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Autore: MerMargaret    01/05/2013    0 recensioni
Una specie di triangolo amoroso dove tutto sembra reale ma è solo apparenza, dove le cose più concrete non sono altro che sogni astratti...
Margaret Stevens, una normale liceale come le altre, si trova in bilico fra sogno e realtà. Riuscirà a distinguerle e non impazzire? Questo è tutto da scoprire...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Erano le otto e venti di una tiepida mattina di marzo e come sempre ero in ritardo. La scuola mi aveva davvero stancato, fra compiti e interrogazioni. Percorsi il lungo viale alberato che divideva la mia casa da quel triste edificio grigio. Era tardi, ma io me la prendevo con comodo, camminando normalmente. Ad un tratto sentii delle urla echeggiare nel viale -Margaret! Aspettami!-
Era Tom
my, un mio carissimo amico. Lo vedevo affrettarsi con la sua camicia rossa a quadri, pantaloni grigi e i capelli castano chiaro mossi dal vento -Ehilà, Tommy. Hai fatto tardi anche tu?-
-Proprio così. Non ho imparato storia, non so come fare. Se oggi mi chiama non so che scusa inventarmi-
-Cercherò di suggerirti-
-Grazie Mar, sei un’amica!-
Cominciammo a correre per fare presto e per fortuna quando entrammo in classe la professoressa ancora doveva arrivare.
Mi sedetti accanto ad Elizabeth, la mia migliore amica. Una ragazza non molto alta, magra, con i capelli del colore dell’oro e degli occhi azzurri come il mare.
-Ciao Mar!-
-Eli, tutto bene?-
-Dai, non ci lamentiamo. Sai oggi l’ho visto-
Io saltavo di gioia -Lo hai visto? Hai visto Michael?-
-Si…oh no, aspetta. Io intendevo Carl-
Un espressione di delusione apparve immediatamente sul mio viso. Carl era un ragazzo che aveva una cotta per me e non faceva altro che perseguitarmi con messaggi, bigliettini e tant’altro. Ma io non ricambiavo il suo sentimento, non provavo davvero interesse per lui. Invece Michael, Michael era un ragazzo fantastico, l’unico che avrebbe resa realmente felice, Michael era ragazzo di cui ero follemente innamorata, ma lui, credevo che a lui io non interessassi minimamente.
-Oh Margaret, scusami- si affrettò a rispondere Elizabeth -Hai capito male! E’colpa mia, non mi sono spiegata bene-
-Eli, ma figurati! Non ti preoccupare, davvero-
-Comunque ha chiesto di te-
-Tanto per cambiare-
-Mar, dovresti dirglielo, insomma, di lasciarti in pace-
-Sai come sono fatta. Non ne ho il coraggio-
-Lo so, ma puoi farcela-
Volevo un mondo di bene ad Elizabeth. Era l’unica che mi conosceva veramente, che mi leggeva nel cuore e capiva tutto quello che provavo. Ed era l’unica con cui riuscivo ad essere me stessa e aprirmi completamente. Le raccontavo tutto! E lei mi aveva sempre aiutata con i suoi meravigliosi consigli. Ad un tratto squillò il cellulare. Un messaggio, era Carl. Ero davvero stanca! Ogni volta che lo schermo del cellulare si illuminava, speravo sempre che fosse Michael a cercarmi. Quelle poche volte che era lui, i miei occhi si illuminavano come miliardi di stelle in una notte d’estate. Io e Michael eravamo buoni amici, ma era davvero faticoso fingersi amica di una persona che consideravi in tutt'altro modo.
MARGARET, VORREI VEDERTI. QUANDO REALIZZERERAI QUESTO MIO DESIDERIO?
L’ennesimo messaggio di Carl riempiva lo schermo e io mi sentivo sempre peggio.
-Mai!- pensai fra me e me.
Riflettevo continuamente sull'ingiustizia della vita. Perché doveva piacermi lo stronzo che mi faceva soffrire? Era una cosa che mi chiedevo spesso. Credevo che Michael mostrasse interesse per Ashley, un’altra mia carissima amica, che era fidanzata con Edward, un ragazzo dai riccioli neri, alto e magro, molto simpatico. Ecco perché parlavo di ingiustizia. 
Durante la lezione di storia la professoressa spiegò senza interrogare e Tommy dal banco a fianco, mi fece un occhiolino sussurrando:
-Mi è andata bene!-
Al termine delle lezioni, dovetti rimanere per un corso di inglese che facevo ogni giovedì. Salutai Elizabeth e Tommy che si avviarono insieme lungo il solito viale. Corsi a prendere uno snack al mini-market vicino alla scuola e mentre stavo tornando a scuola correndo, andai a sbattere contro qualcuno. Prima ancora di dire “Scusa!”, mi accorsi che quel qualcuno era Michael. Provai una sensazione incredibile. Il cuore mi batteva fortissimo, la gola mi bruciava forte, avevo le mani gelate, le gambe mi tremavano e le mie guancie andavano a fuoco.
-Ahi!-esclamò lui.
-Oh scusami!- esclamai. Ero molto ma molto imbarazzata.
Cominciò a ridere. Quant’era bello quando rideva. Lui era bello sempre, ma quando rideva lo era ancora di più. Il suo sorriso poteva far sentire meglio anche la persona più triste del pianeta.
-Sei sempre la solita imbranata!- e dicendomelo, mi scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Mi sentivo in paradiso.
-Chi non muore si rivede- e sorrise.
-Eh già!- ricambiai il sorriso.
-Tutto bene?-
-Si, dai- mentii. Va tutto bene a parte il fatto che ti odio perché mi piaci troppo e tu non te ne rendi nemmeno conto.
-Come mai sei ancora a scuola?-
-Corso di letteratura!- mi affrettai a rispondere.
-Sei sempre la solita secchiona!- disse sorridendomi.
-Che spiritoso- dissi con finta aria arrabbiata.
Amavo quando mi prendeva in giro.
-Allora lascio andare via la studentessa modello-
-Sarà meglio! Anche perché ho fatto tardi- mi uscì fuori un tono davvero molto freddo. Mi pentii di aver risposto così.
-Va bene allora. Ci sentiamo più tardi, ciao Margaret- disse con tono deluso.
Mi sentivo un po’ in colpa, a dire il vero. Rientrai a scuola e per tutto il tempo pensai a Michael; come se non lo facessi anche in ogni altra parte del mondo. Quando finì il corso, mi arrivò una chiamata di mio padre William che era venuto a prendermi e tornai a casa ormai sfinita. Quel pomeriggio la mia voglia di studiare era pari a zero, così iniziai a leggere un libro quando mi arrivò un messaggio.
-Sicuramente sarà Carl. Erano circa 20 minuti che non si faceva sentire, strano!- pensai fra me e me. Invece con mia grande sorpresa, era Michael. Un sorriso a 36 denti comparve sul mio viso.
-Allora, per sabato cosa facciamo tutti?-
Usava sempre il plurale, sempre la parola tutti. Sapevo che non avrei mai avuto occasione di trovarmi sola con lui, tranne quelle poche volte che lo incontravo per caso.
-Non lo so, per me va bene tutto- risposi
Squillò il telefono, era lui. Non mi sarei mai aspettata una chiamata da parte sua. Quel giorno avevo anche un gran mal di gola, ma facendomi coraggio e schiarendo la voce, risposi.
-Pronto, Michael?-
-Per te va bene tutto…quindi per te va bene anche se ci buttassimo dalla finestra tutti insieme- e cominciò a ridere.
-Lo sai che non sei simpatico?- risposi. Ma nel frattempo stavo ridendo.
-Beh, sei l’unica a pensarlo. Comunque, perché non andiamo al Luna Park tutti insieme?-
Di nuovo la parola tutti.
-Certo, per me va bene!-
-Chiamo Ashley e tu Elizabeth ok? Gli altri li avverto dopo-
Beh, c’era da aspettarselo. Avrebbe fatto di tutto per sentire la voce di Ashley. E ovviamente, chissà perché, chiedeva sempre a me di chiamare Elizabeth.
-Okay- risposi con aria delusa.
-Ho visto che ci sono delle giostre fantastiche, voglio provarle tutte! Vai su questo sito e le vedrai-
Michael mi dettò il link, ma non appena entrai nel sito vidi una marea di giostre, una più pericolosa dell’altra. Sussultai e pareva che Michael dal telefono mi avesse sentita.
-Ecco! Hai paura delle giostre!- e cominciò a ridere così forte che persino allontanando il telefono si riusciva ad ascoltare la sua dolce risata.
-Non è vero!- mi affrettai a negare.
-Oh si che è vero!- e continuò a ridere.
Sapevo che mi avrebbe presa in giro per la vita, dovevo affrontare questa paura e salire su quelle maledette giostre. Ma poi ad un tratto disse con una voce dolce come il miele:
-Margaret, scherzo. Figurati! Se non ci vuoi andare non è un problema, sceglieremo qualcos’altro-
-No dai. Vedrò che giostre posso fare!-
-Allora rimaniamo così. Credo che siamo…mmm…tu, io, Elizabeth, Ashley, Tommy e poi credo che vengano anche Nicholas e Kate. Ah...ed Edward-
Pronunciò il nome di Ed con una delusione tale che mi veniva da piangere perché ovviamente avevo già capito. Con gli occhi un po’ lucidi risposi:
-Va benissimo. Ci sentiamo allora!- e chiusi la chiamata più in fretta che potevo, prima di buttarmi sul letto con il viso affondato nel cuscino e alcuni fili di capelli bagnati da una lacrimuccia caduta casualmente sulle guance. Per deprimermi ulteriormente, continuai a leggere un romanzo d’amore e mi addormentai sfinita. Sabato arrivò rapidamente. Appena uscita da scuola percorsi il viale con Elizabeth e Tommy, come facevo di solito e lì incontrammo Nicholas, con i suoi capelli rossi scompigliati e una collana con un ciondolo. Ed era molto di fretta.
-Ehilà ragazzi!-
-Ciao Nick!- risposi, ricambiando il saluto.
-Scusate, ma devo scappare. A stasera!-
E si allontanò velocemente sparendo fra gli alberi di pesco.
-Bene ragazze. Scappo anch’io, a dopo!- ci salutò Tommy.
Eravamo rimaste solo io ed Eli.
-Ti ho detto che mi ha chiamata?- le domandai.
-Beh, questa sarà la centesima volta che me lo dici!- e cominciò a ridere.
-Povera me, sono proprio disperata!-
-Puoi dirlo forte amica mia!-
Arrivammo fino casa di Elizabeth e poi proseguii la strada da sola. Dopo alcuni isolati incontrai Edward che camminava sventolando i suoi ricci neri e illuminati dal caldo sole del pomeriggio, con una felpa grigia e delle cuffie bianche alle orecchie. Si fermò e con un cenno mi salutò.
-Ciao Mar!-
-Ed! Come va?-
-Benissimo! Stasera ci divertiremo!-
-Oh si, certo!- dissi con un sorriso non molto convincente.
Poi mi poggiò una mano sulla spalla.
-So a cosa stai pensando. Ti conosco benissimo, Margy. Non capisco come faccia lui a non notarti minimamente e a non lasciar perdere Ashley. Mi dispiace moltissimo di questo, lui è solo un bastardo-
Le sue parole mi risuonarono nel cuore come mille tamburi. E aveva ragione. Purtroppo aveva tremendamente ragione. Ero lì e Michael non mi vedeva, non mi vedeva mai.
-Però promettimi che stasera ti divertirai! A dopo- disse, proseguendo per la stradina a due isolati da casa mia.
-Certo!- dissi sorridendolo e vedendolo correre via.
  
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