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Autore: Silent_Warrior    06/05/2013    8 recensioni
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Una collezione di storie GaLe che offre scorci di questo amore così bizzarro e dolce, che sfida la comprensione.
"Senza qualcosa per cui vivere, sarebbe scomparso lentamente" (dal cap.13)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01. Nella Tana del Dragon Slayer


Levy fuggì, lacrime di rabbia traboccavano dagli occhi nonostante i suoi sforzi per contenerle. Poteva sentire Jet e Droy gridarle di fermarsi, più supplicanti che arrabbiati ora, ma corse ancora più veloce.
Come si erano permessi! Non era giusto! Come avevano potuto prendere una tale decisione per lei e aspettarsi che le sarebbe andato bene? Imporle la loro amicizia, forzandola a scegliere tra la sua fedeltà alla Gilda e la sua fedeltà a loro in quanto amici? E presentarsi a casa sua! Quanto a lungo avevano aspettato per saltare fuori proprio davanti a lei? Piangeva ancora più forte ora, singhiozzando convulsamente nella corsa.
 
Non poteva stare nel suo appartamento quella notte. Nonostante fosse stata sicura che le ragazze avrebbero buttato fuori da Fairy Hills Jet e Droy in un istante, sapeva che i due avrebbero aspettato il suo ritorno per prostrarsi ai suoi piedi scusandosi ripetutamente, e in questo istante lei non voleva ascoltare le loro scuse o altrimenti sapeva che li avrebbe perdonati, come ogni volta.
 
Per questo motivo ora stava correndo alla casa di Lucy, sperando che la sua migliore amica l'avesse lasciata rimanere nel suo appartamento per una notte, e magari avrebbe anche potuto dare sfogo alla frustrazione e alle intime paure che il team Shadow si stesse sfaldando, tutto perché Jet e Droy erano incapaci di accettare il fatto che Gajeel meritasse una seconda possibilità a Fairy Tail!
 
Esausta e senza fiato, si prese una pausa davanti alla porta dell'appartamento di Lucy e stette lì, appoggiata al muro, per un minuto a riprendere fiato, e si sfregò vigorosamente il viso per far in modo che non si vedesse che aveva pianto. Avvicinandosi alla porta principale di Lucy, si disegnò sul volto un sorriso allegro e bussò tre volte. Sentì la voce di Lucy dall'interno gridare "Solo un minuto", prima che la porta si aprisse.
 
Levy aprì la bocca per salutare l’amica, ma ebbe appena il tempo per dire "Ciao" che sentì un fragoroso schianto e il lamento di dolore coordinato di Natsu e Happy, al di sopra delle colorite espressioni di Gray ed Erza. Lucy fece un ampio sorriso, imbarazzata.
 
"Ciao Levy! Sei qui per unirti alla festa?"
 
Levy guardò a bocca aperta la migliore amica, poi il caos dietro di lei.
 
"Questa non è casa tua, Lu-chan?"
 
Lucy si limitò a ridere, arrossendo.
 
"Sì! Ma appartiene anche a lo- NATSU METTILO SUBITO GIU' ! " strillò, quando Natsu sollevò il tavolo da pranzo pronto per tirarlo a Gray, che era, nei pochi secondi della loro conversazione, riuscito a liberarsi della camicia e dei pantaloni e si preparava a congelare tutto per rappresaglia.
 
Levy tentò di nascondere il suo subbuglio interno. Avrebbe avuto proprio bisogno di parlare con Lucy in questo momento, ma sarebbe stato impossibile con tutti in giro. Avrebbe dovuto aspettare un altro giorno. Esibì un largo sorriso in modo che i suoi pensieri non fossero deducibili dall'espressione, mentre Lucy si girava verso di lei sorridendo " E perché sei qui 'sta sera, Levy?"
 
Levy rise debolmente. "Sono a corto di letture e quindi ho pensato che sarei passata a vedere come te la stavi cavando con il romanzo! "
 
Lucy lanciò un'occhiata fuori, al cielo nero inchiostro, prima di ritornare a guardare la sua amica con un confuso "Coosa? Ma è troppo tardi! "
 
Levy si strinse nelle spalle con indifferenza.
 
" Sì, persino la biblioteca è chiusa, quindi non ci sono potuta andare, ma sapevo che tu saresti stata ancora in piedi. "
 
Lucy sospirò e sventolò drammaticamente la mano. " Sfortunatamente non sono riuscita a continuarlo da quando quei clown hanno incominciato a comparire! Comunque puoi rileggere quello che ho fin ora, se proprio vuoi. "
 
Levy declinò l'offerta con un borbottio. Lucy sorrise all'amica con un malinconico "Troppo brutto, eh? " e entrambe si scambiarono una risata mentre Levy alzava le mani in difesa.
 
" Allora, Lu-chan, è meglio che vada… a quanto pare hai persino più del necessario fra le mani! " Levy indicò Erza che intanto si era unita alla rissa, e ora i tre combattenti erano impegnati in un incontro wrestling che stava velocemente distruggendo il salotto di Lucy.
Lucy buttò lì un "Ciao" prima di chiudere la porta. Levy sorrise quando sentì Lucy gridare ai tre di uscire da casa sua. Naturalmente nessuno venne fuori dalla porta e tutto si calmò.
 
Ora, sola con i suoi pensieri e riluttante a tornare, Levy girovagò per magnolia, cercando di non pensare a Jet e Droy. Ovviamente le fu impossibile e sentì lacrime di rabbia riaffacciarsi agli angoli degli occhi. Ora che si era calmata dalla sua corsa disperata lontano da Fairy Hills, si accorse che il clima notturno era piuttosto rigido e tutto quel che lei indossava erano un vestitino e dei sandali. Non la aveva nemmeno sfiorata il pensiero di portare una giacca.
 
" Idiota " mormorò, dando arrabbiata un calcio al terreno con la punta dei sandali.
 
Non avendo nient'altro da fare, si lasciò scivolare contro il muro grigio del suo café preferito lungo la strada principale di Magnolia, e si strinse le ginocchia al petto, nascondendoci poi il volto per proteggersi dal freddo. Si sentiva triste, sola e patetica e questo era tutto ciò che poteva fare per evitare di piangere per l'ingiustizia della situazione e per la sua debolezza complessiva e aveva già detto che faceva freddo e -
 
Fu scossa dalle sue pessimistiche fantasticherie da una voce brusca che si inserì nel mezzo della sua autocommiserazione.
 
"Che cazzo stai facendo qui fuori? "
 
Sobbalzò e vide Gajeel in piedi al centro della strada principale che la fissava truce, un borsone da viaggio appoggiato sulla spalla.
 
Naturalmenteera per forza lui, pensò lei, sfregandosi via frettolosamente ogni traccia di lacrima con la manica. Di tutti i momenti inopportuni in cui poteva comparire, è dovuto essere ora, quando lacrime e moccio le sporcavano la faccia e la pelle chiazzata dal pianto. Si alzò, grata all'ombra che il tendone del café le proiettava sul viso. Forse lui non sarebbe stato in grado di notare il suo pessimo colorito. Tremando per i morsi dell'aria fredda, rispose, la rabbia che la rendeva audace.
 
" Sono fuori per una semplice passeggiata di mezzanotte, non lo vedi Gajeel? O sarebbe troppo maleducato da parte mia chiederti di farti i fatti tuoi? " L'ultima parte le uscì con più enfasi di quanto in realtà volesse e si coprì velocemente la bocca, ritirandosi.
 
Gajeel era impressionato. Il Gamberetto* parla, pensò fra sé e sé, ghignando. Lo aveva finalmente guardato negli occhi e incredibilmente gli aveva risposto per le rime, senza quel fottuto tremolio di paura nella voce. Ovviamente la stupida storia della passeggiata notturna era una cazzata, e se credeva di potergli nascondere il fatto che avesse pianto stando nell'ombra, allora era più scema di quanto lui credesse. Evidentemente non aveva messo in conto i suoi olfatto e udito ipersensibili. L'aria fredda della notte manteneva gli odori vicino al suolo e facili da identificare, perciò aveva sentito il suo patetico singhiozzare molto prima di girare l'angolo per la strada principale.
 
Levy vide Gajeel esaminarla e, contro il suo volere, si ritrovò a rabbrividire per i brutti ricordi prima di rinsaldare i nervi d'acciaio ripetendosi che ciò che era stato, era stato. Il Gajeel che le stava di fronte ora era un persona completamente diversa da quella che aveva aggredito il Team Shadow.
 
" Che stai facendo tu fuori a quest'ora della notte, Gajeel? "
 
Lui alzò le spalle e fece un cenno alla sacca da viaggio.
 
" Sono appena tornato da una missione. Ma tu non hai ancora risposto alla mia domanda. "
 
Levy distolse lo sguardo e non disse nulla, tremando visibilmente e stringendosi nelle braccia per star calda. Gajeel si accigliò, notando com'era vestita (o meglio svestita). Che diamine ci faceva fuori senza giacca?
 
Con un paio di falcate, attraversò la distanza che li separava e lasciò cadere pesantemente la sacca da viaggio a terra, frugandoci dentro. Tentò di ignorare come lei fosse gli balzata lontano nel momento in cui aveva cominciato a avvicinarsi e il fatto che ora lo guardasse di sbieco, con un atteggiamento timoroso.
 
Le lanciò il suo mantello pesante da viaggio e lei lo sorresse per un pelo, appesantito com'era dal rivestimento di borchie di metallo alle estremità.
 
" Non so che diavolo tu stia facendo, passeggiando con questa temperatura senza nemmeno una giacca, ma quello dovrebbe aiutarti a sopravvivere finché non ritorni… dove diamine tu voglia andare. "
 
Gajeel radunò la sua borsa e se ne andò senza dire altro. Era vicino alla fine della strada principale quando lanciò uno sguardo indietro e sopirò frustrato. Levy era rimasta là in piedi e teneva il suo mantello come fosse un serpente pronto per morderla. Lui le gridò dalla fine della strada, facendola sobbalzare.
 
" La tua casa non è da quella parte? " indicò la direzione per Fairy Hills.
 
Levy non disse nulla e roteò su un piede, dandogli le spalle di proposito. Gajeel si portò una mano alle tempie, tentando di massaggiare via il pulsante mal di testa arrecatogli da tutta quella situazione idiota. Maledizione! Avrebbe dovuto semplicemente lasciare le cose come stavano. Ora che sapeva che lei era in giro, se la mattina saltava fuori che era morta, la sua conoscenza non lo avrebbe lascito vivere in pace.
 
Gajeel ritornò indietro per tutto il percorso, maledicendo mentalmente tutta la strada finché non si ritrovò di nuovo davanti a lei. Levy si era lasciata scivolare contro il muro con il mantello avvolto maldestramente addosso. Combatté l'urgenza di infilarglielo nel modo giusto e invece si accovacciò di fianco a lei.
 
"Perché diamine non stai tornando a casa tua? " chiese, contenendo a mala pena l'impazienza. Levy tirò su con il naso, abbracciò il mantello e lui sentì un brivido di paura risalire lungo la spina dorsale. Alzando una mano per bloccare la risposta, biascicò un veloce "Per piacere non piangere. "
 
La bocca di lei si serrò, Levy guardò verso il basso e si tirò uno schiaffetto agli occhi, prendendo tempo per ricomporsi. La sua voce era sottile e triste quando finalmente rispose.
 
"Jet e Dory… "
 
Gajeel alzò gli occhi al cielo. Merda. Avrebbe dovuto dedurre che se ci fosse stato qualcuno che avrebbe fatto piangere una ragazza, quelli sarebbero stati loro.
 
" Cosa hanno fatto? "
 
Levy stette in silenzio, si abbracciò le ginocchia, ma non rispose.
 
" Molto probabilmente era qualcosa su di me, vero? "
 
Lei non lo guardò negli occhi, ma annuì con enfasi. Il mento tremava visibilmente e si morse il labbro con forza per fermarlo, ma le lacrime sgorgarono comunque, trasformando il mondo in un panorama tremolante e sfuocato, colorato di blu e grigi.
 
Gajeel grugnì.
 
" Fottuti fenomeni da baraccone. Beh, se questa è la ragione per cui non vuoi tornare, è decisamente stupida. Fa freddo fuo - "
 
Levy lo interruppe bruscamente. " Non li voglio vedere. "
 
Stava piangendo in silenzio ora, grosse lacrime correvano lungo il suo viso, e le interiora di Gajeel si contorsero in modo inquietante. Quando diamine era diventato così sensibile alle ragazze a alle loro lacrime?
 
" Voglio rimanere arrabbiata con loro, quegli… quegli stronzi! " Sbatté i pugni a terra e sussultò per il dolore. Metà singhiozzando, metà ridendo, si schiaffeggiò un'altra volta gli occhi. " E' tanto stupido da parte mia? Se li vedo, so che li perdonerò, e ora voglio solo restare arrabbiata. "
 
Gajeel si accigliò. " Non è stupido. Tu non sei stupida. "
 
Si alzò all'improvviso e la strattonò per il gomito. " Forza. "
 
" C-cosa? " Levy lo fissava confusa, i suoi occhi erano grandi e dolci e perplessi e se lui li avesse guardati troppo a lungo, sarebbe potuto venir convinto a far qualunque cosa per lei, quindi distolse rigidamente lo sguardo.
 
" Puoi sistemarti da me se li vuoi evitare. "
 
Levy immediatamente proruppe in un sorriso confuso e lui fu veloce ad aggiungere. " Ma è solo per questa volta, chiaro? "
 
Lei gli sorrise malgrado lo stomaco facesse un balzo e una strana capriola prima di sistemarsi. Levy si stava ancora dando una rispolverata quando Gajeel incominciò a camminare verso il suo appartamento, guardando occasionalmente indietro per esser sicuro che non la stesse lasciando indietro.
 
" E per dio, mettiti quel mantello in maniera decente! " ringhiò, fermandosi per strattonarle rozzamente il mantello invernale da sopra alla testa, chiudendo i bottoni per lei e borbottando stizzato. Levy sobbalzò per la sorpresa a causa del movimento improvviso, ma lo lasciò aggiustare il mantello come preferiva, per poi seguirlo nella tenuta over-size, lasciandosi dietro una piccola ombra incappucciata.
 
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Camminarono finché non raggiunsero una casetta dall'aspetto logoro nella periferia di Magnolia. Levy rabbrividì ansiosa quando vide le croci di metallo grezzo piantate in maniera inquietante nel giardino e le sbarre inchiodate alle finestre, di fianco alle linee continue di borchie di metallo impiantate nella porta d'ingresso.
 
Gajeel aprì la porta con uno strattone ed entrò senza nessun accenno per invitarla a entrare. Lei esitò per qualche secondo, cercando di non pensare a quanto l'entrata somigliasse a una bocca scura e spalancata di un qualche enorme bestia, pronta per ingoiarla.
 
Un impaziente " Oi! Ti spicci a entrare o no? " di Gajeel la spinse all'azione e, senza esitare ulteriormente, attraversò la porta aperta.
 
All'interno era buio, Levy rabbrividì debolmente e si strinse maggiormente nella ruvida stoffa del mantello da viaggio mentre si girava a destra e a sinistra freneticamente, cercando di vedere nell'oscurità. La voce di Gajeel risuonò nel silenzio, arrivando da un punto indefinito di fronte a lei.
 
" Non è un gran che, ma è dove vivo. "
 
Lui lanciò la sacca da viaggio in un angolo, dove atterrò in uno sferragliare dissonante di metallo. Levy trasalì, sentì poi il rumore dello sfregare un fiammifero e, quando Gajeel accese la candela di una lampada a parete di fianco alla porta, fu luce.
 
Levy si guardò intorno, imprimendosi nella mente le forme dell'appartamento di lui, completamente stupita della quantità di acciaio che era riuscito a far centrare sotto un solo tetto. Francamente sembrava più una tana che una casa, con tutti i cambiamenti che lui aveva fatto per adattarsela. Tutto l'interno era pieno zeppo di ogni sorta di arnese di metallo e di ninnoli costruiti con gradi variabili di bravura. Un enorme assortimento di armi era appoggiato ovunque nel salotto, ma, metallo a parte, c'era veramente poco che indicasse la presenza di un essere vivente nell'abitazione.
 
Levy si allontanò in fretta dalla fredda solitudine del salotto buio per trovare Gajeel nella zona cucina che accendeva altre candele sul tavolo. Il tavolo stesso era ricoperto di ogni sorta di viti e chiodi e accessori metallici. Si chiese come facesse a reggere ancora sotto il peso di tutto l'acciaio accatastato sopra. Quindi Gajeel si voltò verso di lei e Levy fu di colpo attanagliata dalla paura.
 
Eccola nella tana del Drago d'Acciaio, circondata dal severo spendere del suo tesoro di metallo. Deglutì debolmente, sentendosi un ostaggio. Gajeel stesso non aiutò, assumendo un aspetto estremamente intimidatorio, il volto ombreggiato severamente nel tremolio della luce della candela con gli occhi che splendevano di un rosso luccichio.
 
Lui le diede le spalle, spezzando l'atmosfera, e lei poté ritornare a respirare. Gajeel s'incamminò verso una porta che Levy non aveva notato prima, la aprì, indicando oltre l'uscio.
 
" Questa è la stanza da letto. C'è una doccia qui dentro, se hai voglia di rinfrescarti. Puoi stare qui 'sta notte, ma se invece vuoi andartene, fammelo sapere così che possa esser sicuro che tu ritorna intera. Per me è uguale in entrambi i casi. "
 
"Non me ne vado " disse lei delicatamente.
 
Lui alzò le spalle indifferente, superandola e dirigendosi verso la cucina.
 
Levy sospirò e cercò di calmare i nervi.  Non c'era nessun problema a stare da sola nella casa di un uomo relativamente sconosciuto. Non c'era nessun problema a passare la notte con il sopracitato uomo sconosciuto.
 
Non c'era… oh sì che c'era qualche problema! concluse, tenendosi la testa, ma guardando Gajeel che stava seduto al tavolo da pranzo trafficando con una scatolina di metallo. Levy aveva, però, il presentimento che le cose sarebbero andate bene, almeno per ora. Quella sensazione speranzosa e ottimistica smorzò il silenzio teso fra lei e il Dragon Slayer d'Acciaio.
 
Strusciò imbarazzata l'alluce contro il pavimento di legno, sperando di attirare la sua attenzione, ma Gajeel non si distolse da ciò che stava facendo, il che consisteva nell’ignorarla con fermezza, e lei si sentì disperatamente a disagio.
Silenziosamente si piegò sulle gambe, sedendosi con la schiena rivolta verso la camera da letto e sotterrò la faccia fra le ginocchia. Cercò di non pensare alla schiacciante solitudine causata da una camera con una sola persona come compagnia, la quale fa finta che non ci sia nessun altro, e si morse le labbra per soffocare le lacrime mentre i ricordi della pessima giornata le riaffioravano alla mente.
 
Gajeel si congelò quando sentì il ricominciare dei singhiozzi. Perché deve sempre piangere? Girò la sedia con un ringhio per strapazzarla.
 
" TU- ! "
 
In quel momento Levy alzò lo sguardo verso di lui speranzosa, gli occhi dolci e sfumati dalle lacrime e la bocca di Gajeel divenne improvvisamente secca, qualcosa nel suo cervello sembrò bloccarsi e non riusciva proprio a ricordarsi cosa voleva dire. Rimase con la bocca aperta e un dito accusatorio puntato ancora verso di lei.
Gajeel aprì la bocca, la chiuse, la riaprì e decise che la discrezione fosse la parte migliore del valore di un uomo: si voltò bruscamente per nascondere la faccia rosso pomodoro, lasciando una Levy profondamente confusa.
 
Lei fissò la schiena piegata di lui con un sopracciglio aggrottato nel tentativo di capire cosa fosse appena successo. Gajeel la stava ignorando di nuovo, quindi sospirò e guardò alla sua destra verso la porta aperta della camera da letto.
 
Beh, aveva proprio voglia di una doccia e si illuminò a quella prospettiva. Forse la avrebbe aiutata a fare chiarezza nella mente stressata e a lenire i nervi scossi. In silenzio, si alzò e s’infilò nella camera.
 
Era spoglia come il resto della casa. Un grande letto stava nel centro del muro opposto, coperto da un solo cuscino e una sottile coperta di flanella dall'aspetto ruvido. C'era un ampio armadio che dominava il muro di fianco al letto e Levy si chiese se contenesse una serie completi tutti uguali a quello che gli vedeva indossare sempre. Quella sarebbe stata l'unica spiegazione per la sua capacità di indossare sempre gli stessi identici vestiti ogni giorno.
 
Infilò la testa nel bagno della stanza, notando un asciugamano dall'aspetto ruvido che pendeva dalla rastrelliera e le squallide piastrelle del pavimento. Camminando verso la grande doccia, armeggiò con le manopole finché non fu ragionevolmente sicura di come funzionassero prima di tornare indietro a chiudere a chiave la porta del bagno. Era piuttosto sicura che Gajeel non sarebbe entrato, ma, ancora, non si sa mai.
 
Aprì l'acqua e si spogliò con attenzione mentre il vapore cominciava a riempire la stanza, lanciando continuamente sguardi nervosi alla porta, che rimase sempre completamente chiusa. Finalmente, ricordando a se stessa quanto fosse ridicola e paranoica, entrò nella doccia e sospirò con sollievo sotto l'acqua calda, lasciando che, per il momento, il vapore si portasse via tutti i problemi.
 
Cercando uno shampoo, scoprì che non c'era niente sul ripiano tondeggiate della doccia eccetto una singola saponetta. Allora, come dovrebbe funzionare con questa, si chiese, inclinando la testa per osservare quella singola tavoletta di sapone bianco mentre tentava di capire. Gajeel si lavava anche i capelli con quella? E' fuori discussione! Come faceva a rimanere così pulita e sbrilluccicosa?
Alzando le spalle, decise che si sarebbe fatta un'altra doccia il giorno seguente e si sarebbe lavata i capelli più accuratamente, perchè nemmeno per sogno avrebbe usato del sapone sui capelli! Era troppo strano!
 
Finì il resto della doccia senza altre complicazioni e solo quando si ritrovò a pensare al suo comodo pigiama realizzò…
 
" Gajeel! N-non ho portato nessun vestito per cambiarmi! "
 
Gajeel, che era rimasto accovacciato sotto tavolo cercando di aggiustarne la dannata quarta gamba storta, si alzò di scatto all'urlo di Levy, sbattendo la testa contro il sotto del tavolo, facendo rotolare sul pavimento diverse viti e chiodi. Tenendosi stretta la testa, si maledisse brutalmente. Stava arrossendo, che diamine…
 
"Che cazzo! Lo avresti dovuto sapere… Aspetta un attimo! " Le gridò indietro. Un minuto più tardi il suo bussare scosse la porta.
 
Levy la aprì timidamente e il vapore turbinò fuori in pallidi tentacoli non appena incontrava l'aria fredda dell'esterno. Infilò la testa nell'apertura della porta, i capelli in terribile disordine gocciolanti sulle assi del pavimento, e spiò l'esterno. Gajeel stava in piedi con le spalle al muro alla sua lontana sinistra, guardava diligentemente in altre direzioni rispetto alla porta e le porgeva dei vestiti da debita distanza.
 
" Tieni, puoi prendere questi per questa notte " borbottò lui in modo indisponente.
 
Levy riuscì ad afferrare i vestiti dalla sua mano, ma lui stava così lontano che dovette allungare il tutto braccio dalla spalla attraverso il piccolo spazio tra la porta e il muro per raggiungerli. Gajeel scappò non appena lei ebbe i vestiti in mano e, imbarazzata, Levy sbatté la porta del bagno con un poco più di forza di quanta ne fosse necessaria prima di valutare ciò che le era stato dato.
 
Gajeel le aveva preso un semplice paio di boxer, un paio di pantaloni di pigiama di flanella e una T-shirt senza maniche e sembrava tutto decisamente troppo grande, ma li poggiò accuratamente di lato e rientrò nella vasca per finire la doccia.
 
Poltrì per un altro paio di minuti sotto l'acqua calda, prima di sospirare e chiudere riluttante il getto, strizzandosi i capelli alla meno peggio prima di allungarsi verso l'unico asciugamano nella rastrelliera. Storse il naso davanti al suo colore grigio sporco e sperò che fosse abbastanza pulito, avvolgendoselo poi esitante attorno, uscendo dalla vasca.
 
Difatti è ruvido, pensò quando la stoffa di bassa qualità si strofinò contro la sua pelle morbida dalla doccia appena terminata. Asciugandosi meticolosamente e avvolgendosi l'asciugamano umido sui capelli in modo che non sgocciolassero, si allungò verso i boxer e cominciò a vestirsi.
 
Calzavano abbastanza bene, grazie a dio per fasce elasticizzate, ma i pantaloni del pigiama erano esageratamente grandi perciò dovette avvolgere le chiusure il più stretto possibile, ripiegando le lunghezze in modo che non strisciassero a terra. Tenendo in mano la camicia, la osservò con apprensione, guardando l'indecorosa profondità dei buchi per le braccia. Le braccia di Gajeel erano molto, molto più grandi delle sue, quindi quando la indossò, essa naturalmente espose più di ciò che avrebbe voluto si vedesse.
 
Gridò, sapendo che lui poteva sentirla attraverso la porta.
 
" Gajeel? Hai una camicia più piccola o qualcosa con la quale dormi? La camicia che mi hai dato è… è un po' troppo grande. "
 
" Dormo senza camicia " fu la sua brusca risposta, il viso di Levy s’infiammò per quell’informazione totalmente non necessaria. Cadendo in un silenzio imbarazzato, se la annodò sulle spalle per far sì che stesse su.
 
Quando fu finalmente uscita, strofinando il resto dei capelli con il ruvido asciugamano, Gajeel si voltò e ringhiò incredulo.
 
" Sei ridicola " disse brusco.
 
Lei arrossì violentemente.
 
" Beh, i tuoi vestiti sono troppo grandi per me! "
 
" Così impari a non portarti il ricambio. Gli scrocconi non possono scegliere! "
 
Lei aprì la bocca per rispondergli a tono, ma poi ci ripensò, dandogli le spalle testarda. Gajeel non si scompose e tornò al suo lavoro sul tavolo senza degnarla di un altro sguardo.
 
Levy ritornò in camera e si sedette sul grande letto. Rimbalzò su e giù arrabbiata, sapendo che Gajeel poteva sentire lo scricchiolare delle molle da fuori e sperò che il frastuono lo irritasse da matti! Si fermò per ascoltare la reazione di Gajeel, ma non ci fu altro che silenzio e lo sporadico tintinnare di metallo contro metallo e Levy fumò dalla rabbia. Ci pensava lei a insegnare a quel grande zuccone ferroso a ignorarla!
 
 
Tirandosi in piedi, iniziò a saltellare su e giù sul letto, ascoltando soddisfatta il cigolare e lo scricchiolare delle molle sotto il suo rimbalzare troppo entusiasta. Continuò a rimbalzare per diversi minuti, finché non fu senza fiato e con il viso arrossato e finalmente si lasciò cadere sul letto, ansimando con un umore decisamente migliore di quando aveva cominciato. Inclinò un orecchio verso la porta. Ancora niente, nemmeno un borbottare infastidito. Sospirò. Il Dragon Slayer d'Acciaio era incorreggibile e non ci si poteva far nulla.
 
Si stese sul letto e si rotolò fin quando non si stufò, quindi uscì e si sedette contro il muro della camera di lui a guardarlo lavorare. A dir il vero era troppo lontana per vedere cosa Gajeel stesse effettivamente facendo, ma la concentrata intensità della sua espressione e i movimenti attenti e imperiosi delle mani sul metallo splendente la intrigavano.
 
Si avvicinò sempre più con piccoli spostamenti fin quando non gli fu definitivamente seduta di fronte, al tavolo della cucina. Finalmente soddisfatta della vista, raccolse le gambe al petto e lo guardò lavorare, rapita. Ha dita molto abili, pensò, osservandolo esaminare e smontare facilmente un mucchio di meccanismi, dividendoli in pile di fortuna in base alla taglia.
 
Gajeel continuò a ignorarla, nonostante il motivo per cui lei volesse guardarlo fare qualcosa di così noioso come ordinare metallo gli sfuggisse. Le rubò un'occhiata di un secondo, vedendola fissare le sue mani con un'espressione incantata, gli occhi spalancati e interessati.
 
Fece un'alzata di spalle mentale alla sua attrazione per qualcosa di così banale e proseguì il lavoro, il silenzio fra loro si distese in qualcosa di più piacevole sinché lui quasi si scordò che Levy fosse lì, piccola com'era, raggomitolata in una palletta e praticamente nascosta dai vestiti troppo grandi.
 
Soltanto quando Gajeel si accorse che lei si stava addormentando che si fermò, per guardarne la testa che si abbassava e si rialzava. Trattenne il respiro tentando di non ridere quando la testa di Levy si abbassò tanto che quasi urtò il tavolo prima che sobbalzasse di nuovo su, solo perché il processo si ripetesse.
 
Finalmente ebbe pietà di lei quando per poco non sbattè il viso contro il tavolo in una discesa particolarmente ampia. Alzandosi silenziosamente, le scosse le spalle gentilmente (non voleva spaventarla, tutto qua, si disse).
 
" Va' a letto prima che ti arrechi da sola un danno cerebrale. " disse, cenando di suonare irritato.
 
Gli occhi di Levy erano deboli dal sonno e si pulì la bocca frettolosamente con il dorso del polso, mormorando delle proteste sul non essere assonnata, ma Gajeel la afferrò per il braccio, che tutto era solo il suo polso - perché era così dannatamente piccola? - e se la tirò dietro, la spinse nella sua camera chiudendo la porta dietro di lei e si avviò verso il divano.
 
Nel più assoluto silenzio, Levy deglutì debolmente e annaspò verso il letto, arrampicandocisi e arrotolandosi le sottili coperte attorno. La camera di Gajeel non aveva finestre, l'oscurità ara totale e Levy era spaventata.
 
La sua camera a Fairy Hills era tiepida, accogliente e riempita in ogni lato di libri a creare un confortevole muro di parole e carta intorno a lei mentre dormiva, ma questa era gigantesca e Levy poteva percepire il freddo, un vuoto espandersi di spazio che le incombeva minaccioso sul capo e la faceva sentire vulnerabile e esposta, come se stesse dormendo all'aperto e la staticità fosse il preludio dell'attacco. Le sembrava che se avesse parlato, la sua voce sarebbe rimbombata fra le pareti spoglie e respinta indietro, quindi stette zitta, spaventata persino di muoversi per la paura dell'oscurità che l'aspettava.
 
Non era più minimamente assonnata mentre il nero la opprimeva e la paura le risaliva lungo la spina dorsale sotto forma di brividi, si strinse e abbracciò il cuscino vicino al petto per allontanare il panico crescete.
 
Andrà tutto bene, Levy. Non essere una tale sciocca piagnona!Si autoammonì, stringendo il cuscino come un animaletto di peluche, ma il suo ragionamento diventò debole al consolidarsi della paura per ogni secondo che passava nelle tenebre. Finalmente, incapace di sopportare il duro e infinito silenzio e la solitudine buia pesta della stanza, lo chiamò.
 
" Gajeel! "
 
Pensò che si dovesse mettere a urlare, quando la porta finalmente si aprì e Levy quasi non singhiozzò di sollievo all'entrare di Gajeel, che reggeva una candela accesa trovandola abbracciata al cuscino come se potesse scomparire se lo avesse lasciato.
 
" Che diavolo c'è che non va? " la voce era irritata e gli occhi strette fessure rosse.
 
Levy abbassò lo sguardo dove stava attorcigliando le coperte di lui in nodi per apprensione.
 
" Sputa il rospo! Non voglio rimanere qui tutta la notte! " ringhiò Gajeel.
 
" Gajeel… potresti lasciare la candela qui? N-non mi piace il buio… "
 
La voce di Levy era sottile dalla paura, come se qualcuno le stesse strappando con le forza le informazioni e poi singhiozzò, passandosi una mano sugli occhi.
 
" Senti, non ho candele da sprecare per colpa della tua paura di qualcosa così stupido come il buio. "
 
Levy aprì la bocca, terrorizzata e Gajeel alzò una mano.
 
" E per questo io… io rimarrò seduto qui finché non ti addormenterai. Okay? "
 
Gajeel guardò il solco di preoccupazione farsi più profondo fra gli occhi di Levy, sapendo che lei stava valutando la sua paura del buio rispetto alla paura di lui e improvvisamente si odiò per aver fatto quell'offerta in primo luogo, sperando irrazionalmente che lei rifiutasse in modo che potesse risponderle male con qualche battuta maligna. Da quando sono diventato così dannatamente debole?
 
Finalmente Levy lo guardò in viso e annuì tremante, Gajeel non era sicuro se essere sollevato o arrabbiato, ma scosse la testa di lato - quegli occhi - uscendo per prendere una sedia dal tavolo da pranzo. Tornando, piazzò la sedia vicino all'entrata con un grugnito e si sedette prima di spegnere la candela.
 
La camera ritornò buia e silenziosa, e Gajeel udì Levy cercare a tastoni le coperte mentre tentava di trovare una posizione comoda. Chiuse gli occhi, incrociò le braccia, cercando la comodità (il che era completamente impossibile, dato che stava seduto su una pericolante, mal costruita seggiola di legno) e sospirò quando la voce di Levy galleggiò nell'oscurità, sottile e spaventata.
 
" Gajeel? Ci sei? "
 
" Sì. Sono qui. "
 
Un paio di minuti di silenzio passarono e lui era appena riuscito a cadere in un leggero sonnecchiare quando la voce di Levy arrivò di nuovo, tesa e incerta.
 
" Gajeel? "
 
Sobbalzò con un grugnito. " Sì? Cosa? "
 
" N-non è nulla. Buona notte. "
 
Trascorseero un altro paio di minuti prima che la sua voce esitante si facesse di nuovo sentire.
 
" Gajeel? "
 
Questa volta lui saltò dalla sedia, combattendo un ruggito d’impazienza e s’icamminò con passo pesante verso il letto, lanciando una maledizione quando tirò un calcio a qualcosa nelle tenebre. Poteva sentire Levy ritirarsi, il suo cuore che batteva all'impazzata e Gajeel finalmente riuscì a trovare il bordo del letto nel buio, si sedette all'estremità, il più possibile lontano da lei, voltandole la schiena.
 
"Maledizione… così va meglio? Come diamine dovremmo riuscire a addormentarci se continui a controllare se ci sono ogni 5 fottuti secondi? "
 
Levy stette zitta, ma l'impaurito battere del suo cuore si sistemò a una velocità più ragionevole e lui sentì lo scrosciare delle coperte quando se le raccolse attorno di nuovo. Finalmente, ci fu il benedetto silenzio.
 
Gajeel sussultò sorpreso quando la mano di Levy raggiunse il suo braccio nell'oscurità. Esitante cercò a tentoni la strada sino alle sue dita e prese gentilmente il suo indice nella manina. Lui era dolorosamente conscio del suo cuore che stava battendo a un ritmo impazzito contro le costole. Che diamine sarebbe questo?
 
" P-posso? " strinse gentilmente il suo dito.
 
Gajeel non aveva abbastanza aria nei polmoni per risponderle, ma in qualche modo riuscì a sussurrare un debole " Sì… "
 
Levy mormorò dei timidi ringraziamenti e lui non seppe come risponderle. Cos'è questo? Si chiese ancora, deglutendo teso e cercando di ignorare la bizzarra sensazione dove il suo cuore stava.
 
" Gajeel? " Levy diede al suo dito una strizzatina assonnata.
 
" Sì? "
 
" Le tue coperte sono ruvide. "
 
Lui ghigno nell'oscurità. " Va a dormire, nana. "
 
E lei lo fece.
 
 




*in principio era rabbit da tradurre con in senso di coniglietto, ma mi sa troppo di Lucy quel nome dalle labbra di Gajeel, perciò ho cambiato termine scegliendo Gamberetto (shrimp)




Angolo dell'autrice che in questo caso è traduttrice :D
Eccomi ritornata dopo un lungo periodo di assenza. Causa? Mancata ispirazione.
Per questo motivo ho passato molto tempo a leggere tutto quello che trovavo... poi mi è venuta l'illuminazione: perchè non cimentarmi con una traduzione nella quale l'inventiva non è l'elemento principale?
Quindi sono andata a cercarmi delle fic scritte bene in inglese del mio corrente OTP e ora le dono a voi, popolo di EFP.
Spero il capitolo vi piaccia, questo è il primo di 13.
Cercherò di essere il più costante possibile, scuola permettendo.

Grazie per aver letto e recensite! :)

Ps: questo è il link dell'autrice originale http://www.fanfiction.net/u/258414/Corrose
  
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