Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: morgana85    25/11/2007    6 recensioni
Dal testo:
(...) «Una volta, tutta la tua vita era affar mio», sussurra lievemente al mio orecchio, in quella maniera così dolce che riserva solo a me.
Perché una parte di lui, ne sono sicura, sarà sempre mia.
Solamente mia.
«Ti ho detto di lasciarmi», il tono della mia voce si alza, stranamente sfuggito al mio controllo, mentre riesco non so in quale maniera a liberarmi dalla sua stretta. «Hai scelto tu di allontanarti da me, senza nemmeno darmi una spiegazione. Io ho semplicemente accettato la realtà dei fatti. Tutto qui» parlo con incredibile calma, ma non oso guardarlo negli occhi.
Codarda e ipocrita. (...)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È una fic che ho scritto molto tempo fa. Non volevo neanche pubblicarla, ma il mio migliore amico mi ha praticamente costretta ^^
La dedico a lui.
Perché è una delle sue preferite.
Perché in fondo ci sentiamo un po’ come Pansy e Draco.
Perché guardare nei suoi occhi è come guardare l’universo.
Perché gli voglio un mondo di bene.
 
Vero che me lo lasciate un commentino???
Baci a tutti e…BUONA LETTURA!!
Morgana =)
 
 
 
La Regina delle Tenebre e il suo signore, Angelo Decaduto
 
 
Tutto è buio.
Solo in un impeto di rivalsa un lampo riesce a fendere l’oscurità, mentre il bagliore di questa luce improvvisa riflette in ogni angolo della stanza danzando, in un incontro soprannaturale, con le tenebre di questa notte.
Il silenzio, che qui regna come sovrano assoluto, accoglie bramoso i miei pensieri. Solamente il flebile scorrere della pioggia sui vetri intona una triste e angelica litania, accompagnata dall’intercalare irruente dei tuoni, creando un’armoniosa sinfonia di sottofondo.
Osservo distrattamente il mio volto riflesso sui vetri della finestra, illuminato solo in parte dalla piccola candela ormai quasi completamente consumata, poggiata accanto a me sul davanzale. Penso che chiunque vedendomi adesso, con i lunghi capelli neri come le ombre più scure sparsi sulle spalle, in netto contrasto con la mia carnagione chiara e vellutata e gli occhi profondi e misteriosi, quasi irreali, potrebbe tranquillamente scambiarmi per la Regina delle Tenebre.
Con un gesto deciso della mano spalanco la finestra, lasciando che il vento gelido del Nord sferzi il mio viso, mentre la fiammella tremula della candela vibra ed infine si spegne. L’aria gioca con i miei lunghi capelli, mentre avverto il freddo penetrare tra le sottili pieghe della mia sottoveste, facendomi rabbrividire.
Chiudo gli occhi, ascoltando quasi ipnotizzata il canto del temporale, rilassandomi come non facevo da tempo. Inspiro a pieni polmoni il profumo intenso di terra bagnata e sapore di pioggia, mentre i miei occhi colgono indistinte macchie di colore dai contorni resi incerti e labili.
Sento uno smorzato fruscio alle mie spalle. Strano, ero convinta di essere completamente sola, data l’ora ormai tarda.
Ma non mi volto, non mi interessa. Dote assolutamente indispensabile di noi Slytherin, l’indifferenza.
In questo momento, in questo solo istante, esisto solamente io. Pansy Anne Parkinson.
Semplicemente.
«Cosa ci fai ancora sveglia?», una voce che riconoscerei tra mille.
«Potrei chiederti la stessa cosa», un mezzo sorriso si dipinge sul mio volto. So che lo infastidisce quando non rispondo alle sue domande.
Un morbido mantello viene adagiato sulle mie spalle, mentre avverto il freddo allontanarsi piano piano. Ed ecco il suo profumo, così intenso ed aristocratico, inebriarmi come sempre i sensi. Sa di pioggia e di vento, di parole mai dette e verità nascoste al mondo. Sa di lui.
«Così non prendi freddo», il suo respiro caldo che mi sfiora la pelle riesce a riportarmi alla realtà. Persa completamente nella sua essenza, non mi sono resa conto di quanto lui mi è vicino.
Troppo vicino.
Eppure mai come adesso lo sento distante, pressoché irraggiungibile. Sembra quasi impossibile per noi due che, fino a qualche mese fa, abbiamo condiviso ogni istante della nostra vita. Nati a pochi giorni di distanza, uniti fin da bambini da un legame profondo, quasi trascendentale. Reciproci ed unici confidenti dei pensieri più remoti, nascosti in angoli inaccessibili del nostro animo.
Ma qualcosa si è rotto, reciso dalle decisioni prese per noi dalle nostre rispettive famiglie. Mi sembra quasi di averlo perso in un infinito mare di nebbia, in cui non riesco più a trovare nemmeno me stessa.
Soffro.
Soffro tremendamente. Ma la mia imperscrutabile maschera di indifferenza compie a pieno il suo dovere. Nessuno si è mai accorto di niente. Forse solo lui sarebbe in grado di leggere attraverso i miei occhi.
O forse no.
Non sono più sicura nemmeno di questo.
Infastidita da questi pensieri chiudo con stizza la finestra, mentre l’ennesimo tuono sembra squarciare la dimora delle stelle.
Vorrei non sentirmi così, non per lui, ma non posso farne a meno. Questa sorta di patetica e devastante solitudine riesce in qualche modo a colmare il vuoto che ha lasciato.
Dio, come sono caduta in basso!
Senza degnarlo del più fuggevole sguardo mi allontano dalla sua presenza, che immancabilmente mi lascia confusa e sperduta.
Non riesco a muovere un passo però, perché la sua mano è corsa lesta verso il mio braccio, stringendolo in una morsa decisa e al contempo dolce, quasi una carezza.
«Non hai risposto alla mia domanda», il tono basso e autoritario, cosparso di controllata freddezza.
«Forse perché non è affar tuo», rispondo quasi irritata, continuando ostinatamente a non voltarmi verso di lui. Sento il cuore battere inspiegabilmente più forte e lo sguardo annebbiarsi. Colmo di lacrime. Ma io non posso piangere. Perché non piango da così tanto tempo che ho persino dimenticato come si fa.
Così, ecco puntualmente l’arroganza e l’indifferenza dilagare nel mio animo, rendendomi nuovamente l’impeccabile e altera Regina di Slytherin.
«Lasciami», è un ordine, non una richiesta. Ma, per tutta risposta, sento la sua mano tirarmi con forza contro di lui. Per non perdere l’equilibrio, poggio le mani sul suo petto. Ed ecco il familiare brivido di desiderio percorrermi veloce la spina dorsale.
Quante volte ho desiderato essere io una delle innumerevoli sgualdrine che ospita tra le lenzuola? Ormai ho perso il conto.
Ma lui non si è mai mostrato molto interessato a me, da quel punto di vista.
«Una volta, tutta la tua vita era affar mio», sussurra lievemente al mio orecchio, in quella maniera così dolce che riserva solo a me.
Perché una parte di lui, ne sono sicura, sarà sempre mia.
Solamente mia.
«Ti ho detto di lasciarmi», il tono della mia voce si alza, stranamente sfuggito al mio controllo, mentre riesco non so in quale maniera a liberarmi dalla sua stretta. << Hai scelto tu di allontanarti da me, senza nemmeno darmi una spiegazione. Io ho semplicemente accettato la realtà dei fatti. Tutto qui >> parlo con incredibile calma, ma non oso guardarlo negli occhi.
Codarda e ipocrita.
Penso che lui abbia capito che sto mentendo.
«Ma davvero?», domanda con marcata ironia.
Un profondo sospiro esce dalle mie labbra. Non trovo nemmeno la forza e la voglia di continuare questa assurda conversazione. Adesso ho solo bisogno di dormire, di dimenticare. Di ignorare la sua esistenza.
Di allontanarlo da me, ancora una volta.
Mi dirigo verso i dormitori, cercando di resistere alla forte tentazione di rimanergli accanto.
Prima che possa accorgermene però, accade qualcosa che mai mi sarei aspettata. La sua mano, che tante volte ha giocato con i miei capelli con delicatezza, colpisce con forza il mio viso.
Porto istintivamente le mie dita a sfiorare la guancia, ora calda e dolorante. «Ma cosa ti prende?», urlo contro di lui per quel gesto che mai aveva compiuto in diciassette anni che lo conosco.
«No, dimmi tu cosa ti sta succedendo!», per la prima volta lo sento alzare la voce, «Maledizione Anne!». Mi viene quasi da sorridere. Mi ha chiamata col mio secondo nome. Solamente lui ha il permesso di farlo. Ma lo fa solo quando è estremamente serio. O arrabbiato. «Sono mesi che ti comporti come se fossi uno che non hai mai visto in vita tua».
Lo sento avvicinarsi, anche se muovendosi non produce alcun rumore, quasi fosse una delle tante ombre che scivolano sul mondo quando cala la notte. «Cosa vuoi da me?», sussurro, riconoscendo a malapena io stessa la mia voce. «Cosa vuoi da me?», questa volta è un grido disperato che mi lascia completamente vuota e priva di forze. Chino la testa verso il basso, mentre i capelli mi coprono il volto, cercando invano di celare il mio dolore al mondo.
«Voglio te», sgrano gli occhi, mentre quelle due semplici parole sembrano sconvolgere l’intera mia esistenza. «Guardami».
No.
Non posso farlo.
E se mi stesse solo prendendo in giro? Un altro frivolo divertimento.
«Guardami», due dita mi sollevano il viso. E in un attimo i miei occhi incontrano i suoi. Si dice che l’anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi. Ma non è paura quella che scorgo in quelle iridi di argento brunito, ma solo sincerità, calore. E qualcosa di diverso, uno strano baluginio, un piccolo diamante rilucente in quell’oceano di nebbia.
Sono proprio come le ricordavo. Intense e profonde. Così immense da poter racchiudere l’intero universo, scurite da quella pesante coltre di tristezza che offusca il loro splendore da tempi immemori.
Inspiegabilmente una lacrima scende lungo la mia guancia, mentre i nostri sguardi sono ancora intrecciati. Alla ricerca di quella completezza che si perpetua solo quando i suoi occhi cosparsi di lucentezza adamantina incontrano i miei, creati con l’essenza stessa della notte. Cerco di asciugare quella piccola perla di tristezza che ribelle ha solcato i mio viso.
Ma gli argini che ho costruito con immensa fatica hanno ormai vacillato.
E hanno ceduto.
Stanca di combattere una lotta, che so di non poter più vincere, contro l’amarezza e la solitudine di una vita, mi abbandono contro di lui, posando la testa sul suo petto. Le sue braccia mi avvolgono i corpo in quella maniera che tanto adoro, facendomi sentire protetta e al sicuro. E finalmente permetto alle lacrime di scendere copiose, mentre il mio spirito è scosso dai singhiozzi di una bambina cresciuta troppo in fretta.
«Dio, quanto mi sei mancata», mi sussurra dolcemente quando il mio respiro è tornato tranquillo. Sorrido contro il tessuto pregiato della sua camicia.
«Tu invece no», lo sento ridere divertito, una delle sue rare risate che non smetterei mai di ascoltare, così fanciullesca e innocente.
Riesco improvvisamente a vedere ciò che devo fare. Un gesto che probabilmente rimpiangerò per il resto dei miei giorni, data la sua stupidità, ma ora non posso più tornare indietro. Alzo lo sguardo su di lui, scorgendo un leggero sorriso che rende quel volto, eternamente severo e composto, dolce e irresistibile. Mi sollevo leggermente sulle punte, sfiorando appena le sue labbra. Sento le guance tingersi di un insolito color porpora, cercando in ogni modo di allontanarmi, imbarazzata. Ma la sua stretta si fa più forte, mentre lo vedo avvicinarsi sempre di più, finché le sue labbra non incontrano di nuovo le mie. Percepisco il suo sapore, raffinato e inebriante, nello stesso istante in cui le nostre lingue danzano leggere e desiderose, in perfetta armonia.
Poggia la fronte contro la mia, guardandomi come mai aveva fatto prima.
Desiderio.
Indomabile e bruciante desiderio.
Intreccio le mie dita con le sue, trascinandolo nella mia spaziosa camera da Caposcuola.
La nostra è l’unione di anima e corpo, che sembra essere stata scritta all’inizio del mondo, conservando la sacralità di un antico rito in cui gli dei univano i loro spiriti, in un connubio perfetto ed eterno.
Sorrido ancora, mentre riesco con ogni fibra del mio essere ad avvertire il suo corpo, ancora adagiato su di me, il capo appoggiato sul mio ventre. Gli ho chiesto io di rimanere così, sentendolo vicino e finalmente solo mio.
Gli accarezzo distrattamente i capelli, così come le sue dita scivolano maliziose lungo il mio fianco nudo con tale delicatezza da sembrare una leggera piuma che solca l’aria.
Ed infine sento Morfeo sussurrare al mio orecchio, pregandomi di raggiungerlo nella sua isola, accogliendo così il meritato sonno.
Ed io acconsento.
 
 
 
 
P.S.: Ringrazio veramente di cuore tutti quelli che hanno commentato le mie storie. Ho ricevuto parole che mi hanno incredibilmente commossa! GRAZIE DAVVERO A TUTTI!!!!
E un ringraziamento particolare va a daphne_91 …credo che tutti sarebbero felici di ricevere tanto incoraggiamento da parole come le sue!!! GRAZIE!!! ^^
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: morgana85