Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: Loreparda    03/05/2013    16 recensioni
White lips, pale face, breathing in snowflakes, burnt lungs, sour taste, light's gone, day's end, struggling to pay rent, long nights, strange men.
(trad. Labbra bianche, viso pallido, respira tra i fiocchi di neve, polmoni bruciati, sapore acido, la luce si è spenta, il giorno è finito,combatte per pagare l'affitto, lunghe notti, strani uomini.)
STORIA IN REVISIONE.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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THE CITY.

And if the city never sleeps,
then that makes two.

Un ragazzo diciottenne, spesso paragonato a Rupert Grint - l’attore che ha vestito i panni di Ron Weasley - per via degli indomabili ricci rossi e le penetranti iridi azzurre, sedeva sul cornicione dell’unica finestra presente, a sussurrare insicure parole accompagnato da una chitarra strimpellata con mani esperte.
Da quella posizione tanto alta quanto pericolosa, Edward Christopher Sheeran - “Ed” per gli amici, godeva della vista di innumerevoli luci ipnotizzanti e allo stesso tempo accecanti. 
Quest’ultime non rappresentavano, però, il solo ostacolo ad un sonno tranquillo per l’aspirante cantante.
Si aggiungevano alla fastidiosa lista: il rumore assordante del traffico e delle sirene, gli altrettanti chiassosi vicini che ascoltavano musica house ad un volume assordante e lo scomodo materasso corredato di ugualmente scomodo cuscino.
Infine, la situazione era peggiorata dall’atmosfera poco accogliente della casa, se con questo termine si può definire uno scarno monolocale costituito da una stanza fungente sia da camera che da cucina e da un essenziale bagno annesso.
All’improvviso il suono della voce di Ed si affievolì, colpevole, l’impellente desiderio di una passeggiata a tarda ora.
Precipitandosi dalle scale, sbucò in Oxford Street sentendosi come il protagonista della canzone “Christmas lights” - singolo della band inglese Codplay - fino a quando alcune insistenti gocce di pioggia gli sfiorarono il viso paffuto costringendolo a tirarsi su il cappuccio della felpa. 
Per nulla spaventato dall’eventuale arrivo di uno dei famigerati acquazzoni, proseguì l’esplorazione della via notando il contrastante folgore delle vetrine e la squallida presenza di siringhe, testimonianza della passaggio di drogati, galleggianti nelle pozzanghere.
Di quelle ore, negli anni seguenti, Ed ricorderà soprattutto l’incontro con un barbone, urtato sbadatamente, che, ignorato da altri passanti frettolosi, gli domandò con un sorriso sdentato: «Give me 1₤, stranger!». 
Fu proprio questo misero essere e non la ricchezza ostentata da gente con abiti griffati, a fargli notare per la prima volta l’abissale differenza tra la città e la campagna, dove era vissuto fino a pochi giorni prima e dal quale era fuggito desideroso di lasciarsi alle spalle il passato e vivere il futuro. 
E per ricominciare, e dimenticare, si era detto: «Which city is better than London?».

   
 
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