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Autore: postergirl84    04/05/2013    9 recensioni
STORIA PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST yes I said yes I will Yes - Proposte di matrimonio.
Ci sono momenti, nella vita di un uomo, decisamente più importanti di altri. Ci sono momenti che sai racconterai ai tuoi figli. Ci sono momenti, che ti fanno capire più di altri che tu per le cose romantiche non ci sei proprio portato. Ci sono momenti…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Cameron, Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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How I Married your Mother

 Anno 2030

 

“Ragazzi, sto per raccontarvi una storia incredibile. La storia di come ho chiesto a vostra madre di sposarmi.”
“Abbiamo fatto qualcosa di male?”
“No.”
“Ci vorrà molto tempo?”
“Sì.”
Sbuffano e si lasciano sprofondare un po’ di più nella poltrona. Questi giovani d’oggi: tutta tecnologia e zero voglia di fermarsi un attimo a pensare. Ma questa volta…
“Era il 2012. In televisione Grey’s  Anatomy era ormai alla sua nona stagione e alla radio imperversavano Justin Bieber e gli One Direction…”
Dean mi guarda e sgrana gli occhi. “Chi?”
“Non sapete chi sono?”
Vanessa scuote la testa, seguita dal fratello e io mi liscio una piega della polo. “Beh, meglio così; vuol dire che vi ho allevati bene. Tornando alla storia, era il 2012 ed io ero davvero disperato; perciò, feci quello che fa ogni uomo disperato: chiesi consiglio ai miei amici.”

 

 

Anno 2012

C’era un calendario nella cucina del mio appartamento, appeso con una calamita al frigorifero – insomma le modelle di Victoria’s Secret sono qualcosa che devi avere sempre sotto gli occhi –  e sul calendario nel mese di Giugno, oltre a Bar Rafaeli in bikini che ti lascia senza ossigeno, c’era una data cerchiata in rosso. La data della laurea di Kim.
Mancava solo una settimana e poi, lo sapevo, tutto sarebbe cambiato. Avrebbe lasciato la stanza del college a Seattle e avrebbe iniziato a lavorare al centro oceanografico. Niente più vedersi solo nel weekend, niente momenti rubati fra un esame da preparare e l’altro.
Erano quattro anni che aspettavo ma allo stesso tempo…
“Allora, hai deciso?”
Embry prese una birra e si appoggiò al frigo guardandomi.
“No.”
“Manca una settimana.”
“Grazie per avermelo ricordato, amico.”
“Vedi di non farmi perdere la scommessa con Quil.” Fece saltare il tappo e ne bevve una lunga sorsata prima di passarmela “Per lui non glielo chiederai e quei cento dollari mi servono per andare a cena con Vivian, ho fiducia in te.” 
“Tu cosa faresti?”
“E che c’entro io?”
“Insomma, se dovessi…”
“Ma il punto è questo. Io non devo, siete voi che state  insieme da sempre.”
“Ok, ma metti che…” provai a insistere.
“Senti, vuoi un consiglio su come portarti a letto una ragazza? Sempre disponibile. Vuoi un consiglio romantico? Vai da Sam.”
 

Casa Uley era sempre stata un casino. Gente che entrava, che usciva e biscotti sfornati in continuazione, ora, con i bambini era diventata anche peggio.
Mi sedetti sul divano, spostando un orsacchiotto di peluche, e Sam mi guardò aggrottando la fronte. “Se mi devi parlare del turno di ronda di domani, li ha fatti Jake.”
“No, non importa. Dov’è Emily?”
“Dal medico con i bambini.”
Perfetto. Già avevo seguito il consiglio di Embry – e questo la diceva grossa sulla mia situazione –  ed ero venuto da Sam. Ed Emily non era neanche in casa? Avevo bisogno di parlare con una donna. Chi mi restava? Rachel? No, Rachel era sposata con Paul e lui si era semplicemente limitato a infilarle un braccialetto al polso mentre erano ancora a letto. Io avevo bisogno di una vera idea romantica.
Non potevo rovinare anche quel momento come avevo fatto con il resto.
“Perché non ho mai letto nella tua mente come hai chiesto a Emily di sposarti?”
Sam strabuzzò gli occhi e le molle del divano cigolarono.
“Ma che razza di domanda è, Jar?”
“Una domanda.”
“Perché è una cosa personale.”
“Ma se vi vedo fare sesso, quello non è molto più personale?”
“Gliel’ho chiesto e basta, non è così importante.”
“La prima volta che le ho detto ti amo lei aveva la febbre così alta che si è addormentata mentre parlavo. La prima volta che abbiamo fatto l’amore ci ha beccati mia madre. È importante, Sam, ho già rovinato troppe cose.”
Fu allora che Sam, il ragazzo che per me era praticamente un mito, mi mise la mano sulla spalla e fece crollare in un attimo tutte le certezze di una vita.
“Non glielo chiesto io, Jar. L’ha fatto lei.” Dio, i veri uomini non esistevano più.
“Se lo dici a qualcuno…”
Lo interruppi con una mano prima di portarmela alla testa. Avrei dovuto risolvere quella cosa da solo. E d’altronde chi altro mi restava? Seth e Jake? No, non potevo davvero.

 
C’erano giorni in cui vivere a La Push mi piaceva, nonostante tutto, lì era la mia vita e altri giorni, come quel preciso istante, che lo detestavo. Kim si era laureata da due settimane, era tornata a casa e io aspettavo ancora. Cosa? Che dannazione smettesse di piovere. Avevo pensato, pensato e ripensato, avevo addirittura sfogliato i Cosmopolitan di Quil e poi ero tornato a pensare. Ero stato con Paul e Sam in una gioielleria di Port Angeles, avevo subito le prese per il culo di Embry e i sorrisini idioti di Jake. E infine Leah era sbottata tirandomi una pietra in testa e dicendo che, se non glielo avessi chiesto entro le prossime quarantotto ore, ci avrebbe pensato lei. Quasi quasi ero stato sul punto di trovarmi d’accordo.
E poi l’idea era arrivata, chiara e semplice, avevo solo bisogno che  smettesse di piovere.
Mi sedetti in cucina ignorando tutte le chiamate di Kim e svuotai la riserva di birra, picchiettando le dita nervosamente sul tavolo, per fortuna non mi ubriacavo. Una proposta di matrimonio completamente sbronzo sì che sarebbe passata alla storia e poi, quando ormai avevo perso le speranze, la pioggia cessò.
Corsi in spiaggia e l’idea che avevo avuto mi sembrò improvvisamente cretina.
Chi accidenti chiede alla donna che ama di sposarlo con una scritta sulla sabbia?
Il punto fondamentale era proprio quello amavo Kim. E non ero neanche certo lo sapesse. Glielo avevo detto chissà quante volte in quegli anni ma lei aveva sempre pensato che fosse per via dell’imprinting. L’avevo creduto anche io, in un primo momento, finché non avevo capito la verità: amavo Kim per un miliardo di motivi, nessuno dei quali c’entrava con il lupo che mi portavo dentro.
L’amavo per il modo che aveva di ridere, l’amavo per come scuoteva la testa ogni volta che le dicevo quante fosse bella, l’amavo per come mi aveva costretto a fare pace con mio padre, l’ amavo perché credeva in me, sempre. Avrei dovuto scrivere quello sulla sabbia… un semplice vuoi sposarmi non sarebbe mai bastato.
Afferrai un vecchio ramo spezzato dal bagnasciuga e mi inginocchiai iniziando a scrivere, prima di mandarle un messaggio per farmi raggiungere.
Le corsi incontro quando sentii i suoi passi e lei mi sorrise incerta.
“Ehi.” Mi abbassai sfiorandole le labbra.
“Che succede?” chiese.
“Niente.” Infilai le mani in tasca dondolandomi sui talloni.
La vidi storcere la bocca e fissarmi insistentemente. Mi beccava sempre quando le mentivo, meglio farla breve. “Volevo farti vedere una cosa.”
“In spiaggia?”
“In spiaggia, sì.”
Le afferrai la mano e la guidai verso il punto preciso.
Dannazione, ero più nervoso che al nostro primo appuntamento, più nervoso di quando le dissi che ero un lupo e lei scoppiò a ridere, più nervoso di quando mi presentò a suo padre.
“Perché sei così nervoso?” Ecco appunto.
“Ma che dici, non sono nervoso.”
“Nervoso e un pessimo bugiardo. C’entra qualcosa con il fatto che è tutto il giorno che mi eviti?”
Ancora un paio di passi e poi mi misi davanti a lei appoggiandole le mani sulle spalle.
“In realtà sì, ma non è il caso di farti venire quella ruga, lì.” Sfiorai con il pollice la sua fronte e lei sbuffo.
“Non ho le rughe.”
“Solo quella, quando ti preoccupi.”
“Allora perché mi stai facendo preoccupare, Jared Cameron?”
“Ti ho detto che non devi preoccuparti.” Risi prima di schiarirmi la voce. “A sedici anni tenevi quel diario, ricordi? Quello che…”
Sgranò gli occhi e scosse la testa.  “Quello che tu hai letto di nascosto. Certo che lo ricordo e non ti ho ancor perdonato. Dio, che vergogna.”
Sorrisi ancora facendole l’occhiolino. “Il mio nome con tutti quei cuori.”
Affilò lo sguardo. “Siamo qua per prendermi in giro, Jar?”
“Ma dai, eri così tenera.” La baciai prima che avesse il tempo di colpirmi e farsi male da sola. La baciai a lungo cercando, in quel bacio, di farle capire tutto quello che avevo bisogno capisse. E poi mi staccai sorridendo. “Ti ricordi che altro c’era scritto sul diario vicino al tuo di nome ?”
Feci un passo di lato per permetterle di guardare la spiaggia e chiusi gli occhi.

Non dire di no, non dire di no, non dire di no. Mi trovai a pensare, ma intorno a me sentivo solo silenzio.
Aprii un occhio e poi l’altro e guardai prima Kim, che si torturava le labbra con i denti con un espressione confusa, e poi verso la spiaggia.

Fanculo alla mareggiata.
“Jared? Mi dici che accidenti ti prende?”
Era sparito tutto.

Onde del cazzo, idea del cazzo. Coglione, coglione, coglione.
“Jared? Davvero che hai.”
Va bene, piano di emergenza: mi inginocchio e la faccio finita.
Le presi la mano sospirando quando sentii chiaramente una voce dal bosco, vicino alla spiaggia, chiamarla. Ci voltammo insieme e misi a fuoco la figura di Quil che, con un enorme sorriso, stava in piedi a pochi metri di distanza da noi.
“Kim, gli hai detto di sì, vero? Congratulazioni, volevo essere il primo a farvele. Beh, devo andare. Ho il turno di ronda.”
Kim sgranò gli occhi e io mi passai una mano dietro la nuca.
“A… che cosa… che voleva dire?” chiese.
“Lo uccido, Kim, giuro che lo faccio stavolta, non mi interessa se Claire piange poi… io… no, lo uccido.”
“Jared…”
“Volevo fosse romantico, Kim. Non come le altre volte. Non come quando ti ho detto ti amo, non come quando abbiamo fatto l’amore. Non…”
“Jared, lo so che sei un disastro con le cose romantiche ma… oddio, dillo e basta.”
Respirai a fondo un paio di volte mentre lei mi guardava con un' espressione buffa disegnata sul viso. “Mi vuoi sposare? In fondo è da quando avevi sedici anni che scrivi il tuo nome con il mio cognome.”

 

 
Anno 2030

 
“E lei cosa ha risposto, papà?”
Vanessa dà una gomitata al fratello e alza gli occhi al cielo. “Idiota, cosa credi che abbia risposto? Domani è il loro anniversario.”
Dean si gratta la nuca e sorride. “Hai ragione, scusa.”
“Papà, ma allora è per quello che ci hai mandato a casa di Zio Quil quel giorno, quando c’erano tutti quei fiori ovunque.”
“Una vendetta lunga dieci anni.” Sorrido e sento la porta di casa aprirsi.
“Qualcuno mi dà una mano con la spesa?” La sua voce ha ancora la stessa intonazione dolce di quando era ragazzina.
Dean si alza e va incontro alla madre nel piccolo ingresso. La vedo camminare verso di me sorridendomi. È stato davvero un gran giorno quello in cui ha accettato di sposarmi, sono tutti gran giorni da quando ho capito d’amarla davvero.

 

 

Note autrice:

Questa storia è nata per il  contest yes I said yes I will Yes - Proposte di matrimonio di Elletra86 e devo davvero ringraziare la giudica per il giudizio, nonché banner splendido e per il primo posto.
Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa su Jared e Kim e questa è stata l’occasione giusta.
Quil che legge Cosmopolitan è un fatto universalmente noto, per approfondire il concetto leggere qua:
I consigli del Dott. Quil'.
Mentre l’Embry grande rubacuori  che un giorno incontra Vivian è qua:
Il mio perchè.
Titolo e introduzione sono liberamente tratti dal telefilm How I Met Your Mother.
Alla prossima storia
Con affetto
Noemi

   
 
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