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Autore: Silvia_sic    05/05/2013    6 recensioni
“[...] -Ho preso una decisione e non ho intenzione di cambiare idea.- disse secco.
-Certo. L'azienda è sua e può fare quello che vuole, non sarò io a farle cambiare idea. Ma... la conosco troppo bene, Tony, e sono sicura che è stato qualcosa a farle prendere questa scelta. È vero?- domandò, guardandolo negli occhi scuri come le tenebre.
Tony si ammutolì e distolse lo sguardo da quello di lei, credendo che quegli occhi cerulei potessero leggergli dentro. Si sistemò meglio nella vasca, sollevando leggermente il petto sopra il pelo dell'acqua e Pepper notò immediatamente la lucina blu che si sprigionava dal suo torace.
La donna si inumidì le labbra con la lingua, deglutendo faticosamente, incerta se porre una domanda o meno. Alla fine prese coraggio.
-Cos'era quella luce?- Tony la guardò negli occhi, insicuro nel rispondere, ma d'altra parte cosa poteva pretendere? Era sicuro che prima o poi l'avrebbe scoperto. Fece uscire dall'acqua la parte superiore del torace, manifestando il reattore arc al centro del suo petto. -È quel qualcosa che mi ha fatto prendere quella decisione...- ammise amaramente.”
Remake del primo film di Iron Man con qualche sostanziale cambiamento che porterà Tony a prendere importanti decisioni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Obadiah Stane, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25

 

Camminava a piedi nudi a contatto col freddo pavimento di marmo inghiottito nel buio della notte che aleggiava per tutta casa. Solamente il chiarore lunare rischiarava il suo percorso, compiuto ormai così tante volte da averlo imparato a memoria, passo dopo passo. Raggiunse la rampa di scale, scendendo lentamente ogni scalino fino a trovarsi davanti alla porta in vetro che proteggeva l'entrata del suo antro.

 

Si bloccò, osservando il riflesso sul vetro della lucina circolare che scaturiva dal suo torace, coperto da una leggera maglietta di cotone nero, che attenuava quel bagliore bluastro.

 

Con uno schiocco di dita le luci si accesero per la lunghezza di tutto il laboratorio, illuminando i macchinari, le sue invenzioni e tutto ciò che quella stanza a lui molto cara ospitava. Accanto alla maniglia della porta si accese uno schermino luminoso, Tony digitò distrattamente il codice per poi spingere verso l'interno. A passo lento si diresse verso la sua scrivania. Si bloccò quando l'occhio gli cadde sulla cassetta di pronto intervento che qualche ora prima aveva utilizzato per medicare la fronte ferita di Pepper.

 

Strinse la mandibola e si passò una mano sugli occhi per poi mettere a posto le ultime garze. Quello che era successo gli aveva dato l'occasione di riflettere. L'incidente in Afghanistan non era stato solamente un caso di sfortunati eventi, ma era tutto calcolato. C'era un collegamento tra le sue armi in territorio nemico, il Jerico, la reclusione e quegli incidenti. Ne stava uscendo matto, non trovava il filo conduttore che collegasse questi fattori a sua disposizione e l'unica cosa certa era che tutto quello che stava succedendo era pericoloso. Pericoloso per lei.

 

Chiuse il coperchio della cassetta, riponendola poi nell'armadietto attaccato al muro.

 

-Signore, è molto tardi, ha bisogno di qualcosa?- La voce di Jarvis lo fece emergere dai suoi pensieri.

 

Alzò gli occhi verso un punto indefinito sul soffitto. -No, nulla, Jarvis.- affermò abbandonandosi seduto sul divano e buttando la testa all'indietro contro lo schienale. Inspirò profondamente, riempiendo i polmoni d'ossigeno. Il profumo dolce di lei lo colse ancora una volta, facendolo sorridere appena. Aveva passato un'ora nel letto con lei, guardandola dormire, tenendola stretta a sé tra le braccia, unico luogo veramente sicuro in quel momento o forse più rischioso. Era la sua vicinanza che la metteva in pericolo e sarebbe stato meglio lasciarla andare o allontanarsi lui, dimenticandola per sempre.

 

Scosse il capo, volendo cacciare dalla mente quei tremendi pensieri che nascevano dal silenzio di quella notte. Accese il televisore e subito le immagini mostrarono il missile Jerico insieme a famiglie costrette ad abbandonare le proprie case; madri e mogli in lacrime che tenevano per mano i figli. Tony scattò seduto quando riconobbe un volto lacerato a lui molto familiare.

 

Sentì la rabbia crescergli dentro, raggiungendo i livelli più estremi. Strinse i pugni, ascoltando le parole della giornalista che descrivevano la desolante situazione. Fu, quando la compagnia dei dieci anelli venne nominata, che Tony scattò in piedi, spostandosi verso la scrivania con i vari schermi.

 

Digitò qualcosa alla tastiera virtuale, sistemando poi alcuni dettagli sullo schermo. Quello che stava per fare era rischioso, ma se era ciò che avrebbe portato fine a tutto allora ne valeva la pena.

 

-Signore, non starà pensando di utilizzare l'armatura e porre fine al contrasto su territorio non Americano?- domandò Jarvis, assimilando i comandi per la preparazione dell'armatura.

 

-No, Jarvis. Non sto pensando. Agisco.-

 

-Le devo ricordare che l'esercito americano sta tentando tutto il possibile, ma la base è sotto mira del missile. Si dovrebbe procedere con cautela.- asserì la voce computerizzata del maggiordomo.

 

-Procederò con molta cautela. Distruggerò il missile, prima che se ne possano rendere conto.- Il rumore dei macchinari si diffuse per il laboratorio e l'armatura rosso dorata si scompose in tanti pezzi. -Questa storia dovrà finire una volta per tutte.-

 

********************************************************************************

 

Il garrito stridulo e cupo dei gabbiani, intenti a sorvolare le acque cristalline illuminate dal sole che bagnavano le spiagge di Malibu, bastò a destarla dal sonno sopraggiunto la sera prima tra le braccia sicure di Tony. Sollevò le palpebre, allungando le gambe e le braccia in direzioni opposte, coperta dalle leggere e lisce lenzuola che le avvolgevano il corpo nudo.

 

La stanza era completamente immersa nell'oscurità, facendole credere che al di fuori si dilungasse ancora la notte. Chiuse nuovamente gli occhi, lasciando la testa adagiata sul cuscino dove i suoi capelli rossicci stanziavano leggermente scomposti. Un brivido di freddo la colpì e solamente quando si spostò verso il centro del materasso si accorse che l'altra metà era vuota. Tastò piano la parte del letto, dove in quelle ultime notti riposava Tony tenendola abbracciata a sé, si rese conto che il tepore del suo corpo aveva abbandonato il letto già da parecchio tempo.

 

Pepper si mise seduta, cercando di distinguere le forme degli oggetti e dei mobili avvolti dal buio. -Luci.- ordinò solamente, schioccando le dita. Le vetrate persero il loro effetto protettivo dall'abbagliante luce del sole, che entrò prepotente in tutta la sua brillantezza, costringendola a chiudere forte di occhi, infastidita da tale bagliore giornaliero.

 

Strizzò gli occhi, aprendoli poi con molta lentezza continuando a sbattere le palpebre per abituarsi alla luce. Il suo sguardo si soffermò per qualche attimo sull'azzurro intenso del cielo, un po' troppo intenso per la sua abituale sveglia mattutina. Si sporse verso il comodino recuperando il piccolo orologio da polso e leggendone l'ora: mezzogiorno e un quarto. Era tardissimo! In vita sua non ricordava di essere mai stata a dormire fino a quell'ora a dir poco indecente per cominciare la giornata, più facilmente cercava di tirare giù dal letto il suo capo che abitualmente faceva ore piccole. E a proposito di Tony... dov'era in quel momento?

 

-Jarvis, sei attivo?- domandò intanto che si allacciava l'orologio al polso e cercava qualcosa di veloce e comodo da indossare per coprire il suo corpo completamente spoglio.

 

-Buongiorno, signorina Potts.- La accolse la voce computerizzata del maggiordomo virtuale.

 

-Perchè stamattina la mia sveglia non è suonata?- gli domandò mentre indossava una leggera vestaglia color blu oltremare.

 

-Mi è stato esplicitamente ordinato dal signor Stark di lasciarla dormire questa mattina.- Pepper corrucciò lo sguardo abbastanza sorpresa. Si passò le mani tra i capelli, cercando di pettinarli nel miglior modo possibile, per poi legarli in una coda sbarazzina.

 

-Per quale motivo?-

 

-Non sono stato informato riguardo questa decisione, signorina.- le rispose educatamente.

 

Lei si fermò qualche secondo a pensare. Perchè mai avrebbe dovuto starsene a letto per l'intera mattinata quando aveva un sacco di faccende da sbrigare? Decise che il miglior modo per dare una risposta a quei dubbi era cercare Tony, sia per bisogno di chiarimenti sia per il reale desiderio di vederlo.

 

La villa era immersa nel silenzio, non un rumore macchiava quella quiete. A piedi nudi percorse lentamente la scalinata, sfiorando con le dita il corrimano di legno, liscio a contatto con i suoi polpastrelli. Raggiunse il primo piano, intanto che quel silenzio opprimente continuava ad accompagnarla.

 

-Tony?- la sua voce fece eco nell'immenso salotto. Quando prese coscienza che la situazione e il tono che aveva usato nel chiamarlo somigliava molto a quello delle ochette che solitamente accompagnava alla porta, un brivido le percorse la schiena insieme ad una sgradevole sensazione di disgusto.

 

Varcò la soglia della cucina e alcuni oggetti abbastanza singolari posati sul bancone attirarono la sua attenzione. Un flut vuoto per Champagne affiancava un contenitore in cartoncino bianco, identico a quelle scatoline usate per il cibo da asporto cinese, immagine che la riportò direttamente alla sera di qualche giorno prima.

 

Avvampò, mentre il rossore le tingeva le gote per un motivo del quale neanche lei riuscì a comprendere. Rimase sulla porta a fissare quei due oggetti. C'era una cosa da dire: Tony era davvero bravo a catturare l'attenzione proprio sotto ogni aspetto.

 

La donna, avvolta nella vestaglia, si avvicinò al bancone e prese tra le mani i due oggetti, accorgendosi della scatolina vuota ed un foglietto ripiegato posizionato proprio sotto il piedistallo del calice. Lo aprì, riconoscendo immediatamente la calligrafia un po' disordinata, ma comunque leggibile, di Tony.

 

Buongiorno. Sono fuori. Spero di tornare presto. Ti prometto che sistemerò questo casino una volta per tutte.

Tony”

 

Quelle parole la confusero ancora di più, ma soprattutto la preoccuparono. Cosa voleva dire con sistemare questo casino? Cosa aveva in mente di fare?

 

Ciò che le era accaduto la sera precedente, poteva o meno collegarsi a tutta la faccenda che in quel periodo aveva colpito Tony. Un traffico di armi segreto c'era. E proprio da quello era iniziato tutto, però il vero iniziatore rimaneva ben nascosto nel buio.

 

Il panico la colse improvvisamente, mentre il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Voleva sapere dove fosse Tony, se stesse bene e soprattutto cosa avesse fatto. -Jarvis, dove- Un rumore di ferraglia proveniente dal laboratorio la fece sobbalzare.

 

Si girò di scatto verso la scalinata, mentre il silenzio tornava a primeggiare nell'aria. Passarono un paio di secondi, mentre i suoi occhi azzurri fissavano ansiosi la porta, prima che un altro rumore più chiaro la ridestasse. Senza pensarci di più, scese velocemente i gradini che conducevano al laboratorio. Il respiro le si bloccò quando con occhi sconvolti riconobbe l'armatura rossa e dorata completamente ricoperta di graffi ed escoriazioni a ricoprire il corpo dell'uomo.

 

Tony mosse ancora qualche passo con il busto chino in avanti, fino a quando non si appoggiò con un braccio alla scrivania. Aveva il fiatone e sentiva le gambe molli e deboli come se tutte le forze lo stessero abbandonando proprio in quel momento. Riuscì a sfilarsi l'elmo, che cadde a terra con un tonfo sordo, inspirò a pieni polmoni l'aria pulita, chiudendo per una frazione di secondo gli occhi.

 

-Tony...- Alla sua voce, alzò il capo di scatto, incontrando i suoi occhi azzurri. -...che hai fatto?- Parole emesse con quel velo di timore e paura nel sol saper la risposta.

 

Lui le sorrise, sempre sorreggendosi alla scrivania per non cadere. -L'ho distrutto...- Le gambe gli cedettero e cadde sulle ginocchia. Pepper corse verso di lui chinandosi per aiutarlo, fissò sgomenta tutte le ferite riportate fortunatamente solo sull'armatura e si tranquillizzò maggiormente solo quando il sorriso di Tony la accolse come prima. -L'ho distrutto!- esclamò, specchiandosi nei suoi occhi blu mare.

 

********************************************************************************

 

-Colonnello, come ha fatto l'esercito americano a demolire l'assedio a Gulmira? Qualche ora fa ha affermato che la popolazione della città afghana era tenuta in ostaggio dai Dieci Anelli.- Si fece sentire un giornalista tra la folla riunita al di fuori del dipartimento, dove il colonnello Rhodes presiedeva una conferenza.

 

-I nostri soldati sono stati vigili e operosi, riuscendo a liberare la città dall'assedio senza spargimento di sangue. Non ci sono state vittime, tutte le famiglie di Gulmira si sono ritrovate.- affermò esasperato, non sapendo più che scusa inventare.

 

-E come ci spiega la disfatta del missile che teneva puntata la base americana?- insistette il giornalista sistemandosi gli occhiali sul naso.

 

-Tutto frutto di un'ottima organizzazione e per questo dobbiamo essere grati a quegli uomini coraggiosi che hanno messo a repentaglio la propria vita pur di salvarne tante altre.- Cercò di stare vago nelle spiegazioni, sperando che il tutto finisse al più presto senza l'esposizione di domande indesiderate.

 

-L'aereo che è stato colpito faceva parte della missione?- Tipica domanda indesiderata che venne esposta da una giornalista con i capelli biondi raccolti in uno chignon.

 

-L' F-22 Raptor non era partecipe alla missione. Si trattava di un'esercitazione militare a parecchi chilometri di distanza da Gulmira. Tengo a precisare che il pilota ne è uscito indenne e a breve tornerà in America.-

 

Il servizio si interruppe dando spazio ad altre news del notiziario. Era la terza volta che Stane ascoltava lo stralcio della conferenza di Rhodes, che ricordava molto amico di Tony.

 

Ingerì un altro sorso di scotch, che gli provocò un leggero bruciore lungo la gola. Il Jerico non era un'arma facile da neutralizzare, lui lo sapeva bene proprio perchè quel missile era stato creato da Tony e ovunque mano mettesse quel ragazzo si dimostrava sempre il più talentuoso.

 

Inspirò profondamente quando alla televisione mostrarono per l'ennesima volta le immagini dell'incidete dalla sera prima a Los Angeles. Proprio quell'incidente che lui aveva programmato per togliere di mezzo quella ficcanaso di Potts. Quella donna era pericolosa in tutti i campi, l'aveva sempre pensato, riusciva a far fare a Tony anche l'impossibile e Stane cominciava davvero a nutrire qualche sospetto sul reale rapporto tra i due.

 

L'intenzione era colpire lei per far affondare lui. E ciò che lo faceva più imbestialire in quel momento era il fatto di aver sfiorato nitidamente tale impresa. L'aveva fatta seguire con tre auto e dopo averla definitivamente bloccata, imprigionata in quella morsa che l'avrebbe una volta per tutte tolta dalla circolazione, qualcuno era apparso in suo soccorso. Chi o cosa avesse salvato la ragazza, nessuno lo sapeva e per la cronaca i giornali non erano neanche a conoscenza che il centro del mirino era puntato su Pepper Potts.

 

Quello però non era il problema più rilevante. L'attacco degli americani in Afghanistan, aveva messo a repentaglio la sua copertura e sopratutto rischiava fortemente la disfatta di quel particolare gioiello costruito da Tony. Doveva recuperarlo più in fretta possibile, prima di un'eventuale ispezione o attacco. Recuperò il cellulare dal tavolino di fronte al divano, componendo un numero a chiamata veloce. -Roger,- richiamò non appena sentì la voce dell'interlocutore. -fai preparare il jet tra un'ora, dobbiamo andare in Afghanistan. Ah! Mi raccomando assicurati che ci sia abbastanza spazio per un pacchetto extra-continentale che porteremo a casa...- affermò con un sorrisino sulle labbra. -Non so cosa sia precisamente, ma è grande... molto grande.- ghignò osservando l'esplosione delle auto proiettate nello schermo dell'ampio televisore.

 

********************************************************************************

 

Dopo una serie di peripezie era riuscito a togliersi quell'armatura di dosso, liberando completamente il corpo dai pezzi compositivi. Pepper l'aveva aiutato, sebbene tutto il lavoro avrebbero dovuto farlo i bracci meccanici, che non sembravano molto coordinati nei movimenti per sgombrare Tony da quella ferraglia.

 

Una volta libero, lei lo aveva fatto sedere sul divano. Era visibilmente distrutto dalla stanchezza per colpa di quel viaggio a super velocità verso l'Afghanistan. Si appoggiò allo schienale abbandonando la testa all'indietro e fissando il soffitto, non si accorse nemmeno che Pepper si era allontanata per qualche minuto, tornando poi con un bicchiere.

 

-Bevi questo, è un integratore. Dovrebbe farti tornare un po' le forze.- disse premurosamente, porgendogli il bicchiere con un liquido giallino all'interno. Tony accennò un sorriso, bevendo il contenuto della tazza tutto in un sorso.

 

Nonostante avesse distrutto tutto l'arsenale su suolo nemico non si sentiva tranquillo. Aveva avuto molto tempo per pensare e tutti i suoi sospetti si concentravano su Obadiah. Era l'unico che oltre a lui avesse il potere per approvare spedizioni così importanti e anche l'interesse morboso verso la tecnologia del mini reattore arc lo aveva fatto pensare.

 

-Ieri sera, prima che decidessi di tornare a casa...- Prese qualche secondo prima di porre quella domanda. -Obadiah ti ha visto?- le domandò girandosi verso di lei che gli si era seduta accanto sul bordo del divano.

 

Lei sembrò pensarci per un paio di secondi. -Era fuori dall'edificio e stava parlando con un paio di persone, quando mi ha visto andare verso l'auto mi ha chiamato.-

 

-È possibile che abbia visto le foto che avevi?-

 

-Le avevo in mano e il suo sguardo è caduto sui fogli quando ho detto che avevo delle questioni urgenti da sbrigare, ma non so se le ha viste. Pensi che sia-

 

-Sì. Ormai ne ho quasi la certezza. E se...- strinse i pugni al sol ripensarci. -E se è stato lui a metterti in pericolo non so davvero cosa potrei fare.-

 

-Tony, io- tentò di tranquillizzarlo, prendendogli una mano nelle sue, ma lui la interruppe.

 

-Promettimi una cosa. Non avvicinarti a lui. Stagli lontano.- I suoi occhi scuri, fissi in quelli azzurri di lei, la fissavano imploranti.

 

-Se così facessi non dovrei più andare alle Industries e creeremo ancora più sospetto. Non credo sia una buona idea.-

 

Tony abbassò il capo, stropicciandosi gli occhi con una mano. -Ok, ma devi stare attenta. Non stare mai in sua compagnia da sola. Promettimi almeno questo.- le chiese implorante.

 

Lei annuì, sorridendogli, per poi alzarsi e recuperare qualcosa da un armadietto alle loro spalle. Tony la seguì con lo sguardo, mentre si muoveva per il laboratorio avvolta dalla vestaglia. Ormai aveva deciso cosa fare: avrebbe dovuto lasciarla andare, allontanarsi da lei il più possibile. Anche se quella decisione avrebbe spezzato il cuore ad entrambi era l'opzione più sicura per lei.

 

Pepper tornò accanto a lui, tenendo tra le mani un tubetto di crema lenitiva. -Erano fori di proiettile quelli.- interruppe il silenzio, intanto che depositava un velo di crema sotto l'occhio destro di Tony che non fece obiezioni.


L'uomo si riprese dai suoi pensieri e la fissò alcuni secondi. -Probabile.-


-La mia non era una domanda. Sono stati i dieci anelli?-


-Oh no!- esclamò lui, mentre un sorrisetto vittorioso gli si dipinse sulle labbra. -Quegli allocchi non hanno neanche avuto tempo di capire cosa stesse succedendo...- rise pensando a quello che stava per dirle.
 

-Perchè ridi?- gli domandò perplessa, riponendo sul tavolino la crema, assicurandosi prima che l'uomo non avesse altre escoriazioni gravi.


-Bhè... perchè quello che sto per dirti è davvero esilarante! Almeno dal mio punto di vista.- Pepper lo guardò in attesa. -A spararmi sono stati dei Raptor americani, capeggiati esternamente dal nostro fidato colonnello James Rhodes.- affermò, gustandosi appieno l'espressione esterrefatta di lei.


-Ti ha fatto sparare addosso?- Tony annuì, sempre con un sorrisetto sghembo sulle labbra. Avrebbe pagato oro per vedere in quel momento Rhody sotto la reazione, molto probabilmente spropositata, di Pepper.


-Ma sapeva che eri tu! Gli hai detto dell'armatura!-


-Cosa? Quando?-


-Ieri sera ho visto James alla festa e mi ha detto che eri stato da lui per parlargli di un progetto. Ho dedotto che il progetto era l'armatura...-


-Ah... sì! Bhè, l'intenzione era quella di parlargliene, ma non ha voluto sentire nulla. Comunque durante il volo mi ha chiamato, gli ho detto che ero io e tu pensi che abbia cessato il fuoco? Assolutamente no!- esclamò lui cercando di riportare l'argomento lontano da quella mattina alla Air Force.


Pepper sospirò, cercando di non perdere la calma, era certa che se avesse avuto il colonnello nei dintorni avrebbe sicuramente tentato di ucciderlo. -L'importante è che tu stia bene...- affermò, passandogli una mano tra i capelli scuri.


-Tu stai bene?- le chiese seriamente preoccupato.


Gli sorrise dolcemente. -Certo, non preocc- Non fece in tempo a finire la frase che una mano di Tony si era poggiata sulla sua fronte, scostandogli con due dita la frangetta. Lui fissò il cerotto applicato sul graffio che aveva alla tempia e nuovamente quella marea di dubbi tornarono ad assillargli la mente. Era pienamente cosciente che la sua vicinanza la metteva costantemente in pericolo, e quello che era successo la sera precedente ne era la prova più certa.


-É solo un graffio, non lo sento neanche più.- lo tranquillizzò. Tony le sorrise debolmente. Non era quel piccolo graffietto a preoccuparlo, ma cosa si nascondeva dietro: la causa e le plausibili possibilità che sarebbero potute accadere solamente se lui non fosse intervenuto. Quel graffietto sarebbe diventato così grande e irreparabile tanto da riuscir a colpire lui, aprendo nel suo cuore una ferita mai più rimarginabile.

 

Lo fissò alcuni secondi, mentre lui sembrava totalmente assente da quel mondo. -Tony, sei sicuro di star bene?-

 

L'uomo sbatté le palpebre più volte, annuì e, cercando di sembrare il più normale possibile, sorrise ai suoi occhi azzurri. Non era ancora il momento adatto. -Ti sei svegliata adesso?- cambiò immediatamente argomento, notando che la ragazza indossava solo una vestaglia ed era a piedi nudi.

 

-Ehm... sì. Ho solo avuto tempo di leggere il biglietto che hai lasciato in cucina e ti ho sentito.- affermò mentre le sue gote assumevano una tinta cremisi per il leggero imbarazzo.

 

Tony sorrise spontaneamente. -Se aumentavo la velocità forse sarei riuscito a tornare a letto.-

 

-O forse saresti morto, stremato dalla fatica!- enfatizzò lei con una leggera punta di rimprovero. -Sei stato furbo a togliermi la sveglia, mi hai risparmiato ore di completa pena nel pensare dove fossi finito o cosa ti fosse saltato in mente.-

 

Lui la guardava in silenzio con la nuca poggiata allo schienale e un sorriso lieto dipinto sulle labbra. Aveva quasi l'aria di chi avesse finalmente raggiunto il paradiso e si immerse nuovamente in quell'oceano profondo negli occhi di lei, che tanto adorava e che con fatica avrebbe dovuto dimenticare.

 

Pepper d'altra parte si sentiva leggermente smarrita, non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo. -Tony... Cosa c'è che non va? Io mi sto davvero preoccupando.- ammise, non lasciandogli la mano.

 

Lui sorrise maggiormente, poi senza pensarci più di una volta si sporse in avanti verso di lei. -Scusa...- le sussurrò sulle labbra prima di farle sue con un bacio bisognoso a tratti disperato come se fosse stato l'ultimo, almeno così l'aveva pianificato lui.

 

Si ritrovò la mente ancora più annebbiata, sia per quell'improvviso bacio, sia per quelle scuse uscite dalle labbra dell'uomo che tanto amava. Non riusciva a dargli una spiegazione: “scusa per cosa?” Mai avrebbe potuto immaginare che fosse una richiesta di perdono per l'immediato futuro dove le avrebbe spezzato il cuore. Si ritrovò a passare le mani sul suo collo, incapace di allontanarsi da lui anche solo per un secondo.

 

Le circondò il bacino con un braccio, portando vicini i loro corpi come se fossero stati calamite. Avrebbe voluto far l'amore con lei un'ultima volta con la consapevolezza che mai più l'avrebbe rivista.

 

-Stark!- La voce irritante e molto famigliare del colonnello giunse dalla cima delle scale. E in quel momento Tony lo odiò con tutto se stesso, si separò di malavoglia dalle labbra dolci e perfette di lei, poggiando la fronte sulla sua. -Mi dispiace...- le chiese perdono una seconda volta nel giro di pochi minuti sempre per la stessa cosa, ignota però alla mente di Pepper.

 

Lei lo osservò smarrita, prima che Tony le rubasse un altro bacio fugace e la voce di Rhodes si facesse più vicina. -Si può sapere che ti è saltato in mente di fare? Tenevano degli ostaggi! E per di più era suolo nemico! Ti rendi conto cosa sarebbe potuto succedere se tutto fosse andato per il verso sbagliato?!- Arrivò alla fine della scalinata, intravedendo Tony seduto sul divano e Pepper accanto, dopo aver preso le opportune distanze. Ciò che però fece raggelare il sangue del coraggioso colonnello fu lo sguardo di lei, che gli tolse completamente la capacità di parlare.

 

-Tu,- cominciò tranquilla. -gli hai fatto sparare addosso!- esclamò scattando in piedi. -Ma che cosa ti ha detto la testa? Volevi per caso ucciderlo?!- Tony strinse le labbra, cercando in tutti i modi di non ridere per la situazione.

 

-Pepper, io- cominciò, mettendo le mani avanti nel tentativo di calmarla.

 

-Non cercare scuse, perchè non ero io a dire a dei Raptor di sparare addosso a Tony!-

 

-Ma io come facevo a sapere che era lui?!- cercò di discolparsi in qualche maniera.

 

-Potevi ascoltarlo l'altra mattina quando voleva parlarti del suo progetto!- esclamò, quasi gridando.

 

-Cos'hai fatto alla tempia?- le chiese improvvisamente l'uomo, notando il piccolo cerotto.

 

-Nulla.- mentì, abbassando di poco il capo e scuotendolo per far cadere la frangetta sulla ferita.

 

-Ieri sera. L'auto esplosa era la sua.- rivelò Tony, restando seduto sul divano. -Sono arrivato in tempo per portarla via pochi secondi prima dell'esplosione.-

 

-Cosa?! Stai scherzando? Non hai ancora fatto denuncia?- domandò esterrefatto e sconvolto.

 

-È stato un incidente.- disse Pepper, volendo chiudere quell'argomento.

 

-Non è stato un incidente. Ti hanno seguita.- ribatté Tony serio. -Comunque è inutile far denuncia, è stato tutto organizzato e credo che si colleghi all'attacco che ho subito in Afghanistan.-

 

-In questo momento non è rilevante. Non è successo nulla.- asserì Pepper, guardando Tony.

 

-Come fai a dire che non è rilevante? Hanno tentato di ucciderti!- esclamò Rhody sconvolto per la tranquillità e l'impassibilità di lei.

 

-Basta!- esclamò Pepper, quasi perdendo la pazienza. -Se vogliamo essere concreti pensiamo al fatto che hai tentato di uccidere il tuo amico!-

 

Rhody era sul punto di ribattere quando si accorse dell'abbigliamento dell'amica. Ciò che la copriva era solamente una leggera vestaglia azzurra e in quel momento una manica stava pericolosamente scendendo, lasciandole scoperta una spalla.

 

-Allora? Hai perso la lingua?-

 

Tony arrivò alle spalle di lei, sistemandogli la vestaglia. Con quel gesto Pepper capì perchè Rhodes aveva smesso di parlare e subito arrossì imbarazzata, girandosi verso Tony e notando il suo sorrisino divertito.

 

-Allora, colonnello? Perchè hai continuato a spararmi addosso?- insistette Tony.

 

Rhody sbuffò esasperato. -Intanto tengo a precisare che non ero io a guidare e poi cosa avrei dovuto dire in centrale? “Smettete di sparare, perchè state puntando Stark dentro un'armatura”?! Andiamo!-

 

Tony rise. -È ambiguo, devo ammetterlo.-

 

-Dov'è quella roba?- domandò subito dopo Rhodes curioso di vedere l'armatura.

 

-“Quella roba”? Ok che non è ancora stata battezzata, ma non chiamarla in quel modo! Comunque è lì dietro.- disse, indicando alle sue spalle. Il colonnello fece subito qualche passo fino a raggiungere la possente armatura rosso e oro notevolmente rovinata.

 

Pepper si girò verso Tony, osservando la sua espressione assorta. Il suo sguardo era puntato verso l'amico accanto all'armatura, ma lei aveva la netta sensazione che la sua mente fosse da tutt'altra parte.

 

-Perchè l'hai costruita?- domandò Rhodes interrompendo il silenzio.

 

-Sono scappato con una simile. Sentivo il dovere di ricostruirla e poi mi ha permesso di sistemare le cose...-

 

-Non hai l'autorizzazione per utilizzare quest'arma. Né su suolo americano, né altrove.- gli fece notare, girandosi verso di lui con le braccia incrociate al petto.

 

-Non credo ci sia una legge che mi vieti di utilizzare un'armatura.-

 

-Tony, sai perfettamente cosa voglio-

 

-Sì, ok. Ma non mi interessa. Ora scusami ma devo farmi una doccia e recuperare un paio d'ore di sonno...- asserì, sfiorando con le dita la mano di Pepper per poi allontanarsi verso l'ascensore. -Ti sarei grato se non facessi il minimo accenno a questo progetto.- disse prima che le porte si chiudessero.

 

 

Continua...

 

 

NdA: Che luuuuuuungoooo! XD uno dei chappy più lunghi di tutta la ficcy in generale u.u Spero che non vi abbia annoiato xP

Tornando a noi... qui le cose cominciano a complicarsi davvero u.u Tony è confuso e ha paura di quello che potrebbe succedere a Peps... secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?! Aperte le scommesse!!! ahahah

Scusate se sono sintetica, ma son davvero stanca morta e sono reduce da una settimana orrenda... ed è meglio se evito di parlare di oggi e di quello che mi aspetta lunedì...

Ringrazio tantissimo: Fipsi, Anne White, Gencs_997, _M4R3TT4_, evenstar, _BertAdor_ e mirianval per aver recensito lo scorso chappy :)

E poi mi sembra giusto ringraziare anche tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate :D siete davvero tantissimi e la cosa mi commuove :') Vi adoro tutti, sappiatelo!

Spero che questo lunghissimo chappy vi piaccia ;)

Un bacione

Sic

   
 
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