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Autore: Kiki87    03/05/2013    4 recensioni
[Ispirata alla traccia "Mistletoe" della Kurtbastian Week di Dicembre]
Come Kurt impara, a sue spese, alcuni incontri sono destinati a cambiare un'esistenza ma non si tratta soltanto di quello fatidico sulla rampa delle scale con il ragazzo che ne strega il cuore fin dal primo sorriso. Con la complicità di un clima natalizio, si troverà suo malgrado "invischiato" in un avvicinamento con Sebastian Smythe e per quanto si ripeta che un bacio sotto il vischio, non ha alcun significato; esso sarà soltanto l'inizio di tutto.
Di una scoperta di se stesso e dell'amore ma in una forma ben diversa da quella che aveva sognato ed immaginato fino a quel momento.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Perché c'era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile. Così era difficile capire ciò che si dicevano e come vivevano, e com'erano. Ci si sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi loro gesti. E ci si poteva chiedere perché per anni e anni. L'unica cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre, e forse per sempre, l'unica cosa era che in quel che facevano e in quello che dicevano e in quello che erano c'era qualcosa - per così dire - di bello.
  Non ci si capiva quasi niente, ma almeno quello lo si capiva.

 
Dal libro "Castelli di Rabbia" di Alessandro Baricco.
 
 
Epilogo.
 
 
“I segreti sono fatti per essere svelati”.
Quelle parole sembrarono congelare la stanza: un orologio che aveva improvvisamente smesso di ticchettare. La realtà stessa sembrava essersi cristallizzata, quasi la tacita consapevolezza che quello era il momento decisivo.
Uno di quei momenti nei quali le parole pronunciate o ascoltate cambiano inevitabilmente chi le pronuncia e chi le ascolta; momenti di cui si compone l’esistenza umana.
Stavano esattamente vivendone uno così ma, al contempo, era tutto diverso perché, da quell’istante in poi, avrebbero rinunciato a loro stessi e avrebbero vissuto insieme ciò che ne sarebbe scaturito.
La realtà era mutata.
Non più un segreto ma una verità trattenuta troppo a lungo.
Non più evitata, non più nascosta, non più tormentata.
 
 
 
“E poi? Cosa è successo dopo?”.
La sua voce appariva ansiosa, febbrile mentre teneva le manine strette attorno alla sua bambola: la bambina aveva brillanti occhi azzurri, striati di grigio, ed erano fissi su di lui, i suoi capelli erano stati stretti in due trecce che le cadevano ai lati del viso. Aveva un visino dai lineamenti delicati, la carnagione chiara e le labbra di rosa, come le guance che erano spesso pitturate di un delizioso color pesca, quando rideva di cuore o un’emozione ne rendeva gli occhi sognanti.
Quell'aneddoto non faceva certamente eccezione: appariva emozionata, come ogni volta che le leggeva una delle sue favole preferite e desiderava superare il momento dell’avversità delle sue eroine. Fino a quando non giungeva il Principe, dalle vesti eleganti e col suo nobile destriero, e il vero amore giungeva al suo giusto compimento.
Neppure il sonno l’aveva intaccata nonostante l’ora della buonanotte fosse passata, neppure una puerile preoccupazione per quello che definivano tra loro il “sonno di bellezza”.
Aveva ridacchiato, Kurt, non meno divertito nel dondolare le spalle, compiaciuto per l’attenzione che era riuscito ad accattivarsi e con così tanta semplicità.
“Vuoi davvero saperlo?” l’aveva provocata in tono appena più malizioso che aveva fatto sgranare gli occhi della bambina.
“Papà!”[1] gemette, infatti, scostando le coperte e imbronciandosi: sporse il labbro inferiore, ad una maniera che riusciva a far desistere persino Sebastian, per quanto proclamasse che fosse soltanto la “fregatura” dell’essere padre.
“D’accordo” le aveva concesso, infine, Kurt con un sorriso addolcito.
“Continuiamo pure ma poi dovrai dormire: domani sarà una giornata importante” le ricordò e la bambina annuì con un sorriso trepidante nel battere le manine.
Strinse più forte la bambola, si stese ma si pose nuovamente all’ascolto.
 
Sembrava tutto surreale in quel momento: era lì, di fronte a lui, esposto e vulnerabile ma, finalmente, consapevole di se stesso e dei suoi sentimenti.
Le parole della canzone sembravano ancora impregnare quel silenzio ma mai si era sentito così vicino alla realizzazione di un desiderio, mai così lontano da ciò che aveva immaginato per se stesso. Mai così protagonista della sua stessa vita.
Lo aveva scrutato a lungo, Sebastian, non uno sguardo ironico, neppure un alone malizioso: era come se, per la prima volta, si contemplassero realmente e senza timore di farlo e renderlo esplicito all’altro. Come se già si conoscessero ma si dovessero nuovamente scoprire, dopo essersi visti in nuove vesti. Nuove e diverse ma più reali di quanto volessero ammettere.
“E’ questo che vuoi?” aveva, infine, chiesto e il cuore di Kurt ebbe un guizzo ma, il sorriso appena più tremulo sulle labbra, avanzò in sua direzione.
Lo vide chinarsi: si chiese se Sebastian potesse sentire il battito alterato. Se fosse vagamente consapevole di ciò che riusciva a scalfire in se stesso.
Eppure le risposte erano di fronte ai suoi occhi: incastonate in quegli smeraldi lucenti che ne toglievano il respiro, in quel sorriso appena più suadente ma soffuso che era un riflesso del suo animo.
Colui che lo conosceva meglio di chiunque altro: colui che, per primo, aveva scorto la sua reale solitudine; l’idillio mai avverato con Blaine ma la passione celata dietro tanto sentimentalismo decantato.
Quanto fosse stato in grado di scuoterlo e condurlo a nuova vita, quella mai sognata, forse, ma quella da realizzare giorno per giorno. Insieme.
“E’ questo” era stata la flebile risposta, un sospiro appena soffuso e accennato e Sebastian aveva sorriso a pochi centimetri dal suo volto.
“Sei fortunato” un sussurro più rauco prima che si chinasse.
Quante volte aveva vissuto un momento simile nella trasposizione cinematografica o attraverso le parole di uno scrittore, quante volte era stato cantato o declamato in una poesia ma erano soltanto immagini in movimento o parole in rima o romanzate. Nulla poteva paragonarsi al brivido che scivolò lungo la sua spina dorsale, allo scalpitio del suo cuore, al guizzo del suo sguardo e il tremore delle labbra mentre Sebastian si intingeva del suo respiro.
Fu come se soltanto in quell’istante, Kurt fosse finalmente consapevole di se stesso: come se avesse appena scorto quella parte di sé rimasta celata tanto e troppo a lungo. Come se tutto fosse finalmente giunto alla sua giusta definizione.
Non vi era più paura e neppure pentimento e rancore: soltanto il suo profumo, l’alone caldo del suo respiro e la pressione ferma e risoluta delle sue braccia.
Un sorriso a fior di labbra e Kurt ne cinse il collo e lo trattenne: le sue dita si incastonarono tra i suoi capelli, quasi avesse bisogno di un appiglio saldo e sicuro in quell’emozione tumultuosa che ne faceva tremare le gambe.
Più che mai in quel momento, ebbe la certezza fossero un’unica realtà: lo percepiva in quell’abbraccio, nello slancio con cui lo avvinse maggiormente contro il proprio corpo a stabilire quel contatto. La tacita promessa non lo avrebbe più lasciato andare.
Il suo primo vero bacio, realizzò con occhi già lucidi e celati sotto le palpebre.
L’idillio aveva lasciato spazio ad una realtà più delicata e fragile, più sussurrata e concreta che poteva vivere soltanto con lui.
Sebastian si scostò ma ne percepì il respiro caldo sulle proprie labbra, mescolato al suo profumo; lasciò che adagiasse la fronte alla propria. Adesso che era tutto reale, aveva quasi il timore di schiudere gli occhi e osservare quella verità che lo stava attendendo.
Adesso che era tra le sue braccia, avrebbe quasi voluto che il tempo si fermasse e nulla dovesse più allontanarli. Indugiò in quel momento di solitaria sospensione, consapevole vi fossero ancora le sue braccia a vincolarlo a sé.
“Miele” aveva sussurrato e solo allora Kurt aveva schiuso gli occhi: le guance lievemente colorate ma il sorriso sognante.
“Non ti facevo così sentimentale” malgrado il tono volutamente ironico, il sorriso sostò sulle sue labbra e Sebastian emise un verso stizzito. Lo strattonò, con un guizzo di quella che pareva la sua migliore espressione arrogante.
“Pagherai per questa insolenza” sussurrò soltanto ma se Kurt aveva già socchiuso gli occhi, attendendo di sentirne nuovamente le labbra, li schiuse confuso quando si avvide che l’altro stava volontariamente indugiando.
“Prenderai ancora in giro le mie abitudini quotidiane di bellezza?” aveva chiesto, la voce roca ma non si era mosso, fingendo che le labbra che indugiavano contro la sua mandibola, scendendo a mordicchiarla, non gli stessero letteralmente facendo intirizzire la pelle.
“Puoi scommetterci il burro cacao, tesorofu la pronta replica, calcando ironicamente su quel vezzeggiativo che fece sollevare a Kurt gli occhi al cielo.
Cercò di trattenere il verso soffuso di approvazione quando ne sentì il respiro scivolare lungo il collo.
Persino quando un po’ di romanticismo sarebbe apprezzabile, riesci ad essere irritante” cercò di simulare che il fastidio fosse solo dovuto a quella forma di comunicazione e non al fatto che la sua pelle stesse letteralmente sciogliendosi. Così il suo controllo, in attesa che Sebastian smettesse di temporeggiare con fare così maledettamente provocante.
Lo sentì ridacchiare contro il proprio timpano: un verso rauco che si tradusse in un’ondata di aspettativa che lo rese persino più sensibile a quella vicinanza.
“Ma è per questo che sei pazzo di me, lo so” soggiunse languidamente.
“Fermati a pazzo.” cercò di ignorare come la sua voce fosse incredibilmente alterata dal suo stato d’animo ma Sebastian rise persino più forte prima di sfiorarne il fianco, inducendolo a guardarlo nuovamente negli occhi.
“Non ho intenzione di fermarmi” era stata la provocante risposta e mai aveva desiderato così tanto che fosse persino una promessa.
La sua solita arroganza e superbia, come avrebbe presto appurato, eppure mai era apparsa più piacevole. Mai una promessa di una favola a loro immagine e somiglianza.
Forse non universalmente romantica ma indubbiamente perfetta.
“WOW!” all’esclamazione di Jeff, si era unita l’ovazione dei Warblers e Kurt si era voltato: il suo viso si era rapidamente infiammato alla vista degli ex compagni del Glee Club, Nick in primis, che gli riservò un sorriso raggiante.
“Quindi è questo che avevo interrotto in biblioteca?” chiese Blaine, un sorriso scherzoso e le braccia incrociate al petto mentre Kurt osservava il divertimento ma anche la gioia impressa nei loro volti.
“Voi eravate… qui?” si era schiarito la gola ma la sua voce era stridula. “… esattamente da quanto?” aveva pigolato, quasi, suscitando altre risate di scherno e sguardi complici tra i giovani in divisa.
“Volevi fosse pubblico o sbaglio?” era giunta la voce di Sebastian alle sue spalle, lo sentì avvincerlo da dietro. Il suo respiro contro l’orecchio e la nuca che ne acuirono notevolmente l’imbarazzo di esser stato scorto in atteggiamenti più intimi e personali.
“Mi riferivo al segreto” borbottò Kurt in sua direzione.
“Un altro?” chiese Blaine apparentemente confuso. “Quale, esattamente? Il fatto che avete passato questi mesi giocando alle calamite che si attraggono e si respingono o forse che il ‘misterioso ragazzo’ – la sua voce aveva assunto un’intonazione fortemente ironica – che Sebastian ha baciato a Natale, non è mai esistito?”.
Sentì Sebastian sogghignare ma appoggiò il mento contro la sua spalla, soffiandogli nell’orecchio.
“Lascerò a te l’onore” commentò serafico e Kurt arrossì furiosamente.
“In realtà… è una lunga storia” e sembrava davvero incredibile che tutto fosse iniziato da una disastrosa festa a casa di Rachel, un bacio sotto il vischio che lo aveva sconvolto e un fortuito ed insperato incontro con lo stesso giovane.
“Condita di sfumature thriller” aggiunse Nick con un sorrisetto divertito ma indicibilmente soddisfatto nel rimirare Sebastian che tratteneva strettamente Kurt a sé, per quanto non si lasciasse andare a particolari smancerie.
Blaine si era rivolto a Nick a quelle parole.
“Tu conosci la storia dall’inizio: è per questo che sei sempre stato così vago, parlando di lui?” lo aveva nuovamente interrogato.
“Per questo ho atteso che il segreto fosse svelato e diventasse la loro verità” precisò Nick ma era Kurt quello che stava osservando. Quest’ultimo non poté che mimargli un silenzioso “grazie” che era certo avrebbe colto in tutta la sua intensità.
 
 
“Per questo è sempre divertente ascoltare questa storia”.
Kurt era trasalito prima di scrutare Sebastian sulla soglia della camera della bambina: non sapeva da quanto tempo fosse lì ma non poté che sorridere in risposta.
Si sporse a rimboccare le coperte della figlia che si era appisolata con espressione beata.
Ne baciò delicatamente la fronte prima di lasciare la stanza e chiudere la porta alle sue spalle.
“Divertente?” lo incalzò, allora, guardandolo e Sebastian annuì, le mani affondate nelle tasche prima di stringersi nelle spalle.
“Il tuo continuo fuggire” specificò in tono d’ovvietà che fece ulteriormente incupire Kurt che scosse il capo.
“E’ stato… estenuante e snervante ma per nulla divertente” precisò ma Sebastian sorrise ulteriormente, attraendolo a sé e chinandosi al suo volto.
“Lo sarebbe stato, se già avessi saputo come sarebbe finita” fu la semplice replica e, seppur Kurt dubitasse che fosse stato così percettivo da quell'istante, gli concesse un sorriso.
“Touché”.
 
~
 
La cerimonia fu raccolta ma solenne: pochi ospiti, soprattutto amici e parenti stretti, coloro che avevano visto quel rapporto sbocciare tra le mura dell’edificio il cui ingresso, la prima volta, ne aveva cambiato la vita.
Ma non nel modo in cui aveva sognato.  Al contrario, a ben pensarci, anche a distanza di tempo.
Non era la prima volta che assisteva ad una cerimonia simile ma l’emozione era sempre qualcosa di unico: speciale e diversa ogni coppia cui fosse dedicata e ne fosse protagonista.
Pur osservando i volti e i sorrisi impressi, la sua mente vagava ad altri ricordi e un altro momento altrettanto importante e sentito.
 
Tornare alla Dalton, pur in veste di visitatore (e non di spia o di studente) era stato qualcosa di emozionante: persino trovare un ghigno famigliare alla fine della rampa delle scale.
Sorrise, Kurt, un’espressione volutamente ed ironicamente sognante mentre si appoggiava al corrimano, quasi non riuscisse a scendere quegli scalini senza sentire un’emozione travolgente farne scalpitare il cuore e sospirare con fare languido e sognante.
“Mi ricorda qualcosa” affermò quando fu agli ultimi scalini ma Sebastian non fece alcun cenno di volergli porgere cavallerescamente la mano. Al contrario (e come sua abitudine) le teneva entrambe affondate nelle tasche dei pantaloni.
 Lo stava osservando (altro suo elemento tipico) con il mento sollevato e l’espressione furba ed insolente.
“Quanto io fossi aitante e sexy quel giorno? Ancora non riesco a credere che era Blaine quello che stavi guardando” lo canzonò e Kurt avrebbe voluto ribattere che lui stesso non aveva perso tempo a marcare il territorio, in quella stessa occasione e nei riguardi dello stesso giovane.
Aveva fatto per replicare, altrettanto pungente e sarcastico, ma trasalì quando Sebastian lo avvinse a sé, dopo che ebbe sceso gli ultimi scalini.
Ne baciò le labbra con intensità tale che ne fece letteralmente tremare le gambe.
“Miele” sussurrò e un altro sorriso, devoto e sognante, apparve sulle labbra di Kurt. Si sporse nuovamente al suo volto ma fu uno schiarirsi di voce che li interruppe.
Solo allora Kurt si avvide di Nick e di quel sorriso amichevole che divenne un’espressione fintamente esasperata.
Si rivolse a Sebastian.
“Ti dispiace se te lo rubo?”.
“A dire il vero” aveva nuovamente insinuato le mani nelle tasche del blazer per poi stringersi nelle spalle. “Andate, ma mi aspetto un premio per quando vinceremo le Nazionali” sussurrò malizioso in direzione di Kurt, quasi un modo di reclamarne il possesso ma anche di ricordargli – come ce ne fosse stato bisogno! – la vittoria dei Warblers alle Regionali.[2]
Aveva scosso bonariamente il capo, Kurt, ma aveva annuito prima di seguire Nick verso la loro ex camera e sorrise nel rimirare quell’ambiente familiare: il modo, soprattutto, in cui la metà appartenente a Nick non sembrava affatto cambiata da quando l’aveva lasciata.
Era come tornare ad abbracciare una parte di sé.
Nick si era chiuso la porta alle spalle e lo aveva guardato: le sue labbra tremavano come percosse da un guizzo ma prese un profondo respiro, prima di rilasciare il fiato.
E Kurt seppe, per istinto, che si trattava di uno di quei momenti nei quali avrebbe fatto una dichiarazione che avrebbe cambiato tutto.
“Ho baciato Jeff”. Lo proclamò in un sussurro ma fu come se lo avesse urlato e Kurt rimase senza parole per un lungo istante nel quale continuava ad osservare il viso di Nick, quasi cercando un’ulteriore spiegazione su come fosse potuto accadere.
Rise l’attimo dopo: una risata liberatoria e serena alla quale Nick stesso si unì. Lo strinse con calore prima di scostarsi, le mani sulle sue spalle.
“Come?! Quando?!” lo incalzò, lo sguardo azzurro adesso illuminato di curiosità e di evidente entusiasmo del quale lo stesso Nick era ancora partecipe e protagonista.
“E’ successo dopo le Regionali. Stavamo parlando di te e Sebastian e lui… era convinto da tempo che il motivo per cui ero tanto pensieroso, era perché avevo una cotta segreta. Per te.
Iniziò, lo stesso tono pacato e discreto con cui gli era sempre stato solito parlare quando si ritiravano nella loro stanza, escludendo il resto del mondo.
“Stai scherzando?! Per me?!” lo specificò, quasi ad indicare che l’equivoco fosse poco comprensibile dato il tipo di rapporto, cristallizzato chiaramente in una profonda amicizia, nata da reciproca stima e rispetto.
Nick sorrise ma non fece commenti al riguardo, proseguendo nel suo racconto.
“Gli ho detto che era vero che provavo dei sentimenti nascosti… ma non erano nei tuoi confronti”.
Kurt avrebbe letteralmente saltellato sul posto mentre cercava di immaginare la scena, così come gli veniva raccontata, congiungendo le mani e sentendo già gli occhi lucidi.
“E lui?”.
“Mi ha chiesto se erano per Sebastian, per Blaine – aveva esordito in tono divertito – ma non gli ho lasciato finire l’appello dell’intera Dalton e… l’ho baciato” concluse e Kurt fu lieto di notare come il suo tono solitamente composto e perfettamente naturale, si era ammorbidito.
Il solo ripetere quelle parole o rifletterci, ne avevano reso la voce più rauca e impregnato lo sguardo di un nuovo luccichio emozionato.
“Nicholas Yoda Duval che agisce di impulso: non so dire se sono più sorpreso o felice. E lui…?” adesso era più che curioso e stuzzicato all’idea di conoscere ulteriori dettagli.
Aveva sorriso nuovamente, Nick, un barlume che ne fece ulteriormente scintillare lo sguardo mentre sospirava ad una maniera più poetica ma Kurt dovette attendere.
“Mi ha chiesto di dimostrargli che non fosse un sogno” continuò e Kurt sospirò sognante, le mani ancora congiunte, la stessa posa con cui aveva assistito al bacio tra Noah e Allie[3], durante quel temporale e il loro ritrovarsi, dopo un’incomprensione e una separazione durata troppo a lungo.
Batté le mani, lo sguardo lucido.
“Sono davvero felice: era il vostro momento ma quella è stata solo la risoluzione finale” entrambi avevano imparato, fin troppo bene, che il sentimento poteva nascere e svilupparsi, alimentarsi in modo graduale ma spesso intercorreva del tempo affinché fosse assimilato o affinché si prendesse una simile iniziativa. Era stato lieto di constatare che a Nick non erano mancati coraggio e sicurezza, quelli che lo avevano fatto così tanto desistere dall’avvicinarsi a Sebastian o anche solo porsi un legittimo dubbio.
“Non volevo aspettare oltre” confermò Nick ed era certo che i loro pensieri fossero analoghi.
“Non avrebbe che ritardato il tutto: forse avete atteso fin troppo” eppure era consapevole, malgrado tutto, che ogni storia dovesse maturare secondo suo ritmo, se non fosse stata ostacolata dagli stessi protagonisti.
 
 
Si riscosse alla pressione della mano sul suo volto ed abbassò lo sguardo: un paio di occhioni di smeraldo lucente lo stavano contemplando. Un sorriso ne increspava le labbra e un dolce vagito nell’accostare le dita cucciole al suo viso per richiamarne completamente l’attenzione.
Sorrise, stringendo la manina nella propria e portandosela al viso per baciarne il palmo, inspirandone il profumo di freschezza e di innocenza.
In quel momento l’ufficiante chiese le fedi e Nick si volse verso Kurt che, con un sorriso, porse la mano del bambino che era stretta intorno all’anello.
“Grazie Nicolas” aveva sussurrato Nick, baciandone la fronte e solo allora, dopo un ultimo sorriso, Kurt era tornato a sedere accanto a Sebastian, Sissy al suo fianco.
Solo uno sbuffo ironico di Sebastian quando la promessa fu siglata e l’ufficiante li dichiarò marito e marito ma si chinò al suo orecchio.
“Ricordi come ti ho fatto smettere di piagnucolare quando ci siamo sposati?” lo canzonò, la sua fede che cozzava contro quella di Kurt, producendo un dolce tintinnio.
Kurt lo ricordava perfettamente e ancora arrossiva al ricordo.
L’ufficiante aveva concesso a Sebastian la possibilità di baciarlo e quest’ultimo lo aveva preso in parola: senza particolari remore o disagio, aveva approfondito il contatto e lo aveva trattenuto a sé, più di quanto fosse socialmente riconosciuto come legittimo. Così aveva indugiato, fino a quando erano stati molti gli invitati ad emettere risate o versi di sorpresa.
Kurt non aveva osato guardare suo padre per molto tempo, in realtà neppure si era arrischiato ad incrociare lo sguardo di nessuno dei presenti: da un’esasperata Rachel alla maliziosa Santana che aveva alluso persino ad un sentirsi stranamente eccitata.
Una sfumatura rosata pitturò le gote di Kurt mentre Nicolas gli cingeva strettamente il collo, toccandogli il viso e tappandogli le labbra con la manina. Aveva già sgualcito lo smoking e il farfallino ma gli sorrideva inducendolo a baciarne nuovamente la manina mentre Sebastian sollevava gli occhi al cielo, evidentemente poco tollerando di essere ignorato.
“Mi dispiace, mocciosetto, ma sei in ritardo” aveva mimato al neonato, mostrandogli la fede con fare quasi infantile, ma simultaneo era stato lo “Shht!” di Kurt e Sissy quando gli sposi si erano volti all’assemblea riunita per ringraziare gli invitati.
Aveva stretto entrambi, Kurt ma aveva indugiato a cingere Nick al quale aveva anche riassettato la cravatta e la rosa bianca posta sull’occhiello della giacca.
“Congratulazioni, Maestro Yoda” sussurrò con fare più complice.
“Hai ben appreso, mio Padawan” rispose questi, lo stesso sorriso scherzoso.
Che l’amore sia con voi, ora e sempre”[4] fu l’ulteriore augurio di Kurt che fece sorridere Nick, nel rimirare il suo sposo prima di intrecciare nuovamente il suo sguardo.
“Come lo è con voi, non chiedo di meglio”.
 
~
 
I festeggiamenti promettevano di durare l’intera giornata e, seduto al tavolo, rimirava i due sposi impegnati nel loro primo ballo ufficiale. Bastava osservare quei volti sorridenti per avvedersi di come il tempo li avesse cambiati ma erano rimasti apparentemente gli stessi, solo più adulti. Ognuno aveva fatto delle scelte diverse, in diversi momenti della loro vita, ma dalle quali erano stati tutti condotti ad essere lì quel giorno.
Immaginava fosse quello il significato di famiglia, estendendolo alle persone che si sceglievano nel proprio percorso e con le quali si viveva giorno dopo giorno ogni accadimento.
Sorrise, cullando Nicolas addormentato, rimirando la piccola Sissy nel suo abito pregiato, proveniente dall'atelier Hummel. Era aggrappata al collo di Sebastian che la teneva in  braccio e con la quale ondeggiava al tempo di musica, dicendole qualcosa all’orecchio e facendola sorridere prima che si sporgesse a baciarne la guancia.
Sebastian intrecciò il suo sguardo e ammiccò con fare malizioso ma l’attenzione di Kurt fu subito calamitata dal bambino che era fermato di fronte a lui. Sorrise d’istinto, specchiandosi in un paio di occhi ambrati sotto i ciuffi di riccioli che ne incorniciavano il visino.
Il “baby brillantina”, così lo appellava il padre per far arrossire Sissy.
“Ciao Kyle[5]” lo salutò con un sorriso gioviale e il bambino gli si avvicinò timidamente, pur attento a non disturbare il neonato addormentato tra le sue braccia.
Kurt incrociò lo sguardo di Blaine e di Seth e sorrise ad entrambi, prima di ascoltarne la richiesta.
Un sorriso intenerito gli sfiorò le labbra ma annuì e gli porse una rosa, prima di indicargli Sebastian e Sissy. Contemplò la scena con sguardo quasi lucido: Sebastian stava scrutando Kyle vagamente sospettoso ma Sissy fu lesta a prendere il fiore e sorridere al bambino che, l’attimo dopo, le porse il braccio e la condusse verso la pista da ballo, con grande divertimento e tenerezza degli altri invitati.
Sebastian si accomodò di malagrazia sulla sedia accanto alla sua.
“Perché gli hai detto che poteva ballare con Sissy?” gli chiese con tono evidentemente risentito e Kurt trattenne a stento la risatina ma gli fece cenno di parlare piano per non svegliare l’altro bambino.
“Gli ho detto che poteva chiederlo a Sissy: stava a lei decidere” spiegò in tono pacato e razionale, seppur trovasse non poco divertente (ma anche tenero seppur non potesse dirlo senza suscitarne una reazione scandalizzata) vederne quel lato più geloso e possessivo.
“Appunto” sbottò l’altro, per nulla colpito dalla sua ragionevole replica. “Sei il padre: potevi dirgli di no”.
Kurt levò gli occhi al cielo.
“Non la sta chiedendo in moglie” precisò con un sospiro. Forse non era neppure il caso di fargli notare che, ad ogni modo, seppur ancora bambini, rappresentassero una coppia davvero deliziosa. Ovviamente non aveva già preventivato un eventuale matrimonio da lì ai vent’anni successivi (non che avesse già immaginato che splendida donna sarebbe divenuta la sua bambina, anche perché ciò significava riflettere sul fatto che, per allora, avrebbe già superato la mezza età: sì, doveva prendere delle creme per prevenire le prime rughe) per cui si trattava solo di qualche superficiale pettegolezzo.
“Non mi piace comunque” borbottò Sebastian, strappandolo dalle sue riflessioni ma, ben presto, un sorrisetto più allusivo e malizioso gli affiorò alle labbra e si sporse al suo orecchio.
“Adesso per, punizione, dovrai ballare con me”.
“Il tuo romanticismo, tesoro, è sempre meraviglioso” replicò in tono volutamente ironico: depositò delicatamente Nicolas nel suo passeggino. Thad e sua moglie si erano offerti di guardarlo per loro e lo seguì, collocandosi tra Kyle e Sissy, Blaine e Seth.
Fu sulla coppia che rivolse il suo sguardo, seppur seguendo la musica e i movimenti di Sebastian.
 
Si era seduto al solito posto, di fronte alla vetrata del locale: due bicchieri di caffè ma, come aveva preannunciato, il suo commensale non tardò a raggiungerlo.
Gli sorrise di quel sorriso dolce e spensierato che sembrava letteralmente brillare sul bel viso, sotto la cornice dei riccioli, da quando lui e Seth erano divenuti una coppia, ben cinque anni prima.
Gli dispiaceva l’idea che, proprio quando era tornato al McKinley, avesse scelto di esibirsi nel cortile del suo liceo, in una vera e propria serenata.
Ricordava ancora quel romantico bacio di festeggiamento: Seth lo aveva raggiunto sul palco nel quale i Warblers, applauditi anche dalle Nuove Direzioni, erano stati designati vincitori delle Regionali.
Non occorreva un particolare romanticismo per scorgere, nello sguardo azzurro e devoto di Seth, l’intensità del loro legame. Non avrebbe potuto desiderare di meglio per il suo caro amico.
Si erano salutati e Blaine aveva preso posto di fronte a lui, sorseggiando il caffè che Kurt gli aveva ordinato: aveva già notato che la sua espressione era parecchio pensierosa e ricordava fin troppo bene quando, in una circostanza simile alla Dalton, aveva travisato del tutto il corso dei suoi pensieri.
Non voleva quindi indugiare ed attendere che Blaine trovasse la giusta risoluzione a confidarsi, se quello era il vero motivo per cui gli avesse chiesto quell’appuntamento.
“Ti prego, Blaine, dimmi che sta succedendo” vi era un modo particolare nel quale stava contraendo le labbra, quasi trattenesse a stento un sorriso, seppur apparisse nervoso: gli ricordava – per essere più precisi – la stessa espressione che aveva esibito durante la loro passeggiata nel parco, quando – di lì a poco – gli confessò di essere innamorato.
Censurò mentalmente il ricordo delle sue aspettative e delle conseguenze di quella chiacchierata.
Persino Sebastian ben sapeva quanto fossero uniti, a giudicare dal modo in cui aveva reagito a vederlo sgusciare dal letto, alludendo ad un messaggio in segreteria del ragazzo stesso.
Blaine annuì, gli sorrise a mo’ di scuse e prese un bel respiro:
“Seth sta cercando un appartamento a New York” esordì in tono solare. “E mi ha chiesto di andare a vivere con lui” concluse rapidamente la frase, quasi timoroso di non trovare poi il coraggio di raccontare tutto.
Ricordava il momento in cui gli aveva presentato Seth, poco dopo quel loro festeggiamento sul palco, ed era rimasto – fin dal primo momento – avvinto dall’intensità del suo sguardo azzurro che avrebbe definito sognante. Sembrava la distesa azzurrina di un lago, baciato dai raggi del sole; ma non di meno era stato colpito dal sorriso che ne solcava le labbra ogni volta che incontrasse lo sguardo di Blaine. Il bel viso era incorniciato da morbidi capelli scuri ed ondulati (se non altro, lo aveva sperato fin da subito, avrebbe avuto una buona influenza sull'abuso di gel da parte di Blaine); una figura slanciata che, anche a livello estetico, sarebbe stata perfettamente abbinata a quella dell'amico.
Vi era una complicità e un’armonia che le loro stesse voci riflettevano quando si esibivano insieme in qualche duetto o si dedicavano una canzone, in qualche occasione più romantica che Sebastian avrebbe definito “diabetica”.
Gli sorrise, stringendogli la mano con evidente e sincero entusiasmo.
“E tu, hai accettato?” gli chiese in quella che doveva essere un tono di ovvietà, nell’aspettarsi una risposta positiva.
“Io-“. Blaine aveva distolto lo sguardo in un sintomo di insicurezza che a Kurt non parve per nulla positiva, tanto da guardarlo con occhi sgranati.
“Blaine!” lo aveva richiamato quasi scandalizzato. “Non posso crederci: di cosa hai paura, esattamente?” gli chiese e ne scrutò attentamente lo sguardo ambrato a cercare una risposta a quel comportamento esitante che poco aveva a che fare con l’evidente amore che li legava.
“Non sono mai stato così felice” ammise Blaine, un sussurro appena tremulo ma tutta la verità di quel commento era racchiuso nel luccichio quasi commosso dello sguardo. “… e ho paura di rovinare tutto” terminò amareggiato, non osando incrociare lo sguardo di Kurt.
Scosse appena il capo e gli strinse la mano con fare rassicurante: era una sensazione che aveva provato lui stesso, dopotutto, ma non avrebbe lasciato che la paura lo bloccasse.
“A volte è la paura di essere felici che ci rende davvero infelici e degli ostacoli alla nostra vita” asserì con semplicità prima di richiamarne l’attenzione per porgli una domanda più diretta. “Tu ami, Seth, vero?”.
Blaine aveva replicato in un battito di ciglia, senza la minima esitazione.
“Da morire” il tono, per quanto tremulo ed accorato, era intriso di una sicurezza che non aveva bisogno di ulteriori remore o indugi.
“Allora non aver paura di vivere la vostra vita insieme: è il vostro destino”.
 
“Stai pensando a cosa si è perso?” lo aveva chiesto a mo’ di provocazione, Sebastian, che aveva evidentemente seguito il suo sguardo indirizzato a Blaine e Seth. L’attimo dopo, lo avvinse maggiormente a sé e Kurt sorrise di quel gesto possessivo nonché della solerzia con la quale ne ricercava l’attenzione per avvincerla completamente a sé.
“No” commentò Kurt ancora una volta scuotendo il capo a quella sua megalomania latente.
“A quanto entrambi abbiamo avuto paura di seguire il nostro cuore” rispose l’attimo dopo, un vago sorriso sulle labbra mentre si specchiava in quelle iridi di smeraldo lucente.
Aveva ridacchiato Sebastian, un suono gutturale vicino al suo orecchio che ne fece intirizzire la pelle del collo.
“Dopo una simile sviolinata, ho bisogno di un drink” aveva fatto per scostarsi ma Kurt lo aveva trattenuto e, con impeto più malizioso, lo aveva avvinto a sé per baciarlo.
Ne sentì il sorriso a fior di labbra, prima che lo stringesse con maggiore intensità e Blaine li rimproverasse ad alta voce di togliere l’attenzione ai due sposi.
Nello stesso momento, un Thad imbarazzato dovette avvisarli che Nicolas si era destato e sembrava richiedere prepotentemente la presenza del padre.
“Viziato” borbottò Sebastian, quando Kurt si affrettò a tornare dal bambino, per poi volgersi a Kyle. “Ti tengo d’occhio, Anderson” pronunciò, facendolo sussultare vistosamente mentre Sissy arrossiva di riflesso, gemendo un “papy!”.
Sollevò gli occhi al cielo, Kurt, ma sorrise nel riprendere in braccio il bambino.
“Bell'arringa, Avvocato Smythe”.
Non era un segreto che la vita col marito fosse fatta anche di questo.
 
 
~
 
 
Il sole era tramontato e le prime stelle già punteggiavano il cielo indaco: l’atmosfera era rilassante e benefica, sembrava che tutto si fosse fermato in quello stesso istante.
Come sempre in agitazione nei momenti di tensione e maggiore pressione, si era alzato in piedi per dare il via ai brindisi, in qualità di testimone di uno dei due sposi. Fece cozzare delicatamente la forchetta contro la coppa del bicchiere per richiamare l’attenzione degli ospiti cercando – con non poca difficoltà – di impedire che il piccolo Nicolas immergesse le dita nel vino.
Si era schiarito la gola quando tutti si erano zittiti, aveva cercato di ignorare la spia della telecamera e aveva esordito con voce delicata e ancora impregnata d’emozione.
“Conosco Nick Duval da più di dieci anni, ormai, e non posso pensare ad una persona più leale e nobile: mi è stato molto vicino nei mesi che ho trascorso alla Dalton ma non ha mai mancato di farmi sentire a casa in qualunque luogo mi trovassi” fece una pausa, in parte per lasciare agli invitati il tempo di assimilare le prime parole, in parte perché il figlio stava mordicchiandogli la guancia e tormentandogli i capelli.
“Nick mi ha insegnato molte cose ma, soprattutto, cosa sia il vero amore” aveva lasciato che qualche invitato si dilungasse in qualche verso di ironica sorpresa e clamore.
Aveva notato persino qualche sguardo commosso e qualcuno appariva soltanto divertito o educatamente in attesa di ciò che avrebbe detto di lì a poco.
“Per alcuni è qualcosa di istantaneo che fa realizzare ad entrambi, o ad una sola delle parti, di aver trovato la propria metà. Ma si è disposti ad attendere quanto necessario per realizzare questo sogno” aveva allungato il bicchiere ad indicare i due sposi, lo sguardo che aveva intrecciato quello di Nick.
“Poi esiste l’amore che sboccia da un’amicizia, mascherato dalla reciproca stima e fiducia nell’altra persona, soggetto al timore di un fraintendimento o di rovinare un rapporto pressoché perfetto. Anche e soprattutto se si desidera qualcosa di più, almeno fino a quando non si prende la risoluzione di tentare” aveva indicato, con lo stesso calice, Blaine e Seth che si erano sorrisi.
Seppe dallo sguardo grato di Blaine che il loro ricordo comune era ancora nitido.
Si era voltato verso Sebastian che, le sopracciglia inarcate, stava sostenendosi il viso con la mano, il gomito puntellato sulla tavola, ignorando ogni suo suggerimento sulle buone maniere a tavola e sul cerimoniale e il galateo più idonei ad un matrimonio. Aveva un’espressione circospetta, evidentemente attendendo il momento in cui avrebbe parlato di sé.
Sorrise tra sé Kurt, schiarendosi ulteriormente la gola.
“E poi c’è quello che è rifiutato spasmodicamente, con tutte le proprie forze; quello che si vuole sopprimere fin da quando comincia a manifestarsi ed ignorarne i segnali. Quello tanto odiato quanto intenso” aveva pronunciato quelle parole con tono stoicamente sofferto e sospirato che aveva fatto ridere qualche invitato ma indotto Sebastian a fissarlo con evidente stizza.
“Sì, amore” sottolineò il nomignolo con evidente ironia. “Sono sicuro che abbiamo tutti colto l’allusione velata” replicò serafico, facendo accrescere ulteriormente il divertimento agli astanti prima che Kurt, un sorriso più complice, riprendesse il discorso.
“Il punto è che qualunque sia la storia di ogni amore, esso inizia sempre come un segreto ma diviene la verità più solida della nostra vita” aveva sorriso a Sebastian, in uno sguardo che sembrava dire tutto quello che normalmente non era espresso tra loro.
Soprattutto non con un pubblico ad osservarli ma, da come questi sorrideva in risposta ed annuiva, seppe che aveva compreso.
Più di chiunque altro, così era sempre stato.
“Grazie di avermelo insegnato” aveva sussurrato in direzione di Nick.
“Non vi dedicherò altre frasi di precetto: vi appartenete ancora prima di essere nati. Continuate solo ad essere voi stessi. Viva gli sposi!” alla sua esclamazione era seguita l’ovazione generale e Kurt si era nuovamente accomodato accanto a Sebastian.
Non disse nulla quest’ultimo, avvicinò la mano alla sua, abbastanza perché le loro fedi si sfiorassero.
Non udì neppure gli altri brindisi, la sua mente stava nuovamente viaggiando altrove.
 
La neve era caduta copiosamente anche quell’anno: avvolgeva ogni cosa nel suo candido manto che rendeva tutto più magico. Un arricchimento scenografico che lo aveva sempre emozionato, soprattutto quando associava quel periodo dell’anno al ricordo di come tutto era iniziato; una sviolinata romantica che, tuttavia, spesso lasciava tra i propri silenziosi pensieri.
Tornare a Lima per il weekend, dalla pausa natalizia dal suo lavoro ormai a tempo indeterminato a Vogue.com (in attesa di avere abbastanza fondi e sicurezza per intraprendere una propria attività) era stata la giusta scelta: se anche la sua vita ormai era quasi interamente vissuta a New York con Sebastian, non aveva perso la cognizione di famiglia e di unità, soprattutto in quei momenti particolari dell’anno.
Camminavano in silenzio, la sua presenza era testimoniata dal loro passo quasi coordinato e dalla pressione delle sue dita contro le proprie.
Era parso pensieroso ma, ad ogni domanda ed allusione, era stato evasivo e Kurt non doveva che attendere che fosse proprio lui a voler spontaneamente parlare.
Sicuro di non voler dormire da me?” gli aveva chiesto Sebastian, rompendo il silenzio, appena giunti fuori dalla proprietà degli Hummel-Hudson.
Ne aveva cinto la vita a trattenerlo e Kurt aveva sorriso più dolcemente. Sapeva che Sebastian non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad eludere la presenza del padre e riuscire a penetrare in casa da una finestra lasciata schiusa. Ma il rapporto tra lui e suo padre era sempre stato vincolato alla fiducia e non aveva intenzione di cominciare a comprometterlo, specie considerando passasse quasi tutto l’anno nell’appartamento che condividevano a New York.
“L’ho promesso a mio padre, è la Vigilia di Natale in fondo” sussurrò in risposta e Sebastian parve appena imbronciarsi.
“Immagino di poter essere abbastanza magnanimo” aveva sussurrato con un dardeggio più malizioso dello sguardo. “Ma ti ricordo che sotto questo albero, devi pagare dazio”.
Kurt sorrise con simile complicità: era lusingato e compiaciuto che lui stesso facesse riferimento a quell’episodio in particolar dal quale, ad una maniera inimmaginabile allora, tutto era iniziato.
“Sguazziamo nei ricordi?” lo provocò divertito.
Scrollò le spalle, Sebastian, un verso di divertimento a sgorgare dalle labbra.
“Non mi è mai occorso il vischio per baciarti” sottolineò con incrinatura maliziosa della voce, ricordando anche di averlo sbeffeggiato circa la possibilità che dovesse usare quell’espediente con Blaine per riceverne un gesto romantico.
“Meglio controllare comunque”.
Aveva sollevato gli occhi, Kurt, per poi sgranarli: appeso ad un ramo e legato da un nastro azzurro – avrebbe giurato fosse lo stesso dal quale pendeva il vischio cinque anni prima – vi era un cofanetto. Scrutò Sebastian che, lo stesso sorriso compiaciuto, sfilò il nodo per prendere la scatolina ma la trattenne tra le dita, facendone accrescere il ritmo delle palpitazioni, il respiro già convulso.
“Sebastian” ne pronunciò il nome, quasi una richiesta o un bisogno, difficile a dirsi.
“Shhh” lo zittì con un dito sulle labbra prima di sospirare.
Evidentemente era giunta la parte meno facile ma quella più importante.
“Sai che non sono un romantico e sai che la prima volta che ti ho baciato sotto questo ramo, era solo una provocazione” aveva esordito, il tono perfettamente composto, quasi sferzante nel ribadire quella verità anche nelle implicazioni meno romantiche o lusinghiere.
“Ma non sai che quel messaggio, che ti inviai quella stessa sera, avrebbe dovuto umiliarti e, invece, ferì soltanto il mio orgoglio perché, da quel momento, ho solo pensato a quel miele di cui odiavo il sapore perché troppo dolce. Perché troppo te”.
Aveva sentito il cuore fermarsi, gli occhi erano divenuti più lucidi ma Sebastian aveva continuato: evidentemente dopo aver superato quella remora iniziale – il suo stesso orgoglio – non si sarebbe fermato fino al momento più cruciale.
“Odiavo vederti sognare di Blaine ma odiavo il più il fatto non fosse più lui quello che volevo portarmi a letto; odiavo tu fossi così insofferente perché rivelava quanto io non riuscissi più ad esserlo. Ho odiato ogni bacio mancato e il nostro segreto.
Ho odiato trovare una canzone che parlasse di noi, ho odiato trovarti nel nostro camerino quando non osavo sperarlo.
Ho odiato amare ogni giorno con te o comprendere sarebbe sempre stato così.
Ti odierò se adesso oserai piangere e non mi dirai subito di sì ma, Kurt, vuoi sposarmi?”.
Sbatté le palpebre, non si sforzò neppure di controllare il proprio battito o la respirazione: continuò ad osservarlo, il sorriso che tremava sulle stesse labbra all’essenza di miele.
Un solo attimo che avrebbe cambiato ogni cosa.
Un attimo che avrebbe determinato la loro esistenza, da quel momento in poi, eppure anch’esso portatore di una verità che mai era stata così palpabile.
 “Sì” pronunciò con voce flebile ma lo sguardo determinato.
“Sì, voglio sposarti”lo aveva pronunciato guardandolo dritto negli occhi e Sebastian aveva sorriso, di quel sorriso più sincero che ne fece illuminare lo sguardo.
Sostarono così, occhi negli occhi: fu come conoscersi ed innamorarsi per la prima volta eppure soltanto l’ultima grande conferma.
“Ma ora mettimi l’anello, poi potrò baciarti” sembrò quasi implorarlo, porgendo la mano evidentemente fremente per come si stava letteralmente agitando, probabilmente era solo l’emozione che gli impediva di saltellare sul posto.
“Come siamo irruenti” lo canzonò Sebastian, seppur la sua stessa voce suonasse più rauca del suo naturale timbro.
Le sue dita erano percosse da un lieve tremolio mentre schiudeva la scatola e Kurt tratteneva il fiato nel rimirare l’anello.
“E poi sarò io a baciarti, dopo questa manfrina diabetica credo sia il minimo”.
“Sta zitto e mettimelo” lo incalzò Kurt, strappandone una risatina prima che gli sollevasse delicatamente la mano per poi insinuare l’anello all’anulare: una singola banda in oro bianco con una pietra di zaffiro ed una di smeraldo che Kurt rimirò con occhi lucidi prima di sollevare di nuovo lo sguardo su di lui.
“Lo voglio”.
“Sei in anticipo” lo canzonò l’altro ma non gli diede ulteriore tempo di replica perché lo premette per un istante contro l’albero e si chinò a baciarlo con intensità.
Ne cinse la vita a schiacciarlo maggiormente contro di sé.
Soltanto dopo essersi separati, Kurt gli adagiò le mani sul torace e lo osservò con un sorriso.
“Odierei tenerlo segreto ma, sì, voglio sposarti e voglio che tutti lo sappiano”.
“E’ il tuo giorno fortunato” replicò l’altro e, senza attenderne replica, lo prese per mano e lo condusse fino all’uscio di casa che schiuse con un sorriso.
Uno striscione con la scritta “CONGRATULAZIONI KURT E SEBASTIAN” era appeso in salotto e i suoi ex compagni del Glee Club del McKinley e della Dalton e i suoi familiari erano tutti in attesa di festeggiare il lieto annuncio.
Neppure quello un segreto, dopotutto.
~
 
Depositò dolcemente Nicolas nel suo lettino e, controllato che anche Sissy stesse dormendo, chiuse la porta della cameretta. Sebastian era nel corridoio ad attenderlo: indossava ancora lo smoking seppur ne avesse già tolto la giacca, arrotolato le maniche della camicia e allentato la cravatta ma era la sua solita espressione sorniona e sbarazzina a renderlo sempre così riconoscibile.
“Se pensi di sprecare tempo con la pulizia del viso, stasera, ti avviso che non sono dell’umore”. Aveva commentato, seguendolo mentre entrava nella loro camera da letto.
Si tolse la giacca di raso, l’appese con cura nella gruccia e quindi nell’armadio cabina prima di voltarsi ad osservarlo.
“E se io non fossi dell’umore senza?” lo provocò a propria volta, volgendosi appena ad osservarlo mentre Sebastian avanzava, inducendolo a cozzare contro l’anta dell’armadio.
Sorrideva di quel sorrisetto presuntuoso e sicuro di sé, lo stesso che aveva sempre esibito in circostanze nelle quali era sempre difficile non cedergli, se non per puro orgoglio o testardaggine.
Scintillavano gli occhi di Sebastian e Kurt seppe che conosceva ogni suo pensiero.
Si strinse nelle spalle, Sebastian, e avrebbe potuto giurare che avesse già immaginato la sua replica ma ciò non lo avrebbe comunque mai dissuaso, così come non sarebbero mai stati completamente ebbri e stanchi di quel continuo ricercarsi.
Si sporse al suo orecchio, soffiandovi sopra e strappandogli un brivido lungo la spina dorsale, ricercandone lo sguardo e deglutendo a fatica.
“Allora dovrò stuprarti”. Fu la replica semplice quanto concisa che ne strappò un verso a metà tra il divertimento e la stizza.
 Lo scostò da sé, fissandolo con finta indignazione.
“Idiota”. Lo rimproverò, la voce tuttavia più languida, già un cenno di intensa e di cedimento.
“Mi ami per questo”. Sussurrò in risposta e, ignorandone il tentativo di replica, ne cinse il viso con un movimento fluido della mano per poi chinarsi a saggiarne le labbra con le proprie.
Si rilassò istintivamente, Kurt, lasciò che lo premesse contro di sé: c’era la solita musicalità con la quale sbottonava le asole, percepiva la morbida dolcezza delle sue labbra percorrerne il collo laddove vi erano quei minuscoli nei che neppure il fondotinta poteva celargli.
Il ricadere insieme, aggrappandosi all'altro, senza mai lasciarsi, il calore dei loro respiri tesi a divenire un’unica essenza come i loro profumi di cui erano intrise le lenzuola o i cuscini al risveglio da una notte d’amore.
Sorrise, osservandone i lineamenti carezzati dai raggi di luna, sfiorandoli devoto con le dita, sporgendosi a capirne nuovamente le labbra, prima di scostarsi.
“Il tuo sentimentalismo continua a sorprendermi” sussurrò con voce più rauca e insonnolita. Sebastian sorrise in risposta, sfiorandone appena le labbra con il pollice, ancora indugiando in quello scambio di sguardi, senza tempo. Senza fretta.
Anche dopo l’amore, restava il momento della contemplazione e del ritrovarsi e sembrava avere un irresistibile fascino, una sicurezza che così sarebbe sempre stato.
“Il tuo burro cacao no, ma questo non è mai stato un segreto” soffiò delicatamente contro le sue labbra. Sorrise di quel bacio, l’ennesimo ricordo di quel primo bacio e la consapevolezza che il segreto di quell’amore, fosse la totale mancanza di segreti l’uno per l’altro.
“A proposito, vorrei riaverlo: so che me lo hai sgraffignato di nuovo dalla mensola del bagno”.
“Assolutamente no” replicò l’altro in tono divertito ma fermo nella sua risoluzione.
“Sai di non potermelo nascondere a lungo” proclamò con un sorriso, le dita a tracciare la curva dei nei sulla guancia e Sebastian annuì.
“Non ho più segreti per te” era stata la sussurrata risposta.
L’ennesima promessa, l’ennesima verità.
 

 
 
 
 
The End
 
 
E' il 30 Aprile (tanti auguri Dianna!) e sono passate da poco le 18.00 ed è la seconda volta che rileggo questo capitolo finale che verrà pubblicato da qui a pochi giorni. La prima revisione è stata ieri: una spruzzata di errori dislessici (oh, quelli ormai sono una mia firma quindi non scandalizzatevi se ne troverete alcuni prima che la mia Blaine me li possa far notare) e qualche rispolverata ai tempi verbali o correzione di parole o inserimenti di azioni tra i dialoghi (l'ultima scena prima del “The End” per essere precisi). Ho riletto il tutto ieri e, arrivata alla fine, non ero del tutto soddisfatta.
Seconda revisione, iniziata un'oretta fa, (altri piccoli ritocchi di grammatica o calcoli tempistici per sapere più o meno a che età Kurt e Sebastian si sono sposati e poi sono divenuti padri) e conclusa cinque minuti fa. Ho concluso la lettura con un reale sorriso.
Certo, da qui a Venerdì probabilmente, saranno altre le piccole revisioni (a livello grammaticale, si intende!) e probabilmente fino al momento immediatamente precedente al “pubblica il nuovo capitolo” ci sarà qualcosa che poco mi convince o qualche remora.
Ma ho una certezza, a questo punto: ho concluso il cerchio ed è il momento che io lasci andare Kurt e Sebastian, Nick e Jeff, Blaine e Seth per quanto abbia la sensazione di averli appena stretti a me.
Non mi sembra passato molto tempo da quando ho ideato una fanfiction a capitoli da un semplice racconto per la Kurtbastian Week di Dicembre ma sono passati diversi mesi nei quali mi hanno accompagnata. Mi hanno reso più piacevole un tragitto in treno, l'attesa del ricevimento con la relatrice. Stavo affrontando i dilemmi sentimentali di Kurt per ignorare la tensione pre-laurea, giusto la settimana prima della discussione di tesi.
Ed è giunto il momento più dolce ed amaro.
Questa fanfiction non è stata semplicemente il primo esperimento di una storia a capitoli tra i due protagonisti; non soltanto un percorso che ha accompagnato un momento importante nella vita accademica. E' stato uno scoprirmi io stessa tra i pensieri tormentati di Kurt, tra il suo commettere errori, anche consapevole di starlo facendo, il suo cadere rovinosamente per poi risollevarsi, dare una direzione alla sua vita.
La paura ancora esiste ma, come è stato suggerito da Burt, è necessario andare oltre per non lasciar scorrere la propria vita ed esserne il soggetto e non l'attore.
Ho vissuto nella pazienza di Nick, nella sua saggezza e nella sua fiducia incondizionata e i suoi principi saldi e irrinunciabili; ho vissuto nell'ironia di Sebastian a nascondere molte più fragilità e timori di quanto si voglia lasciar intravedere.
Ed è ora il momento di chiudere questo progetto ma mantenere la mente febbrile per nuove possibilità e nuovi stimoli.
Ringrazio tutti voi che avete seguito questo racconto dall'inizio e vi siete appassionati a poco a poco, voi in particolare che l'aveva selezionata tra le ricordate, le seguite o addirittura le preferite.
Un ringraziamento particolare a Giulia che non ha mancato di farmi conoscere le sue opinioni e la sua stessa attesa e trepidazione per i capitoli da pubblicare.
Un abbraccio ad Annalisa e i suoi commenti in privato e le aspettative ad ogni nuovo capitolo.
Un ultimo (in questa sede ovviamente!) abbraccio alle mie Blaine e Sebastian nella vita reale: non saprei quanto di reale ci sia dei nostri rapporti traslati in questo scritto; ma di certo c'è tutto il mio affetto e ringraziamento per ogni giorno vissuto insieme. Anche per la composizione di questa fanfiction.
L'ultimissimo ringraziamento è tutto a loro: a Kurt e Sebastian.
A Nick e a Jeff,
A Blaine e Seth.
Vostra,
Kiki87.
 
 


[1] Sto immaginando le vostre espressioni interdette e stordite e, sì, la cosa mi diverte alquanto. Ad ogni modo, come si sarà compreso, l’epilogo è ambientato diversi anni dopo la conclusione del capitolo precedente. Considerate questa fan fiction, se volete, un breve racconto nel quale Kurt ha ripercorso la sua storia d’amore con Sebastian: la voce narrante del prologo e del primo paragrafo dell’epilogo sono le stesse  parole di Kurt per poi passare, come vedrete, alle singole scene del capitolo, come stato finora.
I bambini che appariranno sono Sissy e Nicolas Hummel Smythe che ho già “presentato” in una one-shot dalla stessa Kurtbastian Week da cui mi sono ispirata per Our Secret. Naturalmente si è trattata di una gravidanza con madre surrogata: Sissy è biologicamente figlia di Kurt e Nicolas (nome francese che si pronuncia: Nicolà) è biologicamente figlio di Sebastian. Vi ricordo, inoltre, che Kurt aveva promesso a Nick, seppur scherzosamente, che avrebbe dato il suo nome al loro primo primo figlio maschio, quindi i conti tornano :)
[2]Ho cambiato molte cose rispetto alla narrazione originale della seconda stagione e lasciatemi dire che far vincere i Warblers è stato, fin dall’inizio, uno sfizio che volevo togliermi :D
[3] Riferimento alla scena cinematografica, tratta dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks: “Le pagine della nostra vita”.
[4]Sono tutti riferimenti alla saga di Star Wars: come già detto, Yoda era il Sommo Maestro Jedi; noto per la sua saggezza e per le sue eccellenti qualità di guerriero. Con il termine “Padawan” i Maestri Jedi appellavano i loro allievi durante l’addestramento, prima che diventassero essi stessi “Maestri”. L’augurio di Kurt è un riadattato “Che la forza sia con te” la formula di saluto e di augurio che era in usanza tra i Jedi.
[5]Kyle Anderson Glassman, è il figlio di Blaine e di Seth, anch’egli nato da madre surrogata e biologicamente figlio di Blaine.
   
 
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