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Autore: meiousetsuna    05/05/2013    8 recensioni
Questa storia è stata scritta per il bellissimo contest: Anime, Serie tv e Sentimenti, di bakakitsune sul forum di EFP.
Ambientazione: Midnight
Bonnie è stata rapita dal kitsune Shinichi, che vuole farle confessare con quale scopo lei ed i suoi amici sono tornati nella Dimensione Oscura.
Dal testo: Nello spazio di un attimo i due pensieri si erano intrecciati e confusi, per fare posto ad una nuova consapevolezza; non stava più cadendo, le mani gigantesche del mostro che l’aveva giustiziata avevano ripreso nell’ultima frazione utile di secondo i piedi della sedia, tenendola a testa in giù su quell’abisso.
Bonnie aprì gli occhi e vide quel piccolo pezzetto di mondo capovolto che stava per essere la sua tomba e stavolta gridò con quanto fiato aveva, come se potesse esorcizzare la paura, come se la sua voce potesse essere abbastanza forte da essere udita da lui, come se pregasse perché un intervento sovrannaturale la traesse in salvo.
Shinichi e i suoi due seguaci ridevano sguaiatamente mentre la posavano bruscamente di nuovo sul pavimento, avvicinandosi con fare minaccioso

Una rilettura più horror, che spero possa piacervi!
baci, la vostra Setsuna
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Shinichi | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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omnia vincit amor

Grazie di cuore a tutte coloro che hanno fatto sentire la loro voce sulla OS precedente! annaterra, Black_Yumi, cate25, Iansom, loredana93, Roly_chan, SerenaEbe, Sissi Bennett, softkitty ! Grazie anche a samaralove, che ha avuto il coraggio di leggere tutta la mia long in un giorno! Per tutto il resto, c'è Mastercard! ^-^

Storia scritta per il contest: Anime, Serietv e Sentimenti: di bakakitsune, sul forum di EFP. Pacchetto Adorazione.  Prompt: Questo è il mio Dio. Dov’è il tuo adesso?

Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Shinichi
Genere: Drammatico, Horror, Romantico
Rating: Arancione
Avvertimenti: Accenno di non-con, H/C, Slice of life,Splatter

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Una lacrima solitaria scivolò dagli occhi gonfi di Bonnie, velati dal terrore che si era impadronito di lei, crescendo minuto dopo minuto nell’interminabile pomeriggio durante il quale si era trovata faccia a faccia con le paure più profondamente radicate nella sua immaginazione.
La goccia d’acqua salata attraversò la sua guancia pallida, lambì l’angolo della bocca, tingendosi di rosa sporco sulla striscia di sangue rappreso che partiva dallo spacco del labbro inferiore fino al mento; la palpebra sinistra era chiusa e tumefatta e la ragazza sospettava di avere anche la mascella slogata.
In ogni caso non era il momento di preoccuparsi per quei danni secondari, tantomeno di svenire: la sua stessa vita era in grave pericolo e non poteva proprio contare sull’aiuto di nessuno, inoltre era stata lei a cacciarsi nei guai, come la più sconsiderata delle bambine; perché si era annoiata, perché non era capace di badare a se stessa neanche per tre giorni, perché era uscita contravvenendo alle indicazioni ricevute per andare a comprare dei dolci.


Rabbrividì pensando a cosa avrebbe potuto farle Damon se mai si fosse trovata a fornirgli una spiegazione veritiera sulla sua fuga nelle insidiose strade della Dimensione Oscura, dove la vita umana valeva quanto quella di un qualsiasi oggetto con un prezzo che l’acquirente si potesse permettere di pagare, per soddisfare un capriccio talmente stupido.
Forse essere caduta nelle mani di Shinichi non era esattamente la peggiore delle sciagure; meglio le sue torture che un solo sguardo di disprezzo irreparabile da parte del vampiro, ammesso che si fosse limitato a tanto poco.
Almeno era quello che stava ripetendo nella sua testa finché il malefico kitsune non aveva sorriso facendo scintillare i denti candidi tra le labbra sottili, spalancando la finestra della stanza con un gesto brusco per essere sicuro di attirare la sua attenzione, trascinando la sedia alla quale l’aveva legata fino al davanzale cominciando a inclinarla pericolosamente fino a far appoggiare la spalliera al legno intagliato del telaio.
I boccoli rossi piovvero come una cascata viva alle spalle della ragazza nell’aria inconsistente, lasciando che il vento fresco giocasse con loro, asciugando il sudore che un vero e proprio attacco di panico faceva scorrere dalle tempie, sulla schiena, fino a bagnare talmente le mani da farle lasciare l’impronta dei palmi sull’imbottitura di pelle del sedile.


“Finora abbiamo solo giocato ed è stato divertente… volevo aspettare la mia sorellina, lei sì che è brava a far parlare le persone ma è terribilmente in ritardo ed è solo colpa vostra, tua e dei tuoi maledetti amici; non riesce a riprendersi del tutto però, chissà… magari mangiare il tuo cuore o il tuo cervello potrebbe farle bene e potresti essere ancora viva mentre succede”.
Senza neanche darle tempo di assorbire realmente la notizia udita, in un lampo Shinichi aveva afferrato i piedi anteriori della sedia appoggiandola in orizzontale sulla finestra; soltanto la sua presa manteneva Bonnie sospesa al di sopra dei nove piani di quel castello fatiscente che il demone-volpe e i suoi seguaci avevano scelto come covo provvisorio durante la caccia ai loro nemici.
L’altezza. Il vuoto.


La ragazza aprì la bocca per gridare ma nessun suono uscì dalla sua gola serrata, il sottile spazio libero tra le pareti contratte veniva economizzato dal suo corpo per lasciar passare l’aria sufficiente a non soffocare; questa mancanza di reazione indispettì maggiormente i suoi tormentatori che la scambiarono per un tentativo di sfida nei loro confronti.
“Sei coraggiosa, strega dannata, ma adesso vedrai che ti farò cambiare idea”.
Stava per morire, era arrivato il suo momento; uno dei suoi carcerieri, un uomo deforme, sfregiato, alto e massiccio aveva afferrato la sedia e l’aveva lanciata verso l’alto, proiettandola per vari metri al di sopra del punto di partenza; sarebbe precipitata schiantandosi a terra, avendo abbastanza tempo per realizzare cosa stava succedendo, ma non a sufficienza per recriminare su quello che aveva fatto o non fatto nella sua breve vita mortale.
Aveva fantasticato di morire giovane e bellissima composta in una bara piena di rose bianche e  forse quel sogno poteva ancora essere esaudito pur cambiando drasticamente il colore; le Black Magic erano così vellutate e profumate che non le sarebbe importato.
Ma la verità era che voleva vivere e realizzare l’altro desiderio.


Per quanto la probabilità che il vampiro dagli occhi di tenebra portasse una tale sciocca nel suo letto per farla diventare una donna, se mai era esistita, era drasticamente sfumata esattamente quel giorno.
Nello spazio di un attimo i due pensieri si erano intrecciati e confusi, per fare posto a una nuova consapevolezza; non stava più cadendo, le mani gigantesche del mostro che l’aveva giustiziata avevano ripreso nell’ultima frazione utile di secondo i piedi della sedia, tenendola a testa in giù su quell’abisso.
Bonnie aprì gli occhi e vide quel piccolo pezzetto di mondo capovolto che stava per essere la sua tomba e stavolta gridò con quanto fiato aveva, come se potesse esorcizzare la paura, come se la sua voce potesse essere abbastanza forte da essere udita da lui, come se pregasse perché un intervento sovrannaturale la traesse in salvo.


Shinichi e i suoi due seguaci ridevano sguaiatamente mentre la posavano bruscamente di nuovo sul pavimento, avvicinandosi con fare minaccioso.
Il secondo kitsune si fece avanti, leccandosi le labbra con un gesto di indubbia interpretazione; era minuto e il suo fisico aveva tratti animali marcati più decisamente: gli occhi erano di un indefinibile colore tra il giallino e il verde, le piccole zanne aguzze si confacevano alla sua faccia triangolare dalle orecchie appuntite, le sue movenze rapide e nervose erano imprevedibili.
“Mi lascerai assaggiare un boccone della sua carne quando arriverà la signorina Misao? Deve essere gustosa, ha un odore molto strano, buono, che non ho mai sentito nelle altre donne che abbiamo squartato”.
L’essere si avvicinò a Bonnie, annusandola a partire dalle gambe parzialmente scoperte dal vestito azzurro, risalendo verso le braccia, il collo e il viso, per poi leccare la scia di lacrime che sgorgavano silenziose dai suoi occhioni castani.
La rossa trattenne a stento un conato di vomito a quel contatto ruvido e viscido insieme: l’alito che sapeva di decomposizione restò imprigionato nella saliva rimasta sul suo viso, mentre il kitsune si volgeva verso Shinichi con evidente soddisfazione.
“É vergine! Per questo è così appetitosa, la sua carne è incontaminata… ti prego, lasciami fare un assaggio”.


Senza aspettare la risposta del suo padrone con uno scatto rapidissimo il mostro aveva serrato i denti sulla spalla di Bonnie in un morso profondo, senza osare strappare la pelle ignorando se aveva il permesso di servirsi per primo, lasciando una serie di tagli come lame di coltello; il dolore era così acuto che la strega non riuscì ad emettere alcun suono, restando paralizzata per lo shock.
“Cosa ne dici di parlare adesso? Raccontami per filo e per segno cosa ci fai di nuovo qui, quali dei tuoi amici sono con te, dove si nascondono e cosa vorreste fare con le chiavi… e forse ne uscirai viva, ti conviene ringraziarmi di questa ultima possibilità e parlare ora”.
Bonnie esaminò per un breve istante la possibilità di confessare quello che sapeva, che avevano aperto un varco usando una Hoshi no Tami, ma indubbiamente le promesse del giapponese erano tutte menzogne; alla fine l’avrebbe uccisa in ogni caso e avrebbe condannato gli altri a morire con lei; eppure quell’energia speciale che sentiva palpitare nel suo cuore, continuava a suggerirle una flebile speranza.
Un potente schiaffo la riportò bruscamente alla realtà dei fatti, nuda e cruda; la migliore soluzione che potesse immaginare era che si stancassero di prolungare la sua agonia e la finissero presto, mentre un secondo manrovescio le fece girare violentemente la testa dall’altra parte riaprendo il taglio che si era appena asciugato.


Shinichi era visibilmente eccitato dal dolore che capiva di procurarle e dal profumo del sangue fresco e si avventò su di lei estraendo i corti artigli a uncino dalle dita, forzandola a portare lo sguardo dritto di fronte a sé, per poi scendere lasciando graffi profondi sulla gola, il busto e le cosce fermandosi sulle ginocchia, fissandola in un modo che le fece più paura di qualsiasi altro trattamento che le aveva riservato fino a quel momento.
“Forse c’è il modo per scioglierti la lingua prima di finirti un pezzo alla volta… Moloch,** vieni qui. So come ti piace prenderti cura delle nostre ospiti, quando sono così giovani e carine, ma niente bavagli, voglio sentirla gridare e pregarti, c’è una sottile ironia in questo che la maggior parte di queste stupide creature non possono cogliere; ma a quanto pare neanche tu!”


Quello che a prima vista era sembrato solo un umano abnorme si volse lentamente verso Shinichi, come per assicurarsi di aver capito bene la proposta allettante che gli era stata fatta, poi spalancando le fauci irte di denti scheggiati si avvicinò alla strega emettendo una risata gutturale e con le mani tozze che terminavano in unghie nere e affilate le spalancò le gambe curvandosi su di lei, sovrastandola con la sua massa.
Il kitsune gongolava tra sé aspettando di assistere alla scena, scommettendo che quella ragazzina avrebbe resistito pochi secondi prima di supplicarlo di fermare Moloch in cambio delle informazioni che voleva e lui l’avrebbe accontentata, sì, ma solo per il tempo di dirgli tutto…
Qualcosa però non andava come avrebbe dovuto: il gigante era bloccato sulla sua preda, che non emetteva il minimo suono, come se fosse stato ipnotizzato; eppure lei non gli era mai sembrata capace di incantesimi tanto potenti.
Si avvicinò dandogli un brusco colpo sulla schiena per scuoterlo, ma quello che ottenne fu di vedere la testa sproporzionata del suo sottoposto rotolare sul pavimento, con un’espressione di stupore ferma per sempre, mentre dal taglio netto del collo zampillava un fluido nero e vischioso.


Alle spalle di Bonnie, non più occultato dalla stazza del mostro, Damon lo stava fissando in un modo che non lasciava spazio all’immaginazione, il pugnale che corredava l’uniforme di velluto nero era ancora intriso del sangue dello stesso colore, ma era la sfumatura che tingeva i suoi occhi a essere molto più letale della lama che pur aveva mostrato di saper adoperare estremamente bene.
Non c’era alcuna distinzione tra la pupilla e l’iride, come se quel maledetto corvo avesse lasciato affiorare la parte più scura della sua anima per mostrargli attraverso lo specchio del suo sguardo cosa albergava nei meandri più pericolosi del suo essere.
Morte, c’era la Morte a squarciare le sue sicurezze di poco prima, a perforare la fragile maschera di forza fasulla che aveva usato trovandosi in tre contro una ragazzina inerme, a trasmettere un messaggio inequivocabile direttamente nel suo cervello. ‘Stai per pagare’.


“Sai fare un’entrata in scena, lo riconosco, ma hai potuto contare soltanto sulla sorpresa; questa stanza sarà il cimitero dove finalmente sarai sepolto; io non sono mai davvero solo, il mio Dio non abbandona i suoi figli quando sono devoti. Se chiede carne gli offro carne, se vuole una vita, qualcuno deve perderla – i capelli sottili del ragazzo-volpe cominciarono ad agitarsi mossi da un soffio invisibile, le punte rosse delle ciocche liscissime brillavano come se la scintilla originale del fuoco dell’Inferno le avesse incendiate – Akuma è in me ed io faccio parte di Lui; preparati perché stai per provare la sua vendetta”.
Nello spazio del secondo che servì a Shinichi per tracciare in aria un ideogramma recitando una formula sacra, Damon aveva reciso la corda che tratteneva Bonnie, fulminandola con gli occhi così efficacemente da indurla a restare ferma sulla sua sedia che in quel momento era il posto meno rischioso dove trovarsi in quella camera.


I due rivali erano separati solo da un paio di passi di distanza, quando il kitsune più piccolo tentò di aggirare il vampiro per colpirlo al fianco con una stella a cinque punte**** trovandosi sbalzato da una potentissima ondata di energia che lo mandò a sbattere contro la parete alla sua sinistra, lasciandolo in quella posizione come se fosse trattenuto da catene invisibili.
In un silenzio surreale il combattimento non ancora davvero iniziato si interruppe; tutta l’attenzione era concentrata su quello che stava accadendo al prigioniero, che emettendo un ringhio feroce, serrò la bocca sbarrando gli occhi dai quali cominciarono a scendere sottili rivoli rossi, mentre un gorgoglio strozzato fuoriusciva dalla sua gola.
“Ho sentito il suo tanfo sulla mia streghetta, l’ha sporcata con la sua saliva sudicia; se ti chiedi cosa sta succedendo, gli sto semplicemente ordinando di strapparsi la lingua a morsi, niente di cui sentiremo la mancanza”.
La rossa si voltò di scatto nella direzione opposta appena in tempo per non vedere cosa stava facendo quel rumore disgustoso cadendo sul pavimento, sentendo la porta che veniva spalancata dall’essere in fuga per salvarsi almeno la vita.

Ora erano loro due, uno contro l’altro.
Il demone si concentrò e fiamme violacee apparvero sulle sue spalle, le unghie si allungarono fino a diventare quanto la mano, mentre un vortice di energia malvagia lo avvolse legandosi a lui come un’estensione delle sue membra.
Quando parlò di nuovo la sua voce era cavernosa e antica, pareva che uscisse da un sepolcro dissacrato. “Questo è il mio Dio. Dov’è il tuo adesso?"
Damon sorrise, più pericoloso che se avesse sollevato un grido di guerra, più letale che nel pieno della sua rabbia, fendendo l’aria in modo palpabile con lo scintillio dei canini bianchissimi; senza tradire il minimo sforzo colmò lentamente la distanza che li divideva vincendo la resistenza sovrannaturale che tentava di respingerlo.
“Sai perché hai già perso prima di sfidarmi? Ti affidi a qualcun altro affinché combatta al tuo posto con la sua potenza, ma non funzionerà mai come se nascesse dentro di te. L’unico in cui credo è me stesso, volpe, il mio Dio ce l’hai davanti agli occhi”.


“Blasfemo… non poteva essere altrimenti, vampiro: preparati a una fine lenta e dolorosa!”
In una frazione di secondo Damon e Shinichi erano impegnati in un corpo a corpo senza esclusione di colpi, distruggendo quello che si trovava sul loro percorso, come due belve feroci che mirano alla gola dell’avversario per finirlo e divorarlo, finché sembrò che la nuvola di fuoco che rispondeva ai comandi del kitsune stesse mettendo Damon in seria difficoltà.
Bonnie non poteva certo avvicinarsi, ma restando ferma nella sua posizione si raccolse cercando di isolarsi e cominciò a ripetere quella frase che sorgeva spontanea dal profondo della sua anima, quando un verso disperato le fece sbarrare gli occhi.
Damon aveva trafitto Shinichi con una trave staccata dal soffitto di legno, inchiodandolo alla parete e con due poderosi calci gli stava spezzando le unghie e le dita in modo che non potesse tentare di liberarsi.


“Adesso temo di avere un impegno con la signorina McCullough, ma tu mi aspetterai, vero? Quando tornerò ti comunicherò cosa avremo deciso di farcene di te; se vivrai per essere di qualche utilità, o se ti strangolerò con le tue stesse budella mentre le dovrai baciare i piedi. Sicuramente non ti annoierai nell’attesa, puoi sempre pregare!”
Un attimo, un soffio di vento e Bonnie si accorse di essere sospesa in aria, sorretta dalla stretta ferrea del braccio destro del vampiro intorno alla sua vita, che l’aveva afferrata saltando fuori dalla finestra con la naturalezza di chi è abituato a volare, lasciandosi sospingere dalla corrente per allontanarsi e cominciando contemporaneamente a scendere in lenti giri concentrici, il mantello color della notte che disegnava un’elica nel cielo.
La ragazza nascose il viso sul petto marmoreo di Damon, tenendosi con le poche forze residue con le braccia allacciate dietro il suo collo senza osare incrociare lo sguardo di disapprovazione con cui sicuramente la stava giudicando.
“Guardami, Uccellino”. Il tono era fermo, ma con una inusitata nota di apprensione che la convinse ad eseguire quell’ordine.
“Ho paura di stare in alto, credo di avere una costola rotta, non essere arrabbiato con me”.


Lo disse tutto di un fiato, mettendo a fuoco attraverso il fitto velo di lacrime lo splendido viso del ragazzo, restando senza respiro nel vedere l’espressione dolce che si era disegnata sui suoi lineamenti rilassati e nelle pupille di ossidiana che le leggevano dentro.
“Ora va tutto bene”.
Damon premette appena i canini sulle labbra morbide, lasciando quattro piccolissime ferite e senza aggiungere nulla posò la bocca su quella rosata della fanciulla, lasciandola abituare al gusto del sangue, poi si fece spazio con la lingua, facendola bere goccia a goccia, sentendola attraversata dai brividi che quel contatto le procurava uniti alle contrazioni dei tessuti e delle ferite che si risanavano.
Quando arrivarono a terra, Bonnie era ormai inconsapevole di qualsiasi cosa che non fosse continuare a baciare Damon accarezzando i suoi capelli di seta opalescente, stringendosi a lui che seguitava a tenerla aderente al suo corpo mentre ricambiava affondando le mani tra i riccioli color fragola, inanellandone qualcuno intorno alle dita.


Dopo un tempo indefinibile la strega dovette proprio staccarsi per prendere fiato, cercando qualcosa di intelligente da dire.
“Non ho raccontato niente, sai? Neanche quando… hai capito”.
“Sei stata incosciente ma molto coraggiosa, sono fiero di te, Pettirosso; comunque non avrei dovuto lasciarti da sola tanto a lungo”.
La rossa non ebbe modo di assimilare la nozione del vampiro che si scusava per qualcosa perché tutta la sua attenzione si era focalizzata altrove; la mani di Damon stavano risalendo delicatamente lungo l’interno delle sue gambe, oltre l’orlo dell’abito,  proseguendo fino a metà delle cosce lungo la traccia di sangue rappreso dei graffi ormai spariti.
“Ti ha toccata fin qui, vero?”


Lei annuì sperando di dissimulare almeno in parte la sensazione che le sue dita fini e bianchissime le stavano trasmettendo mentre portavano via la memoria di quel contatto sporco, sostituita dalla voglia che lui continuasse all’infinito ad accarezzarla così.
“Adesso ti porto nel mio palazzo e ti metto a letto… ma non essere delusa, tu dormirai sotto le coperte, io fuori; per quello che stai sperando dovrai almeno aspettare domani, stanotte sei distrutta devi soltanto riposare al sicuro”.
La voce di Damon trasudava la malizia più pura mentre soffiava quelle parole nelle orecchie di Bonnie che si accesero di vergogna.
“Sei un bruto a leggere i miei pensieri così! Ti proibisco di farlo, ecco! E poi io intendevo… insomma…”
Un altro bacio travolgente distrasse la piccola strega da quel momento così imbarazzante, lasciandola cedevole e totalmente arresa tra le braccia del vampiro.
“Uccellino, dimmi una cosa. Quando ti hanno catturata, sapevi che sarei arrivato in tempo a salvarti? Che ti avrei strappata via da quel posto?”
Bonnie gli rivolse un sorriso luminoso, pieno di Amore.
“In qualche momento è stato terribilmente difficile, ma la risposta è sì. C’è qualcosa in cui credo e  che ti ha portato da me”.
                                                

*Publio Virgilio Marone
**Moloch: Nella religione fenicio-cananea, la divinità  a cui si sacrificavano vittime umane; nei romanzi, inoltre, gli insetti-mostro sono chiamati “malach”, con evidente derivazione.
***Il nome Akuma significa “Demone” in giapponese;  è uno spirito maligno composto di fuoco, con la testa fiammeggiante, occhi infuocati, che brandisce una terrificante spada che rotea e fa volare nell’ aria per tagliare teste umane.
****Arma Ninja                       

4° Classificato Pari-merito Valutazione storia: Omnia vincit amor Criteri di valutazione: Titolo: Il titolo mi ha ispirato e incuriosito. Quindi meriti il punteggio pieno. 5/5 punti Grammatica e Stile: Non ho notato errori nella storia. Quindi ti meriti il punteggio pieno. 5/5 punti Originalità: La tua idea è molto originale. 10/10 punti Gradimento personale: La storia mi piace molto. Però l’avrei scritta un pochino più lunga. 7/10 punti Utilizzo dei Pacchetti: Mi piace molto l’utilizzo che hai fatto dei 5/5 punti Totale: 32/35 punti

  
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