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Autore: CentralMind    03/05/2013    0 recensioni
Una breve favola su una bambina, sulla pioggia, e su alcuni curiosi personaggi ad essa legati, fatta per far sorridere e divertire.
Adatta, credo, a qualunque fascia di età, se avessi dei figli la troverei una buona opzione come storia della buonanotte... diciamolo, la trama è talmente semplice che qualunque dato in più sarebbe spoiler, ma spero che vi piaccia!
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta, in una grande casa di campagna, una bambina molto intelligente, ma anche molto sola:
nei dintorni non viveva nessun altro bambino con cui potesse giocare, e anche se i suoi genitori le volevano bene non avevano mai abbastanza tempo per lei.
Quando poteva usciva e vagava per prati e boschi, e questo la metteva un po' più di buon umore.

 

Un giorno stava per uscire di casa quando scoppiò a piovere a dirotto... rattristata tornò dentro, sperando che spiovesse presto, e invece continuò a cadere acqua dal cielo per tutta la giornata;
e la mattina dopo pioveva di nuovo; e anche quella dopo; la bambina era disperata, le sembrava che le nuvole congiurassero contro di lei, e stizzita aprì la finestra e urlò più forte che poteva:
-Vattene pioggia! Lasciami in pace!
e di nuovo, e ancora urlò al vento tutta la sua frustrazione, per poi voltare le spalle alla finestra spalancata.
-E tu chi sei per dirmi di andarmene?
Spaventata la bambina si voltò e si trovò davanti una signora molto bella, con i capelli neri come la tempesta e un vestito che sembrava tessuto di gocce di pioggia.
-Ti ho chiesto chi sei, e come ti permetti? In vita mia ho ubbidito solo a pochissime persone, e tutte loro erano decisamente più importanti di te, oltre che più garbate. Sei proprio una maleducata, sai?
La nostra piccola amica, a dire il vero, era di solito una bambina modello, che mai (o quasi) si comportava male o offendeva gli altri, e quindi le parole della donna la punsero nel vivo... e in più una sconosciuta era entrata in camera sua,
apparentemente dalla finestra!
E la prima cosa che viene da chiedere in questi casi è...
-Chi sei tu?
-Come chi sono? Sono la Pioggia ovviamente! Mi hai interpellato tu, sai? Per quale ragione dovrei andarmene da qui, se è lecito? Ti credi davvero così importante?

La bambina aveva mille risposte in testa, ma era confusa, arrabbiata, offesa, e si sentiva un po' in colpa ed estremamente malinconica, così dopo aver balbettato alcune parole senza senso finì per scoppiare a piangere.
L'espressione della dama si addolcì un po', e poiché la Pioggia può alle volte essere generosa decise di dare una possibilità alla piccoletta.
-Voglio venirti incontro bambina: se tu farai qualcosa per me io accoglierò la tua richiesta e me ne andrò, va bene?
La bambina la guardò con occhi speranzosi.
-Devi sapere che io ho una famiglia numerosa, che viaggia sempre con me, ma tra i miei parenti e amici molti hanno piccoli e grandi problemi, e io passo le giornate a risolverli per loro.
Mi sarebbe di grande aiuto se tu aiutassi due o tre di loro, così che io abbia il tempo per prepararmi e andarmene... che te ne pare?

Dopo un'iniziale esitazione la bimba accettò l'accordo: in fondo era comunque più divertente che stare chiusa in casa da sola!
Facendole un grande sorriso la Pioggia sparì.

 

Passarono alcuni secondi, e poi un minuto intero. Sembrava, a dire il vero, che non sarebbe successo nulla.
Ma poi all'improvviso, in un gran turbinio, dalla finestra entrò un uomo enorme, con la barba e i capelli lunghissimi e scuri che svolazzavano dappertutto.
L'uomo si scrollò di dosso un po' d'acqua e guardò di traverso la bambina impaurita; poi parlò, con una voce potente ma al contempo sibilante:
-E tu saresti la pulce di cui parlava mia moglie? E dovresti risolvere i miei problemi? I problemi del Vento in persona? Ah! Sapevo che stava dicendo fesserie, solo per evitare l'argomento. Tsk!
Anche se intimorita lei si fece coraggio:
-Se mi dici che problema hai forse posso aiutarti...
-Come se te ne importasse qualcosa! Tu vuoi solo che ce ne andiamo, e alla fine quello che sgobberà sono io, come al solito! Il mio problema è che per colpa di situazioni come questa io finisco sempre per litigare con mia moglie!
E allora voi piccoletti correte a nascondervi gridando alla tempesta, al tifone! Quando ci siamo sposati le ho promesso che l'avrei portata ovunque nel mondo, ma oramai mi sento più un cocchiere che un marito.
E come se non bastasse vuole sempre averla vinta lei, accidenti.
-Non dovresti dire così, sono sicura che ti vuole molto bene...
-Molto bene? Giusto una settimana fa mi ha detto che non voleva più vedermi e non ci siamo parlati per tre giorni! E ora invece di affrontare l'argomento delega la cosa a una mocciosa incontrata per caso...

Non era possibile esserne sicuri, ma forse tra le gocce di pioggia della sua barba c'erano anche una lacrima o due... fatto sta che alla bambina l'omone di nome Vento sembrava molto più triste che arrabbiato, e i suoi sbuffi suonavano molto come dei sospiri.
Allora ripensò a quando in vita sua le era capitato qualcosa di simile, a quando per esempio aveva bisticciato con i suoi.
-Quando ci si arrabbia si dicono tante brutte cose... anche io qualche tempo fa ho detto a Papà che lo odiavo, ma non lo pensavo per davvero.
Forse la Pioggia vuole che parli con me per non rischiare di offenderti di nuovo, e per farti capire che ti vuole un mucchio di bene.
Ci sono molti modi di vedere il mondo, ma lei ha voluto vederlo con te, giusto?

Vento si ammutolì di colpo, e il suo volto si fece pensieroso... non l'aveva mai pensata in questi termini! Non solo si sentiva necessario, ma sentiva anche che in fondo era stato scelto per qualcosa di più che spingere le nuvole.
Il grosso omone fissò intensamente la piccola bambina, tirò su un respiro possente e uscì dalla finestra impettito, ma un sussurro di vento accanto all'orecchio di lei disse "grazie", così piano che a stento era percepibile... e di nuovo nella stanza calò il silenzio.

 

Silenzio... silenzio... e poi Bam!
Di fronte a lei comparve una ragazza alta e snella, dai capelli biondo accesissimo e dalla corporatura atletica e scattante; i suoi vestiti erano leggeri, attillati, fatti così chiaramente per correre che non c'era neppure bisogno di chiedere.
Con voce squillante, e parlando talmente veloce che a stento si distinguevano le parole, questa interpellò la bambina:
-Hey! Piccoletta! Tu sei la bimba che ha aiutato quel brontolone di mio cognato? Io sono Saetta! Piacere di conoscerti!
Un sorriso smagliante le illuminava il volto.
-Di me devi sapere che adoro correre, saltare, muovermi di continuo! Adoro arrivare in posti alti, irraggiungibili, con un singolo balzo. La vita per me è dinamica, sempre in movimento!
E la mia bella sorellona è così gentile da portarmi in giro per il mondo, dandomi sempre nuovi posti dove correre e testare le mie capacità.

Da come parlava sembrava che non potesse avere un solo problema al mondo, o che comunque fosse più che capace di cavarsela in ogni possibile occasione, ma chiaramente non era così (altrimenti non avrei nulla da raccontare).
-In realtà non sono qui esattamente per me... ho bisogno di un consiglio ecco.
Poi, di colpo e apparentemente senza ragione la ragazza spiccò un balzo e uscì dalla finestra in mezzo a una pioggia di scintille.
Passò un secondo, e un'altra figura entrò dalla finestra con un boato.
Il nuovo arrivato, avvolto in un mantello enorme, si guardò un attimo intorno, vide la bambina e le chiese (e la sua voce fece tremare la stanza intera):
-HAI VISTO UNA RAGAZZA DAI CAPELLI DORATI? DOV'È ANDATA?
-È... è saltata fuori dalla finestra...
-GRAZIE PICCOLA, SCUSA PER IL DISTURBO.

E DETTO QUESTO... ehm, volevo dire... e detto questo il figuro uscì dalla stanza facendo un fracasso insopportabile.
Dopo alcuni secondi, in un bagliore accecante ricomparve Saetta.
-Ti stavo dicendo... ho un amico, fin da quando posso ricordare. È un ragazzo sveglio, veloce e anche gentile, a modo suo... e da quando ricordo mi segue dappertutto.
Solo che sai, con me non si compete, sono infinite volte più veloce di lui, e non riesce mai a raggiungermi. È come una corsa, solo che non c'è possibilità che io perda.
Però... però mi piace. Adoro il brivido della competizione, e mi da sicurezza sapere che ovunque io vada lui mi verrà dietro. Voglio dire, in tanti anni non mi ha mai abbandonato, anche se sa che non può raggiungermi. Gli voglio molto bene per questo...

ZAP, sparita di nuovo, fuori dalla finestra e nel cielo notturno.
Saetta sembrava non poter rimanere nello stesso posto per più di pochi minuti.
E la bambina, che ormai aveva capito l'antifona, si coprì le orecchie e si accovacciò in un angolo.
E infatti con un boato spaventoso il tizio incappucciato entrò di nuovo nella stanza.
-DA CHE PARTE STAVOLTA?
La bimba indicò di nuovo la finestra.
-GRAZIE ANCORA!
Passati un paio di minuti tornò la ragazza.
-Scusa, dicevo... poiché in tanto tempo mi è sempre rimasto accanto vorrei fare qualcosa per ringraziarlo, non so, un qualche tipo di regalo credo... ma non so cosa potrebbe piacergli.
Non ho mai dovuto fare un regalo a qualcuno, e vorrei che gli piacesse sul serio... aaah, uffa!

E si mise a battere i piedi stizzita, spargendo scintille ovunque.
La nostra piccola protagonista non era certo una grande esperta di regali, ma si mise a pensare e pensare, e gli venne in mente del compleanno di sua mamma, qualche tempo prima.
Per l'occasione le aveva regalato un biglietto, fatto con le sue mani: all'inizio temeva che non le sarebbe piaciuto, ma lei era stata felicissima e l'aveva stretta in un abbraccio commosso;
pensò quindi che l'idea potesse funzionare, e la propose a Saetta, che rimase un po' perplessa ma accettò.
E poi saltò fuori dalla finestra, di nuovo...
Dopo che il ragazzo col cappuccio fu andato via e dopo il ritorno della nostra scintillante amica le due si misero al lavoro.
Carta e cartoncino non mancavano, e soprattutto non mancava l'impegno.
Certo ci volle un po' (era la prima volta che Saetta faceva un lavoro simile), e ogni poco la diretta interessata balzava fuori dalla finestra (oramai la bambina indicava la via al tizio incappucciato prima ancora che questi dicesse qualcosa...),
ma dopo alcune ore e molta colla il regalo fu completato.
-Benissimo, è a posto! Ora non resta che aspetti l'arrivo di Tuono e glielo consegni da parte mia! Io vado, ciaociaociao!
La bambina si mise tra lei e la finestra e la guardò male. La ragazza la squadrò perplessa e fece per saltare, ma la piccola si appese al suo vestito e la trattenne giù.
-Non puoi andartene ora! Devi consegnare il regalo di persona!
-Ma... ma io non so bene come... insomma... e poi...
Ci credereste? L'incarnazione dei lampi e dei fulmini... stava arrossendo. E a vista d'occhio oltretutto!
Allora la bimba le si avvicinò e le sussurrò qualcosa all'orecchio, spiegandole come, secondo lei, avrebbe dovuto consegnare il regalo...
E, tempo alcuni secondi, comparve Tuono (perché sì, il tipo incappucciato era Tuono ovviamente).
E rimase di stucco nel trovarsi davanti Saetta, tutta rossa e che LO STAVA ASPETTANDO!
Ehm... scusate. Che lo stava aspettando, dicevo.
La ragazza gli si avvicinò e, all'improvviso come suo solito, lo abbracciò forte.
L'espressione di Tuono era paralizzata dallo stupore, prima d'allora Saetta lo aveva a stento toccato, mentre ora... ma era decisamente paralizzata in un sorriso.
La ragazza gli sussurrò un "Grazie" nell'orecchio, poi si staccò, gli diede il biglietto (il cui contenuto non vi dirò, non è carino sbirciare i messaggi privati altrui...), gli fece un sorriso ammiccante e... beh, saltò fuori dalla finestra ovviamente.
Tuono era un sasso. La bambina lo guardò incuriosita mentre la sua espressione cambiava mille volte, e mentre il suo stesso corpo vibrava dall'emozione.
Poi Saetta fece capolino dal bordo della finestra.
-Che fai, dormi? Se vai così piano non riuscirai mai a raggiungermi, lo sai vero?
E con una linguaccia si tuffò di nuovo nel vuoto.
LA RISATA DI TUONO FECA VIBRARE ANCHE LE FONDAMENTA DELLA CASA. Scusate, prometto di non farlo più...
-GRAZIE PICCOLA, TI DEVO UN GROSSO FAVORE!
E con queste parole uscì dalla finestra per riprendere il suo eterno inseguimento.
E di nuovo nella stanza calò il silenzio...

 

Tutto era tranquillo, tremendamente tranquillo. Dopo aver avuto a che fare con Tuono e Saetta sembrava quasi strano.
Poi di colpo non si vide più nulla: una fittissima nebbia riempì la stanza, e sparì ogni rumore.
La bambina era un po' impaurita e aveva difficoltà ad orientarsi (nonostante fosse camera sua), poi sentì un singhiozzo. Qualcuno stava piangendo nella fitta nebbia.
Lei allora cominciò a muoversi nella direzione di quell'unico suono, finché il pianto non si fermò e una voce tremante disse:
-F... ferma! Non ti avvicinare!
Lei fece un altro passo.
-Ho detto ferma! Ti vedo sai? Non fare un altro passo o te la farò pagare!
La bimba spaventata chiese:
-Chi sei?
-Come chi sono? Sono la Nebbia, la mia mamma mi ha detto di venire qui perché mi avresti aiutato, ma io non ci credo! Tu mi odi come tutti gli altri! Tu vuoi solo che me ne vada!
-Come posso odiarti se non ti vedo neppure?
-È sempre così! Ovunque vada la gente mi maledice e si arrabbia, e dice delle cose terribili sul mio conto! Se potessero anche vedermi chissà cosa mi farebbero! E tu sei come loro!
La bambina si offese un poco:
-La mamma mi ha insegnato che una signora non impreca e non lancia maledizioni! Come puoi dire che farei una cosa del genere? O che ti farei del male? Sono solo una bambina!
La Nebbia scoppiò di nuovo a piangere.
-Anche io lo sono, eppure tutti sono sempre cattivi con me!
E mentre lo diceva la nebbia (quella con la minuscola) si diradò un poco, rivelando una ragazzina, apparentemente di un paio d'anni più grande della nostra protagonista e pallida come un fantasma:
i suoi occhi, pelle, capelli e perfino i suoi vestiti erano bianchi e spenti, e grossi lacrimoni simili a condensa le rigavano le guance.
Le due si fissarono a lungo. Nessuna delle due disse nulla, ma la bambina si avvicinò a Nebbia e la strinse forte.
-Mi dispiace che tutti siano cattivi con te, ma se continui a nasconderti anche chi ti sarebbe stato amico non potrà mai incontrarti...
...da qualche parte dovrei avere un servizio da Tè che mi ha regalato la mamma; aiutami a cercarlo!

E, dopo una lieve esitazione, Nebbia poté finalmente giocare con un'amica della sua età (o almeno dell'età che dimostrava...); e entrambe si divertirono parecchio, a dirla tutta.

 

-Sei stata molto brava, lo sai?
Fuori la pioggia si stava placando e dentro Pioggia (la dama), sembrava ancora più bella sotto la luce del sole.
-Come promesso tu hai aiutato la mia famiglia e io ora ti devo un favore, e me ne andrò come volevi. In fin dei conti qui ha piovuto abbastanza per un po', vero?
E si mise a ridere.
A dire la verità la bambina era un po' triste; si era fatta dei nuovi amici (in fondo anche quel brontolone di Vento) e una triste giornata di pioggia era diventata una piccola avventura.
Tutti loro le sarebbero mancati...
-So che non era nei patti, ma avrei un ultimo favore da chiederti piccola mia...
La bambina la guardò incuriosita.
-Devi sapere che ho anche un figlio, e dopo che sua zia, sua sorella maggiore, e anche un po' suo padre, gli hanno parlato tanto di te, desidera tantissimo conoscerti.
Non preoccuparti: rispetterò gli accordi e me ne andrò subito, ma vorrei lasciarlo qui ancora per un pochino, per farlo divertire. Tutto quello che ti chiedo è di giocare un po' con lui.
La bambina, che altrimenti si sarebbe trovata di nuovo sola, fu ben felice di assecondare la Pioggia.
Accanto alla madre comparve allora un bambino sorridente e dall'aria gioviale, ma soprattutto coloratissimo! I suoi capelli erano divisi in ciuffi di colori diversi e i suoi vestiti sembravano un costume da arlecchino.
A guardarlo bene negli occhi questi cambiavano colore di continuo!
-Io sono Arcobaleno. Hai fatto divertire pure quella musona di mia sorella, devi essere per forza speciale! Vuoi giocare un po' con me?
Dicendolo fece un enorme sorriso (e pure i suoi denti erano colorati! Era quasi inquietante...).
E così La bambina giocò con l'Arcobaleno in mezzo ai campi fino a sera inoltrata, coronando la più bella giornata della sua vita.
E da quel giorno, ogni volta che piove lei sorride, perché sa che presto i suoi amici torneranno a trovarla.

 

A volte per risolvere un problema basta cambiare il proprio punto di vista, e a volte il trucco non è far smettere di piovere, ma vedere la bellezza nella pioggia.

  
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