Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Ricorda la storia  |      
Autore: Lavandarose    02/05/2013    3 recensioni
E' notte. Mesmer riceve un chiamata di soccorso da parte del fratello Batraal. Sa che si è messo nei guai, ancora. Sa che sarà lui a dover mettere tutto a posto, ancora. Ma è suo fratello, la sua famiglia. Deve andare. Spiega le ali e va.
Genere: Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mesmer sbatté le ali con forza, cercando di non farsi notare troppo. Il cielo era scuro, la città deserta.

"Chi vuoi che ci sia in giro a quest'ora di notte?", si domandava seccato.

Nessuno, era la risposta. Nessuno tranne lui. E Batraal.

L'uomo strizzò gli occhi alla ricerca della strada che lo avrebbe portato al fratello.

Già, il fratellino che si metteva nei guai ogni tre per due e che lui doveva andare a recuperare, di solito per i capelli.

"Non impara mai. Non imparerà mai. Vivesse cent'anni, continuerebbe a ripetere le sue solite cazzate".

Rise da solo a quel pensiero, preso dal suo stesso involontario umorismo. Loro potevano vivere millenni, altro che cento anni. Il problema era proprio lui: suo fratello.

" Le famiglie sono un disastro. E le famiglie immortali sono un disastro eterno", sospirò Mesmer, mentre la sua vista interiore individuava la casa da dove Batraal gli aveva mandato il segnale di soccorso.

Con circospezione, mosse delicatamente le ali per planare al suolo. Ed eccolo davanti all'abitazione dove, poteva supporre, il fratello era con una ragazza.

Alla porta ci arrivò camminando, le ali ripiegate sotto la giacca a vento blu: non voleva correre il rischio di farsi scoprire dai vicini.

Uno sguardo furtivo, ma attento, alle villette che lo circondavano lo rassicurò. Non c'era nessuno.

Era finito in uno dei quartieri residenziali più belli della città. Chissà, magari un giorno avrebbe potuto anche lui avere una casa.

- Sì, come no!- sogghignò mentre l'impossibilità di quel che aveva pensato gli lampeggiava come una scritta al neon davanti agli occhi.

A passi veloci raggiunse l'entrata. Suonare il campanello era fuori discussione: meno rumore facevano, meglio era.

Mise la mano destra sulla maniglia della porta. Una luce blu si sprigionò dal suo palmo e dissolse la serratura.

Entrò e si fermò per un attimo sulla soglia.

Tutto era buio e silenzioso, ma Mesmer sapeva dove andare a cercare. Aumentando i suoi sensi, chiuse gli occhi e nella sua testa comparve l'esatta disposizione delle stanze di quella casa.

Camera da letto, piano superiore.

Bene. Il giovane andò verso le scale, lanciando qualche occhiata in giro. L'oscurità non era un problema. Loro potevano vedere nella notte.

La casa era semplice e ordinata. Mesmer poteva immaginare la proprietaria intenta a compare quelle tendine nuove per la cucina o un mazzo di fiori per il vaso del salotto.

Mentre camminava sentiva il profumo della donna. "Maledetti sensi acutizzati", pensò. Era sempre così: poteva capire come era stata la persona che era con Batraal fino a qualche ora prima. A volte poteva persino vederla con i suoi occhi interiori. Di solito la vedeva sorridente, in uno dei momenti migliori della vita.

Poi la vedeva dopo che era stata con il fratello e tutto cambiava.

Strinse i denti e salì le scale.

Questa però sarebbe stata l'ultima volta. L'ultima, giurò a se stesso. Non voleva più coprire il fratello, da adesso in poi anche lui si sarebbe dovuto prendere le proprie responsabilità. La famiglia è la famiglia, d'accordo, ma quel che valeva per lui, valeva anche per Batraal. Perciò anche il fratello minore avrebbe dovuto farsi un esame di coscienza e cambiare radicalmente atteggiamento.

- Sei tu, Mesmer? - la voce profonda di Batraal gli arrivò un po' attutita. Si vede che non voleva farsi sentire.

- Sì - rispose lui con voce inespressiva mentre raggiungeva la camera da letto. Entrò e una piccola luce gli colpì gli occhi, finora abituati al buio.

Il fratello aveva acceso una delle due abatjour dei comodini, così lui ne approfittò per dare una rapida occhiata alla camera.

Era pulita e in ordine.

I suoi occhi saettarono in giro, il suo cervello registrò una bottiglia di champagne aperta e due bicchieri appoggiati al mobile a cassettoni vicino all'armadio.

Poi spostò lo sguardo al fratello. Batraal era vicino alla finestra, imponente e serio. I suoi occhi scuri, in contrasto con quelli chiarissimi di Mesmer, lo stavano fissando.

Si era rivestito, almeno questa volta aveva avuto la decenza di non farsi trovare nudo.

Il ragazzo spostò allora l'attenzione sul letto matrimoniale. Lo aveva lasciato per ultimo apposta, sapeva già cosa vi avrebbe trovato.

Lei era lì, nuda e distesa supina con le braccia e le gambe un po' scomposte. Il viso era ancora bello. Un sorriso dolcissimo aleggiava ancora sulle labbra della giovane. Sembrava dormisse.

- Ancora, Batraal? - chiese Mesmer al fratello.

Lui si strinse nelle spalle, fece il giro del letto e si mise davanti al biondo che lo stava guardando, in silenzio.

- Cosa ti devo dire? Lo sai che non lo faccio apposta -

- E ci mancherebbe pure! - ribatté l'altro, mentre pensava a come far sparire il corpo della sfortunata ultima amante del fratello. - Batraal, lo sai che non puoi fare l'amore con le umane. La nostra carica sessuale va oltre la loro sopportazione e così le uccidi. Non è la prima volta che succede, dovresti averlo capito!-

- Almeno è morta felice - gli rispose l'altro sogghignando.

Mesmer lo prese per il bavero della giacca e lo spinse con forza contro il muro.

Erano entrambi alti e massicci, ma il biondo sovrastava il moro di qualche centimetro.

- Ma ti senti quando parli? Hai appena ucciso una donna! E sei un Angelo, un Angelo, maledizione! -

Il fratello lo guardò, senza muovere nemmeno un dito, le braccia pendenti lungo il corpo.

- Siamo Angeli Caduti, Mesmer - sottolineò con enfasi la parola. - Siamo stati scacciati, perseguitati, fatti cadere su questa Terra. E ora possiamo fare quel che ci pare, anche scopare, se vogliamo -

Il biondo lo osservò lasciandogli piano la giacca. - Sì, ma non puoi fare quel che ti pare, non puoi uccidere le persone. Devi darti una regolata, Batraal. Siamo fratelli, è vero, ma non posso risolvere sempre i tuoi casini, cazzo! -

Il fratello si scostò, allisciandosi la giacca. Poi guardò il corpo su letto.

- Mi spiace, mi piaceva sai? Mi ricordava...lei -

Mesmer sospirò. Lo sapeva che tutto andava sempre ricondotto a lei. Lilith, uno degli Angeli scacciati assieme a loro. L'amore di Batraal.

L'Angelo guardò il corpo sul letto: era vero, quella giovane donna sembrava lei. Aveva lunghi capelli neri e pelle bianchissima. Mesmer non li vedeva, ma sapeva che gli occhi della morta erano stati blu.

Si avvicinò al fratello: - Batraal, Lilith ha fatto la sua scelta. Lo sai, ha deciso di combattere per tornare da dove siamo stati cacciati. E assumerne il comando. Vive per la guerra, ora. Non più per te -

- Lo so. Ma mi manca -

Mesmer lo guardò. Era la prima volta che il fratello gli rivelava i suoi sentimenti.

L'altro continuò: - Ho ancora il suo profumo sulla pelle. La cerco negli occhi delle altre. La possiedo quando entro in queste donne. E perdo il controllo. Mi sembra di fare l'amore con lei e non trattengo la mia parte angelica e soprannaturale. E' per questo che le mie amanti muoiono. Ma ti assicuro che non lo faccio solo per il gusto di uccidere qualcuno. Anche se lei vorrei ucciderla con le mie mani. Sì, vorrei ucciderla! Lei e il dolore che mi ha regalato per l'eternità -

Mesmer capiva le parole del fratello. Loro non potevano morire e avrebbero vissuto per sempre i sentimenti, buoni e cattivi, che vivevano in quei giorni, in quegli anni, in quei secoli.

- Sei un casino, lo sai, vero? - gli disse mentre si avvicinava al letto matrimoniale. Con molto rispetto per il corpo della giovane donna si inginocchiò vicino a lei, cercando di non far indugiare lo sguardo sulle nudità.

- Sai almeno come si chiamava? - chiese a Batraal.

- Certo, non sono un mostro. Si chiamava Susan -

Mesmer le compose le braccia sul petto e le avvicinò le gambe. Poi sussurrò una frase in un lingua antica e il corpo della donna venne avvolto da una luce rossa. Brillò per un attimo e poi scomparve.

- Ora riposa, Susan - disse l'Angelo alzandosi e guardando il fratello. - Vogliamo andare, adesso?Meglio muoversi prima che qualcuno noti qualche movimento strano. Già domani scopriranno tutto questo casino. Sei sicuro che nessuno ti abbia visto con lei? -

Il moro annuì senza parlare. Si avvicinarono alla finestra, spiegando entrambi le loro grandi ali nere.

- Mesmer... -

- Cosa? -

- Grazie -

- Sei mio fratello. Minore per giunta. E' mio dovere proteggerti. Anche se devo riconoscere che in questi ultimi tempi sei diventato un disastro. Il mio disastro eterno -

Batraal ebbe un abbozzo di sorriso. - Cercherò di fare il bravo -

- Mi basterebbe almeno che incanalassi meglio la tua carica erotica e sessuale. Sono stanco di vedere donne morte. Se tu magari riuscissi a conoscerle meglio, potresti anche trovare qualcuna che ti facesse dimenticare... - Mesmer non finì neppure la frase. Lo sguardo di Batraal lo zittì.

Capiva quando il fratello metteva le barriere. E questo era uno di quei momenti.

- Andiamo? - L'Angelo biondo spiegò le ali nere e si lanciò nel vuoto del cielo. Non si girò neppure una volta, ma sapeva che il fratello era dietro di lui.

Come sempre.

Per l'eternità.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Lavandarose