Mi hai vista, ero lì, imbarazzata, ferma mentre tu parlavi indifferente come se non ci fosse mia madre, come se non ci fosse nessuno oltre me in quella stanza.
“Quello non fa per te!” mi ripetevi. Io facevo finta di non ascoltarti e pensavo a cosa poteva interessarti. Chi eri tu? Non mi avevi mai veramente rivolto la parola fino a quel momento. Mi eri sempre stato un po’ antipatico e ora stavo a sentirti parlare. Ascoltavo le tue parole riguardo al mio fidanzato. Ti sentivo dire che io non meritavo uno come lui ma allora chi? Che ti fregava? Che volevi ottenere con quel discorso?
Poi ti sei alzato e sei andato via, lasciandomi in preda alla paura e all’incertezza.  “Devo lasciarlo” pensai. Non riuscì a studiare a causa del rumore del mio cuore. Batteva troppo forte. Poi arrivasti di nuovo con quel tuo sorrisino e lì mi alzai e in lacrime presi quel cellulare  e anche se lo lasciai nel modo più brutto, con un messaggio, lo feci. Se quello era davvero un cattivo ragazzo e io, invece, troppo perfetta dovevo stargli lontana. La stima che tu mi hai dato, aveva scaturito a me tutta quella forza abbandonando il sentimento leggero e dolce per quel ragazzo che mi aveva rubato il respiro, recuperato grazie a te con quel tuo sguardo comprensivo e amorevole.
Piansi, piansi due giorni e tre notti ma non importò niente a nessuno. Ne a te ne a quell’altro. Avevi ragione tu in fondo, quello non era il ragazzo per me.
Iniziai a sorridere, a respirare quando tu mi sorridesti quel pomeriggio. Iniziai a correre su prati verdi nella mia mente quando ti vidi tutti quei pomeriggi di seguito. Piansi ma per la gioia quella volta che ti sognai. E tu, tu mi sognavi? Mi sogni tu? Adesso nella mia testa ci sei solo tu. Saranno tutti i viaggi mentali che mi faccio, sarà che la mia migliore amica mi influenza, sarà che è vero credo di essermi presa una cotta per te. Ma tu, tu hai qualche interesse? Perché mi hai fatto quel discorso? Ti sto pensando e spero che anche tu lo stia facendo. Buonanotte.