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Autore: RainPluffa24456    29/04/2013    1 recensioni
Eccomi qui, con una bella -la prima- long, per il compleanno di Ron, si un po' in ritardo però meglio che mai! :D :) Spero tanto che vi piaccia. "Una nuova minaccia o solo una preoccupazione infondata?."
Dal testo:
". Ron Weasley non aveva mai disdegnato la materializzazione, o i passaggi per i camini, per il ritorno a casa. Era la prima volta che tornava a casa a piedi, tutto solo, per le strade innevate Inglesi. Mentre si era concentrato così attentamente sui propri piedi, il rosso ad un tratto alzò lo sguardo e si voltò.
[...]
“Ron, io -.” Non potè finire la frase, poiché un affannato e preoccupato Potter si affacciò correndo al salotto, “Ron dobbiamo andare, ORA.”
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Take my Place, please.



Canzone del capitolo: In my Place - Coldplayhttp://www.youtube.com/watch?v=2tAzc-MndAA







Ron si appoggiò al ripiano del mobile che aveva dietro, in corridoio. Si passò una mano nei capelli, e rivolse lo sguardo all'amico. Sembrava più deciso del solito. Ok, sentite. Lo so che siete tutti spaventati, vi posso capire. Ma dobbiamo agire, non possiamo rimanere qui e attendere che ci uccidano! Esclamò, deciso. Si, aveva proprio detto uccidere. Era stato chiaro, perché è così che un vero leader doveva essere, nel caso il prescelto stia troppo male per reagire. Già, il rosso non era più l'amico insignificante di Potter. Lui era un uomo, fatto e finito, con coraggio da vendere. Un Grifondoro degno della stirpe di Godric. Non era più un bambino da tanto ormai, l'infanzia e l'adolescenza gliel'avevano tolte. Harry sembrò rinvigorirsi di un minimo all'affermazione dell'amico. Si mise seduto, quasi non stava in piedi. Ron ha ragione. Dobbiamo reagire. Disse, tendendo la mano al rosso, che prontamente e con un sorriso, lo aiutò ad alzarsi in pochi secondi. L'ex-Grifondoro si liscio la camicia a quadri bianchi e blu e i jeans. Non si erano cambiati quella notte, troppa paura, che ora era ufficialmente fondata. Hermione era diventata una donna forte, poteva sopportare fino ad un certo limite, non era più una diciottenne spaventata, aveva già vissuto tutto, quel tutto che tra poco avrebbero ricominciato da capo. Ginny si lisciò i capelli rosso fuoco, anche lei era cresciuta, era una moglie, una madre, doveva proteggere la sua famiglia. Non possiamo avvertire il Ministero, c'è un infiltrato. Però Winson si, suppongo che ci possiamo fidare di lui. Esclamò il prescelto dieci minuti dopo, quando tutti e quattro erano seduti in cerchio, sul tappeto del salotto. Ci lavoriamo da anni, Harry. Io direi di si. Rispose alla muta domanda, il rosso. Dobbiamo stilare una lista delle persone di cui ci possiamo fidare. Asserì diligentemente Hermione. Non cambierà mai. Pensò Ron, con un sorrisino compiaciuto sul volto. A lui Hermione piaceva così, non c'era bisogno d'altro, in lei, che la rendesse perfetta, agli occhi del marito. Vado a fare gli incantesimi di protezione qui intorno. Disse Ron poggiando la mano sopra al tappeto per darsi la spinta a mettersi dritto. Va bene. Rispose semplicemente il prescelto, continuando a fissare la pergamena per ora vuota che aveva davanti, mentre Ginny era appena andata a recuperare l'inchiostro, nello studio di Ron. Quest'ultimo noto un luce strana negli occhi di Hermione, quando la guardò per sentire anche la sua approvazione. Era preoccupata. Anche comprensibile, dopo tutto quel che era successo. Weasley rimase zitto, sorrise, per tranquillizzarla, e si abbassò verso di lei, posandole un bacio sulla fronte. La riccia sorrise a quel contatto, tornando a stabilire quel contatto visivo che avevano poco prima, quando lui si alzò, e afferrò la bacchetta abbandonata a terra. Lo seguì con lo sguardo finché non fu fuori dalla porta, e lo sentì mormorare un "colloportus", prima di uscire nel freddo di Marzo, ancora troppo gelato per essere senza neve. Ecco qui. Hermione venne riportata alla realtà dalla voce di Ginny, che stava porgendo l'inchiostro ad Harry. Il moro annuì con un piccolo accenno ad un sorriso per la moglie, i due uomini della situazione volevano fare i forti. Volevano dimostrare alle proprie mogli che ci sarebbero stati, a ricostruire i pezzi di cuore infranto una volta che sarebbe finito tutto. Di nuovo. 


Ron camminava a passo lento ma deciso, verso ilcancello che lo separava da il resto del paesino.  “Fianto Duri” Mormorava il rosso, mentre con la bacchetta dipingeva dei fendenti nell’aria. “Salvio Exia” Disse, passando dietro ad una siepe. “Repello Bab-“ Si interruppe bruscamente, calò un insolito freddo nell’aria. Passò in rassegna il giardino, la siepe ritirava i rami, e le foglie si rattrappivano su sé stesse. Tese l’orecchio, un solo rumore. Aguzzò lo sguardo, passando in rassegna tutta la parte precaria che si vedeva di Godric’s Hallow. Eccolo, quel rumore. Una sagoma scura s’avvicinava in pochi secondi a lui, in neanche venti secondi era a venti metri da Ron. Lui non sapeva che fare. Quale ricordo scegliere? Quello del suo matrimonio con Hermione? No, troppe distrazioni. Quando Harry era divenuto suo amico? Forse, poteva andare. Ma in pochi nanosecondi si ricredette, lui non era divenuto immediatamente suo amico, non era abbastanza forte. Poi capì. Visualizzò in testa l’immagine fluttuante di Hermione che lasciava cadere le zanne, correva verso di lui, e lo baciava. Era stato il momento più bello e più brutto della sua vita, al contempo. “EXPECTO PATRONUM!” Urlò, risoluto. Un Jack Russel ben formato uscì dalla bacchetta, “notte. Paura, dolore, felicità, contentezza…amore. L’espressione sul volto del rosso era contraffatta dalla concentrazione, quasi storta e stralunata per la paura. Qualcosa non andò. Certo, l’incantesimo aveva funzionato. Il Dissennatore se ne andò, e Weasley poté abbandonarsi alla parete, ansante e con un rivolo di sangue che gli scendeva dalla fronte.  Perché? Si era sentito uno schiocco, poco prima dell’apparizione del patronus. Ron fu sbalzato all’indietro, contro la parete, cadendo per terra, a faccia in giù. Si era rialzato a fatica, aveva osservato il Jack Russel rimanere al suo fianco. Aveva un brutto rigonfiamento viola, accanto alla ferita. D’un tratto l’illuminazione gli attraversò la mente. “Un attimo…I Dissennatori sono controllati dal Ministero…” Pensò, fissando un punto imprecisato all’orizzonte. “Miseriaccia, Hermione!” Esclamò, prendendo a correre più veloce che poteva, ansimante, facendo il giro del quartiere.
 
 
Harry Potter sobbalzò, facendo cadere tutto l’inchiostro sul tappeto. Lasciò la pergamena da parte, e si alzò. “Avete sentito?” Chiese, la bacchetta pronta a scattare, al suo fianco.  Le due donne presenti nella stanza alzarono gli occhi, spaventate. Balzarono entrambe in piedi. “Q-qualcuno ha urlato.” Esordì Hermione, preoccupata. “Rimanete qui.” Asserì Potter, deciso. Il tono era categorico, non ammetteva repliche. La bacchetta levata, avanzò di qualche passo verso la porta, si sentiva un rumore. Tum tum tum. Il cuore di Harry perse un battito, ma continuò a camminare. Tum tum tum. Continuava. Il prescelto non capiva cosa mai potesse essere. Arrivò alla maniglia, poggiò una mano su di essa, e spinse cautamente, piano. Si voltò verso le ragazze, lo sguardo serio, risoluto, sicuro. Annuì,  come per salutarle, avvertirle. Tornò a girarsi verso il cortile, guardando prima verso la parte destra, apparentemente vuota, e poi verso sinistra. Da quella parte, una strana aria gli sferzava il volto. Strabuzzò gli occhi, quando vide arrivarsi davanti un Ron ansante, sanguinolento nella parte sinistra del volto, e trafelato. “Dentro. Ho capito tutto, Harry. Chiudiamoci dentro, ora.” Asserì, inequivocabilmente, da leader. Harry annuì, e lo fece entrare. 


Qualcuno li osservava, preso dalla scena. Qualcuno, dall'alto, li scrutava attentamente, prevedendo le loro mosse.

Qualcuno, era un passo avanti a loro.



  
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