Fanfic su artisti musicali > Cher Lloyd
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Autore: haev    30/04/2013    8 recensioni
-Cher os.
Perché Cher Lloyd è sempre stata se stessa, fin da quando nacque, quel lontano luglio.
Perché Cher ha saputo sostenere a testa alta tutti quegli insulti, sorridendo.
Perché Cher era capace di rialzarsi, sempre e infondere coraggio a tutti.
Perché Cher Lloyd era un’amica da tenersi stretta, nonostante i lunghi viaggi che faceva per il suo successo.
Ma io sapevo che la vera Cher è sempre lì davanti a tutti, non fingendo niente ed essere sempre felice, triste, senza la paura di essere giudicata.
Lei non è cambiata, lei è ancora la mia migliore amica.
E io, a essere onesta, non chiedevo di meglio.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Somehow, some way. We’re gonna have it our way.
Cher Lloyd; Grow up.







She hasn’t changed, she still has my best friend

 
Alzai lentamente il capo, e poi lo riabbassai frustata.
Il cespuglio che circondava il bar non permetteva ai miei occhi neri di guardare oltre, nella speranza di vederla arrivare e tutto quello mi metteva un gran nervoso.
Sapevo che la scelta di andare in quel posto in anticipo, non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose, sapevo che sarei stata più nervosa del solito e sapevo che avrei dato in escandescenza non potendo guardare oltre la siepe.
Ma trattenni l’ira dentro di me, e presi a giocare con i fazzoletti posti davanti a me.
Ne tirai fuori uno dalla confezione e presi a spezzettarlo in mille pezzettini, sospirando ogni qualvolta la carte si toglievano dalla sua parte iniziale.
I pezzettini volavano via dal tavolo tranquilli, inconsapevoli che non si sarebbero mai ritrovati nello stesso fazzoletto.
Quei pezzettini mi ricordarono me e lei sei anni fa, era il secondo anno delle superiori. Non ero mai stata popolare, troppo chiusa in me stessa e timida per riuscire a sostenere una conversazione più lunga di cinque minuti.
Troppo brutta per i ragazzi del mio istituto, loro mi dicevano che ero ‘carina’, non ‘bella’ o ‘bellissima’ come soprannominavano le altre della mia classe o del corpo studentesco.
Non ero abbastanza per loro, figuriamoci per il resto del mondo.
Fatto ‘sta che ogni giorno arrivavo a scuola e mi sedevo sul muretto, osservando miliardi di vite scorrermi davanti agli occhi.
Chi non aveva scopato quella sera.
Chi non era riuscito a comprarsi le sigarette.
Chi ripassava per la verifica.
Chi chiacchierava.
E chi come me, osservava. Forse me ne resi conto troppo tardi che dall’altra parte del muretto, stava seduta una ragazza con i lunghi capelli marroni, una sigaretta in bocca, un paio di anfibi neri e un’aria di superiorità nel volto. Ma lei era diversa, lei non si vantava come tutte le altre, lei non metteva il sedere in faccia ai ragazzi per poi finirci a letto, lei stava là seduta, con la sua piccola compagnia e come me, osservava.
Non avevo amici, l’unica cosa che mi spingeva ad andare avanti erano le vite degli altri. Traevo beneficio da sorrisi, baci, pianti, urla di gente altrui, che nemmeno conoscevo, ma che in un modo o nell’altro, riuscivano a farmi vivere.
E lo credevo alquanto strano, visto che io, di me, non vivevo di niente.
Ma volevo qualcosa di diverso, mi ero stancata delle solite cose, della gente normale. E lei mi ispirava diversità, così iniziai a seguirla.
Scoprii poco dopo che soffriva di bullismo, la prendevano in giro perché era diversa dalla solita massa, ma lei ai miei occhi era un parto d'Afrodite, come se fosse la perfezione. Lei aveva la cosiddette palle per andare avanti e fregarsene del mondo intero. Scoprii quali corsi frequentasse, e notai che faceva teatro, cantava soprattutto. La sua voce era particolare, e mentre l’ascoltavo pensavo che un giorno sarebbe potuta diventare famosa.
Un giorno mi scovò dietro un armadietto mentre la spiavo, e venne verso di me con aria burbera, mi scrutò con quegli occhi color nocciola e poi mi prese per mano, portandomi fuori da scuola e facendomi sedere dalla sua parte di muretto.
Si ficcò in bocca una sigaretta e mi fece alcune domande.
Da quel giorno andai sempre in quella parte di muro, e da quel giorno iniziai a vivere per me.
E la cosa mi piaceva, mi faceva sentire unica.
Mi aveva insegnato a vivere la vita per se stessi, non rubandola agli altri.

Si parò davanti a me una ragazza, era bassa, al massimo un metro e cinquanta, i capelli ondulati le scendevano sino alle spalle, i jeans le fasciavano le gambe magre e una giacca con il cappuccio le copriva il viso.
D’un tratto le gola si seccò e sentii gli occhi divenir lucidi, non riuscivo a credere che lei fosse davanti a me. Che in qualche modo inspiegabile si fosse ricordata di quell’incontro, di me.
Era difficile veder la propria migliore amica davanti a te, dopo due anni che l’hai vista solamente tramite un PC o delle riviste di giornale, o se ti andava bene attraverso lo schermo della televisione. Era difficile constatare quanto ti mancasse, quanto avessi bisogno di lei, ma non potevi averla vicina perché lei era dall’altra parte del mondo.
Era difficile riuscire a vivere senza la persona che ti ha cambiato lontano da te, senza più la sua forza, che poi è anche la tua forza.
Iniziai un pianto silenzioso, e quando le sue dita candide toccarono le mie guance, venni scossa da un brivido e tutto ciò che volli fare era abbracciarla e riavvolgere il nastro per tornare a tre anni fa.
Perché molte volte avevo pensato di farla finita, di andarmene. A nessuno importava di me, nessuno mi voleva bene e il mio coraggio era uno dei pochi, ma poi non lo facevo perché quel sorriso sullo schermo mi aiutava ad andare avanti.
Le note che uscivano della sua bocca erano arcobaleni, per me, dopo la mia tempesta interiore.
La mia migliore amica era la mia forza.
E non avrei mai creduto che Cher Lloyd, si ricordasse di me, dopo così tanto tempo.
«Ho incontrato così tante persone in questi tre anni che davvero ne perdo il conto, ma credimi, nessuna era come te.» mormorò dopo un po’.
E quelle parole, furono un colpo per il mio povero cuore che stava già morendo alla sua vista, perché significava che io per qualcuno ero importante, tutti i miei sforzi, le mie lacrime, le mie tentazioni, avevano dato frutto a qualcosa di sensato.
Ne valeva la pena soffrire, se poi avrei ricevuto in cambio un suo sorriso, ne valeva davvero la pena.
Sorrisi e mormorai: «Mi sei mancata, Cher.» e tirai su con il naso.
La vidi sorridere e fu come se il cielo si aprisse in mille scintille, «Anche tu, che poi ti pensavo tanto.»
La guardai stralunata, poi abbassai lo sguardo, commossa per l’ennesima volta.
Non riuscivo a concepire il fatto che ero importante per qualcuno, mi faceva così strano.
Perché un’altra cosa che quella piccoletta mi aveva insegnato, era quella di buttare giù tutte le mie difese e mostrare la vera me, fregarmene della gente.
Essere me stessa, lei lo era sempre stata e ringraziava chi le regalava insulti, quelli servivano solo a rafforzare la sua anima.
Avevo impiegato molti anni prima che anch’io abbassassi tutte le mie difese e mi mostrassi al mondo per quella che ero, ma quello sforzo non fu vano. La mia timidezza attirò molte persone vicino a me, riuscii a farmi nuovi amici e conoscenti.
I miei capelli biondi e i miei occhi neri fecero innamorare un ragazzo bellissimo dei piccoli rotolini che possedevo.
Ed era meglio essere se stessi, non fingere di niente, andare avanti come si vuole.
Tutto quello che ero diventata lo dovevo a lei, la mia migliore amica.
Perché Cher Lloyd è sempre stata se stessa, fin da quando nacque, quel lontano luglio.
Perché Cher ha saputo sostenere a testa alta tutti quegli insulti, sorridendo.
Perché Cher era capace di rialzarsi, sempre e infondere coraggio a tutti.
Perché Cher Lloyd era un’amica da tenersi stretta, nonostante i lunghi viaggi che faceva per il suo successo.
Ma io sapevo che la vera Cher è sempre lì davanti a tutti, non fingendo niente ed essere sempre felice, triste, senza la paura di essere giudicata.
Lei non è cambiata, lei è ancora la mia migliore amica.
E io, a essere onesta, non chiedevo di meglio.

 

Può essere pazza, strana, stronza, tutto, ma resterà la mia idola.



 

Spazio autrice.

Buongiorno, buon pomeriggio o buona sera!

Eccomi qui con l'ennessima os, ma questa non contiene i ragazzi, ma bensì l'altra mia idola: Cher Lloyd.
Beh, penso che sia tutto chiaro, o no? La protagonista va al bar per incontrare Cher, che dopo le mille e mille tourneè riesce a vedere e mentre l'aspetta, ricorda la sua vita passata e ciò che hanno fatto.

E' molto personale questa os, perché, anche se Cher non è la mia migliore amica, tutto quello che c'è scritto, è quello che lei mi ha fatto. Quindi è come se fosse una specie di ringraziamento a lei.

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Ho finito!

Grazie per essere giunti sino a qui,
grazie per aver letto,
grazie ai recensori e chi rimarrà per sempre muto.

A presto,
Giada.

  
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