Long
Way to Heaven
Prologo
Londra, 2017
Ewan McGregor, 45 anni, rientrò, quanto più silenziosamente potesse, nella sua camera d’albergo. La porta, chiudendosi alle sue spalle, produsse un rumore che giunse amplificato alle orecchie dell’uomo, simile al rombo di un tuono.
Con passo malfermo riuscì a raggiungere il letto, accasciandocisi sopra goffamente, e rimase a guardare il soffitto che non si decideva a voler restare al proprio posto.
Si maledisse per il troppo alcool che aveva lasciato entrare in circolo nel proprio sangue: lo stomaco era in subbuglio e il cervello sembrava non rispondere più ai comandi del cervello, ed aveva la sensazione di essere una marionetta a cui siano stati tagliati i fili.
La testa gli si svuotò tutto ad un tratto, fece per prendere il cellulare e comporre il numero della casa in cui abitava, a Londra…di colpo però, tutto il peso del mondo parve crollargli addosso, ed avvertì delle fitte lancinanti alle tempie: nessuno avrebbe risposto a quel telefono, perché non abitavano più nella capitale inglese da anni, ormai; insieme, lui e sua moglie avevano deciso di trasferirsi a Los Angeles, per il clima più caldo, principalmente.
Per un momento, Ewan valutò l’ipotesi di chiamare in California, poiché lì, doveva essere giorno; ma, se Eve l’avesse visto in quel momento…si rese conto che qualsiasi ora del giorno o anche della notte, fosse stata, Eve, non avrebbe risposto ad una sua telefonata.
Erano separati dal 2013.
Ebbe una fitta al petto mentre la valanga di dolorosi ricordi lo travolgeva…
Lui ed Eve erano sempre stati “la coppia perfetta” secondo tutti i giornali, ed il segreto del loro equilibrio era lasciare il mondo fuori ogni volta che si ritrovavano tutti a casa; fare quante più cose possibili insieme, meravigliarsi di ogni più piccola cosa, insieme, ed essere sempre sinceri, l’uno con l’altra.
Eppure un giorno, dopo essere tornato da uno dei suoi viaggi, Eve aveva annunciato di volerlo lasciare. Un fulmine a ciel sereno. Nonostante lui avesse provato più volte ad avere spiegazioni, arrivando persino ad implorarla perché ci ripensasse, lei, invece, era stata irremovibile e da quel momento si era barricata dietro una cortina di freddo silenzio.
Avevano fatto di tutto per
trasmettere calma e serenità a
Clara, Esther, Jamiyan
ed Anouk
anche in quel momento così drammatico, tuttavia,
specialmente alla più grande
era bastata un’occhiata al padre per capire che non
c’era speranza che
tornassero sui loro passi, rimettendosi insieme.
Ed
i giornali non
avevano certo reso il tutto meno difficoltoso, sbattendo in prima
pagina la
loro vita privata, documentando minuto per minuto la loro sofferenza.
L’attore
scozzese
seppellì il viso tra le mani per nascondere una lacrima che
minacciava di
rigargli il viso; aveva una voglia folle di sentire le sue bambine, ma
se Eve
avesse risposto per prima, sentendolo in quello stato, depresso e mezzo
ubriaco, forse gli avrebbe anche fatto revocare la
possibilità di vedere le
figlie.
La
sbornia che
aveva preso alla festa per il suo ultimo film, stava facendo effetto,
sempre lo
stesso effetto. Oltre che non farlo ragionare, lo gettava preda delle
sue
paure, e lo lasciava scivolare in un sonno profondo che ogni volta gli
piombava
addosso come un macigno, estendendosi in tutto il suo corpo e
minacciando di
trascinarlo via come un fiume in piena.
Ewan
si passò con
impeto le mani tra i capelli biondo castani, deciso a non lasciarsi
andare,
obbliga dosi a camminare, quindi, senza esitazione raggiunse la
poltrona che
era poco distante, e quando riuscì a star seduto
dignitosamente, la schiena
ritta, distese una mano verso il tavolino di vetro, su cui Larry, il
suo
agente, su sua richiesta, aveva accatastato una pila di giornali.
Leggere
le
critiche ai suoi ultimi lavori gli aveva sempre sgombrato la mente,
esercitando
su di lui lo stesso effetto di qualsiasi rimedio post sbornia fatto in
casa che
sua madre gli consigliava, ai tempi del college.
Prese
la prima
rivista senza neanche leggerne il titolo, saltò direttamente
alla pagina delle
recensioni cinematografiche e trattenne il respiro, mentre una leggera
tensione
gli correva lungo i muscoli delle braccia.
Proprio
quella
mattina c’era stata la premiere del suo ultimo film,
“il cavaliere della rosa”,
ed Ewan aveva rilasciato decine di interviste sul red carpet e persino
dopo la
proiezione del film; adesso, che qualche ora era trascorsa tornava a
pervaderlo
quella sensazione che lo colpiva sempre, si sentiva di nuovo come un
ragazzino
alla prima cotta, con lievi palpitazioni, nella speranza che i
giornalisti non
fossero stati troppo crudeli con lui.
Ma
si sbagliava.
Come
sempre da
quando lui ed Eve si erano lasciati, ogni suo errore, ogni suo passo
falso
nella recitazione o nelle interpretazioni, veniva ricondotto o
attribuito alla
rovinosa separazione che lui e sua moglie- o meglio, la sua ex moglie-
avevano
affrontato, mettendo quindi in ombra qualsiasi copione, e film.
McGregor
fa un altro passo falso! Meglio
che non andiate a vedere il
cavaliere della rosa se non siete degli
psicologi navigati. Ancora una volta l’attore che aveva
gloriosamente legato il
proprio nome al personaggio di Obi-Wan Kenobi, non riesce ad
immedesimarsi con
trasporto nel ruolo che gli viene assegnato per questo film, ed
anziché
mostrarsi come un principe in cerca della sua amata, lo scozzese veste
i panni
di un triste cavaliere errante che non riesce a far migliorare il
proprio
broncio neppure sposando la più bella donna del Paese delle
Magnolie.
L’uomo
scagliò il
giornale a terra, sbuffando, quindi, ne afferrò un altro,
anche questa volta
senza leggerne il titolo, e sfogliandolo velocemente fino alla pagina
delle
recensioni, lesse:
17
e 13 nella cultura occidentale sono
numeri sfortunati, tutti noi lo sappiamo. Così come ci siamo
resi conto che
l’ultimo film di Ewan McGregor è stato un fiasco.
Nel
2013 lui e sua moglie Eve hanno posto
fine al loro matrimonio e quella data ha segnato l’inizio del
declino dello
scozzese che ha esordito nel lontano 1993. Per molti anni McGregor ha
tentato
di risollevarsi da ciò che gli è capitato, ma se
ancora oggi, nel 2017, non
riesce a dimostrare di saper recitare, anche se alle sue spalle non ha
la
moglie, abbiamo un consiglio per lui: caro Ewan, parti per uno dei tuoi
famosi
viaggi e rifletti, chiediti se non sia il caso di ritirarti dal grande
schermo,
dal momento che la sfortuna del 13 e del 17 sembrano averti colpito!
Il
quarantacinquenne serrò i pugni e gettò anche
quel quotidiano a terra,
prendendone però subito uno nuovo, a testa bassa e un altro,
e un altro ancora,
finchè la pila da cui attingeva, non si dimezzò,
ma ogni pagina di recensioni
diceva sempre la stessa cosa, con espressioni anche offensive che
continuavano
a balenargli davanti, dando sempre lo stesso taglio alla lettura del
film,
sempre la stessa spiegazione, come una delle ultime che aveva letto:
ricordate
il film fishing
in the Yemen?McGregor, in quel film, da
casalingo privo di spina dorsale, muta in
pescatore che ha la forza di lasciare sua moglie per gettarsi alla
ricerca dei
propri sogni. Tuttavia, questa volta sembra esser stata sua moglie,
l’uomo tra
i due, e chissà che non lo abbia lasciato anche lei con un
SMS che diceva
era meglio
così per entrambi..
Per
tutti quindi,
Ewan Mcgregor recitava male a causa del naufragio del suo matrimonio
con Eve.
Era
tutto come se
l’era immaginato: i critici erano stati impietosi, ma anche
superficiali e
meschini, perché, focalizzando l’attenzione su di
lui e sul suo matrimonio
fallito, avevano finito col dimenticarsi del film di cui stavano
parlando.
In
preda ad un
moto di rabbia, si alzò di slancio dalla poltrona e,
incurante del
violentissimo capogiro che lo colse, camminò più
volte avanti e indietro per la
stanza, nel tentativo di calmarsi.
Perché?
Perché
tutti dovevano essere così superficiali? Incapace di trovare
una risposta, finì
col dare un pugno ad un cuscino che si trovava sul letto, dal momento
che la
sua alterazione non scemava.
Quello,
seppur
morbido, finì sul tavolino di vetro e fece cadere a terra il
vaso di fiori che
lo ornava. Ewan corse a riprenderlo, nella speranza che nessuno sarebbe
venuto
a bussare alla sua porta, insospettito dal trambusto nella camera
dell’attore.
Quando
fece per
riprenderlo, l’uomo si accorse che sul pianale trasparente,
rimaneva ancora un
ultimo giornale, ripiegato accuratamente, segno del fatto che non fosse
ancora
stato aperto; il Los Angeles Times.
Per
qualche
secondo si morse le labbra, indeciso sul da farsi, voleva davvero
leggere
l’ultima recensione, che di sicuro non si sarebbe
differenziata dalle altre?
Era
abbastanza
forte per sostenere l’ultimo colpo di grazia che avrebbe
ricevuto?
La
mano serrò le
dita attorno alla carta sottile, senza che lui avesse dato
l’ordine al
cervello.
Se
proprio doveva
migliorare, come da un po’ di tempo gli consigliavano, decise
che tanto valeva
leggere tutte le critiche, dalla prima all’ultima,
così da poter avere un buon
punto fermo da cui ripartire.
Ewan
McGregor, l’attore che divenne, per
tutti gli amanti di Star War, il viso del maestro Obi-Wan Kenobi,
è stato il
mio idolo sin da ragazzina. Guardarlo, in qualsiasi film facesse, mi
trasmetteva equilibrio, serenità; poi, con occhio
più attento, da critica
cinematografica, ne ho capito il perché, il suo sguardo
onesto e l’approccio
umile ai suoi ruoli ha sempre trasmesso agli spettatori
tranquillità, favorendo
una simpatia nei confronti dei suoi ruoli, se non addirittura
un’immedesimazione. Inoltre, ha sempre saputo come fondersi
coi personaggi che
interpreta, in modo autentico, persino questa volta, con il
cavaliere della rosa, film in cui interpreta
un valoroso, triste
cavaliere che vaga alla ricerca di se stesso. Nonostante
l’ottima attenzione ai
costumi, ed il bel lavoro del direttore della fotografia, è
un peccato che il
regista non abbia sviluppato la storia concentrandosi
sull’approfondimento
psicologico del personaggio che deve il viso a McGregor, o magari
incentrando
il film sul tema del viaggio come ricerca di se stessi, ripiegando
invece
l’intera trama sulla tipica storia del congiungimento con una
splendida
principessa.
Così
tutto il film finisce per risentire
di questo errore e con ogni probabilità la malinconia che
pervade il viso di
McGregor per tutta la pellicola è dovuta alla mancata
introspezione psicologica
che spetta al suo personaggio. In veste di fan però,
aggiungo: forza Ewan! Presto
avrai la possibilità di dimostrare che non hai mai smesso di
essere un Jedi!
L’attore
scozzese
fu costretto a bere qualche sorsi d’acqua per avere le idee
chiare, stavolta.
Scrutò alcune volte quel pezzo di carta su cui erano
impresse quelle righe che
lo avevano colpito al cuore.
Sentiva
i muscoli
tesi, più di quanto non lo fossero mai stati prima di allora.
Quella
critica
era l’unica che non avesse scelto la “via
più semplice” per spiegare
l’insuccesso de “il cavaliere della
rosa”, perché l’aveva fatto? E
perché a lui
sembrava che quelle poche frasi fossero state in grado di scrutargli
nell’anima?
Fu
spaventato da
come quelle parole avessero colto tanto in profondità,
comprendendo che aveva
il cuore spezzato, tanto che restò paralizzato, immobile, in
piedi in mezzo
alla stanza con gli occhi persi nel vuoto.
Ma
poi si
riscosse. Non c’era motivo di avere paura di quelle scemenze.
Chi
credeva di
essere quella fan sgallettata che si fingeva critica e psicologa al
tempo
stesso, per tentare di spiegare come mai lui avesse il cuore a pezzi?
Cosa
credeva di sapere del suo rapporto con la moglie?
La
paura che
aveva provato scemò velocemente ed al suo posto
montò un’ondata di collera che
esplose nel momento in cui l’attore scozzese
afferrò il giornale, mentre
leggeva il nome della rivista per la seconda volta, telefonò
quindi a Larry,
fregandosene del fatto che fossero le quattro di mattina e che
probabilmente il
suo agente stesse dormendo:
-
Larry,
Larry!- si ritrovò ad urlare, contro il microfono dello
smartphone.
-
Mmh…-
replicò la voce impastata di sono dell’uomo.
-
Sono
Ewan, Larry.- continuò l’attore con impazienza- Ho
bisogno che, appena
possibile chiami il Los Angeles Times e ti fai dare il numero di
cellulare
della critica che si è occupata di recensire il mio ultimo
film. Grazie.-
terminò, brusco, e chiuse la conversazione.
Posando
con
malagrazia il cellulare sul tavolino lì accanto, il
quarantacinquenne sbuffò di
nuovo; proprio quella mattina era stato intervistato da un giornalista
del Los Angeles Times, ma era un
uomo,
mentre lui cercava una donna…Irene Machiavelli, quello era
il suo nome.
Chiunque
lei
fosse, come si permetteva di gettare sentenze alla cieca?
Non
sapeva niente
di lui, eppure saltava alle conclusioni, come tutti gli
altri…anche se lei
agiva in maniera più subdola, proponendo
un’interpretazione psicologica del suo
malessere.
Ewan
promise a se
stesso che avrebbe dato a quella Irene una seria ridimensionata: era un
uomo,
prima di essere un attore, e non aveva mai permesso a nessuno di
immischiarsi
nelle sue faccende private. Tanto meno ad una donna che si fingeva
psicologa!
SPAZIO
AUTRICE
Salve
a tutti!
Ammetto
che non
pensavo che sarei mai tornata a scrivere, vista la marea di impegni che
ho in
questo periodo e vista la mia ispirazione altalenante.
Men
che meno che
avrei mai scritto su una persona realmente ed attualmente vivente.
Segnalo che
è per questo che ho ambientato la vicenda di qualche anno
nel futuro, perché
così ho qualche libertà in più sulle
vicende dei personaggi e sulla loro
caratterizzazione psicologica.
Spero
di riuscire
ad aggiornare questa storia ogni due settimane, ma non ci metterei
la mano sul fuoco, viste le motivazioni elencate all’inizio.
Aggiungo
che i fatti di cui
parlerò sono di pura invenzione,
perché Irene Machiavelli è
un personaggio di fantasia(inoltre, ci terrei a sottolineare che le
affinità
tra il nome scelto e il viso dell’attrice designato per il
personaggio
femminile sono puramente casuali, non hanno nulla a che fare con il
film Sherlock Holmes) e non conosco
né Ewan
Mcgregor né sua moglie( a cui auguro tutta la
felicità del mondo), tutto ciò
che lo riguarda è reperibile da internet.
Spero
comunque
che il prologo vi sia piaciuto e che vi spinga a continuare.
Un
abbraccio
Marty23