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Autore: kassandra_Black    03/05/2013    1 recensioni
Blair sobbalzò leggermente dalla sedia, si guardò nuovamente intorno, ma niente, se era uno scherzo era di pessimo gusto. Diede un’altra occhiata in giro e fu in quel momento che la vide, poco distante da lei, c’era una mano lunga e affusolata, una mano che apparteneva a una ragazza pallida quanto lei, con i capelli a caschetto neri e un curioso vestito verde decisamente anni venti.
Chi era quella ragazza e perché nessun altro sembrava vederla a parte lei?
[Ispirato al romanzo la Ragazza Fantasma di Sophie Kinsella, ma con protagonisti i nostri Chuck e Blair]
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Georgina Sparks, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Allora questa è la mia prima longfic ed è tipo una rivisitazione in chiave Chair del libro la ragazza fantasma di Sophie Kinsella, specie all'inizio sarà molto simile al libro. Fatemi sapere che ne pensate di questa idea ^_^


Prologo.

Un incontro ravvicinato del terzo tipo.

 

Blair Cornelia Waldorf volgeva il suo sguardo lungo la navata della chiesa con fare annoiato, perché doveva essere costretta ad assistere a questo stupido funerale? A chi importava di una prozia morta a centocinque anni? A lei non di certo, nemmeno la conosceva, sua madre che l’aveva trascinata alla funzione sembrava più interessata al suo cellulare che al resto, suo padre non era nemmeno venuto, Dorota non faceva che aprire e chiudere un medaglione con una foto di lei e Vanya e sorridere compiaciuta, espressione non proprio consona a un funerale, e il resto dei presenti appariva disinteressato tanto quanto lei.

Blair guardò un attimo la bara, era semplicissima, nessuna iscrizione particolare, non c’erano grandi decorazioni nella stanza, giusto un paio di ghirlande di fiori e la gente presente era talmente poca che quasi avrebbe potuto contarla sulle dita delle mani. Ma c’era qualcuno a cui importava di quella donna? si ritrovò a domandarsi la ragazza. La risposta divenne chiara all’arrivo del prete.

“C’è qualcuno che vuole dire due parole per la defunta?”

Nessuna risposta.

“Non vi preoccupate, capisco che in un momento come questo può essere difficile parlare di lei, qualcuno vuol dirmi di qualche abitudine della signora Cornelia, qualche suo hobby, qualche avventura che vi piacerebbe ricordare?”

Qui il silenzio divenne a dir poco imbarazzante.

“Nessuno?” incalzò ancora il prete speranzoso.

“Bè era molto vecchia, aveva centocinque anni.” Rispose una sua zia.

“Nient’altro?”

Blair roteò gli occhi, come facevano a dire qualcosa di una persona che nessuno sembrava conoscere?

“Credo che lavorasse a maglia, il maglioncino della foto sembra proprio fatto a maglia” osservò sua cugina Cathrina.

“In realtà non la andavamo a trovare molto spesso, sa non ci stava molto con la testa” rispose la mamma di Cathrina.

Il prete rassegnato iniziò a celebrare la funzione.

“Mamma?” domandò Blair “da quanto tempo non andavamo a trovare la prozia Cornelia?”

“Credo che l’ultima volta che siamo andati sia stato quando tu avevi due anni, sai che non ho molto tempo per via del lavoro.”

Ma certo, come poteva sua madre aver tempo per una lontana parente se in diciasette anni a malapena ne aveva avuto per lei? La ragazza diede una nuova occhiata alla foto di quella vecchietta con gli occhi spenti e il maglioncino fatto a mano, trasmetteva una tristezza assoluta, tutto quel funerale era una tristezza assoluta, dov’erano le persone che l’amavano? C’era mai stato qualcuno? Erano tutte già morte? In quel momento Blair giurò a se stessa che al suo funerale ci sarebbe stata almeno una persona che l’amava, almeno una. Così si ritrovò a pensare e se lei fosse morta proprio lì, in quel momento, a qualcuno sarebbe importato? A Serena era certa che sarebbe importato, era la sua migliore amica, avevano condiviso tutto insieme, ne sarebbe uscita distrutta, ne era certa. E a Nate sarebbe importato? Blair avrebbe tanto voluto rispondere sì con certezza assoluta, era stato il suo fidanzato da quando aveva otto anni, come poteva non importargli di lei? Nate l’amava. Ma una vocina dentro di lei le diceva e allora perché da quando vi siete lasciati si comporta come se non esistessi? La ragazza allontanò quella vocina il più velocemente possibile, Nate l’amava e sarebbero presto tornati insieme, era solo stressato per la storia del capitano, doveva solo dargli tempo, era così che facevano le brave fidanzate. Lei avrebbe aspettato e Nate avrebbe capito che fidanzata fantastica si stava perdendo, sarebbero tornati insieme e un giorno si sarebbero sposati. Al Palace, magari. Era certa che Chuck avrebbe riservato l’hotel solo per lei. In fondo lei e Chuck erano amici, anche se passavano quasi tutto il loro tempo a complottare e a stuzzicarsi, riuscivano a capirsi con un solo sguardo. E a lui, si domandò all’improvviso, sarebbe importato qualcosa se lei non ci fosse stata più? Pensando alla perenne espressione menefreghista del ragazzo, Blair stava per dire che no, non gliene sarebbe fregato niente come di tutto il resto, ma la ragazza sapeva bene che Chuck era un po’ come lei, indossavano una maschera, fingevano che tutto andasse bene, anche quando non lo andava affatto, e così decise che sì a Chuck sarebbe importato, almeno un po’.

All’improvviso una voce la distrasse dalle sue elucubrazioni mentali “La mia collana, dov’è la mia collana?”

Blair si girò, ma non vide nessuno.

La voce divenne più forte “Dov’è la mia collana?”

Blair si girò ancora una volta, ma niente.

“Mamma” domandò cautamente la ragazza “hai sentito niente?”

“Che cosa cara?”

“Non so, tipo una voce?”

Eleanor la guardò preoccupata, “Che voce?”

Blair stava per dire di una ragazza che cerca una collana, ma davanti allo sguardo preoccupato di sua madre decise di lasciare perdere “Niente, mi sarò sbagliata”, e se ne era quasi convinta anche lei quando la voce tornò a farsi risentire forte e chiara, proprio dietro il suo orecchio.

La ragazza sobbalzò leggermente dalla sedia, si guardò nuovamente intorno, ma niente, se era uno scherzo era di pessimo gusto. Diede un’altra occhiata in giro e fu in quel momento che la vide, poco distante da lei, c’era una mano lunga e affusolata, una mano che apparteneva a una ragazza pallida quanto lei, con i capelli a caschetto neri e un curioso vestito verde decisamente anni venti.

Chi era quella ragazza e perché nessun altro sembrava vederla a parte lei?

 

   
 
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