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Autore: Lilyanne Gautier    29/04/2013    7 recensioni
Può una frase annientarti dentro, giorno dopo giorno? Se quella frase è detta dalla persona che ami può ucciderti da dentro e non ti rimane niente, se non l'effimera sensazione di esistere. Ma esistere per cosa?
Tratto dal capitolo:
Bonnie avrebbe voluto scomparire, voleva parlare ma le parole non uscivano. Lui continuava a guardarla con odio, le stringeva le spalle, causandole persino dolore. Ma quel dolore non era niente a confronto a quello che vi si era insinuato nel cuore.
« Se sei tanto arrabbiato con me, perché mi hai fatto bere il tuo sangue per salvarmi? » disse, trovando un coraggio che non le apparteneva. Avesse saputo la risposta che lui le stava per dare non avrebbe mai posto quella domanda.
« Perché faccio cose stupide, Bonnie. »
Piccola os, scritta in un momento di ispirazione. Spero sia di vostro gradimento :D
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because I do stupid things.



 «  Se sei tanto arrabbiato con me, perché mi hai fatto bere il tuo sangue per salvarmi? »

« Perché faccio cose stupide, Bonnie. »

Continuava a guardare davanti a sé ignorando la fredda pioggia che le bagnava i  lunghi, rossi capelli. Ci aveva provato e aveva fallito.

 Di nuovo.

Continuava a chiedersi cosa c’era di sbagliato in lei. Non riusciva a capire nulla, nella sua testa c’era un vortice di nuvole nere, ogni colore era spento, ogni vitalità era assopita, muta come la lacrima che le era scesa nell’esatto momento in cui lui aveva pronunciato quella frase.

Perché faccio cose stupide, Bonnie.

Quella frase continuava a ronzarle in testa, come uno sciame di api attorno a una cascata di miele.

Perché?

Perché, ogni cosa che faceva le si rivoltava contro? Era così sbagliato amare?

Scosse la testa sorridendo amaramente. Una voce maligna le si insinuò nella testa, pronta a schernirla come sempre.

La domanda giusta, Bonnie, è: È sbagliato amare lui? Un uomo che non potrà mai amarti, un vampiro potente,  innamorato a sua volta di una ragazza mille volte migliore di te. Cosa sei tu in fondo?

Perché faccio cose stupide, Bonnie.

La lacrima solitaria finì presto la sua solitudine, difatti nuove compagne la raggiunsero, poi un’altra e un’altra ancora.

Allora? Continuò la voce maligna nella sua testa.

Bonnie, cosa sei tu in fondo? Vuoi saperlo? Sei soltanto una ragazzina insulsa, una bambina che non sa niente della vita, un’irresponsabile, una combina guai.

Oh andiamo, come puoi sperare che lui ti noti quando sai benissimo che non potresti mai essere alla sua altezza.

« Basta! Basta! Basta! »

Un lampo squarciò il cielo.

Bonnie tremò per il freddo, per lo shock, per la paura.

Ma soprattutto, tremò per il dolore che le aveva attorniato il cuore.

Perché faccio cose stupide, Bonnie.

Voleva urlare, ma a cosa sarebbe servito? Nessuno l’avrebbe sentita.

Nessuno mi sente, mai.

La pioggia era ormai diventata un tutt’uno col suo corpo, i vestiti incollati alla sua pelle ormai fredda.

Sapeva dove si trovava, soltanto perché aveva cercato quel posto di sua iniziativa: una radura solitaria, dallo sfondo oscuro e ottenebrante; Un po’ come il suo stato d’animo.

Si sedette in mezzo a quella distesa desolata, ignorando la pioggia che man mano che il tempo passava, si faceva sempre più violenta.

Pensava.

Ma a che scopo? Perché continuava a farsi del male?

Perché sei stupida, Bonnie.

Sì, forse lo era davvero. Pensare di poter arrivare al cuore di lui, lei che non ne combinava mai una giusta era la cosa più idiota a cui potesse ambire. Persino poco prima che lui le salvasse la vita, aveva incrociato il suo sguardo e vi aveva letto un terrore e una paura che non gli appartenevano affatto. Perché, poi? Solo perché come una sciocca bambina, aveva sperato che lui avesse avuto paura di perderla, avesse provato un solo decimo di amore, quell’amore che lei immensamente, provava per lui.

« Perché l’hai salvata, Damon? »

« È la migliore amica di Elena, se la perdesse ne soffrirebbe. »

Elena.

Sempre e soltanto, Elena.

 Lui vedeva soltanto Elena. Come dargli torto? Non era Elena che si gettava tra le braccia del pericolo, non era Elena a fare stupidaggini, nel vano tentativo di salvare gli altri. Non era Elena, che cercava un posto nel mondo, un posto nel suo cuore.

A volte si chiedeva come avesse fatto Elena, ad arrivare nel suo cuore. Quel cuore così duro e così impenetrabile, tanto da far sembrare dall’esterno, che in realtà non ci fosse. Eppure c’era, lei lo percepiva e voleva possederlo. Ma quella era una prerogativa di Elena, e come avesse fatto a penetrare fin là dentro lo sapeva soltanto lui, Damon.

Era così stupida, da sperare persino che le fosse amico. Ma Damon aveva soltanto un’amica: Elena.

Damon aveva soltanto un amore: Elena.

E lei?

« Sei solo una stupida ragazzina, Bonnie. »

Lo amava, eppure ricordava soltanto le cose più orribili, che lui le ripeteva da sempre. Ciononostante continuava ad avere nel petto quel peso soffocante che premeva per uscire fuori: amore, dolore, odio, dolore, amore e ancora dolore. Era normale cercare di far combaciare quei due sentimenti così diversi?

In fondo, lei voleva soltanto essere amata, voleva essere considerata.

Ma purtroppo, non era nulla di tutto ciò.

Sperava stupidamente, che se avesse fatto un gesto eroico, gli altri l’avrebbero reputata una persona degna di stare nel loro gruppo. Invece, era sempre colei che causava maggiori danni, seppur involontari. Sapeva peggiorare le situazioni come nessuno.

L’ultima goccia che aveva fatto traboccare il vaso, era caduta una settimana prima.

Voleva rendersi utile, voleva sentirsi parte integrante di un gruppo speciale come il loro. Ma era finita col fare una magia sbagliata, un incantesimo andato a male, che non solo aveva quasi messo in pericolo l’intero gruppo, ma  aveva quasi fatto perdere la vita a lei stessa, tanto da obbligare Damon a donarle il suo sangue per poterla salvare.

Al suo risveglio era stata accolta con abbracci, sospiri di sollievo e parole di conforto. Da tutti, tranne che da lui, Damon.

Lui le aveva riservato uno sguardo carico di odio, ostile. Non era la prima volta che la guardava così, anzi, alcune volte lo sdegno era palpabile come non mai in quello sguardo nero come la notte. Ma quella volta fu diverso, era arrabbiato, talmente tanto da indurlo a uscire sbattendo la porta. Dopo essersi fatta spiegare in breve, cosa fosse successo, inutile dire che lei lo aveva inseguito, pentendosene, ahimè, molto presto di quel gesto istintivo. Ciononostante non poté fare a meno di incrociare di nuovo quello sguardo di onice puro e ancora una volta, specchiarsi in un mare di odio.

« Damon… Grazie per avermi salvata. Di nuovo. » disse mordendosi le guance. Lui era di spalle ma poteva vedere dalla postura che era rigido, spalle curve e pugni stretti. Si voltò lentamente, il suo viso era scavato dalla rabbia.

« Tu. Stupida ragazzina. Hai idea di cosa potevi fare? » Bonnie gelò. Non si aspettava di certo un abbraccio, o un “Di niente” ma non si aspettava nemmeno tutto quel rancore.

« Io… » lui la bloccò.

« Taci! » Sussultò a quel ringhio.

« Damon io… » lui la prese per le spalle e la sbatté con la schiena su un albero.

« Hai idea di cosa avresti potuto fare? Avresti potuto danneggiare noi, ma soprattutto avresti potuto far del male al mio Angelo. » Bonnie avrebbe voluto scomparire, voleva parlare ma le parole non uscivano. Lui continuava a guardarla con odio, le stringeva le spalle, causandole persino dolore. Ma quel dolore non era niente a confronto a quello che vi si era insinuato nel cuore.

«  Se sei tanto arrabbiato con me, perché mi hai fatto bere il tuo sangue per salvarmi? » disse, trovando un coraggio che non le apparteneva. Avesse saputo la risposta che lui le stava per dare non avrebbe mai posto quella domanda.

« Perché faccio cose stupide, Bonnie. »

CRACK.

Era quello il suono di un cuore spezzato? Bonnie lo aveva udito. Era il suo cuore, ridotto in tanti minuscoli pezzettini.

Da quel giorno era passata una settimana esatta. Non aveva sentito nessuno, aveva spento il cellulare, si era persino fatta negare quando le sue amiche erano andate a trovarla.

Si sentiva una stupida, una bambina immatura. Ma forse era quello che era: una stupida bambina immatura.

 Non voleva tornare al pensionato, non voleva vedere lo sguardo commiserevole dei suoi amici, ma soprattutto: non voleva vedere lo sguardo carico d’odio di Damon.

Stefan in quei giorni, aveva cercato inutilmente di entrare in casa per parlarle, ma lei aveva eretto un incantesimo che impedisse a chiunque di entrare. Aveva persino smesso di andare a scuola, giustificandosi con un influenza molto grave.

Due sere prima si era stancata di stare chiusa in casa, voleva soltanto respirare un po’ di aria, cercare di sentire qualcosa che non fosse solo dolore.

Invece era lì, seduta , in mezzo a un temporale che sicuramente le avrebbe causato una “Vera” influenza, ciononostante non aveva la forza di alzarsi.

In fondo, cosa l’aspettava a casa?

I suoi genitori, erano partiti due giorni prima per lavoro e lei ne aveva approfittato subito per poter sgattaiolare via.

Si raggomitolò su se stessa, cercando di riscaldarsi col suo stesso calore. Il tempo scorreva lento ma per lei era come se si fosse tutto cristallizzato. Almeno, finché non udì una voce.

«Ecco dove ti eri cacciata. » Bonnie si irrigidì a quella voce. Si voltò lentamente per incontrare uno sguardo d’onice molto arrabbiato.

« Lasciami in pace. » riuscì a dire in un debole sussurro, conscia che lui l’avrebbe sentita.

« Lo farei, se non mi avessero obbligato a cercarti. » questo era troppo. Non poteva vivere di solo dolore. Lui viveva per ferirla mentre lei viveva soltanto per amarlo. Le due cose non potevano coesistere, non seppe cosa le diede il coraggio di parlare, ma così fu. Si alzò e lo affrontò.

« Chi? Elena forse? Il tuo Angelo? Chi Damon? » lui parve stupito di quella reazione. Ma si riprese subito.

« Non è un affare che ti riguarda, ragazzina. » la goccia che fece traboccare il vaso arrivò.

« Vattene! Sai una cosa? Puoi aver la coscienza pulita, se Elena mi perde non è una gran perdita. Ha Stefan, ha te, ha l’intero gruppo ai suoi piedi. Lo hai detto tu: sono solo una stupida ragazzina. Lasciami in pace Damon, sono stanca, sono un peso per gli altri e non sarò mai all’altezza delle vostre aspettative. » non si aspettava reazioni eclatanti, ma di certo non si aspettava quella reazione.  Damon iniziò ad applaudire.

«Ma che brava. E questa cosa sarebbe? Un saggio sulla commiserazione? Ma guardati, a malapena ti reggi in piedi, sei fradicia! Sei scomparsa da due giorni. Due fottutissimi giorni in cui non sapevamo, non sapevo, dove cazzo eri. Ho perlustrato ore e ore casa tua ma di te nemmeno l’ombra. Ho provato a percepire la tua aura, ma niente. Ho persino pensato che avessi fatto un gesto stupido e inconsulto, sai, sarebbe da te. Fai sempre casini. Ti metti nei guai e io puntualmente ti salvo. E sai una cosa? Fa schifo! » Bonnie era una statua di marmo. Quella parole…

Il vampiro davanti a lei sembrava impazzito. I capelli bagnati che gli circondavano il viso, le mani che continuavano a gesticolare senza tregua. Nonostante le sue parole la stessero uccidendo, non poteva fare a meno di amarlo. Amare ogni cosa di lui.

« Mi dispiace. Vi toglierò questo impiccio. » riuscì solamente a dire. Non lo avesse mai fatto, il vampiro davanti a lei ringhiò, la raggiunse in un secondo e le strinse le spalle.

« Ti dispiace? Cosa esattamente ti dispiace? » le spalle iniziavano a dolerle, tanto lui le stringeva.

« Damon, mi fai male! » allentò di poco la presa, ma il dolore era ancora lì, tangibile, come la rabbia negli occhi di lui.

« Cosa ti dispiace Bonnie? Ti dispiace di fare sciocchezze? Di mettere a repentaglio la tua vita? Di farmi sentire cose che avevo sepolto secoli prima? Cosa ti dispiace, ragazzina? » Bonnie era in lacrime.

« Io non sono una ragazzina! » disse urlando.

« E questo come lo chiami? Ti fai negare per una settimana e dopodiché per due giorni scompari nel nulla lasciando tutti nella più completa agonia. Non è forse da ragazzine? »

Tutti nell’agonia, tranne te. Avrebbe voluto dire.

« Cosa ne vuoi sapere tu? Tu hai la tua Elena! Beh torna da lei. Il tuo Angelo! Io sono una combina guai, pensaci, se tornassi potrei metterla in pericolo. Meglio così no? La ragazzina si ritira. » Lui stava per ribattere, quando un lampo squarciò il cielo e non solo quello. L’intervento tempestivo di Damon impedì che il fulmine beccasse in pieno Bonnie.

Si ritrovarono a rotolare lungo la radura, avvinghiati come se costituissero una sola anima.

Una volta fermati, Bonnie tremava mentre lui la stringeva come se avesse paura di perderla da un momento all’altro.

« Avanti dillo. » disse Bonnie sul suo petto, sorprendendo il vampiro, che non capì.

« Cosa? » chiese, scostandole una ciocca rossa davanti agli occhi.

« Mi hai salvata ancora una volta, perché tu fai cose… Tu fai cose stupide. » disse singhiozzante sul suo petto.

« Bonnie… Sai, a volte dico anche cose stupide. » Bonnie alzò lo sguardo. Lo vide sorridere. Un sorriso sereno, che raramente gli aveva visto sul volto, se non rivolto a Elena.

« Damon, io… » Damon l’aiutò ad alzarsi, tuttavia non lasciandola mai.

« Andiamo a casa, ragazzina. » voleva ribadire che non era una ragazzina. Ma era superfluo parlare in quel momento. Lui le aveva sorriso, lui le aveva detto che diceva cose stupide.

Svenne.

 Non seppe se per lo shock, se per la stanchezza, se per il freddo o se perché finalmente si sentiva al sicuro e soprattutto al posto giusto.

Non seppe se era un sogno o era la sua immaginazione,  ma mentre era in balia dell’oscurità, nella sua mente vorticava una frase.

“Cosa ti dispiace? Di farmi sentire cose che avevo sepolto secoli prima?”

Il vampiro dagli occhi onice, la teneva tra le braccia. Era svenuta, forse le sarebbe venuta persino la febbre, ciononostante non poté non notare il fievole sorriso che si faceva largo sulla bocca di quella ragazzina.

Per la prima volta in vita sua si era sentito perso nel non trovare quell’umana. Aveva provato cose che non provava da secoli e tutto questo, finché non l’aveva ritrovata. Non sapeva spiegarsi ciò che gli vorticava nel cuore.  Di sicuro, adesso, era il vampiro più tranquillo della terra. E quella sciocca ragazzina combina guai tra le sue braccia ne era il motivo. Inspiegabile, per ora.

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Salve, lo so ogni tanto spunto senza preavviso e posto queste cose u.u', che spero siano anche gradite :P

Che dire? Ieri sera stavo guardando dei fanmade BAMON stile la bella e la bestia, voi adesso direte E CHE CI AZZECCA QUEL VIDEO CON QUESTA STORIA? beh niente infatti u.u', però mentre guardavo questi fan made mi si è aperto un video in cui damon diceva a Bonnie questa frase, così la mia mente ha iniziato a lavorare e a mettersi in moto e questo è il risultato. Spero che piaccia :D  e che la profondità con cui l'ho scritta sia percepibile. Che dire? Grazie per l'attenzione!

Dimenticavo: Cover creata dalla mia stupenda amica Marta (Betrayed_89) Grazie tesò!

Io e la mia amica Marta abbiamo messo su un gruppo su fb,in cui si parla di libri,spoiler delle nostre storie,giochi,quiz,film,o semplicemente ci si conosce,ci si scherza e si fa amicizie! Sietele benvenute vi aspettiamo ;)

Betrayed and Lilyanne's Stories


Per chi invece volesse aggiungermi su fb io sono

Lily Masen

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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