*si nasconde dietro a un muro sventolando disperatamente una bandiera bianca*
Ehm. Sì. Due settimane. Cosa sono due settimane di ritardo? Solo quattordici giorni, no? Non sono tanti. *risata isterica*
No, la verità è che sono un disastro, ecco, e voi siete sempre così carini e gentili da farmi sentire ancora più un disastro, perché nonostante vi voglia bene (<3) ho ritardato ancora. Il fatto è che, beh, Due cuori, tre occhi e uno starnuto il 16 aprile scorso ha compiuto un anno! E quindi, Happy birthday, TenLunch <3 Pensare che ho aggiornato il quindici e non me n'ero accorta. Ma vabbè, rimedierò oggi. Forse sapete quanto io sia affezionata a questa raccolta - è da sempre la mia fanfiction più importante, quella a cui io - e penso anche voi - sono più affezionata, praticamente la ragione per cui mi sono iscritta a EFP. E nutro per il TenLunch un affetto quasi materno, sono in assoluto la coppia che ancora amo di più, fra tutti i pairing di tutti i fandom. E quindi volevo fare un capitolo un filino speciale per commemorare l'evento (?), ecco, anche se probabilmente è solo strano. Il problema è che due settimane fa non era pronto, e la scorsa mi si è chiuso Chrome mentre cercavo di pubblicarlo, di conseguenza, dato che l'avevo già cancellato da Word, l'ho perso. DDDD: Ma quello rifatto è meglio. Spero.
In sintesi, nonostante questa pappardella, la cosa importante che volevo dirvi è un enorme GRAZIE per quest'anno (in realtà sono un anno e venti giorni, ma fa niente) di supporto e affetto da parte vostra. Senza di voi non sarei arrivata neanche al capitolo venti, probabilmente e forse sarebbe stato un bene per l'umanità. Non so più come ringraziarvi, davvero. Siete stati fantastici tutti, dal primo all'ultimo, dal recensore affezionato al lettore silenzioso. Chiederò a Lunch di risparmiarvi la vita (?)
Buona lettura, e alla prossima!
SeaLight 

80. Scommesse

Era estate, e quello che Lunch rivolgeva a Tenshinhan era più un ghigno trionfante che un sorriso, mentre gli illustrava con l’aiuto di un’immancabile arma da fuoco in mano la sua insindacabile decisione di piazzare la sua casa esattamente lì, in mezzo alla nuda roccia resa cocente dal Sole – ma sicuramente il fatto che lo stesso perplesso e un filino seccato Tenshinhan le avesse rivelato appena qualche istante prima che quello era il suo abituale luogo di allenamento non c’entrava assolutamente nulla.


Era autunno, e Lunch, con un lieve sospiro, si rigirava fra le dita una foglia rossa almeno quanto il tramonto che si stava consumando al di fuori della sua finestra, poi, abbandonando il capo sul davanzale e lasciando che i folti ricci blu le nascondessero il viso dalla luce, si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato bello godersi la dorata aria autunnale insieme a qualcuno.


Era inverno, e Tenshinhan si sorprendeva sempre più spesso a sorridere nel vedere la gioia infantile di Lunch mentre affondava nella neve dalla testa ai piedi – assolutamente incurante della sfilza di cambi di personalità che sarebbero stati inevitabile conseguenza dell’altrettanto inevitabile futuro raffreddore –, nonché a trovare stranamente piacevole accontentarla e passare la serata in casa con lei e una cioccolata bollente fra le mani, anziché in mezzo alla tormenta con i pugni serrati e nient’altro pensiero in testa se non la rivincita.


Era primavera, e mentre i grandi occhi blu di Lunch, spalancati per lo stupore, stavano fissi sul cielo notturno punteggiato di stelle, le sue dita si facevano inconsapevolmente strada fra l’erba fresca primaverile per poi posarsi, con una presa delicata ed esitante, su quelle di Tenshinhan; il quale, dapprima deglutendo a vuoto con un inspiegabile nervosismo, in seguito sorridendo senza una vera e propria ragione, non poteva fare altro che lasciarle lì dov’erano.


Era estate, e un nuovo ghigno di trionfo compariva sul volto di Lunch, mentre afferrava con impeto un Tenshinhan abbastanza frastornato per il colletto della maglia e lo baciava quasi con prepotenza sulle labbra – ma solo sentendo i suoi muscoli rilassarsi e le sue mani stringerle lievemente i fianchi poté finalmente dire di aver vinto quella scommessa aperta da anni.