Ciao
a tutti! Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo.
Devo essere sincera e dirvi che questo capitolo mi sta particolarmente
a cuore
per ragioni che capirete leggendolo, ma anche perché sono
riuscita ad esprimermi
al meglio mentre lo scrivevo. Ho descritto tutto esattamente come
volevo e ne
sono molto orgogliosa.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e lasceranno la propria
impressione
(bella o brutta che sia) scrivendomi una recensione, ma anche coloro
che leggeranno
silenziosamente.
Lauretta95: Cara Laura, avendo cancellato (per errore, ovvio) i due
capitoli
precedenti e avendoli poi, reinseriti, anche le recensioni si sono
cancellate!
Ma, ripeto, ma … avevo salvato la tua e quindi ti rispondo
qui J
Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e non
sai quanto mi faccia piacere sapere che io sia riuscita a commuoverti
attraverso
le mie parole. Grazie ancora per i complimenti e aspetto un tuo parere
anche su
questo capitolo J
Un bacione,
Ele.
A tutti coloro a cui non ho ancora risposto alle recensioni, scusatemi.
Sono
andate perse quando ho cancellato due dei capitoli della storia, per
sbaglio.
Sappiate che però le ho lette e ho apprezzato. Alla ragazza
che si era
immedesimata nella protagonista, perché aveva perso anche
lei una persona
estremamente importante, dico che le sono vicina e che posso capirla.
Un
abbraccio anche a te.
Capitolo 5
The power of the ocean.
Bip-bip-bip bip-bip-bip
bip-bip-bip..
Sveglia maledetta.
Allungai la mano verso il comodino e spensi quell’aggeggio
infernale, poi mi
costrinsi ad aprire gli occhi e ad alzarmi. Mi stiracchiai per bene e
poi mi
diressi verso la camera di Lindsey per svegliarla, ma trovai il suo
letto
perfettamente in ordine, prova evidente che la mia coinquilina non
aveva
dormito a casa.
Non mi spaventai.
Molto probabilmente aveva dormito da Josh, il rugbista che aveva
conosciuto
alla festa tre settimane prima. Nulla di nuovo. Tutto nella norma.
Sorrisi ripensando alla festa e, sovrappensiero, mi diressi in cucina
per
preparare una grossa tazza di caffè.
Dlin-dlon.
‘Ecco Lindsey!’
pensai, avviandomi
verso la porta.
‘Ehi! Finalmente sei qui, pensavo non arrivas ... ’
dissi spalancando la porta,
ma le parole mi morirono in gola non appena notai che non si trattava
della mia
amica.
Un Robert imbarazzato mi fissava sulla soglia del mio appartamento,
grattandosi
la nuca.
‘Robert! Ma che ci fai qui?!’ chiesi disorientata.
‘Ehm, ti ho portato la colazione..’
spiegò, porgendomi un vassoio incartato,
contenente chissà quale prelibatezza. ‘Non volevo
disturbarti, ehm, ecco..’
continuò.
‘No! Certo che non disturbi!’ gli sorrisi sincera.
‘E’ solo che pensavo fossi
Lindsey … sai, non ha dormito a casa e, di solito, torna a
quest’ora.’ Gli
spiegai.
Lo feci entrare e lo condussi in cucina, dove il caffè era
ormai pronto.
‘Giusto in tempo per il caffè, ti va?’
gli chiesi, voltandomi verso di lui, ma
il suo sguardo era fisso sulle mie gambe.
Solo in quell’istante mi ricordai che stavo indossando solo
la maglietta con la
quale dormivo.
Oh cazzo.
Arrossii violentemente e lui rise divertito.
‘Sì, grazie … ne gradirei una
tazza.’ Rispose.
Gli porsi il caffè e poi corsi in camera ad infilarmi un
paio di pantaloni.
Tornai in cucina e mi sedetti attorno al tavolo, vicino a lui e iniziai
a
sorseggiare il mio caffè ancora bollente.
‘Allora, non vuoi sapere cosa ti ho portato?’ mi
chiese avvicinando il vassoio
ancora incartato.
‘Certo! Scusa è che mi hai preso alla sprovvista
… ’ mi affrettai a dire.
Dopodiché scartai il vassoio e vidi una schiera di sei
croissant ripieni di
cioccolato, direttamente dalla migliore pasticceria francese di
Vancouver.
‘Oh Dio! Ma come fai? Sono i miei preferiti!’
strillai emozionata,
abbracciandolo.
Rise con me e, una volta sciolto l’abbraccio, trattenne il
mio viso tra le mani
e depositò un bacio delicato sulle mie labbra. Io,
però, non mi accontentai e
risposi al bacio che divenne meno casto.
‘Se questa è la ricompensa, te li porto ogni
mattina, dolcezza!’ esclamò lui,
sorpreso, quando ci separammo.
Risi di gusto e divisi a metà un croissant, porgendogliene
una parte.
‘Ho un’altra sorpresa per te, Kristen.’
Disse, mentre riordinavamo la cucina.
‘Non dirmi che hai anche dei brownies e dei
waffles!’ gli dissi con fare
speranzoso.
Scoppiò a ridere e io arrossii.
Contegno, Kristen!! Mi ordinai.
‘Scusa…’ cercai di dire, ma Robert mi
zittì dolcemente.
‘No, mi dispiace. Ma in compenso, potremmo andare a comprarli
più tardi. Tanto
le lezioni non cominceranno prima della 11.30. La lezione di francese
è stata
annullata, perché il professore è ad un convegno
in qualche altro college della
zona. ’ Concluse.
‘Ma è fantastico!’ commentai sollevata,
sistemando il barattolo dello zucchero
sul ripiano più alto del pensile.
‘Vado subito a prepararmi così usciamo a facciamo
un giro per la città, prima
che inizino le lezioni. Che ne dici?’
Annuì e sul suo volto si dipinse un’espressione
divertita.
‘Che c’è?’ chiesi allarmata.
Si avvicinò a me, incatenando il suo sguardo al mio.
‘Sei sporca di
cioccolato.’ Disse.
‘Dove?’ chiesi.
‘Proprio qui.’ Sussurrò a pochi
centimetri dal mio volto. Poi mi baciò
dolcemente e io mi abbandonai tra le sue braccia che, ora, stringevano
i miei
fianchi al di sotto della maglietta.
Dio.
Consapevole che quel bacio non presagiva nulla di buono e,
non essendo
ancora pronta, mi liberai dalla sua stretta e corsi in corridoio.
‘Vado a prepararmi, altrimenti faremo tardi. Intanto, fai
come se fossi a casa
tua!!’ Gli urlai dal bagno, così che mi potesse
sentire. Per tutta risposte lo
udii ridere di gusto.
Venti minuti dopo ero pronta. Dopo una bella doccia rilassante, un filo
di
trucco e vestiti più consoni, ero decisamente più
presentabile e pronta ad uscire.
‘Allora … che si fa ora?’ chiesi a voce
un po’ troppo alta, entrando nella mia
camera per prendere la
sciarpa rossa che
tanto si abbinava con il mio cappotto blu e la borsa con i libri dei
corsi che
avrei seguito più tardi.
Fui sorpresa di trovare Robert intento ad osservare le foto che avevo
disposto
sulla mensola vicino alla finestra.
‘Ehi … pensavo fossi in salotto, scusa.’
Dissi e indossai la sciarpa.
‘Che fine ha fatto la Kristen di questa foto?’
domandò, indicando la foto che
ritraeva me e i miei genitori il giorno del mio sedicesimo compleanno.
Mi immobilizzai e lo guardai dritto negli occhi. Non riuscii a proferir
parola.
Come ha fatto ad accorgersi che
c’è
qualcosa che non va in me?
Nemmeno Lindsey, con la quale vivevo da quasi due mesi se ne era mai
accorta.
E lui, che mi conosce da sole tre
settimane, riesce a capirlo?
‘Che intendi dire?’ sussurrai a fatica dopo qualche
minuto di silenzio, ma
ormai tutte le mie barriere erano crollate
e feci fatica a deglutire.
Vedendomi in difficoltà, Robert mi abbracciò come
solo lui era in grado di fare
e io non riuscii più a trattenermi: scoppiai a piangere
stringendomi al suo
petto. Restammo così, fermi, per minuti interi e lui
aspettò pazientemente che
io mi sfogassi.
‘Sc-sc-sc-scusami ..’ singhiozzai.
‘Ssh, non dirlo nemmeno per scherzo, Kris. Non devi
vergognarti dei tuoi
sentimenti, mai. Se non sei pronta, lo capisco … io sono qui
e ti aspetto.
Capito?’ disse lasciando un tenero bacio tra i miei capelli.
‘Gr-grazie, Robert.’ Risposi, riprendendo controllo
di me stessa. Sciolsi
l’abbraccio, spazzai via le lacrime dalle guance e respirai
profondamente un
paio di volte.
Sorrisi a Robert che, intento ad osservarmi per assicurarsi che stessi
bene, mi
sorrise di rimando. Nei suoi occhi non c’era traccia di
pietà, compassione e
gliene fui profondamente grata.
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Dopo
una divertente mattinata trascorsa insieme, io e Robert
ci salutammo e ci dirigemmo verso le rispettive aule per assistere alle
lezioni. Sebbene il corso fosse lo stesso, le lezioni che seguivamo non
erano
sempre le stesse, essendo lui già al terzo anno.
Il cellulare mi avvertì che avevo ricevuto un messaggio.
Posai la penna
lasciando incompleta la frase conclusiva del mio saggio riguardante la
sociologia della comunicazione.
Ti
passo a prendere alle 19.30.
Ho una sorpresa per te. A dopo tesoro, R.
Il
mio cuore perse un battito. Mi abbandonai sorridente con
la schiena sul materasso.
Sospirai, felice di poter trascorrere un altro po’ di tempo
con Rob.
Mi alzai dal letto e attraversai il corridoio per raggiungere la camera
di
Lindsey.
Bussai e attesi che mi rispondesse. Non appena entrai, notai che,
proprio come
me qualche istante prima, era intenta a studiare.
‘Ehi Linds, scusami non volevo disturbarti.’ Dissi
con l’intenzione di
richiudere la porta e lasciarla in pace.
‘No, Kris tranquilla! Ho finito … stavo solo
leggendo un passaggio del mio
articolo che non mi convinceva molto.’ Mi
rassicurò e, poi, mi sorrise.
‘I tuoi articoli sono sempre ottimi, Linds! Volevo solo
avvertirti che stasera
non sarò a casa, Robert mi passa a prendere verso le sette e
mezza.’ Le
spiegai.
Mi guardò maliziosamente. ‘No, Linds, non
è come pensi! Non siamo mica come te
e Josh che non uscite mai dalla camera da letto!’ mi
affrettai a ribattere,
sconvolta.
‘Magari si trattasse solo della camera da letto …
’mi confessò e, non appena
notò la mia espressione incredula, scoppiò a
ridere fragorosamente.
Mi alzai, fintamente indignata, e mi tappai le orecchie. ‘Non
voglio sentire
nient’altro!’ affermai e me ne andai, ma cinque
minuti più tardi, potevo ancora
udirla ridere.
Digitai una risposta veloce, ma carica di impazienza.
Non
vedo l’ora. Ti bacio, K.
Notando che mancava soltanto mezz’ora
prima che arrivasse Rob, mi
affrettai a prepararmi. Indossai un paio di jeans skinny e un
maglioncino di
cachemire blu, raccolsi i capelli in una treccia morbida e misi un filo
di
mascara. Indossai le mie amate converse proprio quando Robert
suonò alla porta.
Afferrai la borsa, nella quale infilai frettolosamente il cellulare
rimasto sul
comodino, e il cappotto.
‘Ciao Lindsey!’ salutai la mia coinquilina.
‘Ciao Kris, divertiti!’ ricambiò lei.
Quando finalmente aprii la porta, trovai Robert - Mister Perfezione
appoggiato
allo stipite dell’uscio.
Wow.
Era di una bellezza mozzafiato.
Mi sorrise, felice di vedermi e mi attirò a sé
per baciarmi. Una scarica di
emozione pura attraversò il mio corpo e non potei fare a
meno di domandarmi se
ogni nostro bacio, abbraccio o contatto casuale sarebbe stato sempre
così
emozionante. In cuor mio, pregai affinché fosse
così.
‘Sei pronta?’ mi chiese con il suo miglior sorriso
sghembo.
‘Pronta.’ Risposi emozionata.
‘Dove mi porti?’ chiesi mentre raggiungevamo la
macchina parcheggiata poco più
in là, senza riuscire a mascherare la curiosità
che mi stava divorando.
‘E’ una sorpresa, Kris. Se ti svelo dove ti sto
portando, che razza di sorpresa
è?!’ fece apposta per stuzzicarmi.
‘Come vuoi.’ Dissi, fintamente offesa.
Non passarono nemmeno dieci secondi che, proprio come avevo previsto,
mi
strinse e mi baciò per farsi perdonare.
‘Perdonato?’ mi chiese speranzoso e divertito
insieme.
Finsi di pensarci un po’ su.
‘Ti prego, Kris, perdonami! Non posso vivere senza il tuo
perdono.’ Tentò di
convincermi e io scoppiai a ridere, seguita a ruota da lui.
Giunti alla macchina, si affrettò ad aprirmi lo sportello
metallizzato dalla
parte del passeggero ma, prima che salissi, mi disse: ‘Sei
adorabile stasera,
Kris.’ E lasciò un bacio a fior di labbra. Entrai
in macchina e mi accomodai.
‘Sei perdonato, ma sei un ruffiano!’ gli urlai
bonariamente dall’interno dell’auto,
mentre lui si affrettava dalla parte del guidatore.
Allacciate le cinture, partimmo e, per tutto il tragitto, ridemmo,
scherzammo e
ascoltammo la radio.
Nonostante non mi capacitassi del fatto che un ragazzo come lui, che
avrebbe
potuto avere qualunque ragazza di questo pianeta soltanto con uno
sguardo e un
sorriso sghembo, avesse scelto me, in quel mese trascorso insieme mi
ero
convinta che faceva sul serio.
Robert era un ragazzo sincero, limpido ed estremamente genuino. Era pur
sempre
un maschio certo, come mi ricordava Lindsey a giorni alterni, ma mi
capiva e
riusciva a stupirmi e farmi ridere molto spesso.
E io ero felice. Ero enormemente felice.
Arrivammo a destinazione quarantacinque minuti più tardi,
quando la mia
curiosità aveva quasi raggiunto il limite.
Scendemmo dall’auto e una folata di vento carica di salsedine
mi investì. Aria
di mare.
Robert mi strinse la mano e attese una mia reazione che, ovviamente,
non tardò
ad arrivare.
‘Mi hai portato sull’oceano?’ sussurrai
emozionata, con gli occhi che mi
brillavano per la sorpresa e la felicità. Lo abbracciai
forte.
‘Ho pensato che ti sarebbe piaciuto. E’ il mio
posto segreto: vengo qui quando
ho bisogno di riflettere e mettere ordine nella mia vita …
pensavo, ecco …
pensavo che, si insomma … ’ spiegò.
‘… Pensavi che avessi bisogno di mettere ordine
anche io. ’ Terminai la frase
per lui.
Lo guardai negli occhi e ci lessi dentro un senso di protezione che mai
nessuno
era riuscito a darmi.
‘Grazie, amore.’ Dissi sincera, scostandomi dal
viso le sottili ciocche di
capelli svolazzanti sfuggite alla treccia.
Mi guardò stupito e mi stupii anche io
dell’intensità che avevo messo in quelle
parole.
Accarezzò delicatamente la mia guancia destra, poi,
riafferrò la mia mano
destra e ci incamminammo verso la spiaggia.
Camminammo per un paio d’ore, respirando la
libertà e la forza del mare che il
vento trasportava ad ogni onda. Raccontai a Robert tutto ciò
che per tanto mi
ero tenuta dentro e, sebbene faticosamente, riuscii a non piangere. La
morte di
Sophie, il periodo di depressione, la morte dei miei genitori e la
disperazione
che ancora permaneva in me. Gli raccontai ogni cosa e notai che, da
quel
momento, mi guardò sotto una luce diversa. Rimase in
silenzio per tutto il
tempo, lasciando che mi sfogassi, lasciando che rivivessi il mio dolore
con la
consapevolezza che stavo aspettando lui per riviverlo, e non il momento
giusto.