Brucia.

Brucia tutto, Alice. Il frastuono delle fiamme che ardono, dei libri, quelli che tanto odi, che cadono rovinosamente a terra, pagine che si incendiano, parole che vanno cancellate forse per sempre. Non ti è mai piaciuto studiare, vero Alice? Loro, loro pretendevano che tu lo facessi, dovevi sempre eccellere in tutto, anche se non ci riuscivi mai, prima c'era sempre lei. Loro preferivano sempre lei.
Il nauseante odore dei cadaveri carbonizzati ti solletica le narici, ridi, ridi e ridi fino a che, tenendoti la pancia, cinta da una pettorina bianca, sei costretta ad accucciarti a terra.
Ti sorreggi con le esili e nivee mani, troppo candore per così tanta malvagità, nessuno dubiterebbe mai di te, piccola Alice. Oh, senti qualcosa scivolare lungo i palmi e sorridi, sfoggiando i denti bianchissimi, contornati dalle carnose labbra rosso sangue, proprio come le tue dita.
Impregnate del loro.
Ti guardi attorno, mentre, proprio accanto a te, scorgi la salma del vecchio signor Jones, era un così caro uomo, onesto e pacato, anche mentre gli conficcavi un coltello fra le costole ed emetteva l'ultimo respiro. Inoltre, il caro vecchio signor Jones era un lavoratore onesto, fedele fino alla morte. Non aveva osato toccarti, “Io non potrei mai sfiorare neppure con un dito la signorina Alice” e non l'aveva fatto, neppure mentre ti avvicinavi a lui sorridendo, la testa ciondolante, gli occhi, un tempo azzurri, riflettenti l'ardente colore delle fiamme e brandendo il coltellaccio lo accostavi al suo cuore.
“Stia attenta, signorina Alice.”.
Eri stata attenta, brava Alice, a non sporcarti del sangue di un uomo così miserabile e sciocco.
Apri lentamente la porta della sua stanza, una delle poche alee della dimora che le fiamme non hanno ancora raggiunto. È lì, sdraiata sul letto, incosciente di tutto. Ti chini ad osservarla: i lunghi capelli castani le velano leggermente il volto, poggiati delicatamente sul cuscino. Gli occhi smeraldini serrati, dorme e dormirà per sempre. È così perfetta, la sua bellezza ti abbaglia, la pelle chiara illuminata dalla tenue luce del sole filtrante dalla finestra sembra quasi di porcellana.
“Troppo perfetta.” sussurri piano. Scosti la ciocca bionda che era andata a coprirti gli occhi e tracci una netta linea sul suo bianco collo con la lama.
Il bianco si tinge di rosso, lo sporco distrugge il pulito, il mondo reale seppellisce la perfezione.
Nulla è perfetto, lei lo era, lei doveva essere eliminata.
Poi ridi, ridi e ridi ancora finché le fiamme non raggiungono anche quella camera, le pareti ardono, così come le porte e tutti i costosi mobili. Continui a ridere mentre consumano anche te, urli e ridi, fino a quando non cancellano tutto.
Il dolore ferisce, Alice, la sofferenza corrode e poi ti uccide.

“Addio, Margareth.”.






 

I'm here! Da quant'è che non pubblicavo? Tanto. Troppo.
È una cosa orribile e scritta malissimo, ma chiedo venia. Sono completamente sparita dal sito per un po', adesso però mi auguro di riuscire a rifarmi di tutti i mesi in cui sono mancata! 
Sì, sono una deviata mentale, lo penso anche io. Tranquilli.