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Autore: xNewYorker__    01/05/2013    2 recensioni
A Nara si parlava di una giovane e spietata dea dagli occhi di fuoco, che calpestava e incendiava ciò che aveva davanti, che possedeva una risata incantatrice, una pelle di diamante e parole di vento.
Si parlava di una giovane e spietata dea e di una schiava bambina, di fiamme, sevizie e malvagità.
Si parlava di una giovane e spietata dea condotta a morire dal suo stesso animo, dal suo stesso amore.
Era una giovane dea distrutta. E nella sua distruzione era mortale. Era mortale come coloro di cui aveva abbattuto le case e dato in pasto le carni alle sue bestie
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Non è mai conveniente sottovalutare il potere di una donna di fuoco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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A Nara si parlava di una giovane e spietata dea dagli occhi di fuoco, che calpestava e incendiava ciò che aveva davanti, che possedeva una risata incantatrice, una pelle di diamante e parole di vento.
Si parlava di una giovane e spietata dea e di una schiava bambina, di fiamme, sevizie e malvagità.
Si parlava di una giovane e spietata dea condotta a morire dal suo stesso animo, dal suo stesso amore.
Era una giovane dea distrutta. E nella sua distruzione era mortale. Era mortale come coloro di cui aveva abbattuto le case e dato in pasto le carni alle sue bestie.
 
«Vieni a morire, Astrea di Nara dagli occhi di fuoco». Il sibilo di Ettore raggiunse le sue orecchie in modo così calmo da distruggerla e causare in lei una tremolante risata di astio.
Lo sguardo che gli riservò di spalle, per quanto l’uomo dalle forti braccia potesse vedere, gli fece per un attimo perdere la concentrazione necessaria a trattenere a muscoli tesi l’imperatrice.
«Alessandro...», ricordò, con un filo di voce, aumentando la forza della stretta. Aveva avuto così tante occasioni di vedere il suo sangue scorrere finalmente per lui, eppure aveva aspettato e aspettato: che il ricordo di un compagno di viaggio si affievolisse, che le ferite dell’animo e alla schiena si sanassero, che il vociare insistente nella sua testa tacesse. Ma il tempo non si fermava, la vita proseguiva, e la spietata mortale era immobile tra le sue braccia, forse in attesa di rivelarsi come il serpente che era. In silenzio.
La sala era così splendente, così ricca dell’oro che quella donna aveva tolto ai suoi miseri schiavi per anni, prima di renderli tali. Splendeva del sangue con cui ripuliva i pavimenti dal rumore delle ossa spezzate, delle lacrime punite con quell’incessante scorrere di fiume, dei cuori che rallentavano come cavalli trafitti sotto i loro cavalieri.
Quell’Astrea brillante e bugiarda sedeva in alto a guardarli morire, e sorrideva circondata dalla sua bellezza.
«Hai atteso per anni, desiderato di bere il mio sangue e sbranare le mie interiora insieme ai tuoi cani, così come tu e gli strateghi avete fatto con Alessandro. Come ha potuto essere così cieco, quel mio povero fratello?». La stretta aumentava di consistenza mentre Astrea dagli occhi di fuoco pregava perché le sue ossa continuassero ad essere forti come in gioventù, e perché quel po’ d’ossigeno rimasto la raggiungesse prima che fosse troppo tardi. E rimase immobile, sapendo come Ettore amasse parlare con lei e più con se stesso di quei piccoli peccati che la donna aveva commesso negli ultimi anni. Lui le concesse un attimo di silenzio e di riposo prima di lasciarle il suo ultimo respiro.
«Eppure...io avrò pietà di te. Sei stata la colonna portante del nostro impero. Avrai piegato le tue labbra nel solito sorriso di trionfo nel vedere gli uomini far piangere di porpora il tuo valoroso marito. Tu non piangerai, invece, perché è un gesto da pochi, e tu non sei altro che vile, coi lutti che hai seminato solo per compiacere te stessa. Alessandro ha avuto donne pronte ad uccidersi per lui, le schiave migliori tra i nobili, degli eccellenti compagni di guerra. Tu cos’hai avuto, se non un marito adultero, innumerevoli vittime e sangue sul tuo pavimento? Cosa, Astrea, cosa hai avuto!?».
Per quella che sapeva essere l’ultima volta, la spietata dea dagli occhi di fuoco piegò le sue labbra nello stesso ghigno che aveva più volte visto quando Alessandro mostrava ciò che riteneva superiorità.
E le sue ultime parole furono: «Ho avuto te».


Angolo autrice:

Salve. 
Questo prologo è un breve flash forward, ergo vedrete Astrea ancora molto spesso, durante la storia.
Il nome del personaggio di Alessandro è ispirato a quello di Alessandro Magno, ma il personaggio non è associato a lui, così come Ettore non ha relazione con il personaggio dell'Iliade, nonostante l'ispirazione per il suo nome provenga direttamente da lui. 
Voglio precisare che la storia non è ambientata in Asia, e la città di Nara, che ho citato, non è quella giapponese realmente esistente: ho utilizzato quel nome perché mi piaceva. Come avrete già capito, invece, il nome di Astrea è ispirato a quello della dea vergine della giustizia, alle volte identificata con Diche.
Inoltre, ci terrei ad aggiungere ancora un'altra nota: il periodo indicativo della storia è l'età d'oro della civiltà Greca, ma, voglio precisare, il ruolo delle donne, seppure molto marginale all'inizio, non sarà uguale a quello del periodo storico. Come indicato in questo prologo, infatti, Astrea si proclamerà imperatrice di Nara e avrà il potere prima tenuto dal marito, il che sarebbe inconcepibile in una società filo-greca. 
A presto, 
xNewYorker__/Chris 
   
 
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