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Autore: musa07    28/04/2013    3 recensioni
" Yogi, già sveglio da un po’- ma sarebbe stato più giusto dire che il sonno non l’aveva proprio mai colto quella notte -, lanciò un’occhiata al suo fianco. Gareki giaceva profondamente addormentato, pancia sotto, un braccio sotto il cuscino e l’altro mollemente abbandonato, il lenzuolo gettato pigramente a coprire solo in parte la sua nudità, l’espressione del volto incredibilmente rilassata e distesa ..."
Buongiorno e benarrivati. Orbene, dunque: da brava fangirl mi era partito l’embolo su ‘sti due solo vedendo le immy dell’anime. Figurarsi quindi quando li ho visti insieme, vicini/vicini, agire e muoversi. La tentazione è stata troppo forte e ho lasciato la mia mente vaneggiare in un limbo felice.
Ah, se non si fosse capito è una YogiXGareki. Buon divertimento.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno e benarrivati. Orbene, dunque: da brava fangirl mi era partito l’embolo su ‘sti due solo vedendo le immy dell’anime. Figurarsi quindi quando li ho visti insieme, vicini/vicini, agire e muoversi. Essendo arrivata alla visione solo della terza puntata, mi son permessa una super licenza poetica ( alias ho lasciato la mia mente vaneggiare in un limbo felice^^) in merito a presente-passato-futuro sulla storia personale dei due ragazzi, in particolar modo di quello di Gareki. Quindi già chiedo venia e pietà per tutti voi che state seguendo anche il manga, ai quali magari i personaggi possono apparire un po’ OOC così come li ho descritti io. Bene, e detto questo: mettetevi comodi e buon divertimento. ( O almeno me lo auguro!)
 
 

“Sotto un generale forte non vi sono soldati deboli”


 
Yogi, già sveglio da un po’- ma sarebbe stato più giusto dire che il sonno non l’aveva proprio mai colto quella notte -, lanciò un’occhiata al suo fianco. Gareki giaceva profondamente addormentato, pancia sotto, un braccio sotto il cuscino e l’altro mollemente abbandonato, il lenzuolo gettato pigramente a coprire solo in parte la sua nudità, l’espressione del volto incredibilmente rilassata e distesa. Sorrise dolcemente il biondo a quella visione e si girò di lato, accomodandosi sul fianco. Lentamente fece scorrere la punta delle dita sulla pelle liscia dell’altro, partendo dal fianco per risalire lungo la schiena, seguendo con gli occhi quei movimenti. Si fermò Yogi per un momento, quando lo sentì mugugnare nel sonno con un piccolo brontolio sommesso che in un attimo aveva fatto riapparire sul suo volto quell’adorabile espressione imbronciata. Si bloccò con le dita a mezz’aria, trattenendo il respiro, per timore di disturbare il sonno ristorare di Gareki, quel sonno che lui – chissà per quale strana ragione - si era negato, molto probabilmente per paura di risvegliarsi e scoprire che in realtà non era successo niente. Che in realtà si era trattato solo di un sogno … un bellissimo sogno. E che era rimasto tale …  Che una volta che sarebbe uscito dalla sua stanza e avesse incontrato gli occhi color ardesia dell’altro, avrebbe trovato in essi la solita glaciale indifferenza, il solito malcelato fastidio.
Proprio per questo, Yogi si era negato il sonno quella notte. Per poter godere ancora dell’espressione del volto dell’altro così come non l’aveva visto mai e che si augurava, egoisticamente, che nessuno avesse visto mai prima e che mai avrebbe visto. Che le mille sfaccettature del viso di Gareki - le infinite espressioni nei suoi occhi durante quella notte dove era successo l’insperabile e che Yogi riusciva chiaramente a vedere anche in quegli istanti nel momento in cui l’altro stava dormendo beato - erano e sarebbero state solo ed esclusivamente a suo uso e beneficio.
Sospirò a quei ricordi il biondo, trattenendo nuovamente il respiro e riportando alla memoria di quando questo si era mescolato a quello del ragazzo che ora giaceva al suo fianco, di quando i gemiti di entrambi, i sospiri inutilmente trattenuti al ricordo che le camere dei loro compagni fossero più vicine di quello che avrebbero voluto, avevano riempito il silenzio della stanza. Rabbrividì a ricordare di come il suo nome era stato pronunciato, implorato, supplicato dalla voce talmente stravolta dal piacere di Gareki da non sembrare neanche la sua.
Fece nuovamente scorrere le dita lungo il corpo dell’altro, nuovamente su per la schiena, via via fino alla spalla destra e sorrise Yogi, con un sorriso impercettibile ma non con uno dei suoi soliti sorrisi svaporati anche se le labbra mantenevano tutta la loro dolcezza così tipica in lui. Se sorrise, fu per il fatto che ora la pelle di Gareki sotto le sue dita non era più bollente come lo era stata solo qualche ora prima ma anzi: dei piccoli brividi accompagnavano i suoi movimenti a mano a mano che risaliva lungo quel corpo che aveva desiderato, sperato, anelato per così tanto tempo e il fatto di credere che quel suo desiderio sarebbe rimasto per sempre un’utopia, gli aveva fatto sembrare quel tempo lungo più di un’eternità …
Le sue dita si posarono lievi con una carezza sul viso del moretto per scivolare lungo le labbra leggermente socchiuse, risalire lungo la punta del naso e cercar poi di appianare quella piccola quanto adorabile ruga d’espressione sulla fronte per frenare infine la loro corsa tra i capelli corvini. Ed era talmente assorto a giocherellare con alcune ciocche attorcigliandole, che non si accorse che lentamente Gareki iniziò a riemergere dal dolce oblio del sonno. Fu un sospiro a strapparlo infine dalle braccia di Morfeo e quando si trovò gli occhi color ametista del biondo così incredibilmente vicini, l’istinto inconscio gli fece avvampare le guance.
- Gareki-kun … - bisbigliò dolcemente Yogi, usando la stessa dolcezza nel scostargli da davanti agli occhi il solito ciuffo ribelle di capelli.
E a sentire quel tono di voce usato, a ricordarsi di quante volte gliel’aveva sentito usare quella notte a sincerarsi che andasse sempre tutto bene, a Gareki non poterono non riaffacciarsi alla memoria i ricordi della notte appena trascorsa. Arrossì ancora di più, mentre cercava di stringersi al lenzuolo malamente gettato addosso.
- Hai freddo? – gli chiese premuroso il biondo mentre gli sistemava le coperte, non intuendo invece che era stato l’imbarazzo a farlo reagir così, scivolandogli addosso per abbracciarlo e fargli così dono del calore del suo corpo e fu quando lo vide girare leggermente il volto di lato, che Yogi intuì a cosa fosse dovuto il disagio di Gareki.
- Gareki-kun … - mormorò nuovamente, prendendogli il mento tra le dita e facendogli voltare delicatamente il viso verso il suo, a obbligarlo a guardarlo.
Incrociare nuovamente quegli occhi color pervinca gli fece avvampare ancora di più le guance, perché proprio non gli potevano non riportare alla mente di quante volte li avesse incrociati in quella notte, di quante volte Gareki li avesse cercati per ancorarvisi nel momento in cui credeva si sarebbe perso nel vortice di sensazioni indescrivibili che Yogi gli stava facendo provare.
Se solitamente quando il biondo doveva combattere, diventava estremamente nervoso, lo stesso non si poteva dire di quando si erano trovati avvinghiati tra le lenzuola del letto di quest’ultimo.
“ Maledetto bastardo!” aveva pensato Gareki, non senza una punta di stizza, dato che avrebbe pensato che anche in certi frangenti, in quei  frangenti, il biondo sarebbe stato il solito inetto imbranato, casinista incasinato e invece … E invece, con enorme disappunto del moretto – ma con enorme gioia e sollievo della parte più profonda del suo Io – Yogi si era dimostrato tutt’altro che maldestro o impacciato nel momento in cui si erano trovati con pochi strati di tessuto a coprirli.
Dicasi lo stesso di quel preciso istante, del momento in cui si era risvegliato e il molesto e pedante Sottotenente della Nave lo stava coccolando tra le sue braccia, dove lui – con sommo e profondo orrore del suo Super-Io – vi si era accoccolato e si stava godendo le lievi carezze sulla schiena che niente avevano a che vedere con le carezza molto più intrepide e audaci e maledettamente sicure della sera precedente.
“ Devo aver preso una botta in testa … ” pensò Gareki confuso ripercorrendo come in un filmato flashback della notte appena trascorsa e avvampando sempre di più a ogni ricordo prodotto, a memoria di ogni gemito, implorazione, supplica che aveva rivolto all’altro. A quello che aveva fatto e a quello che si era lasciato fare. A come il suo corpo, i suoi gesti, i suoi movimenti, si erano mossi da soli e in perfetta sincronia con quelli di Yogi, dettati solo ed esclusivamente dall’istinto. Deglutì pesantemente, sempre più basito e smarrito perché mai - prima della sera prima - avrebbe neanche lentamente sospettato che essere umano potesse provare certe sensazioni sconvolgenti che invece il suo compagno gli aveva fatto provare. Perso in quel turbinio di ricordi, il ladruncolo si accoccolò ancora di più tra le braccia dell’altro, appoggiandogli la testa sul petto.
Nel silenzio della stanza, in quel silenzio surreale che precedeva l’alba, ascoltava il rassicurante battito del cuore del biondo calmo e regolare, socchiudendo gli occhi e facendosene cullare. Sentiva le sue dita risalire nuovamente verso i capelli e posargli un leggero buffetto. Se non fosse stato per questi gesti, Gareki avrebbe tranquillamente potuto pensare che il ragazzo si fosse addormentato perché uno Yogi che se ne stava zitto per più di sessanta secondi di seguito non era cosa da tutti i giorni.
- Perché sei così dolce con me? – gli chiese a un certo punto dal niente, spezzando il silenzio e continuando a guardar fisso davanti a sé, permettendosi di portare una mano sul petto dell’altro con una lieve carezza.
A quell’interrogativo, giunto dal nulla e inaspettato, Yogi restò spiazzato e per un attimo frenò nuovamente la corsa delle sue dita tra i capelli dell’altro.
- Ti da fastidio? – domandò premuroso ma al contempo anche in apprensione e aveva parlato con un tono di voce così serio da non sembrare neanche lui. Lui che di solito parlava sempre cantilenando le frasi.
- N-no … E’ che, non sono abituato … nessuno mi ha mai trattato con delicatezza e dolcezza … come fai tu … - confessò Gareki, stringendosi ancora di più al biondo perché nuovamente l’imbarazzo l’aveva colto nel momento stesso in cui aveva pronunciato quelle parole.
E a quella confessione, il Sottotenente sospirò gravemente, assumendo al contempo un’espressione greve in volto, legandolo ancora più forte a sé. Nonostante l’aria da eterno svampito, Yogi era dotato di un profondo acume e di una profonda sensibilità per quanto riguardava gli altri e aveva quindi intuito da tempo quello che doveva essere stato il passato non propriamente semplice di Gareki. E non poté non riportate alla mente quando – poche ore prima – il moretto si era ancorato forte a lui, alla sua schiena nell’attimo dell’apice massimo di piacere, nel momento in cui tutte le sue difese, la sua scorza di stoicità dietro alla quale si trincerava e proteggeva solitamente, erano cadute miseramente e c’era stato posto solo per il vero Gareki e Yogi l’aveva sentito sussurrargli all’orecchio: - Yogi … non mi abbandonare, ti prego! Non mi abbandonare anche tu come hanno fatto tutti gli altri. – Era la prima volta che lo chiamava per nome ... e lui si era sentito stringere il cuore in una morsa che l’aveva dilaniato dal dolore, sentendosi mozzare il respiro in gola a quella supplica. Aveva sollevato il viso verso quello dell’altro fino a incontrarne gli occhi grigi screziati di turchese cercando, in quello sguardo, di trasmettergli tutto quello che parole umane non potevano esprimere.
- Gareki-kun … No, no che non ti abbandono non ti preoccupare. Io sarò al tuo fianco sempre … - lo aveva rassicurato, depositando una piccola scia di baci sul volto perfetto del moretto.

- E allora lasciati viziare da me …  - ribatté Yogi, sorridendo beato con uno dei suoi soliti sorrisi dopo essersi riscosso da quei ricordi.
E il moretto percepì chiaramente come dovesse aver sorriso, sicuramente con uno di quei sorrisi che lui considerava da “ ebete” e questo lo fece tornare pienamente padrone di se stesso, dei suoi istinti e della sua razionalità. Con un unico movimento di reni, ribaltò le posizioni mettendosi a cavalcioni sull’altro con intenzioni per niente pacifiche, bloccandogli ogni tentativo di fuga e lasciandolo boccheggiante e incredulo.
- Come fai a dire cose così imbarazzanti? – lo redarguì.
- G-Gareki-kun …? – piagnucolò Yogi incredulo.
- Oltretutto, lo sai che saresti passabile di denuncia? – pensò bene di infierire il moretto con un sorrisetto maligno e prendendosi così la sua rivincita – più con se stesso che altro – per aver subito inerme, ma ovviamente più che consenziente, le attenzioni dell’altro quella notte.  – Non sono ancora maggiorenne. – concluse, bloccandogli le braccia al materasso serrandolo per i polsi.
- Eh …? Eh?! – balbettò Yogi sempre più confuso e incredulo, iniziando a lamentarsi e riversando il suo solito fiume di parole. Mai avrebbe previsto quel risvolto.
- Ecco che ricominci a lagnarti. Quanto sai essere fastidioso! – continuò imperterrito a bistrattarlo scuotendo la testa infastidito e non decidendosi minimamente a spostarsi da sopra di lui ma liberandolo dalla morsa con la quale gli aveva pressato i polsi fino a quel momento, cosa che procurò un sospiro di sollievo da parte dell’altro che iniziò a massaggiarseli.
- Potevi andarci pian … eh?! – aveva iniziato a biascicare il biondo ma rimase sempre più spiazzato nel momento in cui Gareki, a quelle sue parole, lo aveva nuovamente imprigionato per i polsi portandogli le braccia sopra alla testa e fissandolo con il suo solito sguardo torvo e minaccioso.
- Senti da che pulpito! – gli sibilò contro bieco.
- Eh? Perché: ti ho fatto male stanotte? Noooo!!! – iniziò a farneticare in preda all’ansia e all’agonia più profonda, come sempre capitava quando andava in panico perché non sapeva bene quale fosse la cosa più corretta da fare. – Gareki-kun ti avevo detto, pregato in mille modi e maniere di fermarmi nel caso in cui avessi sentito anche il minimo fastidio mentre lo … - ma anche questa volta, Yogi venne interrotto bruscamente dal moretto.
- Non … dire altro! – lo ammonì Gareki truce inchiodandolo ancora di più contro il materasso con il suo peso per impedirgli di continuare a parlare, ma il tono irato che aveva usato era più per mascherare l’imbarazzo che altro al ricordo di quanto era successo tra loro due. Quella notte, anche in quella notte, Yogi aveva usato nei suoi confronti una dolcezza e una delicatezza unica che da sempre gli appartenevano, unita tuttavia ad una passionalità e una sensualità che Gareki non sospettava minimamente che l’altro potesse possedere, qualcosa che l’aveva fatto eccitare fuori dalle maniere. A quei ricordi, e prima che la situazione gli sfuggisse di mano, decise saggiamente di alzarsi e iniziare a raccogliere i vestiti che la sera prima avevano disseminato per terra nella foga, senza degnarsi di rispondere al biondo che continuava ad interrogarlo in apprensione ma anzi: cercando di ignorare il più possibile quelle che lui considerava fastidiosissime lagne e lamentele.
- Ma … ma … Gareki-kun? Gareki-kun? Gareki-kun?! –
Il tono della voce di Yogi si alzava sempre di più a mano a mano che restava ignorato, per non parlare di quanto l’altro uscì dalla stanza senza neanche voltarsi a guardarlo nemmeno una volta.
Il moretto lo sentì piagnucolare e lamentarsi anche da fuori e scosse la testa sempre più infastidito e innervosito, sbuffando per esternare il suo fastidio.
Ma tanto Gareki sapeva perfettamente che quella sera, così come tutte le notti a venire d’ora in avanti, sarebbe nuovamente sgattaiolato nella stanza di Yogi perché oltre alle sconvolgenti sensazioni fisiche che questi gli aveva fatto provare, gli aveva anche fatto sentire qualcosa che non aveva mai sentito e conosciuto prima in vita sua: il calore di un abbraccio, la tenerezza di una carezza, la dolcezza di sentirsi amato, unico e insostituibile per qualcuno.
 

FINE
 

Clau: Ecco fatto bella gente. Fic scritta di getto, quindi ovviamente sono presenti molti momenti lovelove da iperglicemia, hi hi hi.
Baci baci e grazie per averlo letto fino alla fine e chissà che non ci si rincontri più avanti allora.
Ah, come ogni volta, mi dimentico sempre di dire che i personaggi – sigh sigh sob sob – per loro fortuna non appartengono a me, ma a chi aventi diritto. Xiaù!
   
 
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