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Autore: Devon    06/05/2013    1 recensioni
Joe sospirò. Perché doveva essere sempre così difficile educare Jimmy?
-Non è affatto divertente - disse Barbara, guardandolo di traverso.
-Per me lo è - replicò il ragazzino, sollevando il sopracciglio destro in tono di sfida.
I due coniugi si scambiarono un'occhiata esasperata. Che cos'avrebbero dovuto fare con lui?
L'adolescenza di Jimmy "The Rev" Sullivan. :)
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jimmy stava seduto tra i rami del grande albero del cortile scolastico da più di mezz'ora, le gambe penzoloni.
Non aveva alcuna intenzione di scendere, non gliene fregava niente di essere espulso. Non sarebbe stata certo la prima volta.
E poi si sarebbe subito l'ennesima ramanzina da parte della mamma, come succedeva praticamente ogni due giorni. La Krieger continuava a gracchiargli contro con la solita voce isterica, ma tutte le minacce e i rimproveri che gli sputava contro, gli entravano da un orecchio e uscivano dall'altro. Per quanto gli riguardava, poteva urlare quanto voleva che tanto lui da lì non sarebbe sceso finché non si sarebbe stufato.
Quante storie per un po' d'acqua. Adesso non si poteva neanche più scherzare.
Si guardò un po' attorno. Il cortile della scuola visto dall'alto non sembrava neanche così terribile.
I suoi compagni lo fissavano sbalorditi, senza però avvicinarsi troppo. Le madri proibivano severamente ai loro figli di avere anche solo minimamente a che fare con lui.
Tra le varie facce riconobbe Matthew Sanders, quel ragazzo simpatico con gli occhi verdi e le fossette e con cui aveva stretto subito amicizia. Uno dei pochi.
Sua madre gli stava vicino e lo teneva per le spalle. Lanciò un'occhiataccia al ragazzino sull'albero per poi rivolgersi al figlio.
-Che non ti veda mai andare in giro con quel delinquente - gli intimò, accompagnandosi con un gesto dell'indice.
Matt roteò gli occhi ma si limitò ad annuire. Sapeva che con la signora Sanders non c'era da discutere.
Jimmy fece una smorfia e continuò a far dondolare le gambe gracili.
Era sempre stato un ragazzino molto magro.
Da una parte non aveva fretta di andarsene, sarebbe potuto restare benissimo per tutto il giorno su quell'albero, ma nel pomeriggio avrebbe avuto lezione di batteria e non se la sarebbe persa per nulla al mondo. Ormai suonava da quasi due anni; era l'unica cosa che riusciva a far uscire quella parte di sé che teneva sempre nascosta. La musica era tutto ciò che di più prezioso aveva.
La cosa che desiderava di più era avere una batteria tutta per sé, anziché doversi sempre esercitare con la batteria giocattolo che i genitori gli avevano regalato quand'era piccolo. Gli era sempre piaciuto tamburellare su cose e persone, dal tavolo della cucina alla testa di Kelly, sin dai primi mesi di vita. Insomma, ce l'aveva nel sangue.
-Te lo ripeto per l'ultima volta Sullivan: se non scendi immediatamente da quell'albero io chiamo i tuoi genitori! - esclamò nuovamente la Krieger, puntandogli il dito raggrinzito contro con fare accusatore.
-E allora chiamali, cosa stai aspettando, un segno divino? - replicò Jimmy, senza preoccuparsi di risultare maleducato. Non gliene importava più niente.
Le madri e i ragazzi là sotto lo guardarono sbalorditi e a qualcuno sfuggì una mezza risata.
"Che vergogna", "che ragazzino sfacciato", "che razza di cafoncello", "chissà che educazione gli avranno dato i genitori".
Sì beh, i suoi genitori non ci facevano una gran bella figura. I coniugi Sullivan erano due persone così gentili e perbene, e così anche le loro figlie. Jimmy, nonché il fratello mezzano, costituiva l'eccezione. Com'era possibile che, in una famiglia di persone così cortesi e premurose, lui fosse nato con un carattere tanto ribelle? Se non ci fosse stata quella particolare somiglianza tra loro, Jimmy avrebbe potuto pensare di essere stato adottato.
Continuò a guardare l'insegnante con aria di sfida. Ormai si era abituato a tener testa a chiunque. Nessuno poteva sottomettere James Sullivan.



 -TU devi metterti in testa che la scuola non è tua e che ci sono delle regole da rispettare!
Ecco che il padre gli rifaceva la ramanzina.
Joe Sullivan era un uomo molto calmo e paziente. Voleva un bene dell'anima a suo figlio, ma non capiva cosa lo spingesse a comportarsi così. Né lui né sua moglie, Barbara, gli avevano mai fatto mancare nulla. E, per quanto si sforzassero, né loro né nessun altro riuscivano mai ad arrabbiarsi seriamente con lui, perché si finiva sempre col ridere fino allo sfinimento.
-Non ho fatto niente di male! - protestò Jimmy, alzandosi -è la Krieger che rompe...
-Questo non ti dà il diritto di mancarle di rispetto o di compiere atti di vandalismo nei confronti né degli insegnanti né dei tuoi compagni- intervenne sua madre.
-E dai ma', era solo acqua...
Joe sospirò. Perché doveva essere sempre così difficile educare Jimmy?
Anche se doveva ammettere che la scena che gli si era presentata davanti quel pomeriggio, a scuola, era stata particolarmente divertente.
Era riuscito a contenere a stento una risata fuori luogo alla vista della Krieger imbufalita, con i capelli ancora umidi e il fumo che le usciva dalle orecchie. Alcuni dei compagni di Jimmy ridevano spudoratamente.
-Non è affatto divertente - disse Barbara, guardandolo di traverso.
-Per me lo è - replicò il ragazzino, sollevando il sopracciglio destro in tono di sfida.
I due coniugi si scambiarono un'occhiata esasperata. Che cos'avrebbero dovuto fare con lui?
-E adesso - proruppe Jimmy, dirigendosi verso la porta d'ingresso -se non vi dispiace, vado a lezione.


-Ciao Jimmy - lo salutò Jeanette con un sorriso, mentre entrava in sala.
-Ehi - rispose Jimmy, sforzandosi di sorriderle e andando a sedersi sullo sgabello, dietro la batteria.
Jeanette era una donna sulla quarantina, bionda e con il sorriso sempre stampato in faccia. Era la sua insegnante da circa due anni ormai. I genitori di Jimmy avevano cercato di procurargliene uno parecchi anni prima, ma il tizio che avrebbe dovuto insegnargli aveva paura che potesse rompergli la batteria in quanto non in grado di controllarsi. Così avevano lasciato perdere. Poi avevano trovato lei. Jeanette Wrate aveva lavorato al college di Harbor in precedenza, e tra lei e Jimmy c'era stata subito intesa. Lei era come una seconda madre, oltre che un'ottima insegnante e lui apprendeva molto rapidamente, facendo tutto ciò che gli veniva chiesto senza mai lamentarsi di non saper fare qualcosa, il che era abbastanza inconsueto, per un ragazzino ostinato come lui.
-Brutta giornata? - gli domandò lei, guardandolo apprensiva.
-Nah - fece una smorfia di disappunto -solite cose. I professori mi odiano, la mia famiglia mi riempie di ramanzine e i miei coetanei mi stanno alla larga perché le loro madri mi vogliono morto. Tutto regolare.
La donna si sedette di fronte a lui.
-Che cos'hai combinato? - gli chiese, accennando un sorriso comprensivo.
Ormai aveva imparato a conoscerlo.
Lui sospirò e iniziò a raccontare. Le raccontò di come all'uscita di scuola, lui e un altro ragazzo si fossero procurati dei gavettoni e avessero iniziato a divertirsi. Jimmy mirò alla Krieger senza neanche accorgersene, bagnandola da capo a piedi. Beh, non poteva certo pretendere che stesse al gioco o che almeno ci ridesse sopra. Ma non si aspettava nemmeno una reazione tanto esagerata.
In quell'istante Jimmy avrebbe giurato che le uscisse il fumo dalle orecchie da quanto era incazzata.
-SULLIVAN, TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?
E l'aveva inseguito per tutto il cortile, finché non si era arrampicato su un albero.
Jeanette sospirò. Ormai era abituata a sentire quel genere di aneddoti. Se Jimmy non ne combinava almeno una alla settimana, non era contento.
Lei Jimmy lo conosceva da un po', e sapeva che non era un ragazzino maleducato. Bastava solo saperlo prendere. Non si era mai comportato in maniera indisciplinata in sua presenza.
Si allungò per dargli una leggera pacca sulla spalla.
-Sto bene - la rassicurò lui, sollevando le sopracciglia -mi passerà.
E così dicendo prese le bacchette tra le mani e respirò a fondo.
Quando le sue mani iniziarono a guidare le bacchette sui tom perse il contatto con la realtà. Si dimenticò della scuola, dei suoi compagni e della Krieger. In quel momento c'erano solo lui, la batteria e una voglia pazzesca di fare musica. Sentiva di non aver bisogno d'altro.
E Jeanette lo sapeva. Sapeva della sua passione per la musica, sapeva che per lui non costituiva solo un semplice passatempo; glielo si leggeva negli occhi. Col tempo sarebbe diventato un ottimo musicista, e lei l'avrebbe aiutato e seguito finché non ce ne fosse stato più bisogno.

   
 
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