"... quindi probabilmente la causa scatenante di tutto era mio padre." Una pausa. "Ehi." Ancora una. "Ehi, mi stai ascoltando?"
Bruce Banner stava dormendo di nuovo, almeno da venti minuti. Come gli aveva ricordato almeno un'ora prima, la sua specializzazione non era di certo psicologia, eppure Tony Stark aveva insistito nel continuare il suo racconto, esplorando tratti del suo passato che ben poche persone conoscevano, neppure Bruce, nonostante gliele avesse raccontate con dovizia di dettagli.
Tony sorrise, guardandolo dormire. Si perse per qualche minuto su quel volto stanco, triste, trasandato, e si rese conto che ben poco sapeva di quello che era ormai diventato il suo migliore, forse unico e sincero amico, Rhodey a parte. Il suo sguardo si fece dolce, pensò persino di procurargli una coperta, per un attimo. Solo uno. Scese con lo sguardo sugli avambracci nervosi, scoperti dalla camicia dalle maniche rimboccate, e si trovò interessato ad accarezzarli, prendergli la mano, forse.
Ancora sorridendo, si ritrovò con un'erezione. Gli sfuggì una risatina sottovoce per i pensieri poco puri che Bruce gli stava scatenando semplicemente dormendo riverso su una poltrona, scompostamente.
Dottore, da quando è iniziato questo transfert erotico nei suoi riguardi? si chiese, ghignando ancora. Si sbottonò silenziosamente i jeans e infilò una mano nei boxer, accarezzandosi con decisione, gli occhi fissi sull'amico addormentato. Come un vero maniaco.
Che avrebbe fatto se si fosse svegliato e l'avesse visto così? Se lo domandò velocemente, ma si rispose che non gli importava, che forse gli avrebbe chiesto di unirsi a lui. Semplicemente.
 
Bruce aprì gli occhi in uno spiraglio. Come era finito Tony dal racconto sulla sua famiglia a masturbarsi di fronte a lui?! Strinse di nuovo gli occhi, arrossendo fino alla punta delle orecchie e sperò che l’altro non se ne accorgesse. Eppure il desiderio di spiare, quello c'era tutto. Sentì il sangue confluirgli fra le gambe, ascoltando sospiri forzati, trattenuti fra i denti, rumore di stoffa smossa. Sperò che finisse presto, che potesse scappare via a nascondersi, a nascondere ancora una volta quell'attrazione sbagliata che anche lui provava per l'amico. Un po' meno per le sue chiacchiere.
 
Tony non ci mise molto, quel sospiro profondo segnava la fine di tutto. Ridacchiò ancora e si allontanò per cancellare via i segni del fattaccio, dando a Bruce un attimo per sistemarsi meglio nei pantaloni e per rigirarsi nervosamente sulla poltrona, sudando freddo. Poi l’altro tornò a sedersi di fianco a lui, che aveva ripreso a fingere di dormire, a disagio, incapace di trovare un modo migliore per affrontare quanto aveva visto. L'amico si alzò dal suo posto e gli si accostò all'orecchio, il suo respiro caldo addosso gli mise i brividi. Era ancora un po' più vicino, e Bruce non sapeva se voltarsi e baciarlo o aspettare. Aspettare e basta.
"SVEGLIA!" gli gridò dritto nell'orecchio, dandogli anche una pacca sulla spalla che lo fece saltare sulla poltrona, terrorizzato. "Non ho ancora finito il mio racconto!" aggiunse Tony con un sorrisone, riprendendo fiato e la sua storia.