CAPITOLO
UNO
“The
Aria’s Dream”
L’alba
era appena sorta nel villaggio di Allenberg. Ogni uomo si preparava per
andare
a lavoro e le loro mogli, in vestaglia bianca, preparavano per loro la
colazione: una ciotola di latte, un pezzo di pane e una fetta di burro
spalmata
sopra. Una ventata d’aria fresca fece sollevare la tenda
della camera di una
giovane ragazza. Lei si chiamava Aria e aveva
l’età di quindici. La brezza che
entrò dalla sua finestra, le fece aprire gli occhi. Si
sollevò e poi si girò
verso il lato destro della sua stanza; sua sorella dormiva
profondamente. Come
ogni mattina, Aria, correva davanti alla finestra della sua camera e
osservava
il villaggio nel momento del suo risveglio; guardava in maniera
spensierata,
come le donne, salutassero i loro mariti, mentre andavano al lavoro.
Intanto,
la biblioteca di Allemberg spalancava le sue porte agli abitanti del
villaggio,
ogni giorno, alle 7.00 in punto; per Aria era una gioia immensa sentire
il
rumore delle sue porte aprirsi. Esso rimbombava per tutto il villaggio.
Fin da
quando era piccola, ad Aria, piaceva leggere e, ogni giorno, prendeva
un libro
in prestito dalla biblioteca. Amava perdersi tra le righe di quelle
storie
fantastiche e quelle illustrazioni meravigliose. A volte, era talmente
immersa
in quelle letture che, quasi, le sembrava di far parte di quegli
incredibili
racconti.
Aria
continuava a rimanere affacciata dalla sua finestra e quando
sentì il rimbombo,
capì che la biblioteca si era aperta. Fece un sorriso a quel
dolce suono che
tanto attendeva ogni mattina. Corse immediatamente nel suo armadio, si
tolse la
sua lunga vestaglia bianca da notte e indossò i suoi soliti
vestiti per uscire.
Scese
le scale lentamente per non fare rumore, ma ad ogni suo passo, esse
cigolavano.
“Tesoro,
sei già sveglia! Stai andando alla biblioteca di
Allenberg?” le domandò sua
madre, mentre preparava la colazione alle sue figlie.
“Sì, Mamma…come al solito!”
esclamò Aria prendendo dalla tavola solo una fetta di pane.
“Aria, siediti a
fare colazione! La biblioteca non scappa di certo.”
Sospirò sua madre. “Mi
sazierò leggendo un buon libro!” uscì
Aria chiudendo la porta.
Passeggiava
saltellando per le vie del villaggio, sorrideva e salutava tutti i
passanti.
Tutti conoscevano Aria Rockwether, questo perché suo padre
aveva una birreria
frequentata dall’intero villaggio. Ogni tardo pomeriggio,
infatti, ella si
fermava in birreria per raccontare le storie che conosceva a tutti
quanti;
loro, seduti ai tavoli, la ascoltavano per ore e rimanevano incantati
dalle
parole che uscivano dalla sua bocca.
Le
porte della biblioteca di Allenberg erano aperta e Aria vi era davanti;
la sua
struttura era imponente, come i suoi lunghi e larghi gradini.
Il
signor Obelauwer, dall’interno della sua biblioteca, sentiva
i piccoli piedini
di Aria salire i gradini; sorrideva all’idea di incontrare
quella ragazzina,
perché, come lui, amava la letteratura e ne apprezzava la
sua grande
importanza.
“Salve
Signor Obelauwer! Oggi che libro interessante mi ha lasciato da
parte?” domandò
Aria arrampicandosi sul bancone troppo alto. “ Oggi ho
riservato per te, uno
dei libri più belli che mi sia arrivato!” le
consegnò personalmente il signor
Obelawer uscendo da dietro al bancone. “Le meraviglie dei
sette mondi” lesse
Aria, il titolo della copertina con stupore. “Sai, aria?
Questo libro era
diviso in sette parti, quanti sono i mondi. I miei sei fratelli,
bibliotecari
negli altri sei mondi, hanno inserito nella loro parte tutto
ciò che avevano
visto ed esplorato!” esclamò il signor Obelauwer
con gli occhiali che li
cadevano sul naso. “Questo è il libro
più bello che io abbia mai ricevuto. Quante
immagini e quante storie! La ringrazio di cuore!” lo
abbracciò Aria, lasciando
il signor Obelauwer felicemente sorpreso; nessuno amava quei libri
quanto
quella ragazzina pensò lui. “ Adesso lasciami o
rischiò di spezzarmi in due,
figliola! Ora va a goderti le tante storie raccontate nel libro e
immaginale
tutte, quasi, come se fossi tu stessa a vederle in prima persona. Se un
vecchio
come me, ha ancora un briciolo di immaginazione, tu potrai averne
abbastanza
vedere tutte quelle cose che gli altri non riescono a vedere: la
bellezza del
grande mondo che ci circonda.
Aria
uscì dalla biblioteca, ma non andò molto lontano,
perché aveva voglia di leggere
quel libro immediatamente. Si sedette sugli ultimi gradini della
biblioteca e
iniziò a sfogliare le pagine: Ogni capitolo parlava di un
mondo visitato dai
sette fratelli. Furono inseriti illustrazioni e descrizioni del loro
viaggio.
Mentre, Aria, spalancava gli occhi a strane creature, bellissime piante
di
varia forma, città misteriose e pittoresche, pensava:
“Oh, cosa per poter
visitare questi mondi! Respirare l’aria di questi luoghi e
ammirarne le
rispettive bellezze e stranezze. Conoscere la gente di quei posti e le
cose che
hanno da raccontare. Oh, cosa darei per avere questa rara
opportunità!”. Ad un
certo punto, Aria chiuse l’enorme libro, attirata da un
affluire di persone
verso il porto che ospitava le barche e le navi. A tale evento,
pensò: “C’è solo
un motivo di tanta affluenza. Arriva qualcuno dai mondi
lontani!”
Aria
corse in mezzo alla gente, correva più che poteva per
giungere al porto e
vedere chi giungeva. Arrivata al porto, si fermò come tutti
quanti a guardare,
ma lei era bassa e, nonostante saltasse, la gente davanti a lei era
troppo
alta. Si guardò attorno e chiese all’uomo
più alto, cosa stesse succedendo. “Mi
scusi signore, può dirmi chi giunge da lontano? Io, non
riesco a vedere da qui!”
chiese cortesemente Aria, mentre l’uomo le sorrise e la fece
salire sulle sue
spalle. “guarda tu stessa. Dai mondi lontani è
arrivato il viaggiatore! Colui
che è partito per visitare i sette mondi e che da essi porta
provviste e
medicinalia noi sconosciuti.” Spiegò
l’uomo gentile. Intanto, la folla, acclamava
il viaggiatore e tutti insieme lo scortarono alla locanda del villaggio.
Il
capo villaggio, fece subito visita alla locanda per dare il benvenuto
al
viaggiatore e, man mano che la giornata proseguiva, la folla si
diradò e ognuno
tornò alle proprie faccende quotidiane; tutti tranne Aria.
Per lei, conoscere
quel ragazzo, era davvero importante; un libro può
raccontarti tante storie, ma
non sarannò mai interessanti quanto quelle raccontate da una
persona vera.
Aria
si intrufolò nella locanda di Bernadette, la locandiera, che
essa conosceva
molto bene, in quanto amica di sua madre. “ Aria? Che ci fai
qui?” la beccò
Bernadette, mentre cercava di salire ai piani superiori della locanda,
ovvero
alle stanze dei visitatori di passaggio.
“Ehm…Bernadette! Ciao! Come va?”
rispose Aria tutta nervosa. “Dove stai andando curiosona? Non
vieni mai alla
mia locanda, nemmeno per un saluto e oggi ti trovo qui a girovagare.
Non sarà
che sei qui per vedere l’affascinante viaggiatore?”
le domandò Bernadette con
una leggera allusione. “Ma come ti viene in mente? Sono una
ragazzina, non
penso a certe cose!” arrossì sulle guancie Aria.
Bernadette
fu chiamata dalle sue dipendenti. “Sì, arrivo
subito! Aria, adesso io vado…tu
torna a casa o tua madre si preoccuperà. Portale i miei
saluti!” corse via
Bernadette a fare i suoi doveri, mentre Aria, facendo finta di lasciare
la
locanda, tornò indietro e salì ai piani superiori
della locanda; la
disobbedienza era un piccolo prezzo da pagare per la sua
curiosità di parlare
con il viaggiatore.
Salendo
le scale con molta cautela, si ritrovò nel corridoio deserto
e silenzioso del
piano superiore. C’erano sei porte chiuse e Aria
cominciò a camminarvi accanto
nel tentativo di scoprire in quale stanza alloggiasse il viaggiatore,
poi,
improvvisamente, delle voci, la fecero fermare davanti ad una porta.
“Finalmente
mi hai fatta uscire dalla tua valigia, non riuscivo a
respirare!” sbuffò una
voce femminile all’interno della stanza, mentre Aria
ascoltava con l’orecchio
appoggiato alla porta. “Scusami Moonflower, ma la gente di
questo villaggio ci
avrebbe perseguitati vedendoti!” rise colui che pareva essere proprio il
viaggiatore.
Aria
voleva ascoltare meglio, così cercò di attacarsi
di più alla porta, ma questo
la fece scostare e il viaggiatore lo udì.
“C’è qualcuno alla porta?”
domandò il
lui, mentre Aria era nel panico. Poi notò un vassoio con del
cibo ai piedi
della stanza accanto, così lo prese ed escogitò
un piano. “Ehm…sono la
cameriera e vi ho portato la cena!” esclamò Aria
fuori dalla porta con in mano
il vassoio rubato. “Prego! Entri allora!” la fece
accomodare gentilmente. Aria
entrò disinvolta, fingendosi una vera cameriera: sguardo
basso e indiscrezione.
“la cena è servita!” esclamò
Aria lasciando il vassoio, poi si fermò a guardare
il letto dove era seduto il viaggiatore: c’era qualcosa che
si muoveva sotto
alle coperte. “Qualcosa non va?” le
domandò il viaggiatore vedendola impalata
davanti a lui. “Ehm…cosa c’è
lì sotto?” domandò Aria, dimenticandosi
che le
cameriere non fanno domande. “ Non so di cosa
parla!”, poi le coperte si
alzarono per aria e da lì uscì una piccola
creatura scintillante, simile ad una
fata. “Non riesco più a resistereeeee! Si soffoca
lì sotto!” esclamò
riprendendo fiato la piccola creatura, mentre Aria cadette per terra
facendo un
balzo. “Che…che cos’è quella
cosa?” domandò Aria con occhi sgranati.
“Non devi
aver paura, non ti farà del male!” la
tranquillizzò il viaggiatore. “Non sono
spaventata, piuttosto, ne sono…affascinata!”
esclamò Aria avvicinandosi alla
piccola creatura e guardandola nei minimi particolari. “Mi
chiamo Moonflower è
discendo dalla stirpe delle Yuma…provengo
dall’isola di Piuminya nel continente
di Klostrich. Molto piacere!” le tese la manina piccina
Moonflower. “Molto…piacere!
Io mi chiamo Aria!” rispose lei, mentre il viaggiatore la
guardava dalla testa
ai piedi. “Tu non sei una cameriera, vero?” le
domandò il viaggiatore in modo
giocoso, come se Aria gli facesse tenerezza. “Si vede
così tanto?” domandò
Aria. “Osservi troppo per essere una cameriera!”
esclamò Moonflower. “Aria, perché
ti sei finta una cameriera?” si alzò a scostarle
la sedia per farla accomodare,
il viaggiatore.
“Ehm…tutto il villaggio
parlava di lei come colui che viaggia per mondi e io sono una ragazzina
che per
tutta la vita ha viaggiato solo per libri!” spiegò
Aria. “Quindi sei una
curiosa?” dedusse il viaggiatore. “Essere curiosi
permette di scoprire cose
nascoste e maravigliose. Io mi sono intrufolata qui solo per farmi
raccontare
dei suoi viaggi e delle cose straordinarie da lei
incontrate!” parlava Aria con
occhi speranzosi e sognatori. “Ma non basta una sola notte
per raccontare tutto
ciò che ho visto fino ad ora!” rise il
viaggiatore. “Già! Domani mattina, al
sorgere del sole, noi ripartiremo!” esclamò
Moonflower. “Quindi voi vorrete riposare
adesso, giusto?” si sentì di troppo Aria.
“Esatto, siamo molto stanchi. Però,
per quel che può
valere, è stato un
piacere conoscerti Aria. Spero per te che un giorno vedrai il mondo con
i tuoi
stessi occhi e che nessuno dovrà mai raccontarti
com’è! Auguri per l’avvenire!”
accompagnò Aria alla porta salutandola definitivamente.
Aria
rimase delusa da quell’incontro, perché pensava di
saziare la sua sete di
sapere. Tornata a casa, sua madre la rimproverò.
“Aria, ma dove sei stata tutto
il giorno? I clienti della birreria si chiedevano dove
fossi!” sbraitò la
madre, da perfetta donna che si preoccupa. “Perché
si chiedevano dove fossi?
Comunque ero alla biblioteca del signor Obelauwer a leggere!”
rispose Aria
mentendo. “Ma come perché? Ogni giorno racconti
loro una delle tue assurde
storie!” esclamò la madre versandole la minestra
nel piatto. “Mamma, non sono
assurde, sono meravigliose!” esclamò girando e
rigirando il cucchiaio nella
minestra.
Quella
notte Aria si girò e rigirò nel letto e ripensava
alle parole dette dal
viaggiatore: “Spero per te che un giorno vedrai il mondo con
i tuoi stessi
occhi e che nessuno dovrà mai raccontarti
com’è!”. In quel momento
scattò
qualcosa e Aria pensò: “Già!
Perché aspettare che qualcuno mi racconti
com’è il
mondo, quando posso vederlo con i miei occhi!”.
La
sua mente continuò a viaggiare per l’intera notte,
fino alle luci dell’alba.
Poi, quando ancora il villaggio non si era svegliato, lei
uscì di casa in
vestaglia bianca e con uno zainetto, dirigendosi in fretta e furia
verso il
porto. Prima, però, lasciò una lettera a tutta la
famiglia sul tavolo in
cucina, in cui spiegava il motivo della sua fuga: vedere il mondo.
Da
lontano vide il viaggiatore e Moonflower salire sulla loro
imbarcazione, poi,
avvicinandosi, salì di nascosto e si buttò sotto
ad un grosso telo marrone.
Rimase in silenzio, sperando che la nave salpasse in fretta,
perché quando
sarebbe uscità allo scoperto sarebbe stato troppo tardi
farla tornare indietro.
L’imbarcazione
era, ormai lontana dal villaggio di Allemberg, che, quasi, non si
vedeva più.
Il viaggiatore e Moonflower erano sulla poppa della nave che ammiravano
il mare
accarezzati dalla dolce brezza. Aria pensò che era il
momento di uscire allo
scoperto, ma facendolo provoco un forte baccano.
“Aria?” ne rimase sorpresa
Moonflower. “Vi prego, non siate arrabbiati! Io sono cui
perché voglio
esplorare i sette mondi con voi!” esclamò Aria
mortificata per la sua
improvvisa apparizione nei loro piani di viaggio. “Va
bene!” esclamò il
viaggiatore, non affatto sorpreso. “Come sarebbe?”
dissero con stupore e in
coro, Aria e Moonflower. “ Sapevo che Aria ci avrebbe seguiti
e ha fatto bene.
Lei aveva un sogno…e un sogno va sempre realizzato! Se io
non avessi fatto di
testa mia nella vita…oggi non sarei il viaggiatore famoso
che sono, no?”
parlava il viaggiatore guardando il mare. “Quindi posso
viaggiare con voi?”
sorrise Aria. “ Fino a quando non sarai stanca, potrai stare
con noi per tutto
il tempo che desideri!” esclamò il viaggiatore.
“Non mi stancherò mai…di questo
ne sono sicura!” esclamò Aria felice.
Il
suo viaggio era appena iniziato…
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