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Autore: SusanTheGentle    28/04/2013    17 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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26. La prova di Peter

 
 
 
Le urla dei Sovrani arrivarono sino in superficie. Emeth, Miriel e Eustace si scambiarono automaticamente uno sguardo carico di paura: era successo qualcosa.
Il soldato di Calormen si sporse dall’apertura e chiamò ad alta voce cercando di farsi udire, mentre gli altri due restavano indietro, sconvolti.
“Ti prego, ti prego, ti prego, Aslan”pensò in fretta Eustace, “fa che non sia morto nessuno, fa che non sia morto nessuno…”
Era la prima volta in assoluto che si rivolgeva a lui direttamente. Gli era capitato solo una volta in precedenza e sembrava ormai passata un’eternità. Era stato quando si era ritrovato prigioniero dei calormeniani a Portostretto.
All’epoca non credeva ancora all’esistenza di Aslan, solo sull’Isola delle Voci aveva avuto la conferma che le favolose storie sul Leone erano vere, quand’era apparso davanti a loro.
La voce di Caspian si levò forte e chiara dal fondo della caverna.
“Andate a chiamare rinforzi! Peter è in pericolo!”
Miriel sentì le gambe cedergli e non udì quello che il Re di Narnia disse in seguito.
Peter…
Dopo un attimo aveva superato Emeth e stava già calandosi di sotto.
“No, ferma! E’ pericoloso!” la bloccò il soldato, appena in tempo.
“Ma io devo andare!”
“Lo so che vuoi raggiungere Re Peter, ma là sotto rischia di crollare tutto. Dobbiamo tirare fuori gli altri, prima. Ti prego…”
Miriel lo guardò e capì che la sua preoccupazione era tanta quanto quella del giovane. Anche Lucy era là.
Quando le rocce erano franate, l’apertura era stata parzialmente ostruita ma c’era ancora spazio per uscire.
“Svelte! Fuori!” disse Caspian, spingendo avanti le ragazze.
“Non possiamo andarcene, non possiamo!” protestò Lucy con forza, mentre il Re di Narnia la tirava per un braccio per impedirle di tornare indietro.
“Lucy, cercheremo un’altra entrata” la rassicurò Susan, la voce che tremava. “N-non possiamo rimanere qui, o rischiamo di venire seppelliti anche noi. Chi aiuterebbe Peter, allora?”
Lucy si calmò un poco e lasciò che Edmund la prendesse per la vita e la portasse su. Lei da sola non ne aveva la forza.
Caspian e Susan attesero il loro turno. Lei si voltò e lo guardò con gli occhi umidi che mal celavano la sua voglia di piangere.
“Dimmi che c’è un altro modo di arrivare a lui. Dimmi che non lo stiamo abbandonando”
“Non lo farei mai” disse Caspian fermo. “Ma non possiamo rischiare, lo capscici?”
Susan annuì.
Aveva fiducia in Caspian, pienamente. Di certo sapeva cosa stava facendo. E se diceva che sarebbe andata bene, così sarebbe stato.
Quando furono tutti fuori, Lucy scioccamente cominciò a guardarsi intorno come se Peter potesse spuntare da un momento all’altro. Ovviamente non fu così.
Inaspettatamente, scoprirono che Eustace era già corso al Veliero dell’Alba ad avvertire i marinai. Edmund si lanciò in corsa per raggiungerlo ed Emeth e Caspian decisero di cominciare immediatamente le ricerche di Peter.
“Vengo anch’io con voi” disse subito Lucy, cercando di riscuotersi dal senso di confusione che le annebbiava la mente e il corpo.
Emeth, vedendola così sconvolta, fece per protestare, ma Caspian disse: “Va bene. Ci divideremo. Voi due andate avanti e prendete il sentiero che abbiamo percorso all’inizio tutti insieme. Io vi raggiungo subito”
Il Re sospinse con dolcezza la ragazzina verso il soldato. “Pensi tu a lei?”
“Certo, Vostra Maestà”
Quando Emeth e Lucy si furono allontanati, il giovane Re si voltò e vide Susan abbracciata a Miriel.
La Driade era scoppiata in lacrime e la Regina Dolce le accarezzava piano la testa sussurrandole qualcosa.
Le due amiche tremavano e si stringevano l’una all’altra per rimanere salde, per non cedere al panico.
Susan si accorse di essere osservata. Alzò lo sguardo, e nel momento in cui incontrò gli occhi di Caspian copiose lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance. Tuttavia non emise un suono, invece raddrizzò le spalle e ricacciò il dolore in fondo al petto, inspirando più volte profondamente.
“State tranquille. Lo ritroveremo” disse il Re avvicinandosi.
“Perché siete risaliti?” chiese improvvisamente Miriel, separandosi da Susan e guardando il sovrano.
“Una delle pareti della grotta è crollata totalmente” spiegò lui con calma, capendo lo stato d’animo della Driade. “Il punto in cui è caduto Peter era inarrivabile. Perdonami”
Miriel non rispose e si passò una mano sul viso.
“La colpa è della Strega Bianca” disse Susan, e gli altri due trasalirono. “Era là. Ci è sempre addosso, ormai. E credo che stavolta sarà Peter ad avere a che fare con lei”
“Dobbiamo far presto, allora” disse Caspian iniziando a muoversi. “Voi rimanete qui e aspettate il ritorno di Eustace e Edmund, io intanto mi porto sull’altro sentiero. Ci dev’essere per forza un’altra entrata, da qualche parte”
“Caspian…” fece Susan incerta, un braccio ancora attorno alle spalle della Driade.
Voleva andare con lui ma non poteva lasciarla sola. Benché desiderava fare qualcosa di concreto per ritrovare al più presto il fratello, non poteva ignorare Miriel.
“Rimani con lei” le disse il Liberatore. “Torno tra poco”
“Stai attento, ti prego”
Avrebbe voluto correre ad abbracciarlo e baciarlo, ma non era il momento.
Lui fece un breve cenno del capo, guardandola come per dirle di fare altrettanto. Ormai non c’era più bisogno di parole, si capivano appena con un gesto. Susan annuì a sua volta e poi lo guardò voltarsi e allontanarsi.
Peter e Caspian erano i suoi punti fermi, e non avere al suo fianco né l’uno né l’altro era per lei qualcosa di inconcepibile.
“Devi avere fiducia”si disse, e continuò a ripeterselo all’infinito mentre si sedeva su un tronco spezzato assieme a Miriel, all’ombra, aspettando il ritorno degli altri.
 
 
Presto, tutto l’equipaggio si mobilitò ed iniziarono le ricerche del Re Supremo.
Satiri e i Minotauri si calarono con molta cautela nella spaccatura dalla quale erano scesi i Sovrani, tentando di rimuovere con la loro forza le rocce più grosse che bloccavano il punto là dove Re Peter era sprofondato. Purtroppo, il tentativo fu vano.
Le grosse creature dovettero abbandonare l’operazione poiché ci fu un nuovo crollo. Stavolta, il passaggio si bloccò del tutto e il buon Tavros fece appena in tempo ad arrampicarsi e uscire.
Ora non c’erano davvero più vie d’uscita per Peter, né vie d’entrata per loro.
Si fece il giro dell’isola diverse volte, ma nessuno trovò altre strade per scendere.
E intanto, le ore passavano.
“A questo punto” disse Susan dopo molte ore, “l’unica cosa che possiamo fare è raggiungere l’interno nuotando sott’acqua”
“Scordatelo” disse subito Caspian, capendo le sue intenzioni.
“Non capisci? Il lago è sia sopra che sotto, è sempre lo stesso, come ha detto anche Lucy.”
“Ma la fonte è maledetta, Susan” le ricordò Edmund.
“Sì, ma solo in parte. Ci sono due sorgenti d’acqua su quest’isola: una è quella che tramuta le cose in oro, che ha origine dal fiume che porta a est, quello che voleva inizialmente imboccare Drinian. L’altra è quella in cui ci siamo riforniti, che parte dal fiume a ovest, ed è un semplicissimo fiume d’acqua dolce. Se esiste un lago del primo, esisterà anche del secondo: due fiumi due laghi. Ne sono più che sicura. E se questo lago” e Susan indicò con un gesto della mano la fonde d’oro “continua sotto l’isola, perché non potrebbe essere così per l’altro?”
“Quindi vorresti andare a cercarlo?” chiese Eustace, seduto a terra a gambe incrociate.
“Esattamente. Non abbiamo ancora finito di esplorare l’isola, mi pare. Ci manca la foresta a ovest e potrebbe essere lì”
Gli altri rifletterono per alcuni secondi, poi Caspian si mise le mani sui fianchi in un gesto impaziente.
“Va bene, e una volta che l’avremo trovato che faremo?”.
Susan si morse un labbro. “Bè…te l’ho detto, la mia idea sarebbe quella di raggiungere la grotta interna nuotando sott’acqua…”
“Susy, ti prego…”
Ma lei sovrastò la voce del Re e proseguì “Nuotando sott’acqua potremo forse trovare un passaggio, forse trovare Peter!”
“Sì, è vero!” esclamò Lucy speranzosa. “Se seguiamo l’acqua, da qualche parte arriveremo”
“E se non ci portasse affatto sottoterra?” provò Emeth, che non era affatto d’accordo con la Regina Susan, ma non lo disse per non offenderla.
“E se rimanete bloccati sotto e affogate?” fece Eustace con il cuore in gola.
“Sempre ottimista…” commentò Ripicì. “Io sono d’accordo con la Regina Susan”
“Anch’io” rincarò Lucy.
“Anch’io” disse Miriel.
Caspian e Emeth si scambiarono un’occhiata e capirono di essere dello stesso parere. Poi si volsero verso Edmund.
“Bè…” fece lui riflettendo. “Potrebbe essere un’idea, anche se un po’ azzardata”
“Oh, certo!” sbottò Caspian, “e nessuno si offre di sostituire Susan, vero?”
“Ovviamente non andrei da sola” disse lei con calma.
Sapeva che tutto quello che Caspian desiderava era saperla al scuro, tuttavia…
“Io sono la più brava, senza sminuire nessuno. Sono quella che ha più dimestichezza con l’acqua.”
“Ci hai già provato, Sue” le disse Edmund, scoccando un’occhiata al Re di Narnia “Non te lo lascerà fare”
“Esattamente” ribadì il sovrano.
“Caspian, per favore…!” insisté ancora lei.
“No!” fu la risposta del giovane Re. “Senti, non sto dicendo che non è una buona idea, solo che…”
“Lo so cosa vuoi dire, ma è mio fratello! E io voglio tentare il tutto per tutto. Non rimarrò con le mani in mano mentre lui potrebbe rischiare di…”.
Susan s’interruppe bruscamente.
“Non dirlo neppure!” esclamò Lucy. “Non pensatelo, nessuno di voi, nemmeno per un secondo! Peter sta bene, lui se la cava sempre. Aslan non lo lascerà solo!”
Edmund le mise un braccio attorno alle spalle. “No, certo che no”
Rimasero a fissarsi per qualche istante, nessuno disse niente.
“Vi prego, tentiamo” intervenne infine Miriel, che fino a quel momento non aveva quasi aperto bocca.
La Driade era pallida e i suoi occhi color acquamarina tendevano in continuazione a riempirsi di lacrime. Era rimasta sempre vicino a Susan.
“Se posso aiutarvi con i miei poteri, lo farò.”
“OH!” gridò a un tratto Eustace, schizzando in piedi come una molla e iniziando a girare in tondo con le mani nei capelli. “Ooohh…OOOHHHHH! Oh, sì! Che idea geniale! Sono grande! Oh mamma! Ho la soluzione! Chi era Einstein al mio confronto?”
“Mai sentito nominare questo Einstein” fece Ripicì perplesso.
“Ok, è ufficiale” disse Edmund, guardando allibito il cugino. “L’abbiamo perso”
Susan prese il ragazzino per un braccio e lo costrinse a fermarsi. “Eustace, insomma!”
“Non avete…non ci avete pensato, sul serio? Ma è logico: la Driade, l’acqua, e …Oh è assolutamente geniale!”
“Questo l’hai già detto, vai avanti!” gridarono tutti gli altri in coro.
“Sì, sì, ehm…allora: non vi ricordate cos’ha fatto Miriel quando la nave di Calormen ci ha attaccati? Ha prosciugato il mare! Capite? Può farlo ancora! Forse non ci riuscirà con questa fonte, visto che è stregata, per cui direi di non tentare neppure; ma con della semplice acqua sì! E se ce la fa, nessuno sarà costretto a nuotare sott’acqua e potremo andare a cercare Peter senza difficoltà per nessuno e senza litigi! E se proprio ci saranno intoppi, vale a dire altre rocce che bloccano la strada, Tavros e gli altri suoi simili potranno rimuoverle facilmente, forzuti come sono. E…bè, questa è l’idea”
Quando smise di parlare, Eustace si rese conto di avere tutti gli occhi puntati si di sé. Non solo quelli dei cugini e degli amici, ma di tutti i marinai.
Arrossì, e assunse la sua solita espressione corrucciata, pronto a essere deriso. Qualcuno in effetti sorrideva, ma non certo per prenderlo in giro.
“Eustace, ma è…” iniziò Lucy, per poi gettargli le braccia al collo “E’ un’idea magnifica!”
“Ah! Che schifo, non baciarmi, Lucy!”
Immediatamente, dopo aver fatto i complimenti a Eustace, tutti si rivolsero a Miriel chiedendo se poteva fare di nuovo una cosa simile.
“Certo che sì! Non so perché non ci ho pensato prima, io…perdonatemi, ma sono così sconvolta…”
“E’ più che naturale, milady” disse Ripicì. “Dev’essere dura per voi farvi coraggio in un momento simile. Ma vedrete che Re Peter starà bene”
“Sì… grazie sir Ripicì” disse la Driade, ricacciando indietro nuove lacrime.
“Coraggio, allora! Che stiamo aspettando?” incitò Edmund e subito tutti si misero attorno al lago che riluceva alla luce pomeridiana del sole.
Purtroppo, la fonte non si prosciugò, proprio come aveva pronosticato Eustace. Il problema poteva davvero essere che fosse stregata e quindi rinforzata dal suo stesso maleficio.
 “Va bene” disse allora Caspian ad alta voce, per farsi udire da tutti. “Cominciamo le ricerche dell’altro lago. Alcuni di noi torneranno al punto di partenza e seguiranno il fiume di levante seguendone la traiettoria ovunque essa porti. Altri andranno nella foresta, tenendosi ovviamente sempre verso il fiume a ovest. Fate più tentativi, se necessario. La vita del Re Supremo dipende da noi. Appena qualcuno trova qualcosa, avverta immediatamente gli altri. Non fate di testa vostra. Ricordate che la Strega Bianca è ancora tra noi”
 
 
Pug se ne stava fuori dalla cabina di Rabadash , aspettando che il principe lo facesse chiamare.
Il mercante di schiavi s’innervosiva sempre quando il giovane lo cercava.
Lui teneva alla sua vita, e aveva scoperto che ci teneva più dell’oro. Se mai il principe gli avesse affidato un nuovo incarico, almeno voleva essere sicuro di poter avere qualcuno con lui che gli coprisse le spalle. Non gli avrebbe detto no, ma nemmeno si sarebbe lanciato allo sbaraglio come la volta precedente. D’altronde, dagli errori si impara.
In quel momento, un servitore usci dalla cabina reale. “Sua Altezza può ricevervi, ma dice di aspettare un momento ancora vicino alla porta, verrà lui da voi”.
Il mercante allora entrò e rimase in attesa.
Si guardò attorno, osservando il sontuoso arredamento del salotto del principe.  Non resistette e si mise a curiosare qua e là, avvicinandosi a un mobile sopra il quale, adagiato su un cuscino di velluto, vi era un pugnale d’oro tempestato di pietre preziose. Poco dopo, il mercante udì i passi di Rabadash e si affrettò a mettere giù il pugnale.
“Mio signore, eccomi al vostro cospetto” s’inchinò l’uomo non appena vide il principe. “Mi fa immensamente piacere vedere che ormai Vostra Altezza è ristabilita”
“Anche tu stai meglio, a quanto pare” s’informò inaspettatamente Rabadash. Sul braccio portava il solito falchetto nero e bianco con un nastro rosso legato alla zampa.
“Oh, sì, ormai sono completamente guarito, mio signore, grazie”
“Molto bene allora, perché ho un lavoro per te” disse il principe, rimettendo l’uccello nella gabbia e accomodandosi su una delle ampie poltrone. Pug rimase in piedi.
 “Cosa desidera il mio signore, da me?”
“Una cosa molto semplice, anche se probabilmente non ti piacerà” iniziò Rabadash. “Vedi, lo farei personalmente, ma ho appena ricevuto nuove istruzioni da mio padre” e dicendo ciò indicò il falchetto nella gabbia, “e credo sia necessario occuparsi prima di ciò ch’egli mi ordina.”
“Certamente, certamente…”
“Dovremo viaggiare ancora a lungo, a quanto sembra, ma c’è una cosa che dev’essere assolutamente fatta quanto prima. E tu puoi farlo per me”
Pug attese, irrequieto. Rabadash proseguì.
“Una volta mi hai detto che vorresti vendicarti di quel che hai subito a Portostretto”
“Sì, me ne ricordo. E voi avevate detto, che sareste stato felice di accontentarmi”
“Ed è così”
“Ah!” fece Pug esaltato. “La Regina Susan…”
Rabadash s’incupì e alzò una mano. “No! Lei è mia. Il grande Tash me l’ha promessa in sposa personalmente. No, tu ti devi occupare principalmente di Re Caspian…e sì, in parte anche di Susan”
“Come il mio signore comanda” disse Pug un po’ dispiaciuto, ma certo che Rabadash avesse in serbo per lui qualcosa di ugualmente allettante. “Però…il mio signore mi promette che questa è l’ultima volta che ho a che fare con Narnia?”
Rabadash strinse gli occhi. “Io non prometto nulla. Tutto dipende da se riuscirai o no in quel che ti ordinerò di fare. Se porterai a termine questa missione te ne potrai andare, lasciare la nave e far rotta di nuovo verso la tua casa. Come ricompensa, potrai chiedermi ciò che vuoi”
Pug esaminò l’offerta e non ci mise molto per decidere: avrebbe fatto quest’ultimo favore al principe.
“Se Vostra Altezza me lo concede, vorrei il pugnale che avete su quel mobile”
Il principe e il mercante si voltarono a osservarlo e il primo acconsentì con una risata.
“Ma ora, Pug, ascoltami. Il piano è molto semplice: devi raggiungere in gran segreto i narniani. Non devi farti vedere, è essenziale. Ti affiancherò uno dei pirati di Ader, il migliore”.
“Ma siamo ancora lontani da loro, non sappiamo dove siano i narniani”
“Purtroppo è vero. Tuttavia, con una Blue Singer li troverete in un battibaleno”
Pug spalancò la bocca. “Voi volete che raggiunga il Veliero dell’Alba a nuoto, sul dorso di una balena azzurra? E come? Non si possono mica addomesticare, è impossibile!”
Rabadash sogghignò. “Difficile, ma non impossibile. Come saprai anche tu, essendo stato un pirata, una volta che una Blue Singer viene catturata deve servire il suo padrone fino alla fine dei suoi giorni, a meno che egli non decida di liberarla.”
“Sì, lo so, e…quindi…”
“Quindi” proseguì Rabadash impassibile, “una volta che avrai trovato i narniani starai alle loro calcagna fino a che approderanno su qualche isola. Alla prima occasione rapirai la Regina Susan e la porterai da me.” Rabadash sospirò pensando a lei. “Vorrei poterlo fare io, lo ribadisco, ma converrai con me che, furfante quale sei, hai molta più dimestichezza di me in certe cose.”
Pug rise. “Questo è vero…”
“Allora è sì?”
“Se davvero promettete che in seguito potrò tornare indietro, Altezza…”
“E va bene: hai la ma parola. Potrai tornare a Portostretto”
Pug si raddrizzò e baciò la mano del principe. “Ma ditemi, vostra signoria, cosa dovrei fare con Re Caspian?”
“Semplice: devi ucciderlo”
“Ma io volevo vendicarmi della Regina Susan…lui non m’interessa”
Rabadash alzò un dito ammonitore. “Non voglio scherzi, Pug, mi raccomando. Susan dev’essere trattata con ogni riguardo. Ricorda che ben presto sarà Imperatrice di Calormen. Ma la tua sete di vendetta verrà comunque ricompensata, perché colpendo il Re, colpirai lei.”
“Oh…davvero diabolico, mio signore”
Rabadash rise soddisfatto.
Era l’unico modo per farla cedere, lei e tutti i narniani. Tisroc l’aveva espressamente ordinato: per avere la Regina fai qualunque cosa, ma in fretta…
Ebbene, cosa c’era di meglio se non uccidere il Liberatore?
Tisroc continuava ad insistere che uno dei modi migliori per cominciare a piegare il popolo di Narnia era ingannarli sulla morte del loro Re. Ma Rabadash non era d’accordo. Perché divulgare una falsa notizia quando potevano ucciderlo sul serio?
Il principe sapeva perché suo padre era così riluttante nel sbarazzarsi di Caspian: aveva paura del Leone. Lo ammettesse o meno, Tisroc credeva in quella creatura e ne aveva il terrore, per questo non ne pronunciava mai il nome, e così aveva imposto a tutta Calormen.
Ma Leone o non Leone, Caspian andava tolto di mezzo, poiché era l’unico ostacolo che gli avrebbe permesso di far sua la Regina Susan. Ormai la considerava una sua proprietà e solo con la morte del suo amato, quella donna si sarebbe finalmente spezzata e piegata alla sua volontà.
 
 
Quand’era precipitato, Peter aveva cercato di aggrapparsi alla parete di roccia e si era ferito alle mani. Poi l’oscurità aveva avvolto tutto quanto, prima di posarsi anche su di lui. Grossi macigni erano crollati dall’alto e un paio di questi l’avevano travolto. Era stato quasi surreale.
Aveva perso i sensi ed era rimasto incosciente per molto tempo. Non sapeva quanto.
Là sotto vi era un silenzio opprimente, inframmezzato da un sommesso gocciolio lento e regolare, che però divenne presto insopportabile.
La convinzione di essere ancora vivo si concretizzò con ondate di dolore in ogni parte del corpo.
Peter strinse le palpebre e l’immobilità del luogo fu spezzata dal suo grido soffocato.
Quando gli spasimi cessarono, provò ad aprire gli occhi, ma ovviamente non poté vedere nulla se non buio e ancora buio. Solo un lieve bagliore azzurrognolo alla sua destra illuminava una piccola porzione della nuda e fredda roccia sulla quale era disteso a pancia in giù.
Non era una buona idea muoversi di nuovo, ma voleva accertarsi e capire se quella luce fosse veramente ciò che pensava.
Fortunatamente, non fu necessario fare troppi movimenti (quel tanto che gli permise di tirare un sospiro di sollievo e scoprire di non essere così malmesso come aveva creduto inizialmente). Poi la vide: la Spada di Restimar era a pochi centimetri da lui e brillava di luce propria. Proprio come era accaduto a quella di Bern, quando Edmund l’aveva impugnata la notte in cui la Strega Bianca era salita a bordo del Veliero dell’Alba.
Quella luce lo fece sentire meglio, in qualche modo rassicurato, perché improvvisamente seppe di non essere solo là sotto: di certo, Aslan era con lui.
Tentò di alzarsi, stingendo i denti e portandosi la mano sinistra al fianco destro. Molto probabilmente aveva qualche costola rotta, la spalla sinistra gli faceva male da impazzire e sanguinava sotto la stoffa della camicia strappa. Fortunatamente, le gambe era tutt’e due sane, anche se su tutto il corpo aveva tagli e ammaccature.
Allungò piano la mano e la posò sull’elsa della Spada di Restimar. Essa sembrò reagire e intensificò la propria luminosità, come se sapesse di trovarsi finalmente nelle mani del suo proprietario.
Sostenendosi alla parete e stando attento che non ci fosse un altro crollo, Peter si tirò in piedi e legò alla bene e meglio la nuova arma alla cintura, dalla parte opposta di Rhindon. Non ce la faceva a tenerla in mano.
Guardò in alto per cercare di scorgere il punto in cui era precipitato, ma il debole fascio di luce della lama magica non arrivava fin lassù. Inoltre, pensò, il passaggio doveva essere ostruito dai massi che erano crollati. Era caduto fin nelle viscere della terra, da metri e metri d’altezza.
“Devo risalire!”
Peter lottò contro il dolore e fece vari tentativi, aggrappandosi alla parete con le mani ferite e ancora sanguinanti. Dovette rinunciare presto, poiché era troppo scivolosa, troppo ripida. Inoltre, il dolore era insopportabile e lo costrinse ad appoggiarsi con la schiena contro la roccia.
“Forza” si disse, “Non puoi fare il codardo proprio adesso...”
“Abbi fiducia…”
Peter alzò il capo e la testa girò pericolosamente. Ma non gliene importò, perché davanti a lui c’era…
“Aslan!”
Appena pronunciò il suo nome, la sagoma dorata del Leone spari, balzando nell’oscurità. Nello stesso istante, la Spada di Restimar mandò un bagliore accecante e illuminò la cavità sotterranea molto più in là di quanto Peter avesse sperato. Ora poteva vedete che la strada continuava.
Iniziò allora ad inoltrarsi nella grotta buia, procedendo sempre tenendo una mano sulla parete, avvertendo una fitta improvvisa a una caviglia. Si era sbagliato sulla sua situazione.
“Sono messo piuttosto male, stavolta”
Camminò per alcuni minuti, chiedendosi se faceva davvero bene ad inoltrarsi così tanto nella caverna e allontanarsi sempre più dal punto dove era caduto. Se gli altri fossero riusciti in qualche modo a scendere e raggiungerlo? Cosa avrebbero pensato non trovandolo?
“No, è impossibile”pensò ancora Peter, “non riusciranno mai a spostare quei macigni. Devo farcela da solo”
Un lieve brontolio risuonò alle sue orecchie.
“Tu non sei solo, Peter, ricordatelo”
“Aslan…è vero, perdonami. Ma non c’è possibilità per loro di arrivare a me. Aiutami ad uscire e raggiungerli, ti prego”
“Continua a provare, Figlio di Adamo, e troverai la via”
La presenza rassicurante del Leone era tutta attorno lui e Peter si sentì più forte, e lo sconforto sparì dal suo cuore.
D’un tratto però, accadde qualcosa.
Il ragazzo si trovò davanti a un bivio e si fermò per decidere qual era la strada migliore da seguire. Rammentò i due fiumi sull’isola, quello a ovest e quello a est, l’uno pieno d’acqua potabile e l’altro colmo di acque maledette.
Decise di imboccare il cunicolo di sinistra e andare verso ovest, dove sperava non ci fossero pericoli nel caso in cui si fosse imbattuto in una qualche fonte d’acqua.
Poi l’udì: l’inconfondibile suono scrosciante, fragoroso. Era sempre più vicino, sempre più vicino…
Ma da dove veniva? Da sinistra o da destra? O da entrambe le parti?
Peter indietreggiò un poco e poi lo vide. Sembrava proprio un fiume in piena che sbatteva sulla parete della galleria di destra.
Si tuffò in quella a fianco ma il fiume curvò e lo inseguì, come impazzito. Peter cercò di correre più veloce che poteva, ben sapendo che quel che stava accadendo era opera della magia e lui non poteva fare nulla contro di essa. Solo Aslan avrebbe potuto…
Dove l’acqua passava, tutto diveniva d’oro: il pavimento, le pareti, il soffitto. Tutto cominciò a brillare a causa del bagliore provocato dal metallo prezioso, il quale si univa allo scintillio sempre maggiore della Spada di Restimar.
Il piede ferito cedette e Peter cadde a terra. Si girò svelto e indietreggiò ancora, strisciando a terra, vedendo che ormai il flusso d’acqua si era tramutato in una scia d’orata che serpeggiava verso di lui. Non sarebbe riuscito ad evitare che lo colpisse.
Ma alla fine, proprio mentre la terra e le rocce ai suoi piedi divenivano d’oro, l’incanto si arrestò e tutto tornò immobile, mentre un ruggito spaventoso invase la caverna.
Peter guardava fisso a un centimetro dal suo piede: ancora un secondo e sarebbe divenuto una satua proprio come Lord Restimar.
Si rialzò con fatica, allontanandosi il più possibile da quel punto. Dovette però di nuovo appoggiarsi a una parete, poiché il dolore lo privava di tutte le forze.
“Grazie, Aslan” mormorò ad occhi chiusi, ansante.
“Attento, Peter, sta arrivando…”
Il giovane riaprì gli occhi e trasalì. Immediatamente sguainò Rhindon.
La Strega Bianca era davanti a lui, bella e glaciale, con uno sguardo che sembrava doverti inghiottire da un momento all’altro.
L’ultima volta che l’aveva guardata direttamente negli occhi era stato alla casa di Aslan, e stava per commettere un’enorme sciocchezza.
“Non succederà di nuovo!”
Senza preamboli, Jadis allungò un braccio bianco e lungo. “Tu hai qualcosa che mi interessa, Peter caro”
“Se ti riferisci alla Spada di Restimar, sappi che non te la cederò facilmente”
Jadis rise, una risata gelida che provocò nel giovane brividi lungo la schiena.
“Sai, questa scena l’ho già vissuta: tu con la tua fedele Rhindon che mi minacci…All’epoca non eri ancora Re, ma il coraggio è sempre lo stesso. Il coraggio degli sciocchi che giocano a fare gli eroi. Ti ricordi, Peter? Accadde all’accampamento di Aslan, quando venni a rivendicare il sangue di tuo fratello”
“Sì, me lo ricordo bene” replicò il ragazzo con voce ferma, ma dentro di sé sentiva l’inquietudine crescere a ondate.
“Come sei serio…” sorrise Jadis osservandolo e avvicinandosi un poco.
“Sei venuta per me stavolta, lo so. Farai esattamente quello che hai già fatto alle mie sorelle. Ma sono pronto e ti affronterò! Solo, sappi che Aslan è con me, come era con loro.”
“Non mi spaventa sfidare Aslan, l’ho già fatto molte volte”
“L’hai sempre sottovalutato e guarda come sei ridotta: poco più di un fantasma”
Jadis strinse gli occhi, furiosa. “Se è davvero qui, allora digli di venire ad aiutarti”
“Te l’ho già detto: lui c’è”
Jadis scosse il capo, incredula. “Che cosa strana…io non lo vedo. Fa sempre così, vero? Ti lascia solo, in balìa del pericolo, ben sapendo quello che succederà. Un pò incurante, non ti pare?”
“Non ha bisogno di mostrarsi sempre in prima persona. La sua forza e la sua potenza sono in noi, in chiunque crede in lui e crede in Narnia.”
“Ciò non toglie che non ti sta aiutando. O vuoi farmi credere che ti basta avere fede?”
“E’ così” rispose Peter con fermezza, senza dubbio alcuno. O forse un dubbio l’aveva…
L’avvertimento di Coriakin…improvvisamente gli venne alla mente…
Non dubitare mai di ciò che può accadere, o perderai ciò che per te è più prezioso
Ora sapeva cosa voleva dire…
Se avesse dubitato di Aslan, di sé stesso, avrebbe perso per sempre Narnia, e non solo…
I volti dei fratelli e degli amici affiorarono alla sua mente, e poi lei, Miriel…
“Come si può aver fiducia in qualcosa che non si vede?” disse ancora la Strega Bianca, con tono di commiserazione.
Sotto i suoi occhi increduli, Peter rinfoderò Rhindon e la guardò dritto negli occhi, senza timore.
“La fede è l’aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”
La voce di lui era ferma, il viso fiero, nobile.
La Strega Bianca strinse i pugni e la sua bellezza scomparve, soffocata dalla collera, la faccia contratta nello sforzo di non mettersi a gridare.
“Degne parole di un Re…”
Poi, l’aria si riempì di un aroma delizioso, come se qualcuno avesse aperto uno spiraglio nella roccia per permettere agli aromi del mondo esterno di penetrare là sotto. Il profumo di salsedine, di fiori, dell’erba... quel profumo che si sente nella prima giornata di sole primaverile dopo essere stati tanto a lungo avvolti dal gelo dell’inverno. Un profumo di vita.
“Lo vedi?” sorrise Peter. “Lui può superare persino le tue barriere, Jadis. Per quanto tu ci provi non lo fermerai, così come non fermerai mai noi. E’ scritto dai tempi dei tempi che i Figli di Adamo e di Eva avrebbero sconfitto il male, e quando tutti gli amici di Narnia saranno uniti, per te sarà la fine”
“Quel giorno non arriverà mai!” assicurò la Strega Bianca. “L’ultimo Amico di Narnia non è ancora giunto in questo mondo, e prima che possa arrivare io avrò già eliminato gli altri sei!”
Jadis si scagliò allora contro Peter. Il ragazzo mise di nuovo mano all’elsa di Rhindon ma non fece in tempo a fare nulla. La Strega Bianca lo afferrò per il collo e con una forza sovrumana lo scagliò contro la parete. Peter gridò, il corpo trafitto da mille pugnali di dolore, e si accasciò al suolo.
“Sei stato uno sciocco a metter via la spada, Peter il Magnifico…o forse dovrei chiamarti solo Peter Pevensie…Sì, non sei altro che un terrestre giunto in un mondo che non è il suo. Ormai, qui più nessuno ti considera il Re. A nessuno importa di te, non te ne rendi conto?”
Peter alzò lo sguardo. Ciuffi biondi gli ricadevano sugli occhi ma non si curò di scostarli. “So cosa stai facendo, ma non funzionerà stavolta.”
“Davvero?” Jadis si chinò su di lui, parlandogli con voce sibilante, ipnotica. “Io invece credo che tu stia pensando alle parole che ho appena pronunciato. Perché tu lo sai, Peter...L’Età d’Oro è finita.  C’è Caspian sul trono, ora. E’ lui il signore di Cair Paravel. Questo è il suo regno, non il tuo. E i tuoi fratelli sono divenuti come una famiglia per lui: Susan, Edmund e Lucy non hanno più bisogno di te…”
“No, non è vero…noi siamo sempre stati insieme e Caspian è…è un buon sovrano…”
“Lo dici, ma non lo pensi…Lo odi, in realtà. Lo hai sempre odiato perché ti ha rubato Narnia. Un uomo di Telmar, Peter, ci pensi? Un invasore”
Peter abbassò lo sguardo e lo fissò sul pavimento di pietra. Forse era vero. Forse non lo aveva mai ammesso con se stesso ma…odiava Caspian…
“No…” scosse forte il capo. “No, non è vero, non lo odio…”
“Sì invece, perché sai che lui ti porterà via tutto ciò che hai di più caro. Prima il titolo e poi la tua famiglia. Susan rimarrà a Narnia con lui e non la rivedrai mai più. Edmund è il su migliore amico- non il tuo, il suo, rammentalo- e potrebbe decidere di restare al suo fianco, come Susan. E quanto credi che ci metterà Lucy a seguirli? Hai detto tu che siete sempre stati insieme, e loro non vorranno separarsi. E non gl’importerà un bel niente se tu accetterai o meno, o se non ci sarai. Sei stato così crudele con loro… e Susan, Edmund e Lucy hanno trovato un degno sostituto: hanno trovato Caspian. Ora è lui l’elemento principale del gruppo. Se c’è un problema da chi vanno? Dal Re, e il Re è Caspian il Liberatore, non Peter il Magnifico. Ormai la tua storia è solo sui libri, Peter. Sei solo un nome, una leggenda, e le leggende a volte vengono dimenticate…Anche tu sarai dimenticato, prima dai tuoi fratelli, poi da tutto il regno. Per cui…non ti curare di loro. Torna a casa”
“A casa?” balbettò il ragazzo, confuso e frastornato.
Sapeva che ciò che Jadis gli diceva era tutta una menzogna, ma…non poteva ignorarla…doveva ascoltarla!
“Sì, caro, a casa. Da tua madre e tuo padre. Le uniche persone che hanno sempre capito quanto vali, che sanno davvero chi sei”
Mamma…papà…
Una lacrima involontaria scese sul viso del Re Supremo.
Gli mancavano. Gli mancavano immensamente. E tutto quello che aveva passato da quando era Re…non era stato facile. In certi momenti era stato persino insopportabile.
“Lo so, mio caro…” mormorò la Strega tendendogli una mano. “Sei solo un ragazzo, non vale la pena soffrire per tutto questo. Non vuoi essere come gli altri? Un ragazzo normale?”
“No!” scandì Peter forte e chiaro e la sua voce rimbalzò sulle pareti.
Si alzò in piedi e riprese in mano Rhindon, osservandola attentamente.
“Io non sono come gli altri” mormorò, gli occhi ora non più umidi. “Un Re di Narnia: ecco quello che sono. Uno dei cinque Sovrani. Siamo in cinque, siamo una squadra, non sono solo. Non lo sono mai stato…”
Ripeté le stesse parole che Aslan gli aveva rivolto poco prima.
“Aiutami…non voglio farmi prendere da lei, aiutami!”
“Sono qui, Peter, sono con te. Non mi vedi ma io sono dentro di te, nel tuo cuore. Rammenta quelle parole…”
Peter guardò ancora la lama di Rhindon, le scritte in argento vergate su di essa. Ma non erano quelle le parole che gli serviva ricordare, bensì quelle pronunciate dal Leone quando lo incornò insieme ai fratelli.
“Tu dici che non sono più Re, ma ti sbagli, Jadis. Perché quando si è Re o Regina di Narnia, si è sempre Re o Regina”
Il Re Supremo fissò la Strega Bianca e in quell’attimo sembrò a entrambi di essere ancora sul campo di battaglia, le spade in mano, Peter con indosso l’armatura rossa e argento.
“Quel tempo non tornerà mai più!” gridò Jadis, sentendo che il suo incantesimo ormai non faceva più presa sul ragazzo.
Peter sorrise. “No, è vero. Ma ne verranno altri. E Narnia sarà sempre più bella, sempre più meravigliosa…grazie a Caspian. E forse anche grazie a noi. Io…io non so quanto a lungo potrò restare, ma finché sono qui farò tutto il possibile per cancellare dalla mia vera casa ogni sorta di creatura malvagia”
“E i tuoi genitori?”
Peter vacillò, ma ormai sapeva…
“Solo Aslan potrà decidere cosa ne sarà di tutti noi. E sono certo che farà la cosa giusta. Non ci lascerà soli, mai, e non lascerà soli i miei genitori. Perché ha creato anche loro. Come ha creato te, Jadis”
“Zitto!”
“No, tu sta zitta!” urlò Peter avanzando e puntandole contro la lama di Rhindon. “Lo so da tanto, ci ho riflettuto: se Aslan e l’Imperatore d’Oltremare hanno creato l’universo intero, hanno creato anche tutti gli alti mondi, la maggior parte dei quali, purtroppo, sono andati allo sfacelo. Ma anche la tua terra, il regno di Charn, l’ha creata Aslan, che ti piaccia ammetterlo o meno. Anche tu sei una creatura del Grande Leone, Jadis, ma ormai…ormai sei perduta. Come Coriakin, come Tisroc, come Rabadash, come Tash…voi siete il male.”
“Adesso basta!” Jadis alzò una mano e di nuovo l’acqua riapparve, ricominciando a trasformare tutto quanto incontrava in puro oro.
“Farò di te la statua più maestosa che si sia mai vista, Peter il Magnifico!”
“Sono perduto!” pensò il ragazzo, riflettendo in fretta ma senza trovare soluzione.
Poi, la Spada di Restimar brillò così sfolgorante che fu difficile sia per il ragazzo che per la Strega tenere gli occhi aperti.
Peter l’afferrò, spinto dall’istinto che gli diceva di usarla. La tenne davanti a sé, Rhindon abbassata lungo il fianco. Il suo corpo era di nuovo attraversato da fitte di dolore acuto, tanto da non riuscire più a reggere la spada che adesso vibrava nel suo pugno. La spalla gli faceva troppo male e l’aveva già sforzata troppo. Ma doveva continuare a tenere la Spada del Lord puntata avanti a sé. La sua scia azzurra fermava l’acqua d’oro e lo proteggeva, creando come uno scudo invisibile attorno a lui.
“Dami quell’arma!!!” gridò ancora la Strega, una mano a schermare gli occhi dal riverbero della lama magica.
All’improvviso, dalle pareti  e dal soffitto cominciarono a cadere piccoli sassi e polvere. Peter e la Strega guardarono in alto ed entrambi pensarono che la grotta stava per cedere. Ma non fu proprio così.
Grosse radici spuntarono dalla roccia, sgretolandola e scavandosi il passaggio per arrivare fino al giovane e alla donna. Afferrarono la Strega, arrivando a lei da ogni lato possibile. Jadis si ritrovò con gambe e braccia intrappolate e gridò ancora, colma di rabbia.
Peter sapeva che non l’avrebbero di certo uccisa, ma per un momento ci sperò.
Completamente preso alla sprovvista da ciò che stava succedendo, non vide il fulmineo scatto del braccio di Jadis che afferrava la Spada di Restimar e gliela strappava dalle mani.
“NO!!!”
Cercò di raggiungerla ma una radice andò verso di lui e lo spinse lontano, prima di avventarsi anch’essa sulla Strega. Allora le pareti crollarono sul serio sopra di lei, e Peter si sentì afferrare da due zampe possenti e morbide. Poi avvertì un senso di vuoto allo stomaco, quando si ritrovò in aria, la creatura che balzava sulle pareti prendendo la rincorsa per poter uscire.
Non seppe come fu possibile, ma un secondo dopo, l’oscurità fu sostituita dalla luce abbagliante del sole.
 
 
Poco dopo che erano partiti in cerca della fonte d’acqua dolce, Caspian, i tre Pevensie, Eustace, Rip, Miriel, Emeth e gli altri marinai, avevano avvistato di nuovo la nebbia verde. Poco dopo ancora, Lucy e Susan avevano gridato a gran voce di aver visto Aslan.
Seguendo la Valorosa e la Dolce si erano inoltrati nel fitto della foresta e infine eccolo: il secondo lago, la cui fonte non era stregata. Susan aveva visto giusto.
Miriel prosciugò la sorgente in un batter d’occhio, solo che…non c’era nessun passaggio. Nulla che li potesse far entrare. Erano al punto di partenza.
Disperati ed esausti, si erano chiesti quanto tempo ancora Peter avrebbe potuto resistere sottoterra.
“Aslan, dove sei?” aveva mormorato Lucy.
“Fate presto, piccola mia, presto! Seguite la nebbia!”
Quella volta, bene o male tutti l’avevano udito e così avevano fatto, arrestandosi infine sull’orlo di un crepaccio profondo decine di metri.
“E’ la sotto” disse Miriel, i lunghi capelli rossi sferzati dal vento che soffiava dal fondo della gola, a mala pena visibile.
“Ne sei certa?”
“Sì, Edmund, lo sento. Lui è la e la Strega Bianca con lui!”
“Andiamo, allora!” disse  Ed, “Caliamoci come abbiamo fatto prima, con le funi. In fretta!”
“Ma è troppo profondo!” protestò Eustace.
“Ho io la soluzione” disse ancora Miriel. “Susan, per cortesia, puoi suonare il tuo corno? Da sola ho paura di non farcela”
“Il corno? Certo”
Susan lo estrasse dalla piccola sacca legata in vita e vi soffiò dentro, chiedendo un aiuto silenzioso all’isola, mentre ascoltava la bassa e profonda nota che ne fuoriusciva.
Poi, sotto gli occhi sbalorditi di tutti, gli alberi cominciarono a muoversi, le radici uscirono dalla terra.
“Cercate il Re Supremo, amici” aveva esclamato la Driade e le piante l’avevo ascoltata.
In seguito, Caspian, Edmund, Susan, Lucy, Eustace, Ripicì, Emeth e la stessa Miriel erano saliti sopra le radici più grosse e resistenti, ed erano stai calati dolcemente nella gola come in groppa ad enormi e strani uccelli.
“Sto per sentirmi male! Aiuto!!!” gridò Eustace.
Miriel sembrava guidare gli arbusti dove desiderava. In pochi secondi arrivarono in fondo e misero piede a terra (in realtà Eustace cadde, ma nessuno ci fece troppo caso).
La Driade corse avanti a tutti e gli altri le furono subito dietro. Sembrava sapere dove andare. E forse lo sapeva davvero…
Ormai era chiaro a tutti che tra lei e Peter c’era un legame speciale.
“Là! Guardate!” aveva esclamato Caspian alla fine.
La nebbia verde vorticava e lottava contro grosse radici che cercavano di trattenerla. D’improvviso, un lampo dorato li fece indietreggiare tutti automaticamente. Subito dopo compresero di cosa si trattasse (o meglio, di chi) e non ebbero più timore.
“Aslan!” gridarono “Peter!”
“Peter!!!” urlò Miriel più forte di tutti, correndo da lui non appena il Leone lo posò a terra.
Edmund corse verso la nebbia, la Spada di Bern in mano. Susan lo seguì e scagliò una, due, tre frecce, che dispersero la foschia e rivelarono colei che vi era celata. Il Giusto calò la lama sulla Strega, ma fu come fendere l’aria, esattamente come la volta scorsa.
Ella scomparve con un ghigno soddisfatto sul volto di ghiaccio. Stretta nella mano aveva una spada che, da luminosa qual era stata, spegneva pian piano la sua luce e spariva con lei.
Nel frattempo, Lucy, Caspian e gli altri erano corsi da Peter. Aslan era poco lontano da loro.
Susan e Edmund si voltarono svelti e li raggiunsero. Per ora la Strega se n'era andata, e il fratello maggiore veniva prima di tutto il resto.
Peter si alzò piano e subito le braccia delle tre ragazze si chiusero su di lui.
“Ahi! Mi fate male!” protestò il giovane, cercando di abbracciarle tutte e tre contemporaneamente.
Poi, Susan e Lucy si tirarono indietro, ma Miriel rimase stretta tra le braccia di Peter, che la stinse forte a sua volta.
“Sei vivo! Sei vivo!” singhiozzava la Driade, il volto nascosto nel suo petto.
“E’ stata una passeggiata” tentò di scherzare il ragazzo. “Hai sentito la mia mancanza?” le chiese con un lieve sorriso.
La Driade singhiozzò ancora e non rispose. Peter le accarezzò i capelli. “Tranquilla, sto bene”
“D-davvero?” chiese lei, guardandolo e accarezzandogli a sua volta il viso sporco e i capelli spettinati.
“Più o meno” ma il Re Supremo non poté reprimere una smorfia, e subito Lucy fu di nuovo al suo fianco, cordiale alla mano.
“Molto bene, Figlio di Adamo. Molto bene” mormorò Aslan con un brontolio soddisfatto.
“Aslan…” sussurrarono tutti in coro, felici e increduli come ogni volta che il Leone appariva loro.
“Non ce l’avrei fatta senza di te” disse Peter, con un sorriso sincero ma un po’ tirato.
“Le cose che hai capito laggiù, Peter, dille anche ai tuoi amici.”
Il ragazzo annuì.
Aslan si volse verso Miriel e le sorrise. “Brava, Miriel”
Lei si asciugò in fretta il viso, si alzò e fece un inchino.
“Emeth tarkaan”
Tutti si girarono verso il soldato ed egli non seppe bene se inchinarsi o no, ma alla fine lo fece.
Il Leone non disse nulla, si limitò ad annuire e tutti capirono che approvava la presenza del soldato.
“Io…io non so come devo chiamarvi…” balbettò Emeth impacciato.
 “Signore può andar bene” gli suggerì Lucy a bassa voce, scoccando un’occhiata ad Aslan. “Scusa…”
“Piccola mia, stai diventando sempre più grande e sempre più forte”
Lucy arrossì, senza poter reprimere un sorriso che le illuminò il volto rendendola bellissima.
“Anche tu, Eustace”
“Ah…ah…ah…AHIA!” esclamò il ragazzino, quando Susan gli diede un pizzicotto, Lucy gli tirò un piccolo calcio e Edmund gli diede una gomitata.
“Edmund…la tua prova deve ancora arrivare, figlio”
“Lo so bene, Aslan. Ma sarò pronto quando accadrà, vedrai”
Il Leone assunse un’espressione pensierosa. “Ce la farai, come i tuoi fratelli, ma non sottovalutare la Strega Bianca.”
Edmund annuì con aria fiera.
“Susan…stavolta mi hai veduto, mia cara!”
La Regina Dolce vide sul fulgido muso d’orato un’espressione di immensa fierezza, e capì che era per lei.
“Caro Aslan, sono felice! E ti ringrazio”
Susan avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma non lo fece.
“Ripicì, piccolo e grande amico. Continua a vegliare su tutti loro, mi raccomando”
“Oh, si signore, certo signore, assolutamente signore!” fece il topo, rischiando quasi di cadere per tutti gli inchini che fece.
“Vostra Maestà” s’inchinò a sua volta il Felino, rivolgendosi a Caspian. “Stai facendo un ottimo lavoro. Narnia è fiera di te”
“Grazie, Aslan” disse il giovane, abbassando il capo in segno di rispetto. “Spero di riuscire ad essere sempre degno del mio popolo. E se ci sono cose che a volte me lo impediscono, ti assicuro che me ne rammarico immensamente”
“Finora non ho trovato nulla da rimproverarti, Caspian. E io vi osservo sempre”
Il Re alzò il capo e per un attimo soltanto volse lo sguardo verso Susan, vedendo che anche lei lo guardava. Stavano pensando la stessa cosa, ma in quel momento Aslan riprese a parlare.
“Siete una grande famiglia, siete amici, più che amici. Vi amate dal profondo del cuore, tutti quanti, e questo è bene. Ma tante ancora sono le prove che affronterete, sia individualmente che uniti. Siate sempre saldi e vogliatevi bene, accettando l’uno dell’altro pregi e difetti. Così facendo, potrete superare qualsiasi ostacolo. Anche se…non siete ancora tutti…manca ancora qualcuno…”
“Chi?” non poté fare ameno di chiedere Lucy.
“Dovrà passare molto tempo prima che una di queste due persone giunga a Narnia. Ma lo farà, questo è certo, quando sarà il suo momento. E poi la guida del cielo, la Stella Azzurra. Anche lei dovrà venire con voi”
“Mi piacerebbe molto incontrarla” disse Miriel, sempre inginocchiata accanto a Peter, la mano in quella di lui.
“La sua dimora è ancora molto lontana da qui” rispose Aslan con aria grave “appena prima della Fine del Mondo, su una delle ultime isole”
A quella frase, Caspian trasalì. Una delle ultime isole…dove avrebbe anche incontrato la sua futura sposa, o almeno, colei che gli avevano imposto come tale.
“Aslan, cosa c’è?” chiese di nuovo Lucy, accarezzandogli il bel muso triste.
“Mi sono trattenuto con voi, oggi, per chiedervi di trovare la guida del cielo e aiutarla, poiché si trova in un grave pericolo”
“In pericolo?!” esclamò Lucy preoccupata.
“Qualcosa mi dice che centra la Strega Bianca, non è vero, Aslan?” chiese Edmund con uno strano presentimento.
“E’ esatto”
“Assaggerà la mia spada, Sire!” esclamò Ripicì.
“Buono, piccolo amico…”
Miriel si voltò verso gli amici. “Oh, vi prego, aiutiamola!”
“Calma, calma, mia cara. Vi suonerà strano ma non dovete agire di fretta o potreste cadere nei tranelli di Jadis. L’Isola su cui si trova il palazzo della Strega, dov'è prigioniera la guida del cielo, si sposta in continuazione, da nord a sud, da est a ovest. E' al limite del mondo, ma mai nello stesso luogo. Io aiuterò la piccola stella per quanto mi sarà possibile. E anche per voi non sarà semplice.”
“Ma Aslan” intervenne ancora Lucy, “tu non puoi forse tutto?”
“Non sempre, tesoro mio. Ci sono cose che persino per me sono difficili. La Strega Binaca è divenuta assai potente, quasi come me. Per questo anch’io mi trovo in difficoltà”
“E’ terribile!”
“Ce la faremo!” dichiarò Peter. “Lo faremo per Narnia”
“Per Narnia” dissero tutti gli altri, uno dopo l’altro.
“Ora devo andare” disse infine Aslan. “Peter, tu devi riposare…”
“Ti rivedremo presto?” chiese Susan in fretta.
“Ma certo, cara.”
“Aslan…posso…”
“Mi incontrerai ancora, Susan” disse lui rivolgendole un sorriso gentile. “Parleremo allora.”
E detto ciò, svanì in un lampo di luce d’oro.
“Devo dirvi una cosa importante” disse Peter subito dopo, volgendosi verso i compagni “Jadis ha preso la Spada di Restimar.”
 
 
Risalirono in fretta la gola avvalendosi ancora dei poteri di Miriel. Caspian e Edmund sorressero Peter, che non appena mise piede sul Veliero dell’Alba venne subito medicato e messo a letto.
Il ragazzo continuò a scusarsi per essere stato così sciocco nel farsi sottrarre la seconda delle Spade dei Lord, ma nessuno lo rimproverò.
“Eri ferito, non puoi fartene una colpa” gli disse per l’ennesima volta Miriel, seduta accanto  a lui, la mano sempre nella sua.
La ragazza non lo aveva più lasciato solo da quando l’aveva ritrovato e si era occupata personalmente di fasciargli la spalla.
“Il fatto è che odio sentirmi vulnerabile. Non poso farci nulla. E là sotto lo ero…”
Peter non aveva raccontato a nessuno quel che era avvenuto sottoterra, ma a lei sentì che poteva dire tutto.
Si sfogò, dando voce alle sue paure e ai dubbi che lo attanagliavano da tempo. Cercava di assumere sempre un atteggiamento serio e austero, rendendosi conto quanto fosse però sbagliato nei confronti di tutti.  Parlò della malinconia che provava ripensando all’Età d’Oro, e che avrebbe desiderato non essersene mai andato, che si sentiva in colpa verso Narnia per averla abbandonata e verso Caspian per non riuscire ad accettarlo come nuovo sovrano.  
“A volte ho così tanti pensieri che sembra esplodermi al testa” sospirò il ragazzo, mettendosi una mano sugli occhi. “Dovrei iniziare a trattare meglio tutti quanti. Lo so che ho sbagliato in un sacco di cose, ma…non sono abituato ad ammettere i miei errori.”
“Sì, lo so bene” mormorò Miriel, accarezzandogli i capelli.
A quel tocco lieve, Peter scostò la mano e la fissò negli occhi. Certe volte si scordava quanto Miriel lo conoscesse. Forse lo conosceva più di quanto lui conosceva sé stesso.
“Sei stata straordinaria, oggi. Se non fosse per te, sarei ancora là sotto. Mi dispiace di averti fatta preoccupare in quel modo”
“Sono felice che tu l’abbia fatto, invece” sorrise lei timidamente, senza smettere di passare la dita tra i suoi capelli dorati. “Ora riposati”
“No, aspetta” Peter si tirò su a sedere, appoggiandosi con un gomito al materasso. Subito Miriel fece per sostenerlo ma lui la fermò.
“Ce la faccio” la rassicurò con un breve sorriso. “Potresti…vorresti restare qui con me? Solo per un po’, poi ti lascio tornare in camera”.
“Non avevo intenzione di andarmene. Io resterò con te, finché mi vorrai”
Improvvisamente, Peter sentì il bisogno di stringerla a sé, di averla più vicino. Voleva anche dirle qualcosa, ma non sapeva da dove cominciare.
Era stata lei a trovarlo e lei a salvarlo.
Da tempo aveva chiaro che Miriel significava molto per lui, ma mai con tanta consapevolezza come ora. Si stava rendendo conto che ormai quella splendida creatura era una figura indispensabile nella sua vita. Gli faceva uno strano e bellissimo effetto.
Anche con lei era stato ingiusto, non incoraggiando in alcun modo i tentativi di lei di avvicinarsi a lui, quando invece avrebbe voluto il contrario.
“Dimmi ancora perché sei venuta a Narnia. E non parlo del fatto che sei la guida della terra”
Lei lo fissò un istante e abbassò gli occhi, ma Peter le mise una mano su una guancia e la fece girare di nuovo verso di sé.
“Stavolta voglio che me lo dici guardandomi negli occhi” disse ancora lui, la voce un sussurro.
“Peter…”
“Perché hai voluto incontrare me prima degli altri?”
“Lo sai”
“No, non lo so. Non la vera ragione. Non me l’hai mai detta”
Lei lo guardò emozionata. “Perché volevo farlo….perché…” Miriel sospirò e chiuse gli occhi, riaprendoli subito dopo.
Aveva paura ma ormai non poteva più tenerglielo nascosto. Anche se quella di lui era solo curiosità e in seguito non si fosse arrivati a niente, non voleva più aspettare.
“Perché volevo incontrarti di persona. L’ho sempre desiderato. Era il mio sogno…Essere tua”
Peter sgranò un poco gli occhi azzurri. Non riuscì a spiegare tutta la dolcezza che lei gli trasmise in quel momento.
“Miriel…” sussurrò piano il giovane, avvicinandosi a lei.
“So che non è possibile” ammise la Driade ritraendosi un poco, scuotendo i lunghi capelli rossi. “So che non c’è futuro per noi, ma anche se tu non mi ricambierai mai, io sarò felice perché ho potuto conoscerti”.
Una lacrima scese sul suo viso e Peter ne fu scosso. Una creatura così bella non poteva piangere.
“Per questo ho chiesto ad Aslan di scegliermi, nonostante fosse egoistico da parte mia. La vera ragione per cui sono qui, la ragione principale, sei tu. Volevo incontrarti, anche se per poco. Lo volevo con tutta me stessa. Perché io sono innamorata di te, Peter. Lo sono sempre stata.”
Lui non disse nulla, non si mosse, perché in fondo al suo cuore l’aveva sempre saputo, solo che si era imposto scioccamente di non concretizzare mai quel pensiero proprio per il fatto che tra lui e Miriel non poteva esserci nulla. Non perché lui non la ricambiasse, ma perché un giorno avrebbe dovuto lasciarla e non voleva farla soffrire.
Improvvisamente, capì cosa doveva aver provato Susan. Vide negli occhi di Miriel la stessa tristezza immensa che aveva riempito quelli della sorella nel periodo subito dopo il loro precedente rientro da Narnia. E anche Peter, ora, pensava al ritorno a casa come a qualcosa di doloroso.
E Caspian…Caspian aveva sicuramente sofferto tanto quanto Susan. Per questo il Liberatore e la Dolce non si erano mai avvicinati toppo durante la Guerra della Liberazione, almeno non fino alla fine. Già…perché alla fine non era stato più possibile soffocare il loro amore. E non era più possibile soffocare il suo per Miriel.
Ora non se la sentiva più di giudicarli, di ostacolarli, perché stava succedendo anche a lui.
E capì che era da tanto tempo che lottava contro quei sentimenti che l’avevano sorpreso nella radura dell’Isola delle Voci, quando aveva visto Miriel per la prima volta, circondata dai Fiori del Fuoco.
“Miriel, mi dispiace di averti tenuta a distanza. Sono solo uno stupido e ho pensato solo a me stesso, quando invece avrei voluto pensare anche a te. Perché sei sempre nei miei pensieri, Miriel…”
Si stupì lui stesso del gesto che compì poco dopo, ma scoprì che erano settimane che voleva farlo.
Le pose una mano sul viso, dolcemente, accarezzandole una guancia e avvicinandosi ancora di più.
“Non farlo solo perché ti ho confessato il mio amore” lo fermò lei d’un tratto. “Se non lo vuoi anche tu, non è giusto”
“E’ giusto invece, perché anch’io lo voglio”
Peter si specchiò in quei due gioielli color acquamarina che lo guardavano colmi di emozione e amarezza.
Era completamente avvolto dal suo profumo.
La vide chiudere gli occhi e poi, piano, Peter posò le labbra su quelle di lei e cominciò a baciarla lentamente, accarezzandole il viso e i capelli. Posò con estrema delicatezza le mani sulla sua schiena, sentendo il bisogno di tenerla stretta a sé.
La baciò a lungo e lei non si ritrasse.
Miriel si aggrappò a lui e rispose al bacio, sfiorandogli appena il viso. Dapprima impacciata, in seguito lasciandosi andare completamente a quelle labbra che da tempo immemorabile aveva desiderato per sé.
Lo aveva sempre visto irraggiungibile, anche ora che erano sempre insieme.
Peter era Re Supremo di Narnia e lei era solo una Driade. Forse un poco più speciale delle altre sue sorelle, ma pur sempre una delle tante. Tuttavia, sua madre le aveva sempre detto di rincorrere i suoi sogni e lei lo aveva fatto.
Forse Peter non l’avrebbe mai ricambiata, ma Miriel aveva voluto tentare e incontrarlo ugualmente, e quel che sarebbe successo, sarebbe successo. Valeva la pena di versare qualche lacrima, se era per lui.
E sì, era stupida, era superficiale ed egoista, ma era innamorata. Terribilmente innamorata,  e tutto ciò che sapeva era di voler rimanere al suo fianco in ogni caso.
Ma ora…ora era tra le sue braccia e il suo sogno non le sembrava più tanto irraggiungibile.
Poteva davvero essere che anche Peter l’amasse?
Quando si separarono, il giovane le baciò piano la fronte. Miriel si appoggiò a lui quando il giovane le stese accanto a sé.
Lei s’irrigidì un poco quando lui ricominciò a baciarla a fior di labbra.
“Non credo di essere pronta per…” mormorò incerta, sperando che non si adirasse.
Ma Peter le sorrise. “Tranquilla. Non volevo quello”
Lei annuì e abbassò lo sguardo. Le sue ciglia brillavano ancora di piccole lacrime, ma non piangeva più.
“Lo desideravi davvero?” gli chiese dopo un attimo.
“Se desideravo baciarti?”
Lei annuì ancora.
“Sì. Mi rendo conto che l’ho sempre voluto.”
Lei lo guardò seriamente. “Peter, io…io non sono una ragazza come le altre. Io non sono umana”
Lui sorrise ancora e le scostò una ciocca di capelli. “Lo so. Non m’importa”
La fanciulla gli strinse una mano. “Mi rendi immensamente felice, sai?”
Lui si chinò di nuovo su di lei e la baciò ancora. “Mi ami, Miriel?”
Lei lo fissò, stupita da quel suo slancio. “Sì…”
“E’ tutto quello che mi serve” concluse Peter, passandole una mano sul fianco e attirandola a sé.
“E tu?” chiese la Driade, mormorando contro la sua spalla. “Tu mi ami, Peter Pevensie?”
Lui sopirò e appoggiò la guancia alla sua fronte, chiudendo gli occhi. “Con tutto il mio cuore.”

 
 
 
 
 
 
Scusate cari lettori e care lettrici se non sono riuscita a pubblicare ieri, ma in settimana non ho avuto molto tempo da dedicare a Queen e ho finito di scriverlo mezz’oretta fa. Comunque ci siamo!!! Vi è piaciuto? Spero di sì! ^^
La situazione si complica sempre più!!
Volevo far vedere ancora Shanna, ma dovevo decidere tra lei e i cattivi e ho scelto questi ultimi, perché tra non molto ci sarà un nuovo scontro!  
Chi di voi temeva per Peter avrà tirato un sospiro di sollievo, immagino. Chi voleva scene Suspian non è stato accontentato, ma d’altronde il capitolo doveva essere incentrato più che altro sul Re Supremo…e sulla coppia Petriel!!! D’ora in poi ci saranno molte più scene love tra loro! Chissà quando lo saprà Edmund!!! XD E poi Aslan: accidenti, Susan non è riuscita a parlarci…
Poi, volevo precisare una cosa riguardo una frase di Peter:
“La fede è l’aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute” Non è mia, ma viene dalla Bibbia, precisamente da Ebrei 11:1  L'altro giorno mi è capitata tra le mani e mi sembrava andasse a pennello!
Orsù, è l’ora dei commenti!
E dei ringraziamenti:

 
Per le preferite:ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, english_dancer, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, piumetta, SrenaVdW, susan the queen, The Freedom Song e tinny
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, dalmata91, Miss Hutcherson, piccola_cullen e postnubilaphoebus.
 
Per le seguite:
Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, Betely, catherineheatcliff, Chanel483, cleme_b, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, LenShiro,  Luna23796, Mari_BubblyGirls, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, The Freedom Song, Yukiiiiii e _Autumn
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:Babylady, Charlotte Atherton, english_dancer, EstherS,  FioreDiMeruna, Fly_My World, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon,  piumetta, SerenaVdW,  e tinny
 
 
Angolino delle Anticipazioni:
Prima di tutto, vi annuncio che nel 27° capitolo ci sarà una visita inaspettata per la nostra Susan…ovviamente si tratta di Pug, come avrete già immaginato. Come andrà a finire? La scena avrei voluto metterla in questo capitolo, ma ho preferito rimandare perché mi sono venute altre idee e tutto non ci stava.
Poi poi poi…ancora scene tenere tra Miriel e Peter, e prevedo di farne anche tra Suspian, Lumeth e…Shandmund non ancora, ma comincerà la ricerca della nostra cara Shanna e chissà che non decida di farla arrivare prima del previsto a bordo del Veliero dell’Alba!

 
 
Annuncio!!!
Qui di seguito trovate il video che mi avevano tolto dal canale di youtube (spero che non lo rifacciano, se no sclero >.< ) Era quello con la canzone di Bryan Adams, e lo so che l’avevate già visto, ma l’ho modificato (sono stata costretta) e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Inoltre, è un regalino per farmi perdonare del ritardo ^^



Mi auguro di avere molto più tempo questa settimana per scrivere, voi siate buoni, please!!!
Un kiss grande grande a tutti, continuate a seguirmi!
Vostra Susan<3
   
 
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