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Autore: Renegade_    02/05/2013    6 recensioni
”E dimmi”, esordì Justin. “Facevi anche sogni erotici su di me, ammettilo.” Disse sfoggiando quello che secondo lui doveva essere un sorriso sexy.
”Che cosa?!” esclamammo io, mio padre e Patty contemporaneamente.
”Justin, finiscila.” Lo rimproverò Pattie, mentre mio padre continuava a fissarmi. Sentivo le guance in fiamme. Maledetta carnagione chiara.
”Cos’è che facevi su Justin?” mi chiese lui.
”Papà, non facevo sogni erotici su Justin, non preoccuparti.”
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                    Not him, please.
 
 
“Cassie, aiutami con gli scatoloni, dobbiamo caricarli nel furgone, dato che per le tredici dobbiamo trovarci lì.” Urlò mio padre dal salotto.
Mi affrettai a richiudere velocemente lo scatolone in cui avevo riposto i mie cd e i libri, dopodichè lo poggiai sullo scatolone che conteneva tutte le mie foto, li sollevai entrambi borbottando, e poi mi guardai intorno.
Mi sarebbe mancata quella casa. Vi ci avevo trascorso diciotto anni della mia vita, e pensare di doverla lasciare mi metteva tristezza.
Il mio sguardo indugiò sulle pareti spoglie color pesca, un tempo piene di poster, foto e mensole traboccanti di cd e libri, e avvertii una morsa alla bocca dello stomaco. Sbuffai  scuotendo il capo, e scesi al piano di sotto, dove lasciai gli scatoloni a mio padre, ed entrai nel furgone.
”Quand’è che devi riportare il furgone a zio Philip?” chiesi a mio padre, che nel frattempo mi aveva raggiunto e aveva messo in moto.
”Per le tre, quindi sbrighiamoci e poi credo che Pattie ci stia già aspettando.”
Pattie. Mio padre usciva con quella donna da quasi un anno, ed io non avevo mai avuto l’occasione di incontrarla. Sapevo avesse un figlio, ma la cosa non mi importava più di tanto. Praticamente sapevo solo che era di qualche mese più grande di me, e basta. Non sapevo come si chiamasse e non avevo mai visto una loro foto.
Imboccammo il vialetto in retro marcia, e mi sporsi dal finestrino per guardare, forse, per un’ultima volta casa nostra, sospirai, incrociai le braccia al petto e scivolai sul sedile, salutando mentalmente il mio piccolo paesino sperduto in Canada.
”Come ti senti?” mi chiese mio padre guardando dritto davanti a sé.
”Oh, bene…papà, c’è qualcosa che vorrei dirti. Ho deciso di non frequentare l'università quest’anno, non credo di farcela, sono troppo stanca, ho bisogno di rilassarmi.” Gli dissi aprendo il finestrino e assaporando l’aria quasi autunnale di inizio settembre, mio padre frenò di colpo facendomi sobbalzare.
”Papà!” esclamai portandomi una mano alla bocca. “Volevi ucciderci?” gli urlai.
Lui mi guardò e il suo sguardo mi trafisse, deglutì, e poi si rimisi in moto con la mascella contratta e le guance rosse.
”Che vuol dire questo, Cassie?” mi chiese.
”Vuol dire che voglio prendere un anno sabbatico e che sono abbastanza grande da decidere per me stessa.” Risposi girando il volto verso di lui.
”Ma Cassie…ci hai pensato bene? E’ Davvero quello che vuoi?” mi chiese, ancora, in tono preoccupato.
”Sì.” Mi limitai a rispondere.
Il viaggio proseguì tranquillo e mio padre non tentò più di uccidere entrambi.
Quando arrivammo a Toronto, mio padre fermò il furgone vicino ad una villa in periferia, scese, e mi chiese di iniziare a prendere degli scatoloni mentre lui andava in casa da Pattie.
Fischiettando, scesi dal furgone, ed iniziai a prendere degli scatoloni, ma quando raggiunsi mio padre e Pattie, che era di schiena, il mio cuore accelerò.
”Ti prego non voltarti, ti prego non voltarti..” sussurrai, ma purtroppo qualcuno lassù deve odiarmi, perché Pattie si voltò, e lo scatolone che avevo in mano cadde.
”Cassie!” esclamò mio padre raggiungendomi.
”Io..papà, scusa, non volevo.” Biascicai.
”Non è nulla, tesoro, non preoccuparti.” Mi disse Patty avvicinandosi. “Rob mi ha parlato tanto di te, sei persino più bella di come ti aveva descritto.” Continuò.
”Oh, ehm, grazie.” Cavolo, Cassie, prova a formare una frase di senso compiuto, okay?
”Comunque io sono Pattie Mallette.” Si presentò.
”Ehm, sì, so chi sei…” borbottai, puntando lo sguardo sulle mie scarpe.
Prendemmo tutti gli scatoloni e Pattie mi mostrò la casa, dopodichè mi disse che se volevo potevo restare in camera mia, ci avrebbero pensato lei e mio padre a sistemare gli scatoloni.
Dopo mezz’ora passata in camera, decisi di scendere, ma mi bloccai sentendo mio padre e Pattie ridere, dopodiché riconobbi la voce di una terza persona.
Mi appiatti contro la parete e serrai le palpebre. “Non lui, ti prego.” Sussurrai.
”Non lui chi?“ chiese quello che sicuramente non era mio padre. Aprii piano l’occhio destro e mi ritrovai Pattie, mio padre e..Oddio, no, perché lui?
”Tu.” Gli dissi arrossendo. Cioè, eddai, mica capita tutti i giorni di ritrovarti Justin Bieber davanti che ti sorride?
”Sì, ciao, sono anche io felice di vederti.” Mi disse sarcasticamente.
Lo fulminai con lo sguardo, e li seguii in salotto, mi sedetti sul divano bianco di pelle e osservai Justin e mio padre aprire gli scatoloni.
”No, no! Fermo!” esclamai, fondandomi su Justin e sfilandogli lo scatolone dalle mani; lui mi guardò confuso, e io mi voltai in modo da dargli le spalle.
”Che c’è lì dentro?” mi chiese, picchiettando con un dito sulla mia spalla.
”Nulla che ti riguardi.” Borbottai infastidita.
”C’è l’intimo?” mi chiese ancora
”Justin!” esclamò Pattie indignata, Justin fece spallucce e si piazzò davanti a me, strappandomi letteralmente lo scatolone dalle mani, si sedette sul divano e iniziò ad aprirlo, strinsi i pugni, e mi maledissi mentalmente.
”Ma sono miei poster!” urlò Justin, tirando fuori un poster vecchio di almeno due anni. Se lo rigirò tra le mani, e poi mi guardò sollevando un sopracciglio.
”Sì, è un tuo poster. Cassie era letteralmente fissata con te. Qualsiasi cosa facessi, lei lo sapeva. Le mancava solo sapere quando andavi in bagno e il tuo numero di telefono, cosa che adesso saprà. Tu non hai idea di quanto ha pianto al tuo concerto!” esclamò mio padre, dando una pacca sulla spalla a Justin.
”Grazie tante, papà.” Grugnii.
”E dimmi”, esordì Justin. “Facevi anche sogni erotici su di me, ammettilo.” Disse sfoggiando quello che secondo lui doveva essere un sorriso sexy.
”Che cosa?!” esclamammo io, mio padre e Pattie contemporaneamente.
”Justin, finiscila.” Lo rimproverò Pattie, mentre mio padre continuava a fissarmi. Sentivo le guance in fiamme. Maledetta carnagione chiara.
”Cos’è che facevi su Justin?” mi chiese lui.
”Papà, non facevo sogni erotici su Justi, non preoccuparti.” Gli dissi sbuffando, lui mi lanciò un’ultima occhiata furtiva, poi raggiunse Patty, dicendomi che sarebbe ritornato a casa, avrebbe riportato il furgone a zio Philip e avrebbe recuperato le nostre auto.
”Non stuprare Justin.” Mi sussurrò prima di andarsene.
Mi voltai verso il divano vuoto, dato che Justin era salito in camera sua, presi i miei ultimi scatoloni, e salii in camera mia.
Era parecchio grande, con le pareti verde meli, un balcone che affacciava sul giardino sul retro. C’era una scrivania sulla quale precedentemente avevo poggiato il mio portatile, e parecchie mensole vuote sulle quali avrei poggiato i miei cd, e poi una libreria.
Iniziai a sistemare tutto, e quando finii, mi misi sulla soglia ed osservai il tutto. Mancavano le foto da appendere alle pareti, e poi sarebbe stata perfetta…e a proposito di foto, avrei dovuto chiamare la mia amica Mel prima di cena.
Mi cambiai, legai i capelli, e poi scesi al piano di sotto, mi accorsi che si era ora di pranzo, entrai in cucina, e mi bloccai quando trovai Justin ai fornelli, mi appoggiai allo stipite della porta, e puntai lo sguardo su di lui.
”So che mi stai fissando il sedere.” Disse ridendo e scuotendo il capo, mi rabbuiai e lo raggiunsi ai fornelli.
”Sai, credo che abbiamo iniziato col piede sbagliato.” Gli dissi. “Io sono Cassie.” Continuai, tendendogli la mano, lui ricambiò la stretta sorridendo.
”Ed io sono Justin, ma ovviamente lo sai già.” Disse facendomi l’occhiolino.
Lo odio.
”E così sei una belieber?” mi chiese.
”Anche se fosse?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.” Mi ammonì. “Devo saperlo, sai, devo prendere certe precauzioni nel caso tu volessi stuprarmi. Sei la mia sorellastra, e per quanto tu possa essere carina, ho l’obbligo di starti alla larga.”
”Oh, Justin, tranquillo. Sarò io a stare alla larga da te.” Lo rassicurai sorridendo.
Aprii il frigo, presi dell’aranciata, preparai un panino, e mi sedetti al tavolo in cucina,
”Ah, e comunque è vero. Tutti fanno sogni erotici su di me.” Disse sorridendo, facendomi sputare tutta l’aranciata che avevo in bocca.












HERE I AM.

Saaaaaaaaalve, come state?
Ho iniziato una ff su Bieber, che spero di portare subito a termine e che possa interessare a qualcuno.
Va beh, nulla, fatemi sapere con una recensione se vi piace, se devo continuare o se devo lasciar perdere.
Perdonatemi se troverete errori, ma non leggo mai ciò che scrivo cc
Un bacio,
Rossella xx
  
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