per lui un padre migliore. Mi sorride e allunga le braccine verso di me, lo prendo ed usciamo dalla stanza, non voglio svegliare Susan anche lei era distrutta ieri e stamattina può riposare, non voglio negarle questo privilegio.
«allora piccolo, come ti sembra Londra?» chiedo ad Exton mente mi siedo sul divano. Lui si mette in piedi sulle mie gambe ed inizia a giocare con la mia faccia ridendo alle mie smorfie.
Ha iniziato a camminare, ma ancora non parla, a parte i versetti e “mamma” e “papà” non dice ancora niente, alle volte ripete quello che sente. Indio che cerca di fargli dire qualcosa, per prenderci in giro, ma niente di più.
Ha le manine morbidissime, me le mette vicino la bocca e io faccio finta di mangiarmele facendolo ridere come un pazzo e anche io vengo contagiato dalla sua ilarità.
«che bello svegliarsi e vedere i miei due bambini preferiti» Susan si è svegliata e, mentre si allaccia la vestaglia, ci raggiunge sul divano.
«Buongiorno tesoro»dice e mi da un bacio e poi ne da uno ad Exton«attenta, Exton potrebbe essersi offeso per come lo hai etichettato prima»dico scherzando «lo hai etichettato come un bambino e lui potrebbe dissentire sulla cosa» mi porto mio figlio davanti nascondendo la mia testa dietro la sua schiena «si mamma, chiama bambino qualcun altro» faccio il vocione e manovro Exton come un bambolotto. Questo fa scoppiare a ridere lei, me e nostro figlio di conseguenza.
Veniamo interrotti dal cameriere che bussa e ci avvisa che è arrivata la colazione, lascio il piccolo a Susan e vado ad aprire «ti rendi conto che elemento ci troviamo a fianco?» la sento dire ad Exton.
Do la mancia al cameriere e torno da loro con la colazione. «fammi capire una cosa, dici che Exton si sarebbe potuto offendere perché gli ho dato del bambino… e tu non ti sei offeso?» chiede sorridendo, mentre si serve di caffè e croissant. Le sorrido.
«lo sai che io sono un eterno Peter Pan» dico e faccio l’occhiolino mentre anche io prendo il mio caffè. Mi sorride addolcita da questa mia affermazione e proseguiamo la nostra colazione nella tranquillità.

«Hai un’intervista con la BBC stamattina, vero?» chiede Susan mentre da il latte a nostro figlio
«si e infatti sto pensando cosa indossare, voglio mantenermi sobrio per poi vestirmi elegante stasera, ma ho cambiato così tanti abiti in questi giorni che mi sembra di non averne più»
Dico sconfortato facendo ridere Susan,«oddio, tesoro, certe volte sei peggio di noi donne, hai milioni di completi, vai di là e prendi il primo che ti ispira» mi viene da ridere alle parole di mia moglie, ricordo quando prendevo in giro Jude che ha sempre avuto la mania dei vestiti. Mania che, infine, è riuscito a trasmettere anche a me. 

Ormai, ogni volta che devo indossare qualcosa, penso cosa direbbe Jude se mi vedesse. «Come sempre hai ragione, amore, allora vado a cercare l’ispirazione» le do un bacio e vado in camera.

Alla fine sono riuscito a trovare qualcosa di decente da indossare, semplice ma sistemato e, sicuramente, non è un pugno in un occhio. 

Beh è palesemente stile di Jude, è una delle cose che comprammo insieme, non potrebbe mai essere un pessimo abbinamento.

 

 


Quando torniamo a casa dal nostro giro consueto di shopping per le vie di Londra, è ormai ora di pranzo.

In realtà, non ero molto in vena di compere, ma Iris mi continuava a ripetere che non aveva nulla da mettere per la première -anche se, sono certo, abbia dei vestiti che non ha mai indossato nella sua vita- e così ha costretto me e suo fratello ad accompagnarla in tutti i negozi del centro londinese.

Alla fine è riuscita a trovare un maglioncino rosso di cachemire, una camicia bianca ed una gonna che le arriva sopra il ginocchio. 

«Ma non è troppo corta quella gonna, Iris?» le chiedo, varcando la soglia di casa e togliendomi la giacca di pelle. 

Va bene, forse non sarà un comportamento da padre dell'anno, ma sono geloso di mia figlia. Molto geloso. Be', diciamo che se fosse per me, la lascerei sposare dopo i quarant'anni.

«Papi, ti ho detto che non è troppo corta! Tutte le mie amiche indossano gonne ancora più-»

«Non voglio sapere che tipi di gonne indossano le tue amiche» la interrompo, rabbrividendo al pensiero di vedere mia figlia girare per Londra con una gonna che le lascia scoperte le cosce.

Sento Rudy ridacchiare per la mia assurda conversazione con sua sorella. Ma ormai so bene che è abituato a queste cose. E si diverte ad ascoltarci bisticciare in questo modo.

Iris sbuffa e alza gli occhi al cielo. «Perché non mi lasci mai finire di parlare? Stavo dicendo che le mie amiche indossano gonne più corte di questa, ma io non sopporto di andare in giro mezza nuda e quindi metto solo gonne che arrivano al ginocchio»

Capisco di aver esagerato un po'. Il fatto è che mi fido di lei, ma è la mia unica figlia -be', almeno l'unica che mi è concesso di vedere- ed ho paura che la portino via da me. Tutto qui. 

«Hai ragione. Scusa Iris. Non volevo risponderti così…» 

Lei addolcisce lo sguardo e si avvicina a me. Sorride e poi mi abbraccia. 

«Perdonato. Ora che ne dite se voi uomini andate a farvi una doccia ed io preparo un bel piatto di verdure grigliate?» ci chiede euforica. Io e Rudy la guardiamo con gli occhi pieni di terrore. 

Iris è una maniaca della dieta. Se fosse per lei mangeremmo solo insalata e frutta. 

Ma devo ammettere che è una cuoca provetta. E riesce a trasformare un piatto di insalata in un capolavoro di cucina.

«Ragazzi, non guardatemi così! Oggi andiamo ad una première e dobbiamo essere in forma! Non vorrete mica gonfiarvi di carboidrati, vero?» spiega lei, con naturalezza. Iris è un po' come la mia dietologa personale. Quando viene a stare da me per qualche giorno, le schifezze dei fast-food non riesco a guardarle nemmeno col binocolo.

«Va bene Iris, cucina quello che vuoi. Ma almeno cucina qualcosa che arrivi alle 300 calorie. Okay?» le dico. Vedo Rudy che mi guarda con le sopracciglia corrugate. «Ma papà!» esclama lui, cercando di convincermi a non lasciare la cucina a sua sorella.

Iris non si accorge di nulla perché è già corsa in cucina a preparare. Do una pacca sulla spalla a mio figlio e gli sorrido accondiscendente. 

«Dai Rudy, andiamo a cambiarci» lo prendo per le spalle e lo trascino fin sopra le scale.

«Perché l'hai fatto, pà? Ora avremo fame tutto il giorno!» si lamenta. Io gli faccio l'occhiolino e da sotto il maglione tiro fuori due tavoletta di cioccolato.

Lui comincia a battere le mani e a saltellare entusiasta.

La cosa più bella di tutto questo è che sono riuscito a far felici entrambi i miei figli. Solo questo conta. 

 

 

 

 

Oddio, finalmente una parte di giornata è terminata. 

Ora non mi tocca altro che rientrare in albergo e scegliere cosa indossare per stasera. Una cosa facile, insomma.

Fortunatamente le interviste non sono state pesanti e le domande erano piuttosto piacevoli: qualcuna sul film, qualcuna sul futuro, una piccola allusione al mio passato e la domanda sul prossimo film di Sherlock Holmes

Ho cercato di contenere l’emozione, non ho potuto fare a meno, però, di nominare Jude. Davvero, non vedo l’ora che la cosa si concretizzi e che inizino le riprese. 

Quando ho detto che è un mio desiderio è perché lo è davvero.

Arrivo di nuovo in albergo, sono in perfetto orario e sono emozionato come una quindicenne al suo primo appuntamento.

Quando entro trovo Susan che già si sta preparando. E' a buon punto, sa quanto ci tengo e non vuole farmi fare tardi, è davvero un tesoro.

«hey, non ti aspettavo così presto»dice mentre si guarda allo specchio per vedere che paia di orecchini indossare. 

Si volta un attimo verso di me e mi sorride «secondo te quale sta meglio?» dice mostrandomi un orecchio e poi l’altro. Mi riscuoto, mi ero perso a guardare il suo sorriso,

«quello sinistro, è più semplice, è più per te» mi avvicino e l’abbraccio da dietro lasciandole un bacio tra i capelli e guardandola attraverso lo specchio «dov’è Exton?» le chiedo, ricambia il mio sguardo «Sta riposando, oggi sarà una giornata pesante anche per lui, vai a prepararti, non vorrai tu quello in ritardo, vero? Ricordati che sei il protagonista e che ci sono molte persone che non vedono l’ora di vederti. A proposito, Jude ti ha dato conferma? Ci sarà?» 

Adoro mia moglie quando, molto sottilmente, inserisce Jude nel discorso. E' come se ne parlassimo senza parlare. 

Le sorrido più ampiamente «sì, verrà con Iris e Rudy, ci vediamo dopo la proiezione del film, non vogliamo attirare l’attenzione» le dico continuando a stringermi a lei, «perfetto, io per stasera ho promesso ad una zia di Londra che sarei stata a cena da lei e molto probabilmente mi fermo a dormire lì, vuole conoscere Exton. Tu sei esentato, le ho detto che non saresti venuto, ho dato la colpa ad interviste e cose del genere» mi sorride dolcemente. La guardo sorpreso e la giro nel mio abbraccio«lo sai che ti amo, vero?» la bacio.

«si lo so, anche io ti amo e tanto, ma adesso vai a prepararti, ti ho scelto un bel completo per la serata, indossa quello»

Mi stacco da lei e mi affaccio in camera, sul letto fa bella mostra un vestito, camicia, cravatta e a terra ci sono anche le scarpe. È perfetto, io mi stavo preoccupando che avrei perso tempo a cercare qualcosa di bello da mettere e lei aveva preparato tutto.

Torno da Susan con un sorriso spettacolare e la stringo forte «grazie, grazie per tutto»

«vedere questo sorriso non ha prezzo, tesoro, stasera sarai il più bello» le lascio un ultimo bacio -quando dice certe cose non servono parole- e vado in bagno.

Oggi sarà tutto magnifico.

 

 

 

«Tesoro, non cambiare canzone ogni due secondi, lascia in pace questa radio. Siamo quasi arrivati, dai.» 

Rudy sbuffa e, affranto, si appoggia di nuovo sul sedile.

«Mi sto annoiando, papà!» si lamenta.

Alzo gli occhi al cielo. So che per un ragazzino di dieci anni dover rimanere seduto dentro una macchina è una fatica troppo grande da compiere, ma il cinema dove si terrà la première è molto lontano da casa mia, e non potevo rischiare di fare tardi prendendo la metro. 

«Siamo quasi arrivati…manca qualche minuto.»

«Lo hai detto anche mezz'ora fa che mancava qualche minuto!» mi fa notare mio figlio. E non posso negare che abbia ragione. 

Il fatto è che…mi sono perso. Vivo a Londra da quando sono nato, è vero, ma la première si terrà in una zona che ho visto poche volte nella mia vita. 

Guardo lo specchietto retrovisore e cerco gli occhi di mia figlia, che è seduta nei sedili posteriori, per supplicarla di aiutarmi. Lei capisce la mia richiesta, mi strizza l'occhio e si sporge verso il fratello.

«Rudy, ti va di fare qualche foto con le locandine del film, mentre papà cerca un parcheggio?» gli chiede Iris, sorridente e bellissima. 

Sento la voce di mio figlio emettere un'esclamazione felice e lo vedo mentre comincia a mettersi in posa per le foto.

Continuo a guardare la strada davanti a me, ma con la coda dell'occhio sbircio alla mia sinistra, dove intravedo Rudy che si pone davanti alla faccia tre locandine di Iron Man 3 e Iris che comincia a scattare le foto con il suo Blackberry. 

Ridacchio sotto i baffi; sono così eccitati di vedere questo film che non hanno fatto altro che parlarne da quando ho detto ad entrambi che saremmo andati alla prima. 

Ma, questa volta, io non c'entro nulla. E' grazie a qualcun altro se i miei figli sono così felici. 

Robert. E' stato lui a spedirmi quattro inviti per la première. 

Sapevo che sarebbe venuto anche a Londra a sponsorizzare il film, ma non speravo nemmeno di vederlo. Ero certo che Susan ed Exton lo avrebbero tenuto tanto indaffarato, in quei momenti in cui non era sotto i riflettori o su un tappeto rosso, che neanche avrebbe avuto il tempo di pensare a me. 

E invece mi ha spedito quegli inviti… Si è ricordato di quanto Rudy e Rafferty siano fan della Marvel. Di quanto Iris adori i suoi film. 

Lui non mi ha dimenticato

Be', okay, magari quest'ultima affermazione non si addice propriamente al Jude Law sex symbol che tutti conoscono. Ma il fatto è che quando sono insieme a Robert divento un'altra persona. 

Non sono bravo con le parole. Io non riesco a spiegare cosa provo quando lui mi è vicino e… oh, okay, in realtà lo so spiegare, ma ogni volta che quella consapevolezza si fa spazio dentro di me, mi sento come se qualcuno mi togliesse tutta la riserva d'aria nei polmoni. 

Lo amo. Io lo amo. Mi sono innamorato di lui e non so nemmeno come sia potuto accadere. 

O meglio, lo so com'è accaduto: durante le riprese dei due film di Sherlock Holmes siamo…be', siamo finiti al letto insieme. Tante volte. Troppe, forse. 

Era come una specie di circolo vizioso: ci guardavamo negli occhi, i nostri corpi non resistevano, trovavamo la prima superficie orizzontale e facevamo l'amore. Be', io facevo l'amore con lui. Questo è certo. Poi ci promettevamo di non ripetere più l'accaduto, e invece… 

Ovviamente, non ho mai pensato che Robert mi sfruttasse. Lui non è così. Lui è buono, è generoso, è altruista. Solo che non sono certo che lui mi ami. 

Sono il suo migliore amico, questo sì. Mi vuole bene, questo sì. Tra noi c'è una chimica irresistibile, questo sì. Ma lui non mi ama. Lui ha Susan. Ama lei. 

Ed io non sono geloso. Per me va bene rimanere il suo migliore amico. Mi va bene essere baciato e spogliato da lui, quando ne ha voglia. 

Quello che non so, invece, è se lui si sia mai accorto di tutto questo. Dei fuochi d'artificio che sento dentro le orecchie, ogni volta che lui mi sorride. Dei battiti del mio cuore che arrivano sino in gola, quando lui mi cinge la vita con le sue bellissime mani.

«Papà, guarda!» la voce di Iris mi allontana dai pensieri in cui mi ero perduto e mi giro per seguire la traiettoria che il suo dito indice sta tracciando.

Vedo un grande teatro, circondato da un tappeto rosso. Un enorme cartello pubblicitario fa mostra di sé davanti l'entrata. Iron Man 3

«Siamo arrivati!» urla Rudy, euforico.

Sì, siamo arrivati. Sono tornato da te, Robert.

 

 

 

Eccoci in auto, siamo quasi arrivati.
Già si sente la confusione che ci aspetta ai lati del tappeto rosso, milioni di fan che non aspettano altro che Tony faccia il suo ingresso. Spero ci sia qualcuno che si ricordi anche di Robert.
Non so se qualcuno ci crede, ma anche se ormai ho perso il conto delle volte che ho camminato sul red carpet, non posso fare a meno di sentirmi emozionato.
Poi oggi, per quanto mi riguarda, non sarò l’unico ospite d’onore. Io ne aspetto un altro: Jude.
Stringo forte Exton, dal quale mi dovrò separare a breve, e mia moglie mi guarda capendo al volo la mia agitazione «tesoro, prendi un bel respiro e rilassati» dice mentre mi accarezza il braccio in un massaggio lento, «andrà tutto bene, oggi sei anche più felice del solito, ti verrà facile elargire sorrisi. Ora dammi Exton, è troppo piccolo per il tappeto e i flash» sorrido «oh certo, il nostro piccolo Iron Boy deve stare ancora lontano da queste cose» gli do un bacio e lascio che mia moglie lo dia alla ragazza che si occuperà di lui.
La macchina si ferma e subito veniamo invasi dal rumore delle macchine fotografiche, dalla luce dei flash e dalle grida.
Sorrido, Susan mi segue e ci aprono la portiera. Benvenuta confusione.
Foto, video, il mio nome ripetuto milioni di volte, c’è chi mi chiama Robert, chi Rob, chi signor Downey e c’è anche qualcuno che mi chiama Tony.
Mi volto verso tutti, sorrido e mi tengo stretto a mia moglie, è la prima volta, in queste lunghe premiere in giro per il mondo, che lei è con me sul tappeto rosso. Ricordo che le altre volte che sono stato davvero bene ad una premiere, era quando c’era Jude al mio fianco, quelle di Sherlock Holmes.
A proposito, chissà dove sarà, sicuramente è già dentro, ha fatto bene ad evitare i flash.
Continuo a rimanere incollato a mia moglie come se fosse la mia ancora, ci scambiamo qualche bacio, poi ci danno dei guantini di Iron Man.
Li indossiamo e mia moglie mi stupisce facendosi una foto dove, entrambi, assumiamo la tipica posizione dell’armatura, con il braccio in avanti.
Ad un certo punto ci dobbiamo separare, devo fare la mia entrata spettacolare.
Mi fanno salire su una specie di palco, poi parte la musica e fumo, tanto fumo, per un attimo non riesco a vedere niente.
Quando si dirada mi fanno cenno di scendere e io mi do alla folla che mi acclama.
A metà scalinata, mi giro verso il mare di gente che, se possibile, urla ancora di più, mi levo gli occhiali e li lancio poi continuo a scendere.
Ancora foto, autografi e qualche domanda, c’è un tizio che mi fa i complimenti sui miei film, anche uno in cui ero molto giovane –è sempre bello sapere di non essere sempre e solo Tony- poi mi chiede di Sherlock Holmes, ci sono altre persone che parlano, ma io sento solo quella domanda e non posso far altro che sorridere e confermare che ci sarò.

Finalmente siamo all’interno, qui si entra solo su invito. Mi ricongiungo a mia moglie e a mio figlio in una stanza adiacente alla sala dove proiettano il film, non riuscirei a vederlo di nuovo, ma mi affaccio comunque per controllare se scorgo Jude e i suoi figli. La sala però è buia, ci sono tante persone e hanno tutti gli occhialini per il 3D. Ho aspettato tanto, aspetterò ancora un po’.
Passo il tempo a giocare con Exton e Susan fa di tutto per farmi rilassare, sorseggiamo qualcosa e, quando il film sta per finire, mi saluta dicendomi che è meglio che vada via, prima di rimanere bloccata di nuovo tra la folla. La capisco.
«ok tesoro, ci sentiamo dopo e ci vediamo domani. Grazie ancora.» bacio lei e bacio Exton.
«non mi ringraziare amore, ci vediamo domani, divertiti e salutami Jude e i bambini.»
«aspetta, ti accompagno all’uscita» le dico. Mai errore fu più grave.
Infatti, quando la sua macchina si allontana, il film finisce e tutti iniziano a riversarsi fuori. In men che non si dica mi ritrovo circondato da fotografi e giornalisti.

Subito interviene la security per creare un po’ di margine, ma ormai il danno è fatto, cercare di scorgere Jude sarà impossibile, si terrà, giustamente, alla larga.
Mentre vengo spintonato anche dai fan che, sentito il trambusto, si sono avvicinati, sento una voce che riconoscerei ovunque «no Rudy, ora non è il momento di incontrarlo, Iris ti prego dammi una ma- Iris, vieni qui, ti prometto che avrai l’autografo» sorrido, è nervoso, si sente, non è veramente arrabbiato. Esasperato, piuttosto.
Cerco il suo sguardo che, come se mi avesse sentito, subito si lega al mio. Si blocca, non se lo aspettava che mi accorgessi di lui, ancora non ci crede che solo saperlo vicino mi fa stare bene.
Non vedo i suoi figli, sono sommersi dalla folla, ma riesco a vedere bene il suo viso. La gente è talmente impegnata a cercare di raggiungere me che nemmeno lo nota. 

Stupidi, per me non c’è altro che lui.
Sorrido e lui ricambia timido, sfodero il mio sguardo da cucciolo e, muovendo solo le labbra gli chiedo “scusa” indicando la marea di gente che mi circonda e che ci impedisce di avvicinarci. Sorride più ampiamente e scuote la testa come a dire che non importa e, sempre muovendo solo le labbra, dice “dopo”. Torno a sorridere “cena?” chiedo, sempre in questo nostro dialogo silenzioso, ora è come se ci fossero solo lui e i suoi occhi. 

Io sono innamorato dei suoi occhi e credo, anzi, sono sicuro di amare anche lui. Comunque annuisce e riesce a dire solo “casa mia” e a vedere il mio occhiolino d’intesa prima che una nuova ondata mi sommerga e lui sparisca alla mia vista.
Ma ora sono più sereno, tra qualche ora lo rivedrò e, se vorrà, lo stringerò di nuovo tra le mie braccia. 

Non sono uno che sfugge ai fan, ma chiedo alla sicurezza di aprirmi un varco, devo raggiungere la mia macchina. 

Ho ammesso a me stesso di essere innamorato di lui, vorrei poterglielo dire senza rischiare di rovinare quello che abbiamo, ma so già di non esserne capace. E' troppo importante e io non posso perderlo.

Prima di andare a casa Law, però, devo passare in albergo a prendere i regali che ho preso per Iris e Rudy. Cosa c’è di meglio oltre ad avere Iron Man a cena? Poter avere dei pezzi di Iron Man…

Oddio, ma che sto pensando? So benissimo che dopo tanto tempo, stasera sarò davvero Robert. E' quello che voglio ed è quello che vogliono anche loro. 

Robert, solo Robert.

 

 

 

E' in momenti come questo che mi maledico e penso che avrei dovuto dare retta a mia madre quando mi diceva:"Jude, impara a cucinare. Le donne adorano gli uomini che sanno cucinare!"

Non ho mai creduto a quella frase. O meglio, ho sempre pensato che, considerando la mia bellezza naturale, potevo anche puntare ad altro. Non era importante che sapessi cucinare.

Ma quelli erano i pensieri di un Jude ventenne e narcisista. Un Jude che credeva di poter essere sempre un passo avanti agli altri. Un Jude che era certo che non avrebbe mai permesso a se stesso di perdere la testa per qualcuno e innamorarsi come se non esistesse un domani.

Solo ora capisco quanto quel Jude si sbagliava a pensarla così. Quella sicurezza che mi aveva sempre contraddistinto è stata annientata nel momento in cui ho conosciuto Robert. 

Non nego che inizialmente rifiutai con tutte le mie forze quello strano groviglio di emozioni e sensazioni che provavo nei confronti del mio collega. Per le prime settimane di riprese cercai di convincermi che ciò che mi legava a lui fossero solo la stima e il rispetto. Poi, con il passare dei giorni, capii che non potevo più mentire a me stesso e che mi ero fottutamente infatuato di Robert Downey Jr. Non riuscivo più a recitare, sbagliavo le battute, mi incantavo a guardarlo come un cretino. Non ero più in grado di immedesimarmi in Watson. A meno che, quest'ultimo non passasse le giornate a immaginarsi Holmes durante il sesso. 

Ricordo ancora quanto odio provai nei confronti di me stesso in quel periodo. Non riuscivo proprio a concepire il fatto che io, Jude Law, l'uomo più sexy dell'intero mondo -secondo la rivista People-, mi fossi preso una specie di cotta adolescenziale per un uomo che era palesemente etero e, per di più, sposato.

E, ovviamente, essendo io un uomo onesto e maturo, avrei preso la decisione di dimenticare i miei sentimenti per Robert e vederlo solo come un amico, se, però, non fosse successo che una sera, durante le ultime riprese del primo film di Sherlock Holmes, finimmo a letto insieme.

Da quel momento in poi, cominciò la nostra discesa verso gli Inferi o ascesa verso il Paradiso. Che differenza fa, dopotutto? Il punto è che da quel momento in poi non siamo più riusciti a respingere la  nostra passione. 

Ma se da un lato ero felice di sapere che non ero indifferente a Robert, dall'altro avevo paura che, prima o poi, a forza di giocare col fuoco, mi sarei bruciato. 

E così è stato.

Fare l'amore con Robert non mi ha aiutato a dimenticarmi di lui, ma anzi, mi ha dato l'occasione per innamorarmene. 

Tuttavia, lui è il mio migliore amico e, nonostante il nostro rapporto sia un po' particolare, non ho intenzione di distruggere quello che abbiamo creato in questi quattro anni solo perché non sono riuscito a tenere a bada il mio cuore. 

Faccio per tirarmi su le maniche della camicia e cominciare a tagliuzzare le verdure, ma qualcuno mi blocca. 

Alzo lo sguardo e vedo Iris di fronte a me, con un sorriso disegnato sulle labbra e la spensieratezza della sua età negli occhi.

«Papà, vuoi avvelenare Robert? Lascia fare a me…tu limitati a mettere la pentola con l'acqua per la pasta sul fuoco» mi prende in giro.

Okay, è vero: sono un autentico incapace quando si tratta di cucinare. Ma mi rifiuto di ordinare da mangiare in qualche rosticceria, per una serata importante come quella di oggi. Voglio che Robert capisca quanto mi è mancato. Voglio che veda che per lui diventerei l'uomo dei sogni. 

Perché quando c'è lui, del Jude che è sulle copertine dei giornali di moda non rimane più nulla. Perché quando c'è lui esiste solo il Jude disperatamente innamorato, che non sa nemmeno da dove cominciare a spiegare quello che prova. 

Sorrido a mia figlia e annuisco. 

Fortunatamente Iris non ha ripreso di me; lei è un piccolo genio. Riesce benissimo in ogni cosa che fa. Specialmente in cucina. 

Prendo una pentola dal mobiletto e la riempio di acqua. Accendo il gas e la pongo sopra il forno. 

«Cosa vogliamo cucinare?» mi chiede mia figlia, continuando a dedicarsi alle verdure.

«Mh, stavo pensando agli spaghetti di soia con le verdure. Robert ama la cucina cinese… e poi, non so, consigli?»

A volte ho come la sensazione che mia figlia sia più matura di me. 

Poi, la ascolto parlare, e mi accorgo che non è una sensazione. Lei è davvero più matura di me.

«Be', con agli spaghetti di soia possiamo abbinare i gamberetti alla griglia, con un po' di salsa agrodolce. Semplice ma raffinato. E poi, qualche verdura leggera, niente di esagerato. Dopotutto la specialità dovrà essere il dessert.» mi spiega, con un tono di voce da esperta.

E chi se lo aspettava che Iris avesse questa passione culinaria…

Devo avere uno sguardo allibito, perché lei continua a parlare:«papà, non dirmi che non avevi pensato al dolce!» mi rimprovera.

«Ecco…a dire il vero…no. Ma possiamo anche non prepararlo, sono certo che-» 

Iris scuote la testa e mi interrompe:«Non se ne parla. Il dolce si cucina. Fortunatamente sono avanzati un po' di ingredienti per la crostata di ciliegie. Cucinerò quella.» 

Annuisco, nonostante io non sappia nemmeno da che parte si cominci per preparare una crostata. 

Mi maledico mentalmente: sono uno stupido. Come avevo potuto anche solo credere di fare colpo su Robert preparandogli qualcosa di speciale, questa sera? 

Abbasso lo sguardo e stringo i pugni. Iris si accorge del mio cambio d'umore e comincia a guardarmi preoccupata. 

«Papà…vedrai che insieme riusciremo a preparare una cena fantastica per Robert…» 

Le sorrido, quasi commosso. Come farei senza la mia bambina…

«Non volevo metterti in mezzo. Avrei dovuto cucinare da solo, ma…be', lo sai, sono un incapace ai fornelli.» 

«Oh, questo lo so bene!» scoppia a ridere lei, contagiandomi con la sua ilarità «ma per me è un piacere aiutarti. Abbiamo così poco tempo da passare insieme… Voglio godermi questi momenti fino all'ultima goccia. Soprattutto ora che quella peste di Rudy sta riposando! Mi piace quando stiamo da soli…» 

Oh, Iris...

Percorro quei pochi metri che ci dividono e poi la stringo forte a me, inspirando il profumo dolce di camomilla dei suoi capelli biondi.

«Grazie piccola. Grazie di tutto» le sussurro tra le ciocche.

Ci allontaniamo dopo qualche secondo e lei batte le mani euforica.

«Allora, cominciamo?»

Annuisco, ridacchiando, e lei comincia a darmi ordini su cosa fare, come controllare le pentole, i sughi, il pesce. Mi spiega come tagliare le verdure. Come appoggiare il cibo sulla griglia. 

Dopo mezz'ora, in tutta casa, si propaga un odorino che farebbe venire l' acquolina in bocca a chiunque. 

Sono quasi le otto di sera, e Robert sarà qui tra poco. L'ansia comincia a reclamare attenzioni e i miei nervi si attorcigliano su se stessi. 

Iris sta girando il sugo, mentre io, che ho appena finito di controllare il pesce, inizio a camminare su e giù per la cucina. 

Vedrò Robert. Sarò di nuovo con lui dopo mesi che non lo vedo. Come dovrò comportarmi? Come dovrò salutarlo? Da amico, ovviamente. Ma se mi venisse voglia di baciarlo? Non posso farlo. Ci sono i miei figli. E se lui mi baciasse? Impossibile, in questi giorni pensa solamente a Susan ed Exton...

Le mie domande vengono bloccate dalla voce di mia figlia che, ridacchiando, mi chiede: «Quanti chilometri avrai percorso, papà?»

«Cosa?» le rispondo, non capendo a cosa si riferisce.

Lei si gira, e mi lancia uno sguardo dolce.

«Intendo, stai camminando avanti e indietro per la cucina come una furia. Calmati papà…»

Lo sapevo. Sapevo che si sarebbe accorta di qualcosa. Mia figlia è intelligente. Ed io sono troppo palesemente innamorato di Robert per nasconderlo. Ad ogni modo, fingo nonchalance. Se un giorno dovessi decidere di dirlo ai miei figli, non voglio che sia oggi. Nè che sia in questo modo. 

«Sì…cioè, sono calmo. Il fatto è che…be', sai…sì- no» balbetto. Perfetto, sto facendo la figura dell'idiota davanti a mia figlia. 

Noto che un lieve sorriso le increspa le labbra, ma, senza rispondermi, si gira di nuovo verso i fornelli.

Decido che forse è meglio allontanarmi, per un momento, e riprendere fiato, prima di combinare altri guai. 

«Iris, puoi continuare a guardare tu le pentole? Tanto abbiamo finito… Io salgo a cambiarmi e scendo subito.»

Lei annuisce solamente, ma prima che io varchi la soglia della cucina per dirigermi in camera mia, la sua voce mi blocca. 

«Papà…io volevo dirti che, be', sì, Robert è davvero un'ottima scelta» 

A quelle parole, mi giro e la trovo a guardarmi con un sorriso sulle labbra. Il sangue mi si gela nelle vene. Per un attimo trattengo il respiro. 

«Iris…io non-» balbetto, cercando i suoi occhi per leggerci qualcosa dentro, ma lei mi interrompe: «non dire nulla, okay? Solo…volevo farti sapere che io sono felice per te. Voi due siete…belli. E non permetterò a nessuno di giudicarvi.» 

Ti amo Iris. 

Vorrei urlarlo, ma non ho più voce. L'emozione si è bloccata alla gola, formando un groppo che mi impedisce anche solo di formulare pensieri coerenti.

Riesco solo a ricambiare il suo sorriso e poi a scappare via dalla cucina, in direzione della mia camera da letto. 

 

 

 

Conosco un po’ le strade di Londra e so benissimo dove abita Jude, ma da quest’albergo non ci saprei mai arrivare. Devo utilizzare il navigatore.
Accendo la radio per alleggerire i pensieri ma, stranamente, la musica non mi aiuta, soprattutto perché dalla radio parte una canzone dei Beatles “Let it be”. Fortunatamente non è “Hey Jude” almeno non- niente, è stato automatico, la canzone non sarà stata quella ma il pensiero va sempre lì. L'associazione è stata automatica.
Ricordo quando è iniziato tutto questo, è stato durante le riprese finali del primo film di Sherlock Holmes.
Eravamo a casa sua dopo aver cenato con tutto il cast, in mezzo a tutta quella confusione non eravamo riusciti a parlare un po’ da soli di quello che ci stava lasciando quell’esperienza, quindi avevo proposto il bicchiere della staffa e lui aveva proposto di stare da lui per avere un po’ di pace.
Nonostante quella sera scorressero fiumi di alcol, né io né Jude bevemmo molto. Solo per i brindisi, quindi eravamo entrambi abbastanza lucidi. 

Ma io, non lo nego, avevo sempre provato una certa attrazione per lui. Cioè, bisogna capirmi, stiamo parlando di Jude Law, non ha niente fuori posto quell’uomo. 

Quindi il pensiero di dover stare da solo con lui, in quella serata dove le emozioni si sovrastavano, era motivo di tensione per me. 

Ma non potevo rovinare tutto per delle mie paranoie, quindi accettai di andare a casa sua, in fondo avevamo sempre giocato sul fatto che la chimica tra noi fosse stata immediata. E come sempre scherzavamo sul fatto che Holmes e Watson erano bloccati dalle leggi dell’epoca. Eravamo certi che altrimenti quei due sarebbero stati una coppia d’eccellenza. Comunque, arrivati da Jude, iniziammo, come nostro solito, a prenderci in giro su chi sarebbe mancato di più all’altro e su quanto girare quel film fosse stato divertente.
Lui prese una confezione di birra, io gli dissi che non potevo bere, altrimenti avrei rischiato, di nuovo, il ritiro della patente, se non qualcosa in più. Rise e mi rispose che se alla fine non avessi retto, avrei potuto sempre dormire da lui. 

Feci di tutto per non leggerci della malizia nelle sue parole, e anche lui arrossì. 

Cercammo di cambiare argomento e io, guardandomi intorno per cercare qualcosa per distrarmi, venni attratto da un album di foto. 

Mi alzai e lo andai a prendere, Jude capì le mie intenzioni non appena vide dove ero diretto. Si alzò anche lui, tenendo in mano la sua lattina di birra ancora chiusa, mi disse che se avessi osato aprire quell’album me ne sarei pentito, ovviamente scherzando, e io gli dissi che non mi interessava, perché il mio sogno era quello di vederlo con il pannolino. 

Non feci in tempo ad aprire la prima pagina che sentii Jude dire che era arrivato il momento di aprire la birra, mi girai, non capendo cosa intendesse, e lui agitò leggermente la lattina per poi aprirla inondandomi di birra. 

Scoppiò a ridere, mentre io mi toglievo la schiuma dalla faccia. Voleva la guerra.

Prima che potesse bagnarmi ancora, con uno scatto andai a prendere una lattina e, come aveva fatto lui, l’agitai. 

Lui provò a scappare ma lo bloccai e riuscii a bagnarlo con la mia bevanda. Iniziammo a correre, continuando a lanciare birra fino a che lui cadde e mi tirò con sè. 

Ci trovammo a terra, lui steso e io a cavalcioni su di lui, con le mani ai lati della sua testa per non gravare con il mio peso. Entrambi a corto di fiato per le risate. 

Lo guardai: era bellissimo quando rideva. Io avevo i capelli bagnati e alcune ciocche ricadevano in avanti attratti dalla forza di gravità. 

Jude portò una mano per riportarmele a posto, ma rimase bloccato. Ed anche io.Quella mano nei miei capelli mi aveva causato un brivido. 

Per spezzare quel momento, versai il resto della mia birra in faccia a Jude, che chiuse gli occhi per colpa del liquido che ci finì dentro. Mi diede dello stronzo, ma rideva e non tolse la mano dai miei capelli. 

Io, spinto da non so cosa, lo baciai.
Pensavo che mi avrebbe respinto, invece rafforzò la presa sui miei capelli e mi spinse di più verso di sé.

Quella sera facemmo l’amore per la prima volta, dopo tanti anni tornai a toccare il cielo con un dito. Ma non so dire se per lui fu lo stesso. 

Nonostante avessimo detto che la cosa non si sarebbe dovuta ripetere, non siamo riusciti a resistere. Ed anche durante il secondo film, ci siamo ricaduti.

Ho sempre sospettato che mia moglie sapesse qualcosa, ma non mi ha mai accennato niente. Sapeva e sa tutt’ora che sto bene con Jude e che questo non mi impedisce di amarla.

Anche Jude sa che amo Susan. L’unica cosa che non sa e che forse non saprà mai, è che amo anche lui.

«Destinazione superata, appena possibile effettuare un’inversione e tornare indietro»
La voce del navigatore mi riporta alla realtà. Cavolo, ho superato casa di Jude e non me ne sono reso conto. Mi ero perso nei ricordi. 

Effettuo l’inversione e poco dopo sono nel giardino di Jude. Ma ho paura ad entrare.

Come mi devo comportare? Lo abbraccio? Gli stringo la mano? E se mi venisse voglia di baciarlo? O se fosse lui a voler baciare me? Ma no, ci sono i suoi figli, che vado a pensare!
Prendo un bel respiro e mi specchio due secondi «ok Rob, calmati, è Jude, il tuo miglior amico, sii te stesso. Semplice e naturale» prendo la busta con i regali e scendo dall’auto.
Arrivo alla porta e suono il campanello. Non mi resta che aspettare che qualcuno venga ad aprire.

 

 

 

Mi trovo nella mia camera da letto, dove sta riposando Rudy, quando qualcuno suona alla porta.

Sento Iris urlare un:«vado io!» e subito dopo odo una voce troppo familiare, per non capire a chi appartiene. Robert è arrivato. 

Il respiro comincia a mancare e le mani tremano. Devo mantenere la calma. 

Mi guardo allo specchio per un'ultima volta e poi mi avvicino al letto, per svegliare Rudy.

«Tesoro, è arrivato Robert. Dobbiamo cenare» gli sussurro all'orecchio, dolcemente, mentre con una mano gli accarezzo i riccioli.

Lui mugola un po' e poi apre i suoi fari celesti. 

 «Iron man è in casa nostra?» mi chiede eccitato, alzandosi a sedere sul letto.

Io annuisco e ridacchio. «Sì, è arrivato Iron Man, ma non potrai chiedergli nulla, se non mangerai tutto. Soprattutto le verdure» gli punto il dito contro, fingendo severità, e lui si porta una mano al petto. 

«Giuro solennemente di mangiare fino all'ultima briciola» 

Scoppio a ridere. 

«Sai, credo proprio che Robert debba venire più spesso a cena da noi. Almeno sarei sicuro di vederti mangiare tutto» 

Rudy alza i due pollici, «sarebbe fighissimo avere Tony Stark sempre da noi! Farei morire di invidia tutti i miei compagni di classe» dice, estasiato. 

Scoppio a ridere. E' incredibile come Robert riesca a conquistare tutti. Donne, uomini, bambini, sono tutti pazzamente innamorati di lui. Io, ovviamente, non ho fatto eccezione. 

«Dai, piccola peste, andiamo a lavare le mani. Lo sai che Iron Man non sopporta la sporcizia…» spingo mio figlio oltre la porta e lo trascino in bagno.

«Ma Sherlock Holmes, sì! E loro non sono la stessa persona?» Rudy mi fa l'occhiolino ed io rimango a bocca aperta. Per la seconda volta, nel giro di venti minuti. 

I miei figli sono più intelligenti di me. Ora ne ho la certezza. 

 

 

 

All’inizio sembra non ci sia nessuno dal silenzio che sento, poi una vocina, quella di Iris, grida: «vado io!» e mi apre la porta. 

Mi sorride e mi abbraccia. Non me l’aspettavo, ma ricambio.

E' bellissima: somiglia tantissimo al padre e, poi, è così semplice.

«Ciao Robert, è bello rivederti, dammi la giacca e mettiti comodo, papà è di sopra con Rudy»

Sorrido, sembra molto emozionata «ciao anche a te, tranquilla, mentre li aspettiamo possiamo scambiare due chiacchiere io e te, sei bravissima ad accogliere gli ospiti» le faccio l’occhiolino e lei arrossisce.

Le do la giacca, ma mi tengo la busta con i regali, la poggio a terra all’ingresso mentre lei porta la giacca all’attaccapanni.

«vieni, accompagnami in cucina, sto finendo di preparare»

«cucini tu?» mi guarda con un sorriso fiero «si, sono la cuoca della casa»

«meno male, perché, per quanto ne so, tuo padre è una frana. Ma di te so che posso fidarmi» ridiamo entrambi «se ricordi che è una frana in cucina, ricorderai anche altre cose di lui, dei pregi, magari…» mi siedo su uno sgabello vicino al bancone in cucina, mentre lei controlla le ultime cose. 

Non ho capito se vuole sentir elogiare il padre o sta cercando di estorcermi informazioni. Ha uno sguardo molto intelligente.

Continuo a sorridere e mi concentro, non voglio farmi scappare niente di compromettente «oh certo, tuo padre è una persona piena di pregi, è un bravissimo attore e un amico inestimabile e-»

«state parlando di me?» ci voltiamo entrambi e Jude e Rudy sono sulla porta della cucina. 

Mi alzo in piedi, attratto dalla sua voce, ma mi blocco. Non so cosa dire. Sorrido solo. Ci pensano Iris e Rudy ad interrompere quel silenzio imbarazzante: lei ferma le fantasie del padre 

-anche se era vero che parlavamo di lui- «non credere di essere sempre al centro dell’attenzione».

Mentre Jude si finge offeso, lei mi guarda e mi fa un sorrisino ammiccante. 

Rudy, invece, mi corre incontro e mi salta in braccio «Roooooooobert!» è felicissimo di avermi lì «non vedo l’ora di dirlo a tutti i miei amici! Ti fai una foto con me, nella mia camera vero?» Jude spalanca gli occhi, mentre Iris si porta una mano in faccia.

Il più piccolo mi guarda speranzoso, ed io mi fingo serio «quindi a te importa che io sia qui perché sono Iron Man?» Jude scappa nel salone per non scoppiare a ridere, ha capito che scherzo, e Iris ci guarda come a dire “bene, fagli vedere come ci si comporta”.

Rudy è nel panico «no, scusa non… non volevo, è che- >> non ce la faccio a continuare il gioco, scoppio a ridere e lui mi guarda stupito «scherzavo piccolo, ovvio che mi faccio una foto con te, ne farò quante ne vuoi, li faremo ingelosire per bene i tuoi amici» sorrido e lo riporto a terra chiedendogli di battere il cinque. Si è tranquillizzato «Sì!» esulta e batte il cinque. 

Iris, rassegnata al comportamento del fratello, sbuffa «andate a tavola, è tutto pronto» 

«aspetta, ti do una mano» provo a dire, ma Jude ritorna e mi afferra per le spalle –finalmente un contatto- «no tu va di là con Rudy, do io una mano ad Iris» sorride e io mi sciolgo.

Rudy non perde tempo «si, tu vieni con me…» mi prende una mano e mi tira«ho un po’ di domande da farti» così sollecitato, seguo il piccolo e prendo posto a tavola.

Rudy si siede al mio fianco e mi fissa con un sorriso a trentadue denti, vengo contagiato dal suo buon umore «spara» dico «chiedi quello che vuoi».

Si avvicina di più a me «sono curioso di sapere cosa si prova a girare un film pieno di effetti speciali, cioè, come fanno a farti volare? Poi, come fanno a farti arrivare l’armatura addosso? E i laser? Cosa ci capisci di tutte quelle scritte e quei calcoli che appaiono su tutti quegli schermi? Come fai a sapere dove premere per far funzionare le cose? E poi, come fanno ad infilarti quel reattore nel petto? Mica ti fanno davvero un buco?» mentre lo dice, fa una faccia schifata e mi indica il petto, toccandosi il suo. 

Rido, è troppo carino. Sto per rispondere, ma veniamo interrotti da Jude e Iris che portano i piatti in tavola «Rudy, prendi fiato e mangia. Ti avevo detto che ti avrei permesso di curiosare solo se mangiavi tutto» sorride, mentre mi mette il piatto davanti e Rudy si siede composto.

«mmmh spaghetti di soia, adoro la cucina cinese, soprattutto se preparata in casa» Iris guada il padre e poi mi sorride radiosa «lo so. Papà me lo ha detto, mi raccomando sii sincero, devo poter migliorare se non va bene» 

Se continuo a sorridere mi verrà una paresi facciale, ma come si può non farlo? È tutto così straordinario. Jude si è ricordato che mi piace la cucina cinese. 

Lo guardo, ma lui ha gli occhi bassi, è arrossito. Quanto lo amo

«Stai tranquilla, almeno sono sicuro che non morirò visto che hai cucinato tu, se fosse stato tuo padre, avrei avuto delle riserve» alza la testa di scatto e finalmente mi guarda «hey, non essere scortese» scoppiamo tutti a ridere.

Continuiamo a mangiare tranquillamente, qualche battutina ancora, rispondo alle domande di Rudy, tra un boccone e l’altro –pende letteralmente dalle mie labbra-, ma almeno sta mangiando tutto e Jude è felice.

La seconda portata consiste in gamberetti alla griglia con salsa agrodolce «una cucina fine e leggera, perfetta» sorrido ad Iris che arrossisce di nuovo e mi ringrazia.

«sono io che devo ringraziare te, hai reso un grande favore al mio stomaco, è dall’inizio di questo giro di premiere che desidero sedermi a tavola e mangiare pietanze decenti e cucinate bene. Sei una ragazza da sposare» sento Rudy al mio fianco prendere un respiro come se volesse iniziare a parlare, ma vedo poi Iris che lo guarda e prima che lui riesca a dire qualcosa, dice tra i denti «Rudy chiudi il becco» e Jude scoppia a ridere. 

Credo di essermi perso un passaggio. Guardo Jude con sguardo interrogativo «non ci pensare, soliti battibecchi tra fratelli» si volta verso il figlio per mettere fine a quel muto scontro che stanno avendo lui ed Iris prima che diventi anche verbale.

«Rudy, visto che non hai fatto molto oggi, che ne dici di andare a prendere il dolce?» e anche io, per allentare quella piccola tensione, dico la mia «oh , c’è anche un dolce? Ti prego Iris dimmi che sei di nuovo tu lo chef!» faccio una faccia supplichevole guadagnandomi l’ennesima occhiataccia da Jude che la fa ridere.

Rudy torna con il dolce, una bellissima e anche buonissima, crostata di ciliegie, mangiamo anche quella cercando di mantenere un equilibrio, ma davvero non riesco ad evitare di guardare, ogni tanto, Jude. E credo che anche lui faccia lo stesso. Ma non ne sono sicuro.

Quando anche l’ultimo piatto è ormai vuoto, mi lascio andare sulla sedia emettendo un sospiro soddisfatto «piaciuto tutto?» mi chiede Iris.

«oddio si, non potevi viziarmi meglio e ora credo che sia arrivato il momento di darvi il mio-» non finisco di parlare perché Rudy m’interrompe, si vedeva che non ce la faceva più a stare zitto «Iris è innamorata di Tony Stark».

«RUDY» urlano in coro Jude ed Iris, uno con rimprovero, l’altra con rabbia.

«almeno io non ho paura del buio» risponde Iris, ma si vede che le dispiace per quella rivelazione. E' davvero arrabbiata. 

Jude rimane in silenzio, forse non si aspettava che la cosa degenerasse. Decido quindi di intervenire «allora direi che sono perfetti» attiro di nuovo l’attenzione su di me e tutti mi guardano interrogativi «cosa sono perfetti?» chiede Rudy, fortunatamente si è ripreso «i regali che vi ho portato».

Sia Iris che Rudy si mettono in ginocchio sulle sedie con due sorrisi finalmente distesi. Guardo Jude che mi ringrazia silenziosamente.

«cosa ci hai portato?» chiede Iris. 

«aspettate» Mi alzo e vado a prendere la busta lasciata prima all’ingresso.

«allora, vediamo cosa ho qui: ben tre magliette-» dico, sedendomi di nuovo. 

«guarda papà, c’è anche per te» m’interrompe Rudy «poi ci sono dei poster, tutti autografati a nome di… Iris, la mia futura Pepper» glieli passo e lei, con quei diamanti che si ritrova per occhi spalancati, li prende e li apre, in ognuno c’è una dedica diversa «oddio, sono stupendi, li posso appendere in camera pà?» chiede senza staccare gli occhi dai fogli, «certo che puoi, ma uno portalo anche a casa di tua madre, sono sicura che farai felice anche lei» lo guarda felice «ok, grazie. E grazie anche a te Robert» viene da me mi abbraccia e mi da un bacio. 

Sto per commuovermi e anche Jude ha gli occhi lucidi mentre ci guarda.

«e per me cosa c’è?» chiede curioso Rudy. 

Iris si stacca da me e continua a guardare i suoi poster. Io metto la mano nella busta e tiro fuori una scatola, non molto grande. Tutti si avvicinano a me, persino Jude «allora, vediamo cosa ho qui» apro la scatola e adagiato all’interno c’è un fedele modellino del reattore che Tony porta impiantato nel petto. Premo al centro e questo si illumina. Lo si può portare anche al collo o può fungere da lampada notturna perché si carica a corrente. 

«papà, credo di aver appena superato la paura del buio se in camera mia posso tenere accesa il reattore» ha parlato rivolgendosi al padre, ma non ha mai staccato gli occhi dalla luce. Gli occhi di Jude, invece, sono incollati ai miei: è felice.

Anche quando risponde al figlio continua a guardarmi «ci crederò solo quando lo vedrò, ma ne sarei davvero sorpreso»

«è sempre il cuore di Iron Man, come non ci si può sentire al sicuro?» rispondo anche io continuando a guardarlo.

Distolgo lo sguardo e mi giro verso Rudy«non credi anche tu?» spengo la luce e lui mi guarda e sorride «infatti».

Iris, che nel frattempo era stata in silenzio, dice «Rudy, che ne dici di andare a sistemare le nostre nuove cose in camera?»

«nooooooo, io voglio fare ancora qualche domanda a Rob».

Iris sbuffa spazientita, chissà perché ha così voglia di andarsene. Non che mi dispiaccia rimanere solo con Jude, intendiamoci.

«scommetto che non sei veramente capace di stare da solo in camera nonostante la luce del reattore di Iron Man» dice lei, in tono di sfida. «invece sì» risponde Rudy, deciso. 

«allora fammi vedere, adiamo di sopra e prepariamoci per la notte»

«ok, ma perderai, te lo posso garantire». 

Raccolgono i regali e corrono di sopra. Sia io che Jude li seguiamo con lo sguardo finché non scompaiono dalla nostra vista. 

Torniamo ognuno con lo sguardo nell’altro, ancora sorridenti. Ma ora, consapevoli di essere da soli.

 

 

 

Cala un silenzio imbarazzante tra di noi. Sono trascorsi troppi mesi dall'ultima volta che ci siamo visti, ed ora che siamo rimasti soli non sappiamo come comportarci. 

L'unica nota positiva di tutto questo è che non sono il solo ad essere agitato a causa di questa strana situazione che si è venuta a creare. Anche Robert lo è. 

Ma poi…perché? Siamo migliore amici, in fondo. Che motivo c'è di comportarci in questo modo? Sembriamo due estranei che si sono appena conosciuti...

Dobbiamo trovare qualcosa per rompere il ghiaccio; solitamente è Robert che spara una delle sue battute di riserva. in questi momenti, ma ora non sembra intenzionato a parlare.

Quindi decido io di fare il primo passo. Non sopporto più questo imbarazzo.

Mi faccio coraggio, collego il cervello alla bocca, e parlo: «Grazie per i regali. E' stato carino da parte tua comprare qualcosa per Iris e Rudy…»

Lui, finalmente, mi guarda e abbozza un sorriso. «Non mi devi ringraziare, l'ho fatto perché adoro i tuoi figli…» mi risponde. Ed io so che è sincero. Lo vedo dai suoi occhi.

«Oh, a proposito, come sta Exton? E Susan? Immagino che se esistesse un Oscar per le mamme, lei lo vincerebbe». La mia non è una frase di circostanza, voglio davvero sapere come stanno Susan ed Exton. 

Lo sguardo di Robert si addolcisce, come ogni volta che sente parlare dei suoi figli e di sua moglie, e poi mi regala uno dei suoi sorrisi più belli.

«Stanno entrambi bene. Exton cresce a vista d'occhio, dovresti vederlo. E' biondo… proprio come Rudy. Per quanto riguarda Susan…lo sai, lei è una vera soldatessa, non si lascia mai abbattere da nulla. Quando Exton sta male, a me prende il panico, lei invece riesce sempre a calmarmi e a trovare la soluzione più razionale. E' lei che porta i pantaloni, in famiglia» si lascia sfuggire, mentre gioca con il tovagliolo.

Alza lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto fisso sul piatto davanti a sé, e mi guarda. Dio, quanto è bello; ha ancora il pizzetto alla Tony Stark, che lo rende estremamente attraente. I suoi capelli sono cresciuti, dall'ultima volta che li ho visti. Ora li porta sparati in aria, in una specie di cresta laterale. Ha un look che mette in risalto ogni sfumatura del suo fascino. 

Il bello di Robert sta proprio nel fatto che la sua intenzione non è assolutamente quella di sembrare più giovane. 

Lui è un uomo. Un vero uomo. E come tale non ha paura di mostrarlo. E' questo ciò che rende speciale Robert. E' grazie a questo che fa capitolare ogni persona ai suoi piedi. 

E chissà quanti cuori avrà conquistato con questo suo charme travolgente…

Appena questo pensiero mi attraversa la mente, una strana sensazione di gelosia mi attanaglia lo stomaco e il cuore. 

Un conto è sapere che Robert appartenga a Susan, un altro è avere la consapevolezza che lui sia uno degli uomini più desiderati del mondo. Quest'ultimo particolare proprio non lo sopporto. 

A quel punto capisco che devo allontanarmi da lui, almeno per riprendere fiato, se non voglio che si accorga del mio cambio d'umore improvviso. L'ultima cosa che desidero è che lui si accorga di come la mia stabilità emotiva vacilli ogni volta che mi è accanto. Ogni volta che respiro la sua stessa aria o il suo profumo. 

Torno a guardarlo e mi rendo conto che lui mi stava fissando da un po', con un sopracciglio inarcato.

«Jude…va tutto bene?» mi chiede, preoccupato.

Mi alzo in piedi, comincio a sparecchiare la tavola e gli sorrido. O almeno ci provo. «Sì, va tutto benissimo. Vado- vado a portare i piatti e le pentole in cucina…torno subito».

Non gli concedo nemmeno il tempo di rispondermi che sono già fuori dal salone, con tutti i piatti in mano che minacciano di scivolare da un momento all'altro.

Li ripongo dentro la lavastoviglie e poi mi appoggio sulla prima superficie orizzontale che mi trovo di fronte. Comincio a respirare profondamente, cercando di regolarizzare anche i pensieri. 

Cosa diavolo mi è preso? Ho quarant'anni e non riesco più a governare i miei sentimenti. Incredibile. Nessuno era mai riuscito a ridurmi in questo stato. Solo Robert.

Sorrido amaramente; Solo Robert… dovrebbe essere il titolo della mia biografia. 

Solo Robert è riuscito a farmi comprendere il significato della parola passione. 

Solo Robert mi ha stregato con in suoi occhi e i suoi diversi tipi di sorrisi.

Solo Robert ha abbattuto la barriera che avevo faticosamente costruito intorno al mio cuore. 

Solo Robert ha capito che io non sono quello che tutti credono. Non sono più l'Alfie del 2004. 

Solo Robert non ha capito che per me lui è più di un semplice amico con cui faccio sesso. Lui per me è tutto. 

E come se il destino si stesse prendendo gioco di me, il centro dei miei pensieri si materializza improvvisamente davanti alla porta della cucina.

«Hey…vedevo che non tornavi e mi stavo preoccupando» ammette, mentre continua a fissarmi.

No, Rob, non guardarmi in quel modo. Potrei rovinare ogni cosa. 

Scuoto la testa e sorrido. «Sì, tranquillo, avevo bisogno solo di sgranchirmi le gambe. Vuoi qualcosa da bere?» 

Il mio amico mi fa cenno di no con la testa e, nuovamente, cala il solito silenzio opprimente tra di noi.

Ci sarebbero così tante parole da dire… Eppure restiamo così, lui attaccato a quello stupido stipite ed io appoggiato al tavolo della cucina. 

Questa volta, però, non sono io a rompere il ghiaccio. E' lui che, sorprendendomi, da' fiato alla voce. «Be', comunque, Iris ha davvero bei gusti in fatto di uomini…» scherza. 

Ecco il solito, vecchio Robert. Quello che si nasconde dietro una maschera di narcisismo per uscire fuori da una situazione imbarazzante. Lo conosco troppo bene, io. 

Decido di stare al suo gioco, comunque. Voglio vedere fin dove si spingerà.

«E come darle torto? Anche a me è piaciuto particolarmente il Tony Stark del terzo film» rispondo, avvicinandomi a lui. Robert sgrana gli occhi: non si aspettava questa mia reazione.

Indietreggia impercettibilmente, ed io continuo a parlare:«Dolce, avventuroso, sexy. Davvero l'uomo perfetto. Peccato che, se avessi la possibilità, con lui ci farei solo una nottata di sesso. Il fatto è che sono innamorato di qualcun altro, e non sono sicuro che riuscirei a dimenticarlo così facilmente…» dichiaro. 

Ho deciso che è arrivato il momento di giocare l'ultima carta; se non lo faccio, rischio di impazzire. A costo di perdere anche l'amicizia che mi lega a lui. Devo dirglielo. 

Vedo le sue guance che si imporporano a causa della mia frase. Dentro di me, gioisco per questa piccola vittoria ottenuta. Non è facile vedere Robert arrossire. Forse…forse non tutto è perduto.

Quando arrivo a pochi centimetri da lui, Robert si schiarisce la voce e cerca di ricomporsi. «Be', al momento, la parte di Tony che è in me si è appena offesa, Jude. Non si dicono queste cose…e poi, non era Tony quello che sfruttava le persone per portarsele a letto?» 

Sta giocando anche lui, ora. Ma lo so che si sente in trappola. Glielo leggo negli occhi.

Quando i miei occhi cadono sulle sue labbra carnose, capisco che è arrivato il momento di agire. Ora o mai più. 

«Ma forse, Tony non se la prenderebbe più di tanto se sapesse chi è la persona di cui sono innamorato…» 

Robert spalanca la bocca e rimane senza parole. A quel punto, io mi rendo conto di ciò che ho appena detto. Ho praticamente ammesso di amarlo. Mi sento un cretino, eppure, da un lato, provo anche un senso di liberazione. 

Ormai non ho più nulla da perdere, perché fermarmi qui? 

Mi avvicino ancora qualche centimetro a Robert e quando faccio per baciarlo, lui si allontana. 

Cerco i suoi occhi, ma distoglie lo sguardo. Non posso negare che mi ha ferito. Ma cosa mi aspettavo, dopotutto? Ero preparato a questo, eppure non riesco a fingere: mi ha fatto male. 

«Jude…no, mi dispiace. Ci- ci sono i bambini di là, e poi- e poi ora che è nato Exton, io- sai…» balbetta, guardando ovunque, tranne che me.

Mi viene da piangere. E forse lo sto anche facendo. Non lo so. So solo che non mi aspettavo questa risposta. Io credevo che tra noi ci fosse qualcosa. Non pretendevo che lui mi amasse, ma speravo di non essere solo uno dei suoi tanti scopa-amici. 

Ma mi sbagliavo. E la colpa non è sua, ma mia. Sono io il cretino che si è innamorato.

«Io ho bisogno di sciacquarmi il viso. Vado in bagno» mi dice, voltandosi e dirigendosi verso la toilette. 

Non posso lasciarlo andare così. Non posso permettergli di fuggire di fronte a questo argomento. Se non mi vuole baciare, deve dirmelo guardandomi negli occhi.

Con pochi passi, lo raggiungo e lo afferro per il braccio, facendolo voltare verso di me.

«Perché non vuoi baciarmi?» gli chiedo.

Finalmente mi guarda: ha gli occhi lucidi. «Non è che non voglio- Jude…è che ci sono i tuoi figli e mi sento in imbarazzo e-»

«I miei figli non ci disturberanno, se è questo che ti preoccupa. Iris sa qualcosa, riguardo a noi, e credo che abbia inscenato quel teatrino per farci rimanere da soli…» gli spiego. Poi gli lascio andare il braccio e con una mano gli accarezzo il viso. «Mi sei mancato così tanto…» sussurro. 

Lui, però, scuote la testa e allontana la mia mano. «Che vuol dire che Iris sa qualcosa? Jude non le avrai detto che… Dio, ma sei pazzo?» 

A quel punto, sento una rabbia montare dentro di me e non riesco a trattenere la mia fiumana di parole.

«Cosa c'è, eh? Qual è il tuo problema? Hai paura che una bambina di 13 anni sappia che ti scopi suo padre? Be', puoi metterti a posto la coscienza e stare tranquillo. Conosco Iris. E' mia figlia. Non dirà nulla a nessuno.»

Vedo gli occhi di Robert luccicare per la rabbia. «Perché non capisci, Jude? Io ho una moglie! Sai cosa significa? Non posso perderla, ho bisogno di lei. Io non sono come te. E, soprattutto, non voglio rimanere solo come te» 

Un proiettile al cuore, probabilmente, sarebbe stato meno doloroso di questa frase.

Le labbra mi tremano, gli occhi bruciano e tutta la rabbia che avevo dentro si trasforma in delusione. L'uomo che amo mi ha appena detto che ha paura di diventare come me. 

Vedo Robert chiudere gli occhi e sospirare, «Jude… Dio, perdonami, non volevo-» cerca di dirmi, ma io lo blocco con un gesto della mano.

«Oh, sì che lo volevi. E l'hai detto. Bene. Credo che a questo punto possiamo terminare la nostra conversazione» 

Non gli lascio il tempo di rispondermi, perché corro in soggiorno e mi butto a sedere sul divano, sperando che Robert capisca che ho davvero bisogno di restare da solo e che lui se ne vada da casa mia. 

 

 

 

 

Rimango come un deficiente in cucina, da solo. Cosa devo fare? Lo seguo?

Cavolo, come ho potuto dire una cosa del genere? Una cosa che non pensavo davvero.

Cioè, è vero, ho una moglie, una moglie che ha capito che io tengo a Jude più di quanto voglia far credere, e che non mi impedisce di vivere la mia vita, ma quando ho detto “non voglio rimanere solo come te” intendevo… oddio, veramente non so cosa intendevo, mi è uscita malissimo quella frase. 

E' solo che il pensiero che lui possa trovare qualcun altro mi infastidisce ma, allo stesso tempo, non posso sperare che lui ci sia sempre per me. 

E se non fossi io la persona di cui dice di essere innamorato? Stava per baciarmi, vero, ma ha anche detto che farebbe una notte di sesso con Tony. 

Con chi stava parlando in quel momento? A Robert o a Tony?

Cosa mi è preso? Mi spettavo che dicesse: “no che non sono solo, ma visto che sei qui, perché non approfittarne?”?

Ho avuto paura che volesse usarmi davvero.

No, no, no. Non ci voglio nemmeno pensare. Jude non è quel tipo d’uomo e io devo chiedergli scusa, non voglio, non posso perderlo.

Vado in soggiorno, è sul divano che stringe un cuscino, non mi guarda, forse vuole che me ne vada, ma non lo farò. Anche se non vuole, dovrà ascoltarmi.

«senti Jude, io… io non so cosa volevo dirti prima, ok? Ti chiedo scusa, ti prego perdonami. Sicuramente quello che è uscito dalle mie labbra non era quello che il mio cervello voleva intendeva, né tantomeno è stato chiesto un parere al cuore. Ho paura Jude, tanta paura. Mi sono innamorato di te come un idiota e non so come gestire questa cosa. Mia moglie non è e non sarà mai un ostacolo, ma se tu dovessi trovare qualcuno che ti merita, sicuramente, più di me, io ne morirei e tu non puoi aspettare che io- » due dita mi bloccano le labbra.

Senza che me ne sia reso conto, perso nel mio monologo, Jude si è alzato e mi si è piazzato davanti.

Ha lo sguardo lucido e tiene gli occhi puntati nei miei.

Io rimango inerme, non so come reagire, ci pensa lui «shhhh, ripeti quello che hai detto» sussurra mentre mi libera le labbra. Peccato, adoravo quel contatto. 

Non ho capito cosa vuole che ripeta. Faccio mente locale sul fiume di parole dette e torno indietro «ti ho chiesto di perdonarmi perché non-»

«no, non quello. Dopo» provo a recuperare di nuovo quello che ho detto prima.

«che morirei se tu dovessi trova-»

«no, neanche quello» mi interrompe, leggermente spazientito «un po’ prima».

Chiudo gli occhi e riascolto le mie parole “scusa, perdonami, cervello, cuore, paura… innam-” spalanco gli occhi «oh, quello» Jude rilascia il respiro, era in apnea, come me, ma ha una strana luce negli occhi, e io distolgo lo sguardo.

«sì, scusami, non dovevo dirlo così, ma è vero, mi sembra inutile negare, né tantomeno sarei capace di trovare una scusa plausibile al momento. Ho fatto la mia figuraccia, ora è meglio che vada, non sei obbligato a-» mi blocca di nuovo, stavolta con un bacio. 

Ero di nuovo perso nella mia testa che non mi sono accorto che Jude mi ha afferrato il viso e poi ha premuto le sue labbra sulle mie.

Oddio, le sue labbra, il suo sapore… quanto mi sono mancati.

Le mie mani vanno da sole, senza controllo, a posarsi sui suoi fianchi, entrambi muoviamo le nostre bocche, ma non approfondiamo il bacio. Si stacca da me, rimanendo ancora troppo vicino. 

Appoggia la sua fronte sulla mia e mi guarda negli occhi «Jude… io non capisco» accenna un sorrisino rassegnato «sta zitto scemo, non hai capito che anche io ti amo? Come potevi pensare che non fosse così?» non lo ha detto, non può averlo detto davvero. 

Faccio scivolare le mie mani sui suoi fianchi portando le mie braccia a stringerlo. Lui mi circonda il collo con le sue e porta le mani nei miei capelli. Eravamo troppo distanti prima. 

«ripetilo» dico «ripeti che mi ami come io amo te, dimmi che non sto diventando pazzo». Ride, è bellissimo «beh, che tu sia mentalmente sano è discutibile, ma sul fatto che ti amo, no, su quello non si discute».

Questa volta sono io a baciare lui, un bacio più forte e intenso di quello di prima. Ci stacchiamo per mancanza di ossigeno, ma io non lo mollo e scendo a baciare il suo collo per poi fermarmi lì e prendermi tutto il suo profumo. Mi stringe forte e continua a tenere una mano nei miei capelli «Resta qui stanotte. Ci siamo amati in silenzio per troppo tempo, ora voglio dirtelo e ho bisogno di sentirtelo dire».

Si stacca da me e mi prende per mano. Non ha avuto bisogno che dessi il mio consenso, era ovvio che sarei rimasto.

Insieme saliamo in camera sua.

 

 

Mentre saliamo le scale, mano nella mano, ridacchiamo come due adolescenti innamorati. Ma, dopotutto, è questo ciò che siamo. Perché nasconderlo?

Non riusciamo a salire più di due scalini alla volta perché ci blocchiamo e cominciamo a baciarci. E' così bello poter stringere Robert tra le mie braccia. Accarezzargli il viso. Passare le labbra sul suo collo. Bearmi dei suoi brividi.

Non che non abbia mai fatto tutto questo, ma ora è diverso: ci amiamo e non abbiamo più intenzione di tenere questo sentimento chiuso a chiave nei nostri cuori.

Non posso ancora credere che lui si sia innamorato di me. Mi sembra di essere in uno dei miei sogni, quelli in cui immaginavo che Robert mi dichiarasse il suo amore. E invece è tutto vero. Quello che è davanti a me ed ora mi sta sorridendo non è frutto della mia mente visionaria, bensì è Robert. In carne ed ossa. 

«Non immagini nemmeno cosa ti farei in questo momento…» mi sussurra lascivamente, mordendomi subito dopo il lobo dell'orecchio.

Ingoio faticosamente un gemito. Non posso permettere che i nostri- miei figli ci sentano.

Una strana commozione mi giunge agli occhi, trasformandosi in lacrime, quando mi rendo conto che ho pensato ad Iris e Rudy come nostri figli. Robert si rende conto della strana espressione che si è dipinta sul mio viso e mi guarda interrogativo.

«Ho detto qualcosa di sbagliato? Io… Jude…Perché mi guardi in quel modo?» 

Gli tappo la bocca con un bacio e poi gli sorrido. «No, niente di tutto questo. Sono solo emozionato…»

Robert rilascia un sospiro di sollievo e mi abbraccia. «Okay, mi hai fatto preoccupare».

Lo prendo di nuovo per mano e lo trascino velocemente davanti alla porta della camera di Iris. La apro, cercando di non fare rumore, e ispeziono la stanza. Finalmente la vedo, sdraiata sul letto, con il poster di Tony in mano, e un sorriso felice sul volto. 

Mi giro verso Robert, che continua a guardare dolcemente mia figlia, e gli do un pizzico sul braccio. «Hey! Mi hai fatto male!» si lamenta, a bassa voce.

«Vuoi per caso conquistare mia figlia? Da quando sei arrivato tu in casa, Iris non ha avuto occhi che per te» assumo un'espressione triste e sgrano gli occhi. Non sono bravo come lui a fare lo sguardo da cerbiatto, ma, grazie al colore dei miei occhi posso permettermi di provarci, almeno.

Il fatto è che voglio essere consolato da lui. Mi piace sentirmi piccolo e insicuro, tra le sue braccia. Amo il fatto che lui sappia farmi sentire al sicuro. 

Robert alza gli occhi al cielo, esasperato, e ridacchia.

«Ho come la sensazione che qualcuno dei qui presenti voglia essere elogiato» scherza.

Mi conosce troppo bene, ormai.

Annuisco, sbattendo le ciglia. Lui sorride e si avvicina, cingendomi la vita con le sue mani forti e, allo stesso tempo, delicate.

«Iris forse sarà innamorata di Tony, ma il suo supereroe non è lui. Sei tu, Jude». Sgrano gli occhi. Non me l'aspettavo. Credevo che mi rispondesse con una delle sue battute. E invece, mentre mi sussurrava quella frase, era mortalmente serio. 

«Questa è-» prendo fiato, e poi riprendo «questa è una delle frasi più belle che qualcuno mi abbia mai detto, Robert…» 

Lui annuisce. «Lo so» Mi abbraccia e sento il suo respiro infrangersi sulla pelle del mio collo «Lo so, perché ti amo» termina. Ed anche io vorrei dirgli che lo amo, ma la voce mi trema e mi limito a stringerlo tra le mie braccia. 

Dopo qualche secondo, sciogliamo l'abbraccio, rimanendo mano nella mano, ed io chiudo la porta della camera di Iris.

Solo in quel momento, mi rendo conto che se Iris, sul letto, era da sola, vuol dire che…

«Rudy!» esclamo, correndo verso la camera che il mio figlio più piccolo condivide col fratello. Apro la porta e la scena che mi trovo davanti mi fa sciogliere sul posto: Rudy, abbracciato al suo reattore che emana luce, con un sorriso felice in volto, addormentato sul suo letto.

Il cuore mi batte veloce come una furia. E' riuscito a sconfiggere la paura del buio. Grazie a Robert. 

Mi giro verso l'americano, che guarda Rudy con un sorriso allegro, e lo afferro per il braccio, tirandomelo addosso. Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio appassionatamente. 

Robert ricambia il bacio con entusiasmo, mordendomi il labbro inferiore. 

Mentre continuiamo a scambiarci baci, lingua, saliva, denti, lo prendo per mano e lo porto nella mia camera, chiudendo la porta alle nostre spalle, con un calcio. 

Quando abbiamo di nuovo bisogno di ossigeno, sciogliamo il groviglio che avevamo formato con i nostri corpi e lui mi sorride, accarezzandomi i capelli.

«Hey, che ti è preso?» mi chiede. «Non che mi dispiaccia, eh, sia chiaro. E' giusto per sapere…così cercherò di fare in modo che accada di nuovo, in futuro» precisa.

Scoppio a ridere, dandogli una giocosa spinta. 

Dopo qualche secondo, torno serio e abbasso lo sguardo. «Rudy ha paura del buio da…da quando è nato. Nessuno è mai riuscito a fargli passare questa fobia. Sai, lo abbiamo portato anche da specialisti, ma…nulla. Non ha mai voluto dormire da solo. Ha sempre avuto bisogno di qualcuno accanto a sé, durante la notte. Ed oggi…grazie a te, lui è riuscito a sconfiggere questa paura. Lo so che sembrerà strano ma…per me è un'emozione straordinaria. E, come sempre, devo ringraziarti. Non so davvero come farei senza di te, Robert. Tu…tu sei il mio migliore amico. E, allo stesso tempo, il mio più grande amore. E…non so come sia possibile, ma è così» 

Arrossisco per le mie stesse parole e mi siedo sul letto, con gli occhi a terra. 

Non ho il coraggio di guardare Robert, dopo quello che gli ho appena detto. E' vero, ora so che mi ama anche lui, ma ho appena ammesso che senza di lui morirei. Gli ho appena dimostrato che la mia vita è nelle sue mani. 

Sento il suo profumo, ancor prima dei suoi passi. Capisco che si sta avvicinando. 

Si inginocchia davanti a me, per stare alla mia stessa altezza, e mi prende il mento con un dito. Mi alza il volto e ci ritroviamo a specchiarci nei reciproci occhi.

«Tu sei più bravo di me, con le parole. Questo lo sappiamo entrambi. Ma voglio farti sapere che quello che hai appena detto è esattamente ciò che provo anche io, Jude. Sì, certo, io ho Susan, ma, per quanto io adori mia moglie, lei non riuscirà mai ad essere…te. Ed è una cosa assurda, questa. Perché lei mi ha salvato, in tutti i sensi in cui un uomo può essere salvato. Ma l'amore non è sinonimo di salvezza» 

Mi da un bacio a fior di labbra e poi continua a parlare:«Sei tu quello che mi ha fatto scoprire cosa sia l'amore. E io che pensavo di sapere cosa fosse, prima di conoscerti…» ridacchia, ed anche io piego le labbra in un lieve sorriso «E poi sei arrivato tu. Ti avrei ucciso volentieri, quel giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta. Guardavi tutti dalla testa ai piedi, con il tuo fare da inglese snob. Eppure, non è stato difficile capire che tu non eri nulla di tutto quello. La tua dolcezza, in primo luogo, mi ha sorpreso. Aiutavi chiunque si trovasse in difficoltà. Ed eri bello. Bellissimo. Mi facevi morire ogni volta che ti mordevi le unghie, con quel tuo strano modo di fare…ma non te lo avrei mai detto. E poi, è arrivata quella sera, quando ci siamo baciati per la prima volta, ed io ho capito che ero fottuto. Quello che voglio dirti, Jude, è che non devi mai pensare di essere solo, perché ci sono io… Sempre. Ci sarò come vorrai, quando vorrai. Ti ascolterò da amico, ti bacerò da compagno. Ci sono io, ora, con te. Tu non sei solo»

Una lacrima scende dal mio occhio destro e Robert la bacia via. Non riuscirò mai a dimostrargli a parole quanto io gli sia devoto. Ma forse potrei fare qualcosa… 

«Prima- prima quando eravamo sulle scale, mi sono emozionato perché…perché ho pensato ad Iris e Rudy come nostri figli. E non solo miei. Assurdo, vero?» sorrido, imbarazzato. 

L'ho colto di sorpresa. Boccheggia per un po', poi si lascia andare ad un sorriso dolce, sedendosi accanto a me. 

«Assurdo? No, in realtà non è per niente assurdo, Jude» risponde. Poi mi cinge le spalle e mi tira addosso a lui. 

Mi bacia i capelli ed io mi sento l'uomo più felice del mondo.

«Hai sonno?» mi chiede.

Io scuoto la testa. Sonno? Sono pochi i momenti in cui abbiamo l'opportunità di stare insieme. Non li sprecherei mai dormendo.

«Bene. Che ne dici se… mi racconti tutto quello che è successo in questi mesi in cui non ci siamo visti?» 

Lo guardo. Lui mi strizza l'occhio.

Abbiamo entrambi voglia di fare l'amore. Ma, prima di tutto, ora che siamo veramente una coppia, abbiamo bisogno di parlare.

«Solo se tu mi racconti tutto sulle première di Iron Man 3 a cui hai presenziato finora» gli rispondo.

Annuisce, con un sorriso, e mi spinge a sdraiarmi sul letto insieme a lui. Ci mettiamo comodi. Abbracciati. Lui mi accarezza i capelli ed io gli bacio la spalla.  

«Da dove vuoi che cominci?»

«Be', potresti cominciare dal fatto che ti sei troppo immedesimato nel personaggio e hai flirtato spudoratamente con Gwyneth» gli dico, fingendomi serio.

Lui scoppia a ridere. «Sei…geloso? Oh, mi ci voleva solo il fidanzato geloso, ora...»

Lo guardo indignato. «Cosa? Io non sono geloso!» Mi tuffo su di lui e comincio a fargli il solletico. 

Se potessi, scatterei una foto in questo momento, cosicché l'immagine di noi due, insieme, sorridenti e felici, possa rimanere per sempre nei miei ricordi.

Ma non ho bisogno di una macchina fotografica. Ho il mio cervello, che ora sta registrando tutto. 

E quando Robert dovrà tornare in America, io riuscirò a sopportare la distanza, grazie a questi momenti che ora sono stampati nella memoria del mio cervello. Una memoria che è interamente dedicata a Robert. 
Una memoria che è colma di foto di me e Robert. Innamorati.

 

 

 

 


______________________________________________________________________________________________________________________

Oh, oh. Salve, c'è nessuno? Vi ricordate ancora di noi? Ma sì! Siamo le ragazze che hanno cominciato a scrivere The Holiday ed ora sono settimane che non postano il seguito... 
Be', sappiate che non è colpa nostra, il fatto è che...Okay, sì, è colpa nostra. In questi giorni la fantasia è andata allegramente a farsi fottere e quindi non abbiamo avuto molta voglia di continuare.
Ma! Vi promettiamo che a breve ci sarà l'aggiornamento. E' una promessa. *giuringiurello*.
Ad ogni modo, per farci perdonare, abbiamo deciso di pubblicare questa shottina (shottina? E' tipo infinita, ma vabbè XD). 
Ci è venuta in mente, quando abbiamo saputo (tramite fonti molto attendibili) che Jude era presente alla premiere di Iron Man3 a Londra, e con lui c'erano anche Iris e Rudy. 
Quiiiindi, non tutto ciò che abbiamo scritto in questa shot è stato inventato da noi. Ma, come sempre, dobbiamo ribadire che i personaggi non ci appartengono e che scriviamo senza alcuno scopo di lucro. 
Speriamo davvero che vi piaccia. Noi ci siamo divertite un mondo a scriverla.
Ad aprile abbiamo festeggiato entrambi i nostri compleanni, quindi fateci un regalino e recensite questa shot. Ci fareste davvero felici. 
Ah, il titolo è ripreso da un pezzo d in una canzone dei Thirty seconds to Mars: Was it a dream?. Rory vi consiglia di ascoltarla. E' davvero bellissima.

Vi promettiamo che torneremo presto. Prima di quanto immaginate.
Un bacio. 


 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law / Vai alla pagina dell'autore: Lela_Rory