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Autore: Odlisny    03/05/2013    1 recensioni
“Vedi, te l’ho detto che sarei entrato.” Sussurrò Zayn, sorridendo, compiaciuto di sé stesso. “E ora, mi mostri la casa.. partiamo da camera tua se vuoi, io non mi offendo.” Fece un piccolo passo verso di me, ma tanto quanto bastasse per far quasi sfiorare i nostri nasi. Riuscivo a sentire i nostri respiri, per il momento tranquilli, e alzai lo sguardo ai suoi occhi. Lui divenne del tutto serio, era la prima volta che lo vedevo così, e mi sembrò ancora più bello. I suoi occhi color miele, erano posati suoi miei, e io non capivo.. non capivo perché non mi muovevo, non capivo perché non parlavo, non capivo perché non lo sbattevo fuori da casa mia, perché era ciò che avrei dovuto fare. Ma soprattutto, non capivo perché ogni singola parte del mio corpo mi supplicasse di cadere alle sue braccia. Mai prima di allora mi ero sentita così.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivammo davanti alla porta del mio appartamento dopo circa venti minuti di macchina, venti minuti nei quali non avevamo fatto altro che stuzzicarci a vicenda e scherzare. Spaventammo persino un anziano sulle strisce pedonali, che appena ripresosi, ci inveì contro in tutte le lingue puntandoci addosso un bastone. Quale adorabile vecchietto.
Stavo cercando le chiavi nella mia enorme borsa, in cui davvero ci si poteva trovare di tutto, sotto gli occhi, sempre attenti, di Malik.
“Ecco le bastarde!”  Esclamai tirando su il mazzo di chiavi e mostrandogliele entusiasta. Lui rise scuotendo la testa e io, non capendo la causa di tanto divertimento, scrollai le spalle, prima di voltarmi e aprire la porta.
Una volta aperta, mi girai di nuovo verso di lui per poi cominciare a sorridergli beffarda.
“Beh, allora, grazie per la bella giornata.” Esordii io, senza far sparire il sorriso sornione dipinto sul mio viso.
“Di nulla, grazie a te. E..” Il moro parlava a me, ma guardava alle mie spalle.
“E?” Continuai io, e riportai a me la sua attenzione muovendo una mano davanti al suo viso.
“Non mi fai entrare?” Domandò lui guardandomi negli occhi malizioso.
“Certo.. che non ti faccio entrare” il mio sorriso si allargo ancora di più e vidi un piccolo lampo di sorpresa passare per i suoi occhi.
“Mi dispiace, è una specie di patto che abbiamo fatto io e la mia coinquilina. Non possiamo far entrare nessun ragazzo qui dentro, a meno che non sia un caso di vita o di morte, certo, ma tu non mi sembra che stia morendo.” Continuai io e nei suoi occhi ora vedevo un pizzico di incredulità.
“Stai scherzando, vero?” La sua voce era seria, e ogni traccia di divertimento era quasi sparita dal suo volto.
“No” Comincia a ridere, piegandomi leggermente in avanti, al solo pensiero delle illusioni del moro infrante. Lo so, quella specie di patto fra me è Michelle poteva sembrare stupido, ma fino a quel momento non ci aveva dato nessun problema, e non vedo perché avrebbe dovuto darmene ora.
“Io non ci trovo niente di divertente!” Esclamò prima di sedersi a gambe incrociate davanti alla mia porta.
“Cosa Fai?” Non riuscivo a smettere di ridere, e vederlo lì seduto, per terra, come un bambino capriccioso, non mi aiutava di certo.
“Rimango qui finché non mi fai entrare. Sai, non credo a quella balla del ‘patto con la mia coinquilina.’” Il moro imitò la mia voce, anche se più che la mia voce sembrava quella di una vecchia con la puzza sotto il naso, cosa che di certo non ero.
“umh.. Fai come vuoi”  scrollai le spalle, mi ricomposi, ed entrai nel mio appartamento, lasciando la porta socchiusa, per poi dirigermi verso la cucina. Presi due birre e un pacchetto di patatine, e tornai verso l’ ingresso principale, sperando fermamente che Zayn non se ne fosse già andato, perché mi sarei sentita una vera stupida, e forse, anche perché avevo piacere della sua compagnia. A quella sensazione, sentii un brivido salirmi su per la schiena, ma non ci feci molto caso. Arrivai davanti alla porta, e prima di aprirla, presi un piccolo respiro. A quel punto decisi di aspettare dieci minuti, se dopo quei dieci minuti fosse rimasto lì, seduto ad aspettarmi, forse ne sarebbe valsa la pena tutto quello che, da lì, sarebbe poi successo.
Feci marcia indietro e mi diressi verso la mia stanza, avevo dieci minuti e decisi perciò di andarmi a cambiare vestiti. Arrivai in camera, appoggiai birra e patatine sulla credenza, e mi sedetti a peso morto sul mio letto, prima di togliermi i sandali e massaggiarmi i piedi.
Presi la maglietta che mi aveva regalato mio fratello prima di partire, quella maglietta che mettevo sempre quando sentivo la sua mancanza o quando mi sentivo confusa e, in quel momento, lo ero. La maglietta mi copriva un quarto delle cosce, ma decisi di mettere lo stesso dei pantaloncini corti, tanto per non sentirmi troppo svergognata.
Ripresi il pacchetto di patatine, le due birre, e cercando di non farli cadere mi incamminai verso Zayn, sempre che fosse ancora lì ad aspettarmi.
Trovai la porta come l’avevo lasciata prima, leggermente socchiusa, e dato che avevo le mani occupate, cercai di aprirla con un piede. Ero abbastanza elastica e perciò arrivai facilmente col piede alla maniglia, l’unico problema era che con le dita dei piedi non era facilissimo tirarla, anzi, stavo solo spingendo la porta. Abbassai la gamba dato che cominciava a pesarmi, e in quel momento la porta cominciò a muoversi verso di me. Mi spostai per sbirciare fuori, era Zayn, che con una mano la spingeva. Quando mi vide, un sorriso gli comparì sul suo volto angelico e i suoi occhi, pieni di luce, percorsero il mio corpo da capo a piedi.
“Sei ancora qui, allora..” dalla mia voce era chiaro come la luce che fossi felice di vederlo, ma mi augurai che lui non se ne fosse accorto, non volevo stare troppo al suo gioco.
“Certo, ti ho detto che sarei rimasto qui finché non ti fossi decisa a farmi entrare, ed è quello che farò” anche lui era contento di vedermi, si vedeva dai suoi occhi, e dentro di me ne fui felice, magari non era come tutti gli altri lui, pensai. Il problema è che tutti i ragazzi mi hanno dimostrato di essere dannatamente uguali e stronzi, perché lui dovrebbe essere diverso? Solo perché è tremendamente bello e veste scandalosamente bene? No, non credo proprio.
“Allora rimarrai qui fuori per sempre, credo.” Gli sorrisi, mi sedetti a gambe incrociate davanti a lui e gli porsi una bottiglia di birra.
“Tu bevi la birra?” Domandò il moro sorseggiando la sua.
“Sì, perché?” Chiesi, e alzai anch’io la mia bibita.
“Le ragazze di solito preferiscono bere qualcos’altro, che so io, del vino..” mi rispose avvicinandosi leggermente a me.
“Ma che genere di ragazze frequenti tu? Tutte ragazze gne gne?” esclamai con una smorfia, subito prima di appoggiare la mia birra sul pavimento e afferrare le patatine. Ero affamata –come sempre d’altronde-  così le aprii velocemente, ne presi un pugno e me le infilai in bocca, come solo una signora della mia classe poteva fare. Zayn mi guardava, estremamente divertito, e con un sorrisetto allegro sul volto. Io lo guardai e gli sorrisi a mia volta con la bocca ancora piena e fui allegra del fatto che la cosa non sembrò irritarlo, come mi era già successo con altri. Allungai il braccio per offrirgli delle patatine, anche se, sinceramente, avrei preferito mangiarmele da sola, ma in quel momento volli sembrare gentile, fin troppo gentile. Lui ne prese quattro o cinque e cominciò a mangiarle in modo meno animalesco di quanto stessi facendo io.
“Allora? Fra quanto hai intenzione di farmi entrare?”  Chiese Zayn sollevando leggermente il capo.
“Non hai ancora capito, tu non entrerai in questa casa” Parlai ancora una volta masticando, e fui di nuovo felice nel non notare nessuna reazione infastidita in lui.
Lui mi guardò con aria di sfida, si alzò, e si andò a sedere proprio accanto a me, che ero sulla soglia.
“Ecco. ora, metà delle mie chiappe –chiappe meravigliose per altro- sono dentro casa tua.” Mi guardò ancora una volta e mi sorrise allegramente facendomi un occhiolino. Il suo viso era poco distante dal mio, i suoi occhi a pochi centimetri da me, che avevo ancora impressa quell’aria di sfida di poco prima. Gli tirai una gomitata colpendolo sul braccio e sentii di nuovo uscire lamenti da ragazzina dalla sua bocca.
“Sei proprio una femminuccia, sappilo.” Dissi io senza guardarlo, ma solo perché non vedesse che stavo sorridendo.
Rimisi una mano nel sacchetto di patatine e ne presi un altro pungo, ficcandomelo di nuovo tutto in bocca.
“Sei tu che picchi come un maschio, ragazza, controllati.” Si avvicinò ancora un poco a me, ora eravamo attaccati, seduti sulla soglia del mio appartamento, con le gambe che si sfioravano.
Mi guardò di nuovo, e mentre continuava a fissarmi, si spostò leggermente indietro col sedere, sorridendomi soddisfatto ancora una volta.
“Ora, tutte le mie perfette chiappe sono dentro casa tua, come la mettiamo?” Io lo guardai in cagnesco, decisa nel continuare a interpretare il mio ruolo, e lui mi rubò delle patatine dalle mani. Oh, ora sì che era guerra.
“Sei insistente eh?” Presi la mia birra e la finii tutta, mentre lui accanto a me afferrava la sua. Ne bevve un sorso e poi si alzò in piedi, battendoli sul pavimento –sul pavimento di casa mia- due volte.
“Zayn.. esci, muoviti.” Dissi io a denti stretti, fingendomi davvero arrabbiata.
“Altrimenti, che mi fai?” Mi fece un occhiolino, e fece due passi indietro, prima di guardarsi intorno.
“Carina questa casa.. quella è la cucina?” Domandò indicando alla sua sinistra.
“No, quello è il bagno, non vedi com’ è grande la vasca? è comodissima. Ora esci da casa mia!” Sbottai e mi alzai dal pavimento, prendendo bottiglia e sacchetto di patatine -ormai vuoti- e in pochi secondi gli fui davanti, a pochi centimetri di distanza.
“Vedi, te l’ho detto che sarei entrato.” Sussurrò Zayn, sorridendo, compiaciuto di sé stesso. Si guardava intorno, e io guardavo lui.  “Bene. ora, mi mostri la casa. Partiamo da.. camera tua se vuoi, io non mi offendo.” Fece un piccolo passo verso di me, ma tanto quanto bastava per far quasi sfiorare i nostri nasi. Riuscivo a sentire i nostri  respiri, per il momento tranquilli, e alzai lo sguardo ai suoi occhi. Lui divenne del tutto serio, era la prima volta che lo vedevo così, e mi sembrò ancora più bello. I suoi occhi color miele erano posati suoi miei, e io non capivo, non capivo perché non mi muovevo, non capivo perché non parlavo, non capivo perché non lo sbattevo fuori da casa mia, che era ciò che avrei dovuto fare. Ma soprattutto, non capivo perché ogni singola parte del mio corpo mi supplicasse di cadere tra le sue braccia. Mai prima di allora mi ero sentita così.


                                                      Okay, scusate scusate scusate. Non so con quale coraggio io mi presenti qui
                                            dopo quasi tre mesi, perdonatemi. L' importante è che ci sono però, vero? no.. eh. lol
                                        Cooomunque, non so chi legga ancora questa ff o: ma per i pochi che ci sono.. come vi è sembrato
                                             questo capitolo? a me, devo dire che non dispiace. Fatemi sapere, ve ne sarei davvero grata.
                                                        Da qui, credo che riaggiornerò appena finisce la scuola, chiedo perdono. 
                                                                        Ora devo andare, grazie a chi a letto. Un bacione. 
                                                                                                  Josselyn.


(scusate per eventuali errori, non ho riletto. vi aaamo, sciau.)

  
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