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Autore: HawkShy    03/05/2013    9 recensioni
Brittany è una ragazza che frequenta la scuola pubblica di giorno e lavora in televisione nel pomeriggio. Ma la sua classe non le permette di poter passare una vita tranquilla.
Fanfiction ispirata ad uno dei miei anime preferiti, Kodomo no Omocha, letteralmente "Il giocattolo dei bambini", ma conosciuto in Italia come "Rossana". Naturalmente non mi atterrò molto alla trama originale, ma mi servirà solo per una linea logica nella storia.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A quanto pare sono di nuovo in ritardo.. Non posso che chiedervi scusa, ma non ho avuto molta ispirazione e sinceramente preferisco scrivere qualcosa di decente anziché darvi un capitolo orribile solo per il gusto di pubblicare in fretta!
Ma non parliamo troppo, vediamo come vi sembra questo! : )
Buona lettura!

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Brittany sussurrò quelle parole con la stessa fatica che avrebbe impiegato per urlarle.

-Ho accettato.

Santana chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Sembrava avesse appena ricevuto un pugno in faccia e stesse cercando di non urlare per il dolore.

-Hai accettato?- ripeté, inutilmente, per confermare.

-Si- rispose la bionda trattenendo il fiato.

La latina lasciò andare le sue mani e si alzò in piedi, massaggiandosi le tempie come per calmarsi.

Brittany non sapeva cosa fare. Percepiva l’agitazione dell’altra e si sentì maledettamente in colpa.

-Santana..- iniziò, ma fu bruscamente interrotta dall’altra.

-No!- esclamò con veemenza alzando una mano per zittirla –Santana niente! Dammi almeno il tempo di incassare il colpo!

Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, torturandosi i capelli e il viso con le mani, come se non volesse credere alla notizia, come se volesse cancellarla.

-Quindi- disse dopo un’infinità di minuti di silenzio, durante i quali Brittany dovette fare appello a tutte le sue forze per non alzarsi e raggiungerla –Tu hai accettato di far finta di stare con un coglione che nemmeno conosci per una parte di merda in un film del cazzo?- chiese con rabbia e, per un attimo, la bionda rivide davanti a lei la vecchia Santana, quella che era prima di mettersi insieme.

-E’ la parte della protagonista, San! E’ un’occasione importante!- rispose la bionda, tentando di farla ragionare.

-Più importante di me? Più importante di quello che penso io?- ribatté la mora, alzando il tono di voce.

-Non avevo scelta! Se avessi rifiutato non avrei ottenuto niente!- spiegò Brittany, alzandosi e raggiungendola.

-Non potevi chiedere di pensarci su?- gridò la latina.

-No che non potevo! Non sono stata la migliore della giornata, mi avrebbero mandata via!

-E allora perché cavolo di motivo hanno proposto a te questa stronzata e non a qualcun altro?- chiese Santana più arrabbiata che mai.

-Non lo so, io..- si bloccò un attimo, ripensando alle parole di Kurt –Credo..-esitò, abbassando lo sguardo –Credo che Sam abbia influito sulla scelta, Kurt pensa che io gli sia piaciuta..

-Oh, ci scommetto che tu gli sia piaciuta- la interruppe Santana –E come se gli sei piaciuta! E tu hai anche accettato! Ha fatto un bell’affare quello stronzo!- concluse con rabbia.

-Santana, ti prego calmati- disse Brittany, prendendole le mani, ma Santana la scansò nervosa.

-Non dirmi di calmarmi!- abbassò il volume, ma il tono rimase di ghiaccio.

-Ascolta, a me non importa assolutamente niente di questo tizio e se proprio vuoi saperlo non mi interessava neanche la parte da protagonista..- iniziò disperata, ma Santana la interruppe con una risata finta.

-Non ti interessava? Devo pure sentirmi dire queste cose..- si passò una mano tra i capelli per l’ennesima volta.

-E’ la verità San! Io ho fatto questo provino solo per aiutare la mia famiglia! Stavo anche rifiutando, poi Blaine ha detto..

-Blaine? Ti ha detto lui di accettare?- chiese di getto Santana, arrabbiandosi ancora di più.

-L’ha fatto per noi!- lo difese Brittany.

-Non può dettare legge su qualcosa che non riguarda la sua vita! E tu non puoi prendere ordini da chiunque su delle scelte così importanti!

-Non è chiunque!- ribatté la bionda innervosendosi a sua volta –Lui fa parte della mia famiglia! Lo vuoi capire questo? Loro sono le persone a cui voglio bene, sono le persone per me più importanti…

-Tu sei la persona per me più importante!- urlò Santana.

La bionda tacque immediatamente, sgranando gli occhi e guardandola completamente sbalordita. Santana aveva gli occhi lucidi, i pugni stretti lungo i fianchi e tremava di nervosismo.

Brittany la guardò negli occhi, incapace di dire qualsiasi cosa. Per un tempo indefinito, gli unici rumori presenti erano i loro respiri affannati per la discussione.

-E io che cosa sono per te?- chiese alla fine Santana, con il volume della voce tornato alla normalità e il tono finalmente calmo, ma ancora più afflitto.

-Tu per me sei importante quanto loro- rispose Brittany decisa.

La latina abbassò lo sguardo e negò con la testa, come se stesse combattendo una lotta interiore.

Prese un ennesimo, profondo, respiro e la guardò dritta negli occhi, talmente intensamente che Brittany si sentì quasi tremare sotto la potenza di quello sguardo.

-Io lo so che le cose da voi sono difficili al momento- spiegò Santana, cambiando completamente tono –Lo so che siete nei casini e che tu senti tutta questa responsabilità addosso. Mi rendo perfettamente conto che tu ti sia sentita con le spalle al muro, ma il punto è..

Le si incrinò la voce e fece una piccola pausa prima di proseguire. Brittany avrebbe voluto abbracciarla più di ogni altra cosa, ma sapeva che doveva lasciarla parlare.

-Il punto è che per tutta la mia vita, io ho avuto la sensazione di essere di troppo. Ho sempre pensato che la mia nascita fosse stata solo una sciagura del destino, che avrei risparmiato tante sofferenze a tante persone. Mia madre sarebbe ancora viva e mio padre e mia sorella sarebbero felici. Non ho mai avuto un sogno, non mi sono mai fissata un obiettivo, non mi sono mai sentita parte di un gruppo, di un qualcosa, mai. Questo perché io ero convinta di essere un pezzo in più nel mondo, un difetto di fabbrica. Questo, prima che arrivassi tu.

Brittany si sentì mancare il respiro e avvertì le lacrime cominciare ad uscire lentamente.

Santana continuò –Da quando tu sei entrata nella mia vita, per la prima volta dopo 17 anni mi sono sentita…giusta. Al posto giusto. Quando mi sorridi, quando mi baci, quando mi abbracci, io non mi sento più di troppo, mi sento accettata. Mi sento voluta.

La bionda, ormai in lacrime silenziose, si avvicinò a lei e si fermò a pochi centimetri.

-Quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta- continuò la latina, prendendole le mani –Io ho capito cosa significa “sentirsi completi”. L’ho capito perché era così che mi sentivo. Ero e sono felice, io che ho sempre pensato di non meritarmelo.

Brittany le poggiò una mano sulla guancia per accarezzarla, mentre Santana chiuse gli occhi per un attimo, baciandole  le dita.

Le sorrise e si avvicinò al suo viso, ma la latina la fermò, abbassandole delicatamente la mano.

-E’ per questo che non posso accettare questa situazione- sentenziò duramente –Tu sei la miglior cosa che sia mai stata mia, anzi sei l’unica. Io non posso dividerti con qualcun altro, anche se solo per finta. Non posso, non ce la faccio.- concluse, mentre una lacrima scendeva lenta sulla sua guancia.

Brittany sentì un forte dolore al petto, sia perché per la prima volta la stava vedendo piangere, sia perché sapeva cosa stava per succedere.

-San, io non ho scelta, devi capirlo- le disse tra le lacrime –Il fatto che io abbia accettato non sminuisce quello che provo per te. I miei sentimenti resteranno sempre gli stessi, non ti lascerò mai.

Santana scosse la testa, mentre Brittany poggiò la fronte sulla sua.

-Sono solo tre mesi. Tre mesi in cui dovrò solo fare finta. Appena finiranno tornerò da te, perché è con te che voglio stare- ribadì.

-Lui dirà a tutti che state insieme? Ti stringerà la mano, ti abbraccerà, riderà con te, magari ti bacerà anche?- chiese Santana, chiudendo gli occhi.

-E’ così che deve andare..

-No! Non è così che deve andare!- rispose la latina, piangendo anche lei –Dovrei essere io a fare queste cose con te! Dovrei averlo io questo diritto!

-San..

-No!- si staccò bruscamente, spiazzando l’altra. –Devi scegliere. Adesso.

-Cosa?- chiese scioccata Brittany.

-O questo stupido patto o me.- ordinò Santana, mentre la tristezza veniva spazzata via dalla rabbia.

-San, io…

-Scegli!- gridò Santana.

Brittany sgranò gli occhi. In quel momento non era la sua Santana. Era la Santana di quel pomeriggio in quel magazzino, quella arrabbiata, ferita e istintiva. Aveva paura. Aveva paura di perderla.

-San- disse piano, tentando di avvicinarsi di nuovo. Per fortuna la latina glielo permise. –Io ho firmato un contratto, non posso tirarmi indietro. Non posso fare questo a mia madre.

-Però puoi fare questo a me- sentenziò la latina glaciale.

Brittany abbassò lo sguardo, incapace di rispondere.

Santana si allontanò, annuendo lentamente. Era ferita.

-Se le cose stanno così, forse è meglio che tu ti concentra solo sulla tua carriera…

-No San..

-E che ti dimentichi di me.

Brittany sentì le lacrime tornare alla carica e stavolta non fece nulla per fermarle.

-Mi stai lasciando?- chiese con la voce rotta dal pianto.

-Se vuoi fare finta che sia io a lasciare te per sentirti meglio, fai pure- rispose la latina con un mezzo sorriso ironico.

-San, ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?- gridò la bionda –Mi stai chiedendo di rinunciare all’occasione per aiutare la mia famiglia per la tua gelosia!

-Non ti sto chiedendo questo!- urlò Santana, furiosa.

-A me sembra proprio così invece!- rispose Brittany.

Si guardarono per un lunghissimo istante, entrambe consapevoli di cosa stava, inevitabilmente, per accadere.

-E’ finita vero?- sussurrò la bionda, abbassando lo sguardo a terra.

Stavolta fu il turno di Santana di restare in silenzio e anche lei abbassò lo sguardo.

Brittany ricacciò indietro le ultime lacrime e si avvicinò a lei. Stava per darle un bacio in guancia, ma poi si trattenne e le accarezzò semplicemente il braccio, prima di lasciare la stanza.

Santana restò immobile mentre la sentiva uscire di casa.

Mentre la sentiva uscire dalla sua vita.
 

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Se qualcuno avesse avuto una telecamera, non avrebbe resistito all’impulso di filmare le facce di tutti gli studenti che incrociavano il suo sguardo.

Brittany era pallida, con le occhiaie e con una coda mal legata.

Non aveva dormito tutta la notte ed era quasi sicura di aver esaurito tutta l’acqua nel suo corpo per le lacrime che aveva versato.

Dopo aver lasciato casa di Santana era tornata a piedi alla dependance di Kurt, impiegandoci quasi un’ora. Non aveva intenzione di prendere l’autobus, la sola idea di stare con altra gente le faceva venire voglia di vomitare.

Holly e Blaine avevano capito che qualcosa non andava quando si era rifiutata di cenare ed era rimasta tutta la sera seduta al bordo piscina, persa nei suoi pensieri. Ma per fortuna non avevano fatto domande e lei li aveva ringraziati mentalmente. Non ce l’avrebbe fatta a spiegare cos’era successo.

In fondo, come puoi spiegare cosa si prova quando ti colpisce un fulmine? Il dolore si può immaginare, ma devi averlo provato per capirlo.

Trascinandosi i piedi, anziché camminare normalmente, arrivò in classe, molto in anticipo rispetto al suo standard. Non era ancora arrivata nemmeno la professoressa.

Diverse teste si voltarono  alla sua entrata, tutte stupite.

-Brittany?- chiese Rachel avvicinandosi e guardandola preoccupata –Ti senti bene?

La bionda annuì senza aver davvero sentito la sua domanda e si sedette incrociando le braccia sul banco e poggiando la testa sopra di esse.

-Cos’è successo?- intervenne la voce di Sugar. Brittany alzò il capo un secondo e si ritrovò davanti Sugar, Rachel, Tina, Artie, Quinn e Mercedes a fissarla.

-Lasciatemi in pace- rispose un po’ bruscamente.

Quinn intuì che qualcosa non andava e esortò gli altri ad andare a sedersi. Prima di allontanarsi però, si avvicinò all’orecchio di Brittany.

-Se vuoi parlarne ti aspetto all’ora di pranzo- le sussurrò piano.

Brittany respirò a fondo, pentendosi di non essere rimasta a casa. Alzò lo sguardo verso il banco di Santana, ancora vuoto.

Sapeva che non sarebbe venuta. Non avrebbe sopportato di ritrovarsi faccia a faccia con lei così presto.

Il dolore al petto tornò prepotente e dovette fare appello a tutte le sue forze per non piangere.

La porta dell’aula si aprì ed entrò la professoressa Pillsbury, seguita da una ragazza che non aveva mai visto.

Tutti fecero immediatamente silenzio, incuriositi dalla nuova presenza. Era una ragazza magra, di media altezza, con i capelli castani, gli occhi verdi e qualche lentiggine sparsa sul viso. Era molto bella.

-Buongiorno a tutti- esordì con un sorriso la professoressa –Voglio presentarvi Gwen, sarà una vostra nuova compagna. Puoi presentarti alla classe- si rivolse alla ragazza.

Lei fece un sorriso timido e iniziò a parlare.

-Ciao a tutti. Mi chiamo Gwen Winchester.- disse con uno strano accento –So che sembra strano che io arrivi a questo punto dell’anno, ma ci siamo appena trasferiti con i miei.

-Da dove vieni?- gridò Finn in fondo all’aula.

-New York- sorrise lei.

-Oh, Newyorkese!- esclamò Finn facendo l’occhiolino a Puck e scambiandosi un cinque con Mike.

“Pervertiti” pensò Brittany.

-Hudson!- lo riprese infatti la Pillsbury –Bene cara- sorrise a Gwen –Puoi sederti dietro Rachel.

Indicò il banco, che era anche quello alla destra di Brittany.

Gwen stava per sedersi, quando la porta si spalancò di nuovo. Entrò Santana, senza neanche degnare di uno sguardo la professoressa.

Aveva i capelli spettinati, una lattina aperta di Diet Coke in mano, gli occhiali da sole indossati e una borsa a tracolla, non scolastica.

Tutti la guardarono sbalorditi, mentre si avviava verso il suo posto.

-Santana!- la riprese la professoressa.

-Si?- chiese lei con strafottenza.

Brittany si morse il labbro e distolse lo sguardo. Si stava comportando come prima, ed era tutta colpa sua.

-Prima di tutto togliti quegli occhiali da sole- ordinò la professoressa.

-Fatto- rispose Santana levandoli con un ghigno.

-Ora butta quella lattina.

-Un attimo- disse la latina, finendo la bevanda e lanciandola nel cestino a volo. –Fatto- alzò le spalle.

-E saluta la tua nuova compagna!- indicò Gwen, che era rimasta imbambolata a fissare Santana.

Brittany se ne accorse e alzò un sopracciglio sospettosa.

-Ciao- disse Santana con noncuranza fissandosi le unghia.

La Pillsbury sospirò esasperata.

-Puoi sederti Gwen, scusala.- disse dolcemente alla ragazza.

Lei si andò a sedere, girandosi quasi subito per gettare uno sguardo a Santana. Quando si voltò, trovo Brittany a scrutarla e le sorrise.

La bionda ricambiò il sorriso forzatamente.


°°°°°°°°°

Resistere tutte quelle ore in classe era stata una sofferenza.

Quella mattina era stata sul punto di non andare a scuola. Stava male e non voleva lasciare il letto per nessuna ragione al mondo.

Poi però pensò che, nonostante avrebbe fatto male, aveva voglia di vederla.

I sentimenti non potevano scomparire da un giorno all’altro e i suoi c’erano ancora. Vivissimi.

Ma, come ogni volta che aveva bisogno di nascondere il dolore, il suo lato stronzo era tornato prepotente a proteggerla.

Aveva fatto male vederla e, ancora di più, aveva fatto male vederla distogliere lo sguardo.

In quel momento aveva sentito i suoi occhi bruciare e aveva nascosto tutto con un sonoro sbadiglio. Ma per le ore successive, l’unica cosa che aveva guardato era la chioma bionda di Brittany davanti a lei.

Non era ancora riuscita a realizzare che era tutto finito, dopo così poco tempo.

Tante volte quella notte aveva pensato di lasciar perdere, di correre da lei e dirle che l’avrebbe perdonata, che avrebbe accettato tutto, basta che restavano insieme.

Ma poi la sua mente partoriva immagini di video su youtube dove Brittany parlava del suo ragazzo famoso, immagini di riviste con una loro foto mano nella mano, servizi di gossip che parlavano della
nuova coppia. E avrebbe dovuto sopportare tutto questo per tre mesi, lontana da lei.

No, non era in grado di sopportare questa cosa. Non lo sarebbe mai stata.

Quando la campanella del pranzo suonò, si fiondò fuori dall’aula, ignorando tutti.

Mentre camminava nei corridoi, sentì dei passi frettolosi dietro di lei e seppe chi era ancora prima di sentire la sua voce.

-San.

Si voltò lentamente per incrociare gli occhi chiari di Brittany.

-Possiamo parlare?- le chiese debolmente.

-Hai strappato il contratto con quel regista?- chiese a bruciapelo.

-No!- rispose di getto la bionda.

-Allora non abbiamo niente da dirci- sentenziò glaciale la latina, voltandosi nuovamente per andare via.

-San ti prego!- la implorò Brittany, ma lei si era già allontanata, sparendo tra la folla.

La bionda sentì le lacrime uscire fuori prepotenti, ma stavolta non riuscì a trattenerle. Portò una mano al viso per cercare di cacciarle via, ma le sfuggì un singhiozzo.

Una mano si posò sulla sua spalla e si ritrovò Quinn accanto.

-Tutto bene?- le chiese preoccupata.

-No- rispose sinceramente –Non va bene per niente.

-Vieni- le mise un braccio intorno alle spalle –Andiamo in bagno così ti sciacqui la faccia e parliamo un po’.
 

°°°°°°°°°°°°°°°
 

Santana aspirò la sigaretta e poggiò la testa sullo schienale della panchina, buttando fuori il fumo.

Si sentiva uno schifo. Non ricordava di essere mai stata peggio nella sua vita.

Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, prendendo profondi respiri .

-Sei un po’ nervosa stamattina- sentì una voce accanto a lei.

Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti una ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi.

-E tu chi cazzo sei?- le chiese bruscamente.

Lei, per tutta risposta, sorrise.

-Sono Gwen, la ragazza nuova. Ci siamo salutate stamattina.

-Ah già- rispose lei ricordandoselo improvvisamente. Poggiò di nuovo la testa sullo schienale, decisa ad ignorarla.

-Posso sedermi?- le chiese l’altra.

-No- sbottò.

Gwen sembrò non sentirla e prese posto accanto a lei. La latina la guardò in cagnesco.

-Quindi, sei nervosa…Santana?- le chiese sempre sorridente.

-Non penso che siano fatti tuoi- tagliò corto la latina.

-Sei sempre così scontrosa?

-Sei sempre così rompipalle?- esclamò cominciando a innervosirsi.

-Si, è sempre così scontrosa- intervenne Artie spuntando dal nulla. Porse la mano a Gwen –Io sono Artie comunque.

-Piacere- rispose la ragazza, ricambiando la stretta di mano.

-Scusami Gwen, potrò sembrarti scortese, ma potresti lasciarci soli? Dobbiamo parlare.

-Si certo, scusate per l’intrusione- disse gentilmente –Ci vediamo dopo, Santana.- rimarcò continuando con quell’irritante sorriso, mentre si allontanava da loro.

La latina sbuffò, massaggiandosi le tempie.

-Ci stava provando con te?- chiese Artie curioso.

-Non me ne frega niente- disse Santana nervosa.

Il ragazzo la guardò serio. –Mi spieghi cos’è successo?

La mora lo guardò per un lungo attimo. Poi gli raccontò tutto.
 

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La settimana che seguì fu delle più difficili in assoluto per entrambe. In classe praticamente si ignoravano, limitandosi a qualche saluto fugace la mattina e il pomeriggio lasciando la scuola.

Ma la cosa più pesante era non sentirsi più durante il resto del giorno. Loro che erano abituate a vedersi di continuo, a raccontarsi tutto. Adesso erano entrambe sole a metà.

Dopo una delle tante notti insonni passate in quei giorni, Santana stava camminando svogliatamente verso l’aula, quando venne bloccata da Brittany.

-Ciao- esordì la bionda.

Santana si sentì mozzare il fiato. Non erano così vicine da tanto tempo e la sua bellezza la colpì come se fosse la prima volta, accompagnata dal solito peso sullo stomaco.

-Ciao- rispose debolmente.

-Devo dirti una cosa importante- disse la bionda, abbassando lo sguardo. Qualsiasi cosa fosse, non erano buone notizie.

Santana restò in attesa.

-Sono appena stata dalla preside Sylvester per discutere dei miei tre mesi lontani da scuola. Dice che i miei voti sono abbastanza buoni e non ci sono problemi, l’importante è tornare in tempo per gli esami finali.

La latina si accigliò.

-Ma se parti ad Aprile, non riuscirai ad essere qui in tempo.- osservò.

-E’ questo il punto- continuò Brittany, guardandola dritta negli occhi –Hanno anticipato la partenza. Parto Mercoledì prossimo.

Santana sbarrò gli occhi. Si sentì mancare l’aria.

-M…Mercoledì prossimo?- ripeté come se non avesse afferrato.

-Sì- rispose semplicemente Brittany, guardandola dispiaciuta.

-Quindi…. Quindi tra poco andrai via.- commentò Santana con voce spezzata.

-Io voglio ancora stare con te San- dichiarò a bruciapelo la bionda, lasciando la latina un attimo spiazzata –I miei sentimenti nei tuoi confronti non sono cambiati nemmeno di una virgola.

-Nemmeno i miei- specificò Santana –Ma continuo a non poter accettare questa cosa.

Brittany annuì lentamente, sentendo un grande macigno sulle spalle.

-Lo so- rispose –Ma vorrei ugualmente poterti salutare prima di andare via. Parto di pomeriggio. Ci sarai?- chiese speranzosa.

Santana la guardò per un lungo istante, prima di annuire. –Certo che ci sarò- sussurrò.

La bionda non resistette e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, si avvicinò a lei e le diede un lieve bacio sulle labbra.

La latina la guardò con uno sguardo indecifrabile. Brittany le accarezzò piano una guancia, prima di allontanarsi da lei.

 
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E’ assurdo come il tempo passi velocemente quando tutto ciò che vorresti è bloccare l’orologio per sempre.

Il Mercoledì successivo arrivò prima che chiunque se ne potesse rendere conto.

I preparativi per la partenza avevano impiegato quasi tutto il tempo di Brittany, distraendola, in parte dal pensiero fisso di Santana.

Ma quando la latina non comparve alla sua porta quel pomeriggio, tutta la tristezza tornò in un sol colpo, bloccando qualsiasi altra emozione.

Blaine non aveva mai fatto nessuna domanda su quel suo comportamento, aspettando come sempre che fosse lei a parlarne. Ma che avesse intuito qualcosa era sicuro, poiché non nominò nemmeno una volta Santana durante quella settimana, così come Holly che però l’aveva guardata preoccupata tutto il tempo.

Kurt li aveva salutati il giorno prima, dicendo che avrebbe dovuto raggiungere New York per un impegno improrogabile, sul quale però non aveva lasciato nessuna spiegazione.

Adesso Brittany e Blaine si trovavano davanti il cancello della casa di Kurt, pronti a salutare Holly.

-Sei proprio sicura che non vuoi raggiungerci a New York?- chiese Blaine apprensivo.

-Blaine, te l’ho detto, devo lavorare.- spiegò per l’ennesima volta Holly.

-Non mi piace l’idea che tu resti sola qui- intervenne Brittany.

-Non sarò sola, Kurt ha lasciato un paio di domestici di fiducia a casa sua, ve l’ho già detto mille volte!- esclamò esasperata.

Arrivò il taxi e Brittany guardò per l’ennesima volta la strada, ma di Santana nemmeno l’ombra.

Si voltò per salutare sua madre con un forte abbraccio, dopo di che, con il cuore a pezzi, salì sul taxi, presto raggiunta da Blaine.

La macchina era appena partita, quando si sentì qualcuno urlare da lontano.

-Brittany!

La bionda spalancò gli occhi, riconoscendo la voce di Santana e, voltandosi, la vide in lontananza, correre a tutta velocità verso di loro.

-Si fermi!- ordinò all’autista che inchiodò spaventato, non capendo cosa stesse succedendo.

Brittany scese dall’auto e andò incontrò a Santana, che si fermò direttamente tra le sue braccia.

La abbracciò stretta, mentre la latina faceva lo stesso, cercando anche di riprendere fiato.

-Pensavo che non venissi più- sussurrò Brittany sulla sua spalla.

-Mi dispiace, ho litigato con Luz e ho fatto tardi.- si giustificò.

-Credevo che non mi avresti salutata- piagnucolò.

-Non avrei mai potuto farlo- rispose Santana, stringendo di più la presa.

Si staccarono dopo un tempo indefinito, nonostante fosse già molto tardi.

-Non voglio andarmene così- disse Brittany, guardandola fissa negli occhi –Non voglio lasciarti sapendo che non stiamo più insieme.

Santana le accarezzò una guancia, ricambiando lo sguardo. –Anch’io vorrei restare con te Britt. Lo vorrei tanto.

-E allora perché non la smettiamo?

-Perché non è possibile. Perché ci ostacoleremmo a vicenda. Io metterei i bastoni tra le ruote a te e alla tua famiglia e tu mi faresti del male dividendoti con qualcun altro.

Brittany negò con la testa e la abbracciò nuovamente.

-Mi mancherai tanto, San.

-Anche tu.

-Brittany è tardi!- urlò Blaine dall’auto.

Le ragazze si guardarono per un attimo, prima di scambiarsi un ultimo, intenso bacio.

-Ciao San- la salutò con la voce spezzata.

-Ciao Britt- rispose lei con lo stesso tono.

-Promettimi che resteremo in contatto. Ti prego, almeno questo.

-Lo prometto.

Brittany si allontanò lentamente, camminando all’indietro per non spezzare il contatto visivo, fino a quando non fu costretta a salire in macchina. Quando l’autista la riaccese, si fece forza per non girarsi a guardare Santana, o non sarebbe partita mai più.

La latina restò lì pietrificata, fino a quando la macchina non sparì all’orizzonte.

-Ciao, amore mio- sussurrò piano al vento.
 

°°°°°°°°°°°°

Allora, questo capitolo è il più difficile in assoluto che abbia mai scritto.
Prima di tutto perché non sono brava a descrivere gli stati d’animo, specialmente quelli tristi e, secondo, perché un capitolo del genere nel periodo più brutto per le Brittana shippers non è proprio il massimo!
Avete notato il personaggio nuovo? Bene, chi ha visto (e ricorda) Rossana, avrà sicuramente capito chi è! Per tutti gli altri, lo scoprirete presto! : )
Comunque, ho notato che nonostante il tutto, il capitolo è venuto fuori uno schifo, quindi la scusa del ritardo non funziona più! XD
Scusate per gli errori che sicuramente ci saranno, ma sono stanchissima e gli occhi mi si chiudono soli.
Aspetto i vostri insult…ehm commenti!
A presto!
E ricordatevi che “leggere aiuta ad apprezzare la vita” (non leggere me magari, in generale! XD)
Fede
 
  
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