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Autore: Juliet88    02/05/2013    3 recensioni
"Chuck e Blair adesso sono degli adulti..." disse Nate. "Si, ma solo per incasinare anche quel mondo" aggiunse Serena ridendo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nel futuro
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gyjfjyfjfukfj *toc* *toc*
Quella mattina il risveglio fu tutt'altro che rilassante, perchè causato dal continuo bussare di qualcuno.
Qualcuno che, a pensarci bene, poteva essere anche Catherine, tuttavia passarono alcuni secondi perchè io arrivassi a questa conclusione.
Strizzai gli occhi, infastidita per la violenza con cui il visitatore batteva sulla porta
"Chuck, stanno bussando?!" chiesi, con aria interrogativa ed esclamativa allo stesso tempo.
"Credo di si" disse, un po' preoccupato, passandosi una mano tra i capelli bruni.
In un lampo indossò la sua giacca da camera di seta (ovviamente viola), ed andò ad aprire alla porta, anche se a me appariva più come un incontro con il destino. E se fosse stata Catherine? Come avremmo spiegato la mia presenza in sottoveste, sotto le coperte di Chuck?
Decisi che ci avrei pensato al momento.
"Chuck! Apri, sono io, Nate!"
Tirai un sospiro di sollievo, e credo anche Chuck.
"Nate, sei tu..."
"Sì, sono io. E' mezz'ora che busso alla porta"
"Scusami, stavo ancora dormendo"
"Ma come, oggi è..." inaspettatamente, ci fu qualche secondo di silenzio.
"Aspetta un momento; conosco quell'espressione, i capelli così scompigliati, la vestaglia viola del post-sesso"
"Nathaniel, che accidenti stai dic..."
"Non ci provare. Chi c'è in camera da letto?"
Accidenti a Chuck, adesso Nate lo avrebbe scoperto di sicuro. Non che non mi fidassi di Nate, era ed è ancora un ottimo amico, ma il fatto che qualcuno lo sapesse lo rendeva ancora più reale.
"No, aspetta non me lo dire, indovino da me. Solo una persona è in grado di ridurti in questo stato" continuò Nate, ridendo.
"Blair, adesso puoi anche uscire" cantò Nate, senza che Chuck dicesse una sola parola.
A quel punto indossai la camicia che la sera precedente avevo praticamente strappato via da Chuck, ed uscii.
Quando uscii vidi Chuck seduto sul divano, con un'espressione rassegnata, ed il suo solito scotch per colazione.
"Buongiorno, Nate" dissi, con tono stanco.
Lui rise, era straordinario come Nate prendesse tutto alla leggera.
"Sapevo che ci sareste ricascati, voi due. Era solo questione di tempo. Io e Serena avevamo anche fatto una scommessa a riguardo"
"Una scommessa?" chiese ironico, Chuck.
"Si, ci chiedevamo se avreste smesso di reprimere i vostri sentimenti prima o dopo il matrimonio. Io avevo scommesso sul dopo."
"...Interessante" aggiunsi, io.
Mi ripromisi di fare un discorsetto a Serena, non appena l'avessi vista.
"Ad ogni modo, ero venuto qui per portarti lo smoking, anche se a questo punto non so se ne avrai ancora bisogno..." affermò,  divertito.
"Lascialo pure sulla sedia" comandai.
E così facendo decise che era il momento di andarsene, e ci lasciò da soli.
"Blair, perdona la domanda, ma vorrei sapere realmente cosa ha significato per te questa notte" domandò, dopo qualche secondo.
"Tanto, Chuck. Molto più di quanto tu creda. Perchè ho capito che mi ami, con la stessa intensità e passione di tanti anni fa."
"Credevo lo sapessi già, Blair io non ho mai smesso di amarti, ho solo cercato di reprimere questo mio sentimento prendendomi gioco di te, di Catherine, ed anche di me stesso."
"Chuck, voglio che tu sappia una cosa: quando ti ho lasciato all'aereoporto, qualche settimana fa, non è stato solo per accantonare il mio egoismo, per darti una nuova possibilità di amare, e di essere felice; l'ho fatto anche perchè avevo paura, paura che potessi essere tu ad abbandonare me, paura che potessi preferire Catherine a me". dissi, ignorando la sua dichiarazione.
"E' assurdo..." bisbigliò.
"Forse. Ma diciamocelo, Catherine è di gran lunga una persona migliore della sottoscritta: è dolce, affabile, non conosce nemmeno il significato della parola "complotto", adora i bambini, darebbe tutto per avere una famiglia, e ti ha fatto addirittura convertire. E' tutto l'opposto di Blair Waldorf."
"Questa notte è stato un altro, l'ennesimo, errore. Ma ti prometto che cambierò. Io-io...Non avrai altre mie interferenze nella tua vita da parte mia. "
"Credo che tu abbia diritto alla felicità, e non puoi con me che ti ronzo intorno." continuai, con un groppo in gola.
Lui stava lì, e mi guardava semplicemente, con gli occhi sempre più lucidi.
Avvicinai il mio viso al suo, in modo che le nostre fronti si toccassero, e chiusi gli occhi. Lui mi imitò.
"Ti amo, Chuck. Ti ho sempre amato."
E così dicendo mi staccai da lui, presi il soprabito, ciò che rimaneva dei miei vestiti, e dandola vinta alla codardia, me ne andai, con il viso segretamente coperto di lacrime.

"Pronto, Salve. Parlo con la signorina Blair Waldorf?"
"Sì. Chi è?"
"Sono il dottor Newman. Il signor Bass ha avuto un incidente stradale..."
"Cosa?!" Urlai, in preda al panico.
"Stia calma, è fuori pericolo. Ma chiede con insistenza la sua presenza"
"Certo, certo. Arrivo immediatamente." risposi, chiudendo la telefonata.
A quel punto ruppi fede alla mia promessa fatta poche ore prima, ma non m'importava. Chuck aveva bisogno di me, e...aveva bisogno di me, non avevo bisogno di altre ragioni.
Credo di non aver mai corso in quel modo con un semplice taxi prima di allora, e non mi preoccupavo nemmeno del tipico traffico newyorchese, avrei preso l'elicottero, se necessario.
Non appena arrivai all'ospedale, vidi Nate e Jenny, Serena e Humphrey, stringere tutti un caffè fumante, ed un espressione impaziente in volto.
Notai l'assenza di Catherine, forse era nella stanza con Chuck.
Ehy,Blair" dissero, tutti all'unisono.
"Ciao, dov'è Chuck?" chiesi frettolosa.
"Beh, è lì, ma dovremmo parlarti di una cosa prim..." disse, Serena.
"S, me ne puoi parlare dopo? Ho bisogno di vedere Chuck."
"Ma, Blair!" gridò, mentre io stavo già aprendo la porta.
Mi sorprese vedere che nella stanza non c'era nessuna Duforth.
Mi avvicinai con cautela, aveva gli occhi chiusi, ma non ero certa che stesse davvero dormendo.
Aveva il viso pieno di graffi, e lividi, ed era ricoperto da spaventose fasce bianche.
Mi sedetti sulla sedia, e lo vidi alzare quelle lunghe ciglia nere, sbattendole più volte.
"...Blair, sei qui" disse, con un tono mellifluo.
"Sì, non sono brava a mantenere le promesse, come puoi ben vedere." dissi, con un sorriso malinconico.
Lui accennò un sorriso, mentre aspettava che parlassi.
Ma io non sapevo cosa dire. Non sapevo nemmeno per quale motivo si era ridotto in quello stato.
"Immagino ti starai chiedendo cosa sia successo..." disse.
La  mia espressione interrogativa doveva essere piuttosto esplicita.
"In questo momento, ti credevo all'altare, non di certo qui..." dissi.
"In realtà, io...stavo venendo da te."
Ero sbalordita, e felice al tempo stesso.
"Non potevo sposare Catherine, io non provo nulla per lei. L'unica cosa che mi rimprovero è quella di aver aspettato fino a questo giorno, di aver aspettato di trovarmi in smoking davanti ad un altare con una donna che non eri tu, per capirlo"
Gli presi la mano e gliela strinsi, forte, vicino le mie labbra.
"Io non amo lei ed i suoi pregi, amo te ed i tuoi difetti. So che è totalmente masochista, ma non posso farne a meno. Ti amo, Blair"
 Lo guardai dritto in quegli occhi nocciola più potenti di una bomba atomica, e gli dissi che l'amavo anche io, questa volta senza "ma", o "però".
Gli posai un bacio delicato su quelle labbra gonfie, e sentivo che mai, per nulla al mondo, ci saremmo lasciati più.

Quindici giorni dopo
"Chuck, vuoi una mano per scendere dalla limousine?" chiesi. Da quando Chuck si era infortunato, ero praticamente iperprotettiva.
"No, Blair. Ci riesco, davvero!" rispose, alzando gli occhi al cielo.
"Sei appena uscito dall'ospedale, non fare lo spaccone, come sei abituato a fare" sussurrai, ironica.
"D'accordo, d'accordo, mammina" ridacchiò.
Entrammo nella reception dell'albergo, e fu come sentirsi a casa.
"Mi era mancato questo posto" disse, e sapevo che era vero.
"Ma soprattutto, mi era mancato fare questo" bisbigliò, al mio padiglione auricolare.
Mi prese per un fianco, attraendomi a lui, e baciandomi, con un'intensità inverosimile.
Ah, il mio Chuck.
Dinanzi all'uscio della suite, improvvisamente mi bloccò, dicendomi di stare lì, ferma.
Successivamente chiamò Arthur, che, per mia sorpresa era già nella suite. Chuck si avvicinò a lui, che gli consegnò qualcosa che non riuscii a vedere, per poi andarsene a passo svelto.
Nel viso di Chuck riconobbi una luce strana, ma bellissima. Adoravo vederlo così felice.
"Tra di noi, non è mai stato facile, perchè forse siamo noi a non esserlo. Ma in fondo è proprio di questo che ci siamo innamorati..."
E con quelle parole capii già cosa stava per chiedermi. Come conferma del mio pronostico, s'inginocchiò, senza troppo sforzo.
"Blair Cornelia Page Waldorf, vuoi sposarmi? chiese, con gli occhi pieni d'amore.
Io feci una risatina, e con le lacrime che già mi rigavano il viso, risposi: "Sì!"
M'inginocchiai anche io, e glielo ripetei altre dieci, o venti volte, baciandolo ripetutamente.
"Ti amo" mi disse.
"Ti amo anche io, Chuck Bass, fonte di tutti i miei guai, ma anche e soprattutto delle mie gioie."







  
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