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Autore: lady hawke    05/05/2013    9 recensioni
Fili e Kili, benché siano cresciuti insieme e siano fratelli non si somigliano affatto. Uno ha una folta criniera di capelli biondi, gli occhi azzurri e una barba degna dei suoi avi. L'altro è un po' più alto di quanto dovrebbe essere un nano, bruno e con gli occhi scuri, e una barba che non ne vuole sapere di crescere folta. Nessuno sembra dare importanza a questo fatto, e nessuno sembra essersene mai interessato. Ma se solo Kili osasse chiedere, scoprirebbe probabilmente che la sua storia è un po' diversa da come gliel'ha sempre raccontata mamma Dìs...
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Bene gente, ci siamo. Questo è l'ultimo capitolo della storia. Come sapete, ho messo drammatico tra gli avvertimenti non a caso, e se non avete visto traccia di dramma nei capitoli precedenti, è perchè arriva tutto ora, in una botta unica. Me ne scuso, e vi confesso che io stessa ho passato una settimana sentendomi una persona orribile, Charme mi è testimone. Ciononostante, sono felice di come ho scritto questa storia, ho amato scriverla, ne ho amato i personaggi e sono soddisfatta di come ho reso quelli originali. Ci sono affezionata, e anche se da me me lo aspettavo, fa sempre piacere. Del resto sono un po' Kili, il che significa che sono un po' un concentrato di zucchero filato. Quanto a Thorin beh... mi sento TANTO in colpa, ma prometto che in futuro mi comporterò meglio e farò la brava, perchè con Charme e Viola ho in progetto di smettere di accanirmi su di lui come fece Tolkien e di fare la brava persona, rifilandogli un lieto fine. Glielo rifilerò a forza, lo giuro. 
Bene, cari lettori, this is the end. Spero vi piaccia, e spero non mi detesterete troppo. Ho amato moltissimo i vostri commenti pieni di entusiasmo e fluff, e un po' mi mancheranno, confesso. 
Alla prossima, a quando sarà! 



Capitolo sesto


Un piccolo nano, mezzo nano e mezzo umano, per la verità, nacque all’inizio della primavera, pochi mesi dopo il compleanno della sua giovane madre. Dopo una breve consultazione, fu deciso il nome Kili, e nessuno ebbe nulla da obiettare a riguardo. Era piccolo e decisamente con meno peluria di Fili al momento della sua nascita, con i capelli e gli occhi scuri di sua madre. Fili si arrampicò sul letto per essere il primo a vederlo, e nessuno riuscì a fermarlo.
- E’ piccolo. – fu il suo primo commento, mentre suo padre lo prendeva in braccio per lasciare un po’ di respiro alla cognata.
- Diventerà grande, Fili. – rispose Yule, cortese, mentre si stringeva il suo bambino. Kili dormiva, ignaro di tutto attorno a lui, compreso il frastuono prodotto da un cugino entusiasta. – Presto giocherete insieme.
- Davvero?
- Chiedi conferma a tuo zio.
Fu un espediente efficace, Fili liberò Yule dai suoi assalti e corse fino ad avvinghiare le gambe di Thorin, lì accanto.
- Davvero zio? Me lo giuri?
- Te lo giuro solo se ti calmi.
Per tutta risposta il bambino alzò le braccia verso l’alto e Thorin lo prese in braccio. Fili si attaccò allo zio, fermamente deciso a non abbandonare quella postazione comoda e rialzata che gli permetteva di dominare tutti, nella stanza.
- Se vuoi te lo lascio una settimana o due, se vuoi fare pratica. – propose Pirli.
- No, grazie. Mi farò bastare il mio, Purli.
Chi fu felice di perdere tempo dietro a Fili, presenza onnipresente a casa di Thorin, ormai, fu Galbor, che raggiunse la sorella a rotta di collo per vedere il suo nipotino.
- Pochi giorni di vita e più barba di me. Non vale mica, Yule. – fu il suo primo giudizio sul bambino.
Rimase a Gabilgathol qualche giorno, interrompendo la tranquillità consolidata di Thorin e Yule. Fu però un ospite piacevole, che Thorin tollerò di buon grado, soprattutto perché era molto meno rumoroso di Kili. Del resto non fu che il primo di molti. Parenti, conoscenti, amici come Gandalf: passarono tutti a rendere omaggio a Thorin e al suo piccolo bambino. 
- Sono straordinariamente felice per te. – gli disse lo stregone, mentre giocava a far scomparire un divertitissimo Fili sotto il suo enorme cappello a punta.
- Ti ringrazio, Gandalf. Anche Yule sembra felice. – rispose distrattamente il nano, osservando sua moglie passeggiare canticchiando una ninna nanna per il piccolo che piangeva.
- Si vede che lo è. Sarà certo una buona madre. Prendi esempio da lei, e sarai un ottimo padre.
A suo modo Thorin seguì il consiglio; non aveva avuto l’esempio migliore possibile né da suo padre né da suo nonno, e per natura non era espansivo. Fili, che aveva preso il carattere solare dei suoi genitori, si conquistava i suoi spazi con la forza, ma Kili era ancora troppo piccolo per optare per quel tipo di tirannia.
Yule, al contrario, pareva perfettamente a suo agio. Spesso doveva alzarsi di notte per placare i suoi pianti e il nano sentiva i suoi sospiri stanchi ogni volta che si rimetteva a letto, sperando di riuscire a dormire per qualche ora di fila. Più piacevole era quando la sentiva canticchiare durante il giorno con il bambino in braccio, o quando Kili dormiva profondamente, cosa che riusciva a fare a lungo, quanto meno quando il sole era alto. Da parte sua, Thorin iniziò spesso a parlargli in nanico, una lingua che Yule non conosceva, ma che Kili non poteva non imparare. Era una lingua aspra dai suoni duri che spesso faceva ridere suo figlio in maniera alquanto inopportuna.
- Immagino non fosse nulla di divertente, vero?
- In effetti, no.
- Per stavolta terrò la mia curiosità per me. – disse Yule.
Come il cugino, Kili fu abbastanza precoce, nel parlare, ma essendo anche figlio di suo padre, non era afflitto dalla logorrea del biondo Fili. Parlava se ne sentiva la necessità. Sapeva chiamare per nome tutti, in famiglia: mamma era stata la sua prima parola, seguita da Fili, seguita da papà. Zio e zia sfuggivano ancora al suo controllo, trasformandosi spesso in cìo e cìa. Nessuno osò fargliene una colpa, nemmeno il giovane Fili, che era impazzito di gioia nello scoprire di essere stato la sua seconda parola.
Nei successivi due anni e mezzo furono chiare le differenze tra un nano figlio di nani e un nano figlio di un’umana. Kili continuava ad avere meno peluria sul viso, rispetto a Fili, e sembrava destinato a diventare più alto; ciononostante pareva non aver troppa fretta di crescere, e la cosa non dispiacque troppo a Yule, che amava coccolarlo e tenerlo in braccio.
- Non credi che sia un po’ troppo?
Thorin era stato svezzato presto, ed era stato un bambino responsabilizzato e reso adulto molto velocemente, perciò era strano per lui vedere come Yule trattava Kili, e ne era quasi invidioso.
- Kili, papà pensa che dovresti stare meno attaccato a me. Tu che dici? – la donna aveva posto la domanda al bambino, senza troppi preamboli, come al suo solito. Per tutta risposta, Kili aveva nascosto la faccia contro il petto di sua madre, biascicando un: - Se mi prende in braccio lui va bene.

                                                                                         ***

Niente, nel quieto scorrere degli eventi, faceva presagire l’arrivo di una nuova ondata di pestilenza come era accaduto moltissimi anni prima, ma durante l’estate successiva preoccupanti notizie giunsero da ovest, e molte città cominciarono ad essere colpite da una violenta pestilenza. Brea chiuse i suoi cancelli e respinse i forestieri, e così fecero molte altre città. Il provvedimento sembrò funzionare sulle prime, ma la malattia presto si diffuse ovunque. Gabilgathol, sebbene fosse isolata sulle alte Montagne Azzurre, non fu risparmiata. Thorin e Pirli, preoccupati per i loro figli, si chiusero in casa con le rispettive famiglie. Yule, che non aveva notizie del fratello da settimane, divenne cupa e di malumore. Iniziò a passare le sue giornate in piena inattività, spesso in compagnia di Kili, seduta vicino alle finestre, a guardare una bella stagione di cui non poteva godere. Quando divenne pallida e spesso stanca, Thorin capì che non era la preoccupazione per Galbor, a consumarla. Controvoglia, allontanò Kili da lei e lo affidò a Dìs e Pirli, per paura che potesse ammalarsi a sua volta; quanto a lui, non fece un passo. Yule, comprendendo la situazione, non si oppose in alcun modo alla decisione, anche perché non ne avrebbe avuto la forza.
Cercarono entrambi di ignorare le notizie sui bollettini dei morti che venivano stilate alla fine di ogni giornata. Yule, costretta a letto con la schiena appoggiata ad un paio di cuscini per sorreggersi, era estremamente malinconica.
- Che faremo se Kili dovesse ammalarsi?
- So che è felice ostaggio di Fili e che sta bene, non dovresti preoccuparti di questo.
Per Thorin era difficile riuscire a sollevare il suo umore; era un talento che non aveva mai avuto. Era stata lei la prima a sorridere, la prima a ridere. Era Balin, quando passava a sincerarsi delle sue condizioni, e a dare notizie sul resto della comunità dei nani, quello che riusciva a far comparire sul suo viso un sorriso tirato. Sopravvissuto a sua volta ad una pestilenza da bambino, affrontava quella presente con ottimismo, immune al male. Faceva la spola tra le case di Thorin e Pirli, aggiornando Yule su quello che combinava suo figlio.
- Forse dovresti lasciarmi alle cure di Balin e andartene anche tu, Thorin.
- Perché dovrei?
- Che senso ha rischiare di morire in due?
Fu una frase che colpì profondamente il nano. Sapeva che Yule si preoccupava per Kili, ma dal suo punto di vista quello era un problema secondario; Kili era in buone mani, e poteva fare a meno di lui. Se questo lo trasformava in un cattivo genitore, l’avrebbe sopportato.
- Che senso ha lasciarti da sola?
Yule sorrise timidamente, e non rispose.
Seguirono notti difficili, in cui lei faticava a prendere sonno, disturbata da una febbre che la tormentava. Durante il giorno alternava stati di apatia a lunghe dormite. Erano i momenti in cui Thorin si concedeva di accarezzarle una guancia, liscia e rovente. Gli piaceva guardarla mentre riusciva a riposare davvero e riprendere un po’ di forze, perché riusciva di illudersi che lei potesse semplicemente riprendersi e stare meglio.
Non fu così, e quando Balin passò nuovamente a trovarli, Thorin lesse nel suo sguardo mortificato una condanna a morte.
- Mi sento in colpa, sai?
- Oh, Yule, perché dovresti? – Thorin si sedette accanto a lei, prendendole la mano. I suoi occhi marroni erano velati, e respirava a fatica.
- Puoi immaginare perché. – la donna voltò la testa di lato, distogliendo lo sguardo dal marito. Sembrava arrabbiata con se stessa e con la malattia. Sbuffò, in preda alla frustrazione. – Non vorrei essere ridotta in un letto a costringerti a farmi da balia.
Il nano non trovò nulla da replicare, e chiuse per un momento gli occhi, stringendole un po’ di più la mano. Yule rimase voltata per un po’, in silenzio. Sospirò, prima di mettersi a parlare di nuovo.
- Cerca di tornare a casa, Thorin. Te lo meriti, e se lo merita anche Kili. Riportali tutti a casa. So quanto lo desideri. – si girò verso di lui con aria quasi di scuse, un’espressione che ferì Thorin come non credeva fosse possibile.
- Farò il possibile. – fu la sua risposta. Erebor, in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Vi avrebbe volentieri rinunciato, per Yule, che aveva negli occhi la delusione di chi stava rinunciando troppo presto a troppe cose, di chi avrebbe voluto viaggiare ancora e che sapeva di non poterlo fare.
La ragazza di Brea si addormentò poco dopo, e rimase così per tutto il pomeriggio. Al tramonto non respirava più.
Se Thorin riuscì a non versare una lacrima, Dìs lo fece per entrambi in un modo che probabilmente avrebbe irritato il fratello se fosse stato più lucido. Yule fu portata via e seppellita velocemente, così come si faceva in caso di epidemie.
- A questo ha portato fare ciò che desideravo. – furono le uniche parole che Thorin disse a Balin, quando questi passò da lui. L’anziano nano fu capace solo di mettergli una mano sul braccio, per cercare di confortarlo. La pestilenza intanto continuava, e l’elenco di vittime nelle città, tra uomini e nani, continuò a salire.
Ci volle un mese perché l’epidemia mollasse la presa; cancelli e porte delle città ormai svuotare vennero riaperte, le persone tornarono a viaggiare. Galbor giunse a Gabilgathol con aria spiritata, e lì fece la sua amara scoperta. Aveva temuto il peggio, non ricevendo notizie, e la conferma era stata causa di un dolore infinito. Thorin cercò di rendergli lo scrigno che aveva donato a Yule quando si era sposata, ma l’uomo rifiutò con fermezza.
- Tienili tu. Io ho molti più ricordi di lei di quanto non possa averne tu.
Era però proprio questo, per Thorin, il problema. Fece sparire lo scrigno in un angolo della casa. Lo stesso fece con la collana che le aveva regalato per le nozze e che Kili tirava ogni volta che lei lo teneva in braccio. Il bambino era rimasto per tutto il tempo da Dìs e Pirli, ignaro di quello che era accaduto a sua madre, coccolato e al sicuro. Fu in occasione della visita di Galbor al nipote, prima che lui ritornasse a Brea, che la sorella capì che era giunto il momento di affrontare anche quella questione. Salutò l’uomo in partenza con affetto, e poi prese il fratello da parte.
- Che dici di riportarlo a casa con te, ora? La pestilenza è scongiurata, ormai.
Thorin, che aveva accompagnato Galbor dalla sorella, ma che era rimasto in disparte per tutto il tempo come un estraneo, alzò lo sguardo sul bambino per la prima volta. Kili, che non lo vedeva da giorni, lo osservò con quei suoi begli occhi castani, come quelli di Yule, e sorrise. Per il nano fu come essere pugnalato.
- Non posso farlo, Dìs.
- Come non puoi? E’ tuo figlio.
- Non posso. Ogni volta che lo vedo, vedo lei. Questo è troppo, per me. – ringhiò il nano, colmo di dolore. Riusciva a capire come suo padre potesse essere impazzito, e lottò con tutte le sue forze per non cedere come lui aveva fatto. – Crescilo come se fosse tuo e di Pirli, non sarà difficile.
- Non puoi dire sul serio… - era stato Pirli stesso ad intervenire in quella discussione. Non si capacitava delle parole del cognato, perché gli sembravano assurde. – Chiederà di te. Ha bisogno di te.
- Sai meglio di me che è così piccolo che si dimenticherà presto di sua madre. Può dimenticarsi anche di me. Tanto più che Fili continua a considerarlo suo fratello. Io non posso occuparmi di lui, non da solo. –  per quanto sembrasse imperscrutabile,  Thorin aveva la voce rotta, e Dìs ricordava bene le altre occasioni in cui questo era accaduto, perciò tentò di essere conciliante.
- Non preferiresti pensarci quando…
- Quando, Dìs? Quando sarò più calmo? Non voglio che si ricordi di me come suo padre. Non potrei badare a lui come un padre.
- Gli stai facendo un torto. – Pirli si era avvicinato alla moglie, che si era fatta piccola e con gli occhi lucidi.
- Gli sto facendo un favore, lo sappiamo tutti e tre. Il torto gliel’ha fatto chi l’ha lasciato senza madre.
Non fu possibile discutere oltre con Thorin, poiché fu irremovibile; Dìs aveva completamente perso il suo ascendente su di lui e si ritrovò costretta a cedere. Promise a malincuore, ma tenne Kili presso di sé. Il piccolo nano passò qualche giorno chiedendo di suo padre e di sua madre, ma alla fine,  come Thorin aveva previsto, cominciò a chiamare Dìs mamma e Pirli papà. Quanto a Fili, sembrava non avesse mai emesso un respiro senza il fratello.
Thorin fu sul punto di tornare sui suoi passi, riguardo alla sua decisione su Kili, quando Pirli morì alcuni anni dopo. Di nuovo, fu Dìs a prendere a cuore la questione.
- Ha perduto una madre, perché devi fargli credere di non avere nemmeno un padre?
- Kili ha una madre, ha te. E mi prenderò cura di loro, entrambi loro allo stesso modo. È giusto così Dìs, lo sai anche tu. – le rispose il fratello, abbracciandola. Di nuovo, era lei che versava le lacrime per entrambi, mentre era lui quello che prendeva le decisioni scomode.
Pur con il passare degli anni scendere verso Brea per incontrare Gandalf rimase sempre un’esperienza dolorosa. Manteneva sporadici contatti con Galbor, che aveva messo su famiglia e sembrava essere felice.
- Potremmo incontrarci altrove se lo desideri, Thorin Scudodiquercia. – continuava a ripetergli lo stregone, comprendendo il disagio dell’amico.
- Non sarà necessario. – fu l’unica risposta che continuò a ricevere.
Del resto, Thorin aveva sempre razionalmente saputo che Yule era predestinata a morire prima di lui, poiché la vita di un umano è molto più breve di quella di un nano, ma considerò sempre crudele e ingiusto il modo in cui gli fu portata via. Più burbero e scontroso di quanto non fosse mai stato, si occupò con responsabilità di Fili e Kili, che stravedevano per lui. Tentò in ogni modo di mantenersi il più imparziale possibile, senza mai riuscirci del tutto. Kili era così simile a sua madre, così ridicolmente affettuoso per essere un nano, che si ritrovava ad essere più tenero di quanto avrebbe voluto. Se ne pentiva ogni volta, ma si arrendeva ogni volta che gli occhi scuri del giovane nano gli ricordavano la passata esistenza di una donna di nome Yule. Una cosa era però certa; figli o nipoti che fossero, avrebbe riportato entrambi a casa.


  
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