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Autore: Envy99    25/11/2007    3 recensioni
La mia prima LxNear^^ Spero vi piaccia...[Non potevo placare l’ansia… Non potevo dire “ Manca tanto tempo”, o fare pensieri felici. Era successo e basta…l’inevitabile.]....[-Io mi chiamo L! E mi hanno chiesto di farti vedere la Wammy’s House!- spiegò sorridente.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Near
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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il sapore della pioggia..

Persi i miei genitori in un giorno di pioggia.
Mi lasciarono a casa con la baby-sitter e partirono assieme in macchina, non ricordo neanche per dove. Quando c’era il temporale, avevo sempre paura, a quel tempo avevo appena cinque anni. Correvo a nascondermi sotto le coperte, tappandomi le orecchie e la mamma, poco dopo, si sedeva sul bordo del letto. Mi prendeva tra le braccia carezzandomi i capelli.

“Il cielo ha la tosse” mi sussurrava sorridendo, riferendosi ai tuoni.

Quel giorno però, non ci fu nessuno a rassicurarmi. Li aspettai, non so per quanto, fiducioso che avrebbero fatto presto ritorno per la cena.
Non tornarono.

Mi insospettii quando vidi la baby-sitter preoccupata che cercava di contattarli al telefono. Scoprii tutto dal telegiornale, era in diretta. Un grande incidente di un camion e una macchina, contro una pompa di benzina. Mi ero già ritrovato a pensare che, a distanza di anni ed anni, avrei perso i miei genitori invecchiando, ma c’è una cosa comune a tutti, riguardo questo pensiero.

Automaticamente, si pensa che manca molto, moltissimo tempo, e ci si auto-tranquillizza.
Solo quando si pensa a quanto sia inevitabile la morte, si capisce.
Appena ci si rende conto di quel che di certo, ci succederà, si percepisce una stretta al cuore, così si cerca di placarla con dei pensieri felici.
Di fatto, un bambino non dovrebbe essere messo tanto brutalmente davanti alla morte delle persone a lui care.

Non potevo placare l’ansia…
Non potevo dire “ Manca tanto tempo”, o fare pensieri felici.
Era successo e basta…l’inevitabile.


In seguito a vari spostamenti e problemi burocratici, finii in un orfanotrofio. Non avevo nessuno.
Cercai sempre di non riportare alla mente il pensiero di quella sera, ma non fu semplice.
Appena sceso dalla macchina dell’anziano signore che mi aveva portato lì, Roger, fissai con occhi inespressivi quell’enorme edificio.
Si vedeva che era stato costruito molto tempo prima e poi restaurato. Nel cortile c’erano tanti bambini ed io mi sentii immediatamente addosso la fredda sensazione di essere uno dei tanti.
Se volevo riuscire a cavarmela, avrei dovuto andare avanti per conto mio. Per quanto avessero potuto consolarmi, i responsabili che si occupavano di noi, dovevano badare a tutti, non solo a me.

Dopo che ebbi sistemato le cose nella mia stanza, mi rintanai sotto le coperte, da solo.
Qualcuno bussò alla mia porta e un debole “Avanti” uscì dalle mie labbra svogliatamente. Vidi entrare un ragazzino, doveva avere all’incirca tre anni più di me.
Mi salutò e io risposi fissandolo. Era pallido, occhi scuri, una maglietta bianca e dei jeans. Era a piedi nudi e coi capelli spettinati…Rimanere lì perplesso mi parve il minimo.
Chi era? Cosa voleva? Perché era in camera mia?

-Io mi chiamo L! E mi hanno chiesto di farti vedere la Wammy’s House!- spiegò sorridente.

- Tu chi sei?- domandò venendomi vicino.

Sembrava amichevole, pensavo che nessuno volesse far conoscenza col nuovo arrivato. Continuava a venirmi vicino, cercando di spronarmi. Forse era l’unico che provava a tirarmi su di morale e, quasi da subito, sentii un disperato bisogno della sua vicinanza…un disperato bisogno di un amico.
Riflettei su di lui, L di certo non era il suo nome, così decisi di giocare anche io a quel gioco…
Near… vicino.
Era ciò che succedeva, in quel momento avevo qualcuno vicino…ed era ciò di cui avevo bisogno.

-Mi puoi chiamare Near- dissi porgendogli la mano.

Non chiese nulla, sorrise e mi intimò di seguirlo per farmi vedere il posto.

Durante il giro, mi chiese cosa mi era successo, sempre con molto riguardo, e probabilmente mi resi conto solo ora, che era passato già un mese. Gli chiesi anche io di lui, e mi spiegò che suo padre morì quando lui era molto piccolo, per ragioni che neanche lui conosceva, mentre la madre morì di malattia.

-All’inizio tutti abbiamo avuto l’impressione che questo posto fosse una prigione, ma poi si fa amicizia e si scopre d’avere qualcuno pronto ad aiutarti – spiegò.

Alla fine uscimmo in giardino ed L mi presentò i suoi amici. Mello, un ragazzino un po’ arrogante ma affettuoso, con la passione per il cioccolato…
Matt, della stessa età di Mello, un po’ taciturno e perso nel mondo dei videogame.
Mi sorpresi di come mi vennero incontro, facendo amicizia e raccontandomi le loro esperienze prima dell’arrivo a Wammy’s House. Mello perse entrambi i genitori in una sparatoria dopo un furto in una banca, rimasero feriti molti innocenti.
Matt invece, non ne sapeva nulla, forse per lui era stato più semplice…non aveva neanche potuto affezionarcisi.


Era ormai passato molto tempo da quel giorno, dieci anni. Dieci anni alla Wammy’s House, con i miei amici, mi ero rifatto una vita, ma il persistente fastidio, quasi un timore per i temporali, continuava ad esserci.
Ogni volta mi rintanavo sempre sotto le coperte in attesa che cessasse tutto, proprio non ce la facevo ad affrontarlo. Non potevo. Non potevo togliermi questa paura, e tutti quelli che mi conoscono lo sanno. A dire il vero, me ne vergognavo parecchio, a sedici anni avevo ancora paura di un temporale, credo fosse l’unica parte do me rimasta un po’ bambina.


Un giorno il temporale fu particolarmente forte, violenti scrosci d’acqua si abbattevano sulle finestre. Si udivano tuoni che potevano spezzare l’aria.
Non ricordo quanto durò, ma rimasi nascosto addirittura fino a stancarmi, ma non avevo intenzione di uscire. Mi coprivo le orecchie, così non sentii che qualcuno aprì la porta. Mi accorsi di non essere solo, soltanto quando sentii una lieve pressione sulla mia spalla. Mi scoprii timidamente il volto, era L.

- Hey là… - mi salutò – Ancora il temporale, eh? – domandò con un po’ di riguardo, sapendone il motivo.

- S...si… - balbettai annuendo.

- Sai, è ironico… - cominciò lui – Mia madre, è morta quando il sole splendeva. Quando ha chiuso gli occhi, sembrava stesse dormendo…Aveva il sorriso sulle labbra, benché fosse divorata dalla malattia. – spiegò mentre io ero tornato con la testa sotto il piumone.

L capì che lo ascoltavo, ma avevo troppo timore per uscire. Sentii dei rumori lievi e poi avvertii una sensazione fredda. Guardai verso la finestra e sgranai gli occhi.

- Ma che diavolo stai facendo? – gridai fissando L.

- Beh, a parte il freddo e il bagnato…non mi sembra che sia poi così pericoloso il temporale – asserì guardandomi con quegli occhi così profondi.

Si era piazzato davanti alla finestra, da cui era entrò moltissima acqua, e la maggior parte, finì addosso a lui. Corsi a chiudere la finestra, senza pensarci un attimo.

- Così ti ammali! – lo sgridai.

L era famoso per fare sempre cose imprevedibili.
Appena la chiusi, lo guardai come per rimproverarlo, ma lui mi sorrise. Subito non capii il perché.

- Visto? Non era così difficile uscire, no? – chiese dolcemente.

- I…io… - balbettai guardando prima lui poi la finestra.

Non mi ero neanche accorto di essere uscito così, d’istinto, volevo solo che lui non si prendesse un malanno stando sotto la pioggia.

- Sbaglio, o dicevi che non saresti ma uscito da sotto le coperte, mentre c’era il temporale…cosa cambiava adesso? – domandò innocentemente.

Lo guardai interrogativo, era fradicio.

- Te l’ho già detto! Figurati se lasciavo la finestra aperta con tutta l’acqua che ti veniva addosso! – spiegai lievemente alterato…come faceva a non capirlo?!

- Avanti, ti devi asciugare! – gli ordinai prendendolo per un braccio per portarlo in camera sua.

Ad un certo punto mi sentii tirare all’indietro, e per paura di cadere chiusi istintivamente gli occhi. Avvertii una strana sensazione e quando aprii gli occhi, constatai che L mi stava baciando.
Mugolai un secondo sgranando gli occhi, che stava succedendo??
Sentii il sapore delle sue labbra, mescolato a quello della pioggia che gli era caduta addosso.
Era dolce, deciso, fresco…tanto perfetto che mi ci abbandonai senza pensare.

Non ricordo quanto tempo stetti tra le sue braccia rispondendogli timidamente, ma furono i momenti più belli della mia vita. Quando smise di baciarmi, sussurrò il mio nome a fior di labbra e ci sorridemmo a vicenda.
Non capii cosa trovasse in me, o perché decise di baciarmi, sapevo solo che adoravo lui e il suo profumo. Il sapore delle sue labbra mescolato a quello della pioggia era paradisiaco, ed ancora oggi, a distanza di tempo, lo ricordo bene.

Non ho più paura del temporale, ora però mi ricorda L…che se n’è andato.
Lontano da me…
Dalla Wammy’s House…
Dalla sua vita.

E’ pronto a sacrificare la vita per i suoi ideali, io lo so, ed è per questo motivo che andrò da lui. So per certo che non si farà riportare a casa, senza prima aver catturato Kira, così lo aiuterò.
Non importa cosa dovrò fare, o dove andrà a parare la mia vita con quest’indagine…

Perché la vita con L…sarà sempre perfetta.

Ecco, finita!^^ Spero sia piaciuta! Ho messo wath if perchè hanno meno anni di differenza rispetta all'anime. Cmq saluto tutti, anche chi non recensisce e ringrazio la mia sempay Ovetto che si è offerta di ricopiarla dalla carta al pc (lavoro che io detesto più di tutto)...bye!!! Recensite!!!^^

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