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Autore: Netmine    05/05/2013    5 recensioni
Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio!
... Di sicuro Wonkel non aveva mai sentito questo proverbio
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno Wonkel era andato più lontano da casa sua di quanto non avesse mai fatto... era ormai sera e camminava dalle prime luci dell'alba!
Camminò ancora per un po' in cerca di un posto accogliente dove passare la notte. Da lontano vide una casetta circondata da un bel giardino dove sarebbe stato al sicuro. 
Vi era appena entrato quando sentì qualcuno chiamarlo "Folletto. Psss, folletto!" si girò, ma dietro di lui non c'era niente oltre il terriccio e i gambi dei vari fiori. 
Tornò a camminare "Folletto. Psss, folletto!" questa volta era sicuro che qualcuno l'avesse chiamato, ma perché si nascondeva? 
"Chi è che mi chiama? Dove sei?"
"Qui in alto, folletto" Wonkel alzò gli occhi nella direzione da cui proveniva il suono e vide due grandi occhi verdi disegnati in mezzo al polline di una gigantesca margherita viola. "Finalmente qualcuno in carne e ossa oltre quella stregaccia!" Wonkel ancora non riusciva a credere ai suoi occhi, doveva essere la stanchezza che gli stava giocando un brutto scherzo... Spesso quelli della sua specie avevano parlato con le piante per farle crescere rigogliose, alcuni persino cantavano loro serenate, ma mai nessuna pianta aveva parlato con loro!
"Tu...Tu chi sei?" 
"Oh, scusa, che sbadata. Mi chiamo Lepinda. E tu, folletto?"
"Il mio nome è Wonkel"
"Allora, Wonkel, come mai da queste parti?" 
"Beh, stamane avevo deciso di conoscere meglio il mondo che circondava il mio villaggio e forse mi sono allontanato un po' troppo. Ma tu... Tu sei una margherita! Come puoi parlarmi?"
"Andiamo subito al sodo, eh?" Lepinda rise di cuore muovendo due foglie a sorreggere lo stelo "Diciamo che  non sono solo un fiore. O almeno, che non sono sempre stata un fiore" Wonkel era più confuso di prima "Non hai capito, eh? Quando dicevo che sei l'unico essere in carne e ossa oltre 'quella stregaccia' che vedo da molto tempo, parlavo di una vera strega. Sai, di quelle cattive e con la bacchetta. Lei mi ha fatto questo" il suo tono divenne triste "Un tempo ero una giovane e bella ninfa, ma feci l'errore di chiedere ospitalità alla sua porta"
Una grossa goccia di linfa mista a polline sgorgò dai suoi occhi e cadde accanto a Wonkel "Non preoccuparti, tornerai ad essere ciò che realmente sei. Ne sono sicuro"
"Non credo proprio che succederà mai, non posso più fare niente per cambiare il mio destino"
"Perché dici questo? Ci sarà un modo per risolvere tutto. C'è sempre!"
Lepinda scosse i suoi petali "Si, il modo per cambiare tutto c'è. Ma io non ho più cosa fare..."
"Perché?"
"Perchè sono bloccata qui, piccolo Wonkel, e non potrò mai cogliere di sorpresa quella strega"
"Posso aiutarti io!" disse Wonkel in uno slancio di altruismo "Dimmi cosa posso fare per te" continuò, un po' meno convinto.
"Oh, mio piccolo e coraggioso folletto!" la voce di Lepinda era piena di gratitudine e gli occhi le si riempirono di nuovo di quelle sue strane lacrime.
Wonkel alzò le mani per proteggersi "No, no. Niente più lacrime o rischierai di uccidere il tuo coraggioso folletto salvatore!"
Lepinda rise e le lacrime le sparirono lasciando gli occhi leggermennte lucidi "Scusa. Ora vieni, ti mostro cosa devi fare" si abbassò e lo fece salire sulla foglia più alta che aveva. Wonkel si tenne stretto e per poco non cadde quando quella si rialzò "Riesci a vedere  attraverso quella finestra?" Wonkel si mise sulle punte e annuì "Lì abita la strega. Devi riuscire ad intrufolarti lì dentro..."
"Lì dentro? E come faccio ad entrare senza che se ne accorga?"
"Questa è la parte più semplice. Ogni sera la strega esce in cerca di un po' di selvaggina con cui sfamarsi, allora potrai entrare senza essere notato. Poi, durante la notte, dovrai arrivare fino al suo orecchio sinistro e sfilarle il grosso orecchino. E' quella la fonte dei suoi poteri"
Wonkel era paralizzato dal terrore. Perché le aveva detto che l'avrebbe liberata? Ora avrebbe dovuto mantenere la promessa, anche a costo della sua stessa vita. Deglutì rumorosamente. "E se fallissi?"
"Ti scoprirebbe e diventeresti come me. Ma non fallirai, devi riuscire"
 
Passarono delle ore e la porta si aprì, facendone uscire una donna anziana dal viso tenero. Era decisamete diversa dall'idea che Wonkel aveva di una strega!
Rimase a guardarla non osando nemmeno respirare per la paura di essere scoperto. Quella fece un passo fuori dalla porta e si tramutò in una piccola volpe dal pelo dello stesso colore del fuoco. 
Wonkel era così stupito da quella metamorfosi da non essersi accorto che la porta si stava chiudendo. Per un soffio riuscì ad entrare in casa. 
L'ambiente che lo circondava era quello di un normale cottage di campagna, eccezione fatta per il grosso pentolone che sbuffava nel camino e per le mille ampolline piene  di strane sostanze sparse un po' dappertutto. Si arrampicò sul comodino e si nascose per bene dietro una grossa pila di libri.
 
Passò un po' di tempo e il rumore della porta che si chiudeva risvegliò Wonkel e gli mise in corpo un'adrenalina pazzesca. La strega posò su un tavolo una coppia di conigli con il collo squarciato e ancora grondante di sangue. A Wonkel venne un fortissimo conato di nausea quando quella, con un lungo e affilato coltello, tagliò loro di netto la testa ,ma si mise una mano sulla bocca e si impose di rimanere tranquillo e completamente immobile.
Assistette impotente allo schifoso banchetto della strega e, quando quella, finalmente sazia, cadde in un sonno profondo, si calò sul letto. 
Era sul cuscino, in mezzo ad un intricato groviglio formato dai capelli crespi della strega. Stando molto attento a non tirarne nemmeno uno, si fece strada fino all'orecchio.
L'orecchino era grande quanto la testa di Wonkel ed ebbe diversi problemi a sganciarlo. Appena riuscì a sfilarlo, quello si illuminò di una strana luce viola e bruciò i palmi del piccolo folletto.
Il mondo sembrò girargli attorno, gli mancò la terra sotto i piedi e sembrava che gli iniziò a formicolare la pelle. 
Quando riaprì gli occhi, la strega lo fissava compiaciuta "Un nuovo fiore per il mio bel giardino" lo prese e infilò le sue radici in un sacchetto di tela pieno di terra. 
Una volta fuori, potè finalmente osservare quel giardino che sarebbe diventato il suo inferno personale. 
C'erano tantissimi fiori bassi dalle espressioni tristi, mugolavano più che parlare e ondeggiavano al vento. In mezzo ad essi si ergeva alta e trionfante Lepinda, la quale venne aavvolta da una nube e ne uscì come era un tempo, ninfa. 
"Ce l'hai fatta, Wonkel, mi hai riportata alla mia forma originale" e, con un sorriso incattivito da tutto il tempo passato sotto forma di fiore, andò via mentre il nuovo fiore prendeva il suo posto.
   
 
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