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Autore: hyls    01/05/2013    0 recensioni
« Ogni storia ha un inizio e una fine. La nostra, forse, non è mai cominciata. »
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                Don't wanna be reminded.
 
 
« Ogni storia ha un inizio e una fine. La nostra, forse, non è mai cominciata.»
 
 
La prima volta che incontrai i suoi occhi era pieno Dicembre. Le vetrine addobbate a festa, le risate dei bambini che si fermavano davanti ad esse per osservare i loro giocattoli preferiti, le luci colorate ad intermittenza, e la neve donavano a Londra una dolce aria natalizia. 
Io mi trovavo lì con la mia scuola, a causa di una di quelle noiosissime gite in cui succede tutto tranne qualcosa di interessante, una di quelle in cui passi ore e ore in un museo ad osservare dipinti e sculture così poco interessanti per noi studenti, ma così importanti e significative per i professori che tutt'ad un tratto s'improvvisavano critici d'arte, nonostante sapessero parlare a stento la lingua che insegnavano, in questo caso, l'inglese. 
Noi eravamo appena arrivati in città, carichi di valigie, e stavamo cercando in lungo e in largo l'albergo in cui avremmo dovuto alloggiare per qualcosa come quattro settimane e mezza, quando ad un certo punto un piccola pila di libri, sistemata appena fuori da un negozio, catturò la mia attenzione.
Mi fermai davanti ad essa e, dopo aver preso il primo libro, cominciai ad esaminarlo attentamente, osservando e sfiorando la copertina, sfogliando le pagine e cercando di capire il significato di tutte quelle parole, per la maggior parte a me sconosciute.
L'unica cosa che non notai, però, era un ragazzo poggiato con una spalla allo stipite della porta che mi osservava con la stessa attenzione con cui io stavo guardando il libro.
Non appena sollevai lo sguardo sul suo, arrossii vistosamente e sobbalzai indietro, posando velocemente il volume al suo posto, quindi il ragazzo abbozzò un tenero sorriso e si avvicinò a me, riprendendo il libro e porgendomelo. 
La prima cosa che mi saltò agli occhi, dopo averli risollevati dal libro al suo viso, fu il suo imbarazzo e il suo lieve rossore sugli zigomi leggermente pronunciati a causa di un sorriso forzato.
Posai lo sguardo sul suo e inclinai appena il capo da un lato, in modo da potermi concentrare solo ed esclusivamente su di esso e sulle emozioni che trasmettevano i suoi dolci e grandi occhi castani, da dietro i vetri spessi degli occhiali che portava.
Soltanto dopo mi soffermai ad osservare il suo abbigliamento; il ragazzo indossava un paio di pantaloni marrone scuro e un maglione natalizio dello stesso colore.
Sembrava essere un ragazzo curato, poco modaiolo e, forse, anche un po' nerd ma nonostante ciò sembrava davvero carino. 
Senza rendermene conto, persa com'ero nelle mie riflessioni, il tizio, che doveva essere il proprietario della vecchia libreria, lasciò cadere il piccolo libro in una tasca aperta e vuota della valigia.
 
" Uhm, vedi. - mormorò piano, ma forte abbastanza da farsi sentire e distrarmi dai miei pensieri, mentre scrollava appena le spalle in un gesto menefreghista - Credo che ti abbiano lasciata indietro. È meglio che tu vada se non vuoi perderti. "
 
Mi voltai più volte, sia a destra che a sinistra, ma dei miei amici e delle mie professoresse non vi era alcuna traccia. 
Grandioso, direi. Persa in una città che neanche conoscevo e le uniche indicazioni che avevo erano il nome dell'hotel e quello della scuola in cui saremmo dovuti andare il giorno successivo.
Estrassi il cellulare dalla tasca del giubbotto in pelle e potei notare con estrema felicità che la batteria del mio iPhone era andata a farsi fottere.
Bene, quello che doveva essere il primo giorno di gita si era trasformato in una catastrofe, e per giunta il tizio alla porta se la rideva mentre io scleravo e tiravo giù tutti i santi del paradiso. 
Senza dire una parola mi afferrò per un polso e mi fece entrare dentro il negozio, tirando con sé anche le pesanti valigie e chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi voltai improvvisamente verso di lui, chiedendomi per quale motivo mi avesse tirata con sé dentro la libreria, e poco dopo potei notare come stesse iniziando a diluviare appena fuori dalla finestra.
Mi lasciai sfuggire un piccolo sospiro e sistemai le mie voluminose valigie accanto alla cassa, che altro non era che un mobile in legno vecchio di almeno cent'anni, mentre il ragazzo spariva senza dire una parola dietro un paio di tendine verde scuro in quello che doveva essere, probabilmente, il retrobottega.
Tornò dopo qualche minuto con un vassoio sul quale erano poggiate due tazze fumanti e dei biscotti, nel frattempo mi fece cenno di sedermi su un divanetto poco distante dallo scaffale pieno di libri al quale ero appoggiata.
Seguii il suo consiglio e mi sedetti compostamente su esso, accavallando le gambe e voltandomi verso di lui non appena si sistemò accanto a me e posò il vassoio su un tavolino basso di fronte a dove eravamo seduti noi. 

" Non ci siamo nemmeno presentati. "
 
Biascicai io in un inglese quasi stentato, distogliendo velocemente lo sguardo dal suo e portandolo sulle mie mani ben curato, come a fingere interesse verso di esse. 
Nonostante non stessi guardando il ragazzo negli occhi, potevo avvertire l'imbarazzo che si celava nei suoi gesti, fino a quando non scoppiò in una tenera risata e si strinse nelle spalle, mettendosi comodo sul divano e passando un braccio dietro le mie spalle, lasciandolo, però, poggiato sopra la spalliera. 
Portò una mano sul mio viso, sollevandolo verso il suo e abbozzando un dolce sorriso, poco prima di sussurrare.

" Zayn, mi chiamo Zayn. E tu?"

Ricambiai altrettanto dolcemente il suo sorriso, portando una mano sulla sua per scostarla dal mio viso, mentre inclinai il capo da un lato per scrutare per l'ennesima volta i suoi occhi  
profondi e ammalianti. Credevo di non averne mai visti di così belli.
Ma, nel frattempo, cercavo di memorizzare meglio i tratti perfetti e dolci del suo viso, dimenticandomi completamente della domanda che mi aveva fatto poco prima.
Non appena riuscii a pensare a qualcos'altro, me ne ricordai e le mie guance arrossirono vistosamente.

" Ylenia. "

Mormorai appena, chinando di nuovo il capo, questa volta con l'intento di nascondere il mio viso e di conseguenza il rossore sulle mie guance, coperte dai miei lunghi capelli castano scuro.
Solitamente non arrossivo così facilmente, ma il suo sguardo era talmente penetrante che in sua presenza era l'unica cosa a cui riuscivi a pensare. Infatti avrebbero potuto dire qualsiasi cosa su di me, tranne che ero timida. 
Introversa, sì, ma non timida. Di solito mi bastavano pochi minuti per entrare in confidenza con una persona, ma con lui era tutto diverso. Il mio atteggiamento, il mio carattere, persino il mio stesso modo di muovermi.
In sua presenza io ero diversa.
  
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