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Autore: 9Pepe4    04/05/2013    4 recensioni
Aggiornamento rimandato perché sono un disastro ;_;
Harry Osborn è sopravvissuto allo scontro con Venom e Sandman.
Ora che sa la verità, la sua amicizia con Peter e Mary Jane è più forte che mai, e in ospedale il ragazzo conosce Liz Allen, una giovane infermiera che farà del suo meglio per aiutarlo.
Ma nuove nubi si profilano all’orizzonte...
[Attenzione! Presenza di personaggi del fumetto mai apparsi al cinema!]
(Aggiunto capitolo 22: Un piccolo imprevisto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Osborn, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16 – Qualcosa

Harry era in camera sua, seduto alla propria scrivania.
Forse era strano, ma in passato aveva utilizzato quel tavolo molto raramente…
Ai tempi della scuola, aveva iniziato a studiare seriamente dopo aver conosciuto Peter… E la maggior parte delle volte, quando doveva prepararsi per interrogazioni e simili, si recava nella casa dell’amico a Forest Hills.
Poi si era trasferito in un appartamento con Peter, e quand’era tornato permanentemente a casa Osborn dopo la morte di suo padre, aveva preso l’abitudine di utilizzare l’ex studio del genitore…
Ora, tuttavia, eccolo lì.
Davanti a lui, non c’erano contratti della OsCorp, né tantomeno compiti scolastici.
C’era solo un foglio, dov’era stampata la Formula di Goblin – così come in origine era stata scritta da suo padre e dal suo collega, Mendell Stromm.
Per quanto detestasse ammetterlo, Harry non sapeva proprio da che parte iniziare per correggerla.
Non aveva la più pallida idea di dove fosse l’errore.
A cosa erano dovuti gli effetti collaterali della Formula?
Dov’era la pecca?
E come se i suoi dubbi non bastassero, non riusciva a concentrarsi come avrebbe voluto.
Gli sembrava che, invece di quel foglietto, fosse ben altro a ballargli davanti agli occhi: le immagini del giorno in cui aveva trovato suo padre sul pavimento del proprio studio…
Ricordava il lieve gemito che era sfuggito all’uomo mentre lui lo aiutava ad appoggiarsi al pouf lì vicino… Ricordava la voce della donna che si era precipitata nella stanza, annunciando che Stromm era stato ucciso, e che la tuta da volo e l’aliante erano stati rubati.
Lo spettro improvviso di una risata, lieve come un fruscio ma spaventosamente reale, gli fece accapponare la pelle.
Il ragazzo alzò di scatto il capo, e guardò alle proprie spalle.
Non c’era nessuno, naturalmente.
Se Goblin era presente da qualche parte, non era certo nella sua stanza… Ma nella sua testa.
Harry cercò di rilassarsi, ma era più facile a dirsi che a farsi.
Aveva i muscoli tutti tesi, e…
L’improvviso squillare del proprio cellulare gli strappò un violento sussulto.
«Calmati» sibilò a se stesso, battendo una mano sulla propria guancia destra, per poi afferrare il proprio telefonino. «Pronto?»
Dall’altro capo, gli rispose l’ormai familiare voce di Liz. «Ehi, Harry».
Harry sentì un’irrazionale ondata di fastidio nei confronti della ragazza. «Che c’è?» sbottò.
Il momento dopo, trasalì a causa del tono che gli era uscito dalle labbra.
Per un istante, Liz ammutolì. «Va… va tutto bene?» chiese alla fine.
La sua voce non aveva più la nota ottimista di poco prima. Sembrava esitante, incerta.
Harry si impose di inspirare profondamente. Quei ricordi dovevano averlo scosso più di quanto pensasse…
«Sì, è tutto a posto» si costrinse a dire. «Mi hai solo sorpreso in un momento di… frustrazione».
«Frustrazione?» ripeté Liz, come se non fosse del tutto sicura di poter chiedere un chiarimento in proposito.
“Ottimo lavoro, Osborn” si disse Harry, tetro. “Tu sì che sai come mettere i tuoi amici a loro agio”.
«Nulla di ché, un lavoro per la OsCorp» affermò, cercando di assumere un tono più leggero. «Non riesco a far quadrare le cose».
«Oh».
Quando Liz non aggiunse altro, Harry strinse la presa sul cellulare e si schiarì la gola. «Devi dirmi qualcosa?»
«Sì, si tratta di MJ… Io, te e Peter Parker siamo invitati a casa sua» rispose Liz. «Sai, no, che l’altro giorno ha parlato con sua madre? Credo ci voglia aggiornare in proposito».
Harry inarcò le sopracciglia. «E vuole dircelo di persona?»
Non sapeva decidere se si trattasse o meno di un buon segno.
«A quanto pare» fu la quieta risposta di Liz.
Il giovane si inumidì le labbra. «Okay. Quando dobbiamo trovarci a casa sua?»
«Tra mezz’ora circa» replicò la voce della ragazza bionda.
Lo sguardo di Harry cadde sul foglio che aveva davanti.
Di colpo, il giovane si chiese perché Mary Jane non l’avesse invitato di persona, affidando invece quel compito a Liz.
«Va bene, vedrò di essere puntuale» sospirò infine.
«Okay» disse Liz, «allora ci vediamo lì».
«Ci vediamo lì» confermò il giovane, prima di chiudere la chiamata.
Per qualche istante, restò a fissare la Formula di Goblin, tamburellando le dita sul bordo del tavolo… Alla fine, però, mise il foglio da parte.
Mary Jane, si disse, pensando al sorriso della ragazza. Mary Jane aveva la precedenza.

Quando Harry bussò all’appartamento dell’amica, fu Liz ad aprire la porta.
La ragazza bionda gli rivolse un sorriso, ma sembrava un po’ preoccupata. «Eccoti» lo accolse, con voce piena di sollievo. «Vieni, MJ ha voluto aspettare che arrivassi tu, prima di dirci qualcosa…»
E, senza troppi complimenti, lo afferrò per il braccio e lo tirò dentro.
L’appartamento di Mary Jane, anche se non molto sofisticato, era certamente più spazioso di quello di Peter.
Consisteva in un’ampia stanza, nella quale era compreso l’angolo cucina, un tavolo, una scrivania, alcuni scaffali, più un divanetto e una televisione.
Su suddetta stanza, poi, si affacciavano due porte, che portavano rispettivamente al bagno e alla camera da letto della ragazza.
Guardandosi attorno, Harry sentì un piccolo brivido.
L’ultima volta che era stato lì, l’aveva guidato la sua vendetta contro Peter.
Si era nascosto nell’ombra, attendendo il rientro della ragazza… E quando Mary Jane era arrivata, l’aveva afferrata per il collo, sbattendola contro il muro…
Rammentava fin troppo bene lo sgomento negli occhi dell’amica.
Fortunatamente, quell’immagine si dileguò quando Liz lo spinse verso il divanetto su cui già era seduto Peter.
Harry si accomodò accanto all’amico, e Liz prese posto vicino a lui.
Fu solo a quel punto che, finalmente, Harry riuscì ad alzare gli occhi su Mary Jane, che stava in piedi di fronte al sofà.
La ragazza aveva i capelli sciolti sulle spalle, e aveva un’espressione seria. «Ciao, Harry».
«MJ…»
«Allora?» domandò ansiosamente Liz.
Harry sbatté le palpebre, e valutò il viso di Mary Jane. Sembrava abbastanza tranquilla… o no?
Per avere un altro indizio, scoccò un’occhiata verso Peter. Il ragazzo non pareva molto turbato… Ma era così perché era già al corrente di com’erano andate le cose, o perché si stava imponendo di non angustiarsi prima del tempo?
Mary Jane buttò fuori tutto d’un fiato, come se non potesse più trattenersi dal condividere quell’informazione: «Mia madre ha deciso di lasciare mio padre».
Harry si rilassò di colpo contro il divano. Alla sua sinistra, Liz ruppe in un sospiro colmo di sollievo, mentre alla sua destra Peter si apriva in un gran sorriso.
«Per questo vi ho fatto venire qui» aggiunse la ragazza dai capelli rossi, prima che uno dei tre potesse dire qualsiasi cosa, «per festeggiare».
Solo in quel momento, Harry lanciò un’occhiata in tralice verso il tavolo e notò la presenza di una ciotola colma di pop-corn e di una bottiglia di Coca-Cola.
Liz si alzò d’impeto dal divano per abbracciare l’amica. «Direi che festeggiare è d’obbligo!»
Adesso, il sollievo di Mary Jane era evidente: continuava a sorridere, e gli occhi chiari le brillavano…
Senza aspettare gli altri due, le ragazze si avvicinarono al tavolo.
Harry e Peter, dal canto loro, si scambiarono un’occhiata e si alzarono dal divano, per poi raggiungerle.
«Ha una sistemazione?» s’informò Harry, prendendo una manciata di pop-corn. «Tua madre, intendo».
In caso contrario, pensò, avrebbe potuto provvedere lui ad arrangiare qualcosa.
«Sì» rispose però Mary Jane, «si è trasferita da mia zia Anna».
Quel nome fece drizzare la testa a Peter. «Anna?» domandò lui. «Anna Watson?»
«Quante zia Anna credi che io abbia?» replicò Mary Jane.
«Anna Watson è… la sorella di tuo padre?» azzardò Liz, con la fronte aggrottata.
Mary Jane annuì. «Sì, ma lei è a posto».
In quel momento, Liz ricordò che, in passato, l’amica le aveva spesso accennato a questa zia, dalla quale andava quando l’atmosfera casalinga si faceva troppo pesante.
«E tu come la conosci?» aggiunse Harry, rivolto a Peter.
Il giovane scrollò le spalle. «Mia zia May» disse, a mo’ di spiegazione. «Lei e Anna Watson sono amiche».
Liz diede a Mary Jane un secondo, rapido abbraccio. «Sono contenta per te».
L’amica le rivolse un sorriso. «Grazie».
Dopodiché, la festicciola fu definitivamente inaugurata. Seguendo l’esempio di Harry, che aveva già provveduto a servirsi, anche gli altri iniziarono a mangiare pop-corn e a bere Coca-Cola, col sottofondo di un rilassato chiacchierio.
Harry non poté fare a meno di notare che, quando si rivolgeva a Peter, Liz assumeva un’aria un po’ cauta e colpevole… e forse anche un po’ incredula.
Personalmente, lo trovava quasi divertente.
Ad un certo punto, lui e Peter iniziarono a lanciarsi pop-corn da una parte all’altra della tavola, cercando l’uno di far centro nella bocca dell’altro, e scatenando prima la costernazione e poi le risate delle due ragazze.
Quando la cosa iniziò a degenerare, e i pop-corn che atterravano sul pavimento si fecero decisamente troppi, Mary Jane si sporse sul tavolo: «Okay, bambini, adesso basta!»
Nella sua veemenza, però, urtò la bottiglia di Coca-Cola… Liz, che era la più vicina, fu rapida a rimetterla in piedi, ma una macchia marrone e frizzante si stava già allargando sul tavolo.
Peter e Harry, dal canto loro, avevano dato un taglio alla loro battaglia.
«MJ…»
«È tutto sotto controllo» asserì la ragazza coi capelli fulvi. «Vado a prendere il canovaccio… Peter, ti dispiace venire a darmi una mano? L’ultima volta l’ho lanciato sul mobiletto del bagno, ed è un po’ in alto per me…»
«Nessun problema» replicò lui, seguendola verso il bagno.
Ormai sulla soglia, Mary Jane si batté una mano sulla fronte e guardò indietro: «Ah, Liz, dentro al frigo c’è un vassoio con alcune paste… Ti dispiace tirarle fuori?»
«Detto fatto» disse la ragazza bionda, guadagnandosi un bel sorriso.
Quando Mary Jane e Peter furono scomparsi in bagno, Harry si avvicinò a Liz per osservare: «Anche le paste… Caspita».
«Vuole festeggiare per bene» disse Liz, aprendo il frigo.
Trovò subito il vassoio in questione, e lo tirò fuori con cautela. Poi, reggendolo tra le mani, richiuse il frigorifero con una spalla… A quel punto, però, rischiò di perdere l’equilibrio, e il vassoio traballò pericolosamente.
Se nessuna delle paste andò a spiattellarsi sul pavimento, fu per merito di Harry, che fu rapido a posare le mani su quelle dell’amica, immobilizzando il portavivande.
Liz fissò i pasticcini ad occhi sgranati, quindi sollevò la testa per guardare Harry: «Grazie. Non so cosa mi abbia…»
Si interruppe con un respiro brusco, notando quanto il suo volto e quello del ragazzo fossero vicini; poteva sentire il suo fiato sulla propria pelle.
Immediatamente, il cuore iniziò a martellarle nel petto.
Harry, dal canto suo, non rispose neanche.
Aveva ancora le mani sopra a quelle di Liz, e un lieve formicolio gli stava risalendo lungo le braccia.
Gli occhi azzurri della ragazza – era troppo vicina – erano puntati nei suoi, ed Harry non riusciva a distogliere lo sguardo.
Non riusciva nemmeno a pensare al fatto che, in quell’istante, Liz doveva vedere con assoluta chiarezza le pieghe e le cicatrici che gli sfiguravano il volto.
Sarebbe bastato così poco, per annullare la distanza tra loro… Così poco…
Non senza gentilezza, Harry premette le mani su quelle di Liz, spingendo indietro la ragazza, quindi si allontanò di qualche passo da lei.
Liz parve riscuotersi di colpo.
Girò la testa dall’altra parte, mentre un lieve rossore le strisciava sulle guance.
Harry esitò. Doveva dire qualcosa? E se sì, cosa, esattamente?
A salvarli dall’imbarazzo fu il ritorno di Peter e Mary Jane.
«Ecco il canovaccio» annunciò il giovane, brandendo lo straccio nella mano destra.
«Peter ha salvato la situazione» scherzò Mary Jane.
Lui la guardò con aria un po’ ferita, ma lei sorrise, e cercò il volto di Liz per scambiare un’occhiata complice con lei.
La ragazza bionda, però, sembrava non essersi minimamente accorta di quello scambio di battute.
Mary Jane aggrottò la fronte, scoccando un’occhiata ad Harry.
Quest’ultimo era intento a spostare i bicchieri lontani dalla pozza di Coca-Cola, e sembrava che quell’occupazione assorbisse tutta la sua attenzione.
Mary Jane sbatté le palpebre.
Era successo qualcosa?
«È successo qualcosa?» domandò, perplessa.
Liz sembrò cadere dalle nuvole. «Cosa?» chiese. «No, è tutto a posto…» Si girò rapida verso Harry: «Vero?»
Lui annuì. «Sì, certo» confermò, e la ragazza bionda parve sinceramente sollevata.
Mary Jane cercò gli occhi di Peter, ma lui si era avvicinato al tavolo per asciugare la pozza di Coca-Cola, e non sembrava essersi accorto di nulla.
“Uomini” pensò Mary Jane, un po’ ironicamente.
In silenzio, riportò lo sguardo su Liz ed Harry. A meno che la sua immaginazione non stesse correndo a briglia sciolta, lì doveva essere successo qualcosa.

















Spazio dell’Autrice:
Eccomi qui! Aggiornamento in corner…
Anna Watson – inutile dirlo – viene dritta dal fumetto…
E riguardo il fatto che Liz e Harry abbiano finito per NON baciarsi (l’avvenimento verrà preso in esame più approfonditamente nel prossimo capitolo, comunque)… non mi odia nessuno, vero? XD
(Per il titolo... no, non sono riuscita a farmi venire in mente niente di meglio XD)
Sia come sia, appuntamento a sabato 11 maggio!


















AVVISO DEL 19/05/13:
Niente aggiornamento.
Sono davvero desolata, ma per adesso il capitolo è scritto solo a metà, e tra lo studio e la mancanza di ispirazione (sgrunt), sto avendo non poche difficoltà a finirlo.
Vi chiedo scusa, e spero che sia pronto per giovedì 23 maggio >_>
EDIT del 23 maggio:: Sééé, troppa grazia. Adesso vediamo se riesco per sabato 25 *incrocia le dita*
  
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