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Autore: uadjet    30/04/2013    1 recensioni
“Già la tua presenza è un regalo per me” mi rispose lei con un sorriso sincero, e successivamente, come dopo un’illuminazione, disse: “Ma perché non andate insieme alla cerimonia? Siete entrambi senza accompagnatore, no?”
Oddio. No. No, assolutamente no. Non con Edward.
“ Io …” feci per ribattere, quando il giovane, voltatosi verso di me, rispose con uno sguardo strafottente: “se per Sassenach non è un problema la inviterei molto volentieri”
Con gli sguardi del ragazzo e della madre puntati su di me non potevo rifiutare. Non dopo tutto quello che avevano fatto per me. E, pensai in un lampo, forse Edward lo sapeva già.
“C-certo, sarebbe un piacere” risposi, con l’espressione di un condannato a morte di fronte alla forca. No, quello sarebbe stato infinitamente peggio.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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7.

Buio. C’è l’oscurità intorno a me. Mi sento strana (strano?). Provo a muovermi. Perché mi sento (di nuovo) così? Non capisco. Sto impazzendo, forse? Non sono umana. Lo so. I miei sensi sono acuiti, mi muovo su quattro … zampe? Qualcosa raschia. Sono le mie unghie, molto più affilate. L’atmosfera cambia. Tutto cambia.
Rosso.
Ancora rosso.
Odore rosso. No, sbaglio. E’ un odore ….. Metallico, associato al rosso. E’….. caldo.
E’ sangue.
Mi impregna le narici, le grandi narici. Mi sento soffocare dalla brama che cresce in me.
Devo rompere qualcosa.
Strappare qualcosa.
Carne.
Li chiamo allora. I miei amici. Il mio branco.
Emetto un suono strano. No, non sto parlando, sto ….

“S, cosa fai?”
Apro di scatto gli occhi ritrovandomi di fronte Emer. Sembra che sia seriamente preoccupato. Non voglio che si senta così, quindi provo a rimediare.
“Oh, niente, stavo solo pensando” rispondo con un sorriso che spero sia rassicurante, anche se non convince del tutto il ragazzo.
“Con la bocca aperta?” mi domanda lui alzando un sopracciglio, “non è che ti sei ricordata qualcosa e non me lo vuoi dire?”
“Assolutamente no, lo sai che non lo farei mai” ribatto io mentre il volto va in fiamme, più per la paura ed il senso di colpa che per la consapevolezza di contare qualcosa per lui.
“Mmh” grugnisce lui poco convinto, “perché lo sai che mi puoi venire a dire tutto quello che vuoi, per quanto terrificante possa essere, giusto?” conclude prendendomi le mani tra le sue.
Il cuore si gonfia di commozione e gratitudine, così, per evitare di tradirmi, annuisco solamente, smuovendo tutta la chioma.
Un rumore secco ci avvisa dell’entrata di qualcuno. Edward.
‘Possibile che debba comparire nei momenti peggiori?! Mi sta seguendo?’ penso io meravigliata e dentro di me infastidita per l’interruzione.
“Che fai, Emer? Non vorrai rubarmi la dama per stasera, spero”
Ho provato molte volte a nascondere le mie emozioni durante gli incontri con Edward avvenuti nei giorni precedenti per imparare il ballo per la cerimonia intorno al fuoco, ma quanto pare anche prima di perdere la memoria non ero affatto brava ….

Eravamo entrambi nella camera di Edward. Io indossavo l’abito che avrei messo alla festa, utile per danzare al meglio attorno al focolare, mentre lui era vestito normalmente, come tutti i giorni.
Che non fosse un ragazzo gentile, questo l’avevo capito dal primo giorno in cui l’avevo visto, ma non mi aspettavo certo tale rudezza nei modi: mi aveva presa senza tante cerimonie e sbattuta di qua e di là per la sala, facendomi vedere i passi fondamentali del ballo. Io non riuscivo a trattenermi dal mantenere il mio sguardo puntato su una smorfia di disgusto e fastidio, pensando di averla presa proprio da lui. Edward si era accorto della mia espressione, e per farmela pagare aveva cominciato a spostarsi più velocemente intorno alla sala. Cercai di resistere, ma non durò a lungo.
“Basta!”
Me lo scrollai di dosso con una forza che mai avrei pensato di avere; dopotutto ero veramente al limite.
“Come hai detto?” mi chiese lui assottigliando gli occhi, mentre il viso diventava una maschera di pura ira.
“Ti ho detto di smetterla! Non sono una bambola che puoi trascinare dove vuoi!” avevo replicato, alzando la voce, poco incline alle buone maniere.
Per un secondo il suo volto fu una maschera di rabbia.
“Lo so che non ti piaccio”
L’aveva praticamente sputato fuori, mantenendo negli occhi quel furore che mi sapeva infondere il terrore in corpo.
“Non ti piaccio, non sopporti nemmeno la mia vista” aveva ripreso per la mancanza di obiezioni, mentre io incrociavo le braccia al petto, “ma sei tu che hai accettato di essere la mia dama e mi devi ubbidire …”
“Se l’ho fatto è solo perché non volevo fare un torto a Glaedis, dicendole quanto mi stai antipatico e quanto, ad ogni nostro incontro, la paura nei tuoi confronti o i tuoi sguardi mi gelino le ossa … cosa credi? Lo so che anche tu odi me, anche se non ne capisco il motivo” mormorai io cercando di trattenere le lacrime; non avrei mai voluto avere quella conversazione, l’indifferenza era cento volte meglio.
A quel punto successe qualcosa che sul momento non mi seppi spiegare: tutta la rabbia scomparve dal suo viso cesellato, mentre una smorfia di dolore attraversava il suo sguardo.
“Io odiarti?! Odiarti?! Come hai anche solo potuto pensare una cosa simile?” sussurrò lui sofferente prendendomi per le spalle.
“Lasciami” gli chiesi dimenandomi per sottrarmi a quella stretta ferrea.
“Non sai nemmeno di cosa stai parlando” soffiò lui avvicinando la bocca al mio orecchio, “io ti amo”.
Come?
Uno. Due. Tre.
“Io ti amo”
Come?
“Come?” chiesi io smarrita e congelata sul posto. Praticamente immobile.
“Ti amo, ma tu non hai occhi che per Emer” bisbigliò lui artigliandomi le spalle, e riportandomi alla realtà, “lo vedo, sai? Lo vedo da come lo guardi, come lo cerchi sempre con lo sguardo, e come la tua espressione si tramuta in delusione e indifferenza notando me” continuò avvicinando il mio corpo a forza verso il suo, “ma se tu sapessi ….”
“No, andiamo, lasciami, per favore” cominciai a supplicarlo io quando prese il mio viso tra le dita per obbligarmi a guardarlo.
“Se tu sapessi la verità su di lui…”
Mi stava facendo male, e tanto. Gli calpestai il piede con forza, e, avvertendo la sua mano lasciare il mio viso, me ne ero andata.

Da allora lo avevo costantemente e inesorabilmente evitato, oppure cercavo di trovarmi nella stessa stanza con qualcun altro, ma il fatto di rivederlo lì, con quell’espressione sul viso pallido, aveva avuto il potere di togliere tutto il colore dal mio, di viso.
Eh già, quella sarebbe stata proprio una serata particolare.


Note: Lo so, lo so che avrei dovuto fare il capitolo sulla festa, ma volevo che i sentimenti di Edward per Sassenach (o S) fossero chiariti, e che potesse comparire un nuovo punto interrogativo (oltre a quello sull’identità della ragazza): quale sarebbe questa verità su Emer? Mah, si scoprirà solo leggendo, no? Volevo ringraziare intanto Roxy_Black non solo per le recnsioni ma anche per aver postato la storia tra le seguite, e anche a chi legge semplicemente la storia, grazie a tutti.
A presto
Baci







  
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