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Autore: jackjackXD    29/04/2013    0 recensioni
"Alle mie spalle una città d'oro, ottone e bronzo, nei miei occhi un nulla che colma le distanze fra le fronde di un albero che geme e sanguina. Non avrò la forza di un dio, l'intellingenza di un genio, la destrezza di un'assassina... ma posso sentire il canto dei mondi. Una voce che sembra sorreggere la vita"
Il gruppo dei vendicatori è stato evocato da due figure: due giovani opposti che si lasciano trasportare dalla fluida linfa del destino
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Ti svegli la mattina e fissi fuori da quella finestra un mondo incontaminato dalla tua presenza, una luce che taglia e invade ogni anfratto possibile, un'aria che permea il cielo, le nuvole che galleggiano in un fiume turchese. E tutto scorre senza di te, senza che tu possa controllarlo.
Penso sia il momento più magico della giornata: scruto ogni secondo di quella luce, e il mio cervello elabora così poche informazioni rispetto a a tutte quelle che i sensi mandano; ma mi bastano per immaginare, proiettare, inventare qualcosa. Fisso quel nuovo giorno sconosciuto e così vivo, che non ho toccato, sperando che qualcosa capiti.
E' la magia di un nuovo giorno, è l'ebrezza della speranza...”

Un enorme portone di pietra scura si ergeva davanti ad un gruppo estremamente variegato: uno strano cavaliere dalla rossa armatura elettronica, dall'ironia poco velata e leggera, un uomo moro e alto, dalla pelle olivastra, un Robin Hood in calzamaglia accompagnato da una spietata rossa, un biondo guerriero armato di martello e un monumentale uomo vestito di bianco, rosso e blu dal pesante scudo. Davanti a loro, in trepida attesa affacciati sul quella porta nera, come il vuoto, due sconosciuti: uno basso e dal fisico asciutto e tonico, il volto delicato e impelato di capelli rossi corti, al suo fianco un uomo sulla trentina della stazza degli altri dietro di lui, dai capelli cenere corti che quasi creavano una piccola cresta, la barba che gli delimitava il volto in cui due occhi di un azzurro glaciale erano incastonati.
Il piccoletto si sentiva scosso in mezzo a quella massa di braccia muscolose e armi estratte.
“Di certo non vengono ad invitarci ad entrare...” disse Stark, sempre con la sua aria gentile e bonaria.
A queste parole partì un chiassoso battibecco: Captain America a lamentarsi della stupidità dell'uscita, Occhio di Falco a spiegare che era inutile stare a lagnarsi, Vedova Nera sbuffava per la stupidità maschile... Mentre la baruffa continuava il piccoletto respirava profondamente, e gli occhi di ghiaccio dell'altro giovane non smettevano di osservarlo.
La stasi ritmica di quel respiro profondo si ruppe fra le parole di un delicato Thor che con cauto silenzio si era avvicinato e aveva posto le sue grandi e forti mani sulle spalle del rosso.
“Se non te la senti possiamo aspettare...” disse gentilmente. Ma il mittente del messaggio sembrava non averlo percepito.
“Fang che facciamo?” disse il dio rivolgendosi al giovane grande e grosso quanto lui.
Non fece in tempo a rispondere che Stark esplose:”Tre ore che aspettiamo, io entro anche senza di lui!”.
I razzi della tuta si accesero e con uno slancio oltrepassò la barriera di persone davanti a lui.
Thor con uno scatto spostò il ragazzo dall'entrata.
L'ingegnere sgranò gli occhi e sfoggiando un sorriso sghembo bussò al portone.
Nulla era accaduto, così dopo tre ore di attesa, una discussione nutile e la mancanza di Pepper lo portarono a provare a sfondare il passaggio ostruito, per tutta risposta il materiale reagì alla sollecitazione increspandosi come acqua e riflettendo al mittente tutto lo sforzo che gli era stato generosamente donato.
“Muro 1, Tony Stark 0” sghignazzò Captain America facendo ripartire la lite, più feroce, tra i presenti. Mentre le mani robotiche del moro accompagnavano un pugno verso la mandibola dell'amico, che lo aveva appena offeso, il rosso toccò il muro che dolcemente si ritrasse lasciando via libera ai contendenti.
Un lungo corridoio buio si stagliava davanti a loro, pareti di porcellana nera ricoperta di finissima vetrina riflettevano ogni spiraglio di luce che il nucleo di Tony emetteva. Il silenzio era calato, quasi di vetro colando su ognuno di loro. Dopo svariati minuti di camminata atonica si spalancò un'enorme stanza illuminata a giorno da milioni di fiaccole. Un soffitto a cupola si delineava fra le fiamme che sembravano non cessare e nel centro un uomo seduto a gambe incrociate soppesava e puliva la sua arma.
Fu Thor ad entrare per primo e sconvolto notò come la figura fosse un Asgardiano.
Fang parlò per la prima volta:”Quello che ci fa qui?” disse con un sorriso sghembo e una voce profonda.
Tutti fissarono il dio addentrarsi nella stanza, nessuno si mosse. Perfino Tony era visibilmente turbato. Lo sconosciuto si levò in piedi e conficcò la lama nel pavimento, davanti a se. L'armatura scintillante e finemente lavorata, brillava come oro al sole; ogni sua parte riproduceva perfettamente quella di un enorme drago squamato, dall'ampio ventre e dai monolitici arti.
In lui qualcosa non andava: ogni suo bordo, ogni suo gesto sembrava sfuocato, come quando le fiamme alterano il moto browniano delle particelle dell'aria, oppure come un forte effetto d'astigmatismo. Quell'uomo sembrava un errore.
Nel silenzio scosse la testa, e in quel momento Thor capì.
Il rosso era in mezzo al gruppo e vedeva poco e male; il dio del tuono si voltò verso di loro e disse ciò che uomo astigmatico voleva dire:”Non te, ma lui!”.
Il gruppo si aprì e il giovane si fece avanti.
Alla sua destra si levò una colonna, Fang e alla sua sinistra si pose Thor.
Gli occhi azzurri del Dio fissavano l'estraneo, che lentamente levava la spada.
Un secondo e un rombo di fulmine scalfì il silenzio: la folgore saettò contro l'ignaro sconosciuto e si levò povere. “E' morto, Thor... E' inutile...”.
“Ora lo è sicuramente, no?” disse cauto il dio. La polvere calò e riapparve lo spirito, ai suoi piedi una freccia.
Con uno scatto il rosso si voltò verso il Robin Hood del gruppo e lo ringraziò con un ampio sorriso.
“Vuole iniziare...” sibilò il giovane e lo sguardo si fece deciso e torvo.
Estrasse un ciondolo a forma di chiave e lo lanciò in aria, poche parole e si tramutò in un lungo bastone dorato sormontato da una raggiante icona a forma di sole. Thor sguainò il martello e Fang materializzò spada e scudo.
Gli altri si accalcavano a superare la soglia ma qualcosa li fermava.
“E' inutile che spingiate, questa cupola possiede un sigillo al suo interno” disse seccato il rosso.
Lo spirito spalancò la bocca e ciò che ne uscì fu sconvolgente: nessuno dei presenti aveva mai sentito un così bel canto, solenne, puro, potente. Sembrava che quella voce potesse reggere la vita stessa. E in quella voce lo spirito si scompose per dar vita ad un solidissimo drago nero come la pece. Gli occhi verdi e dolci guizzarono sul prescelto, uno schiocco di lingua e turbini di fuoco volteggiarono su di lui, senza mai toccarlo. Un muro d'aria liquida si era eretto attorno a loro.
“Abbattetelo, io non posso mantenere per molto questa difesa”.
Thor roteò il martello, Fang puntò la spada...
Quando abbatterono il drago, la stanza tornò buia, ogni fiaccola era spenta, solo Tony sembrava emanare luce.
Lo spirito si avvicinò al piccolo rosso e lo condusse oltre una porta di pietra nera.

Ogni giorno attraversiamo migliaia di anfratti diversi nella nostra città, nella nostra abitazione, o sul nostro luogo di lavoro; a meno che il cambiamento sia eclatante non ci accorgiamo di grandi cambiamenti, non notiamo piccole variazioni.
Sono però i piccoli dettagli che preannunciano l'arrivo del grande cambiamento, dello scombussolamento che stravolge il mondo e ne altera la fisionomia.
Certe persone lo sanno bene, sono tutte state toccate da una volontà più grande, da un dono pesante, tanto da stravolgere la gravità degli eventi.
Jane poté baciare una sola volta il suo amato, Pepper dovette condividerlo col mondo, una giovane fu persa nelle pieghe del tempo... Quando ci si avvicina a queste persone, si rimane impigliati in questo turbinio di stati, e tutte le volte per uscirne dobbiamo pagarne un prezzo. Alto, se vogliamo tenerli stretti a noi... Certe volte troppo alto.
Il prezzo... Penso che il miglior modo per esprimere questo concetto sia già stato citato milioni di volte:”Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”. Terrificante ma assolutamente vera... Questa è la chiave di questa storia, che si perde in un sogno, non uno qualsiasi, ma quello che nasce e sgorga pochi istanti prima di destarsi...
Ed è da questo sogno che tutto parte...

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Yeah, non ho mai scritto l'angolo dell'autore in un mio testo, questa è assolutamente la mia prima volta! Beh che dire, questo è solo un prologo per tastare il terreno. Ho visto 5 volte Thor in questa settimana (santi esami, sembrerò pazzo, ma Jane che sclerava e il biondo che le correva dietro mi hanno tenuto compagnia mentre ripetevo), quindi mi è venuta una voglia improvvisa di scrivere una fan fiction. Normalmente scrivo testi originali, molto più macabri e decisamente più psicopatici (se avete letto l'altro testo, beh, il titolo iniziale doveva essere decisamente più sconvolgente), ma volevo per una volta dare spazio ad una fantasia. Uhm come autocritica mi direi che la parte narrativa che spinge la storia è un po' legnosa: in questo capitolo volevo solo tastare il terreno e vedere se l'idea poteva interessare, quindi l'ho scritto molto velocemente. Dal prossimo capitolo ci metterò più impegno. Per chi non avesse letto XxxHolic, o per chi lo avesse letto e si chiede il senso di un crossover con quell'opera, beh, direi che quel manga è il più bello in assoluto: se letto in modo intelligente apre gli occhi su molte cose e aiuta a vedere da una prospettiva nuova (per chi non lo ha letto, quando sarà il momento ci saranno le spiegazioni).
Perdonatemi qualche errore di battitura x.x comunque spero che la storia possa intrigarvi ed interessarvi, e spero che vogliate lasciare anche qualche commento (fa sempre piacere che sia una critica costruttiva o un apprezzamento).
  
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