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Autore: Zoe43    07/05/2013    2 recensioni
-Ma perchè le mie opinioni, i miei desideri non contano mai?!?- mi ribellai. Cercai di mantenere un tono di voce moderato, non volevo infastidirlo troppo.
 
Paul si massaggiò le tempie con due dita e si strofinò il viso con una mano. Chissà a cosa pensava in quel momento: probabilmente si stava dando dell'idiota per aver deciso di fare da tutore ad uno come me. Non facevo altro che creare problemi. Come non biasimarlo.
 
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ZAYN.
 
 
Non era vagare solo nel buio che mi inquietava. M'impauriva la certezza che fosse successo qualcosa di terribile e che io, impotente, non potessi intervenire in alcun modo. L'ansia mi si era incollata addosso, sapevo di dover fare qualcosa, di dover reagire, muovermi, parlare ma una forza più potente di ogni tipo di richiamo, m'impediva di oltrepassare quel buio fitto che mi appannava la mente. Eppure qualcosa mi spronava ad attraversarlo. Qualcuno cercava di afferrarmi e farmi riemergere.
-Zayn!-
Dentro me sobbalzai. Quella era una voce. Un timbro così familiare, così roco. Nel profondo sapevo pefettamente di chi si trattasse ma il mio cervello non riuscì a creare l'immagine di quella persona nella mia mente. Mi sentivo oppresso, schiacciato da qualcosa di troppo forte per me.
-Zayn, devi aprire gli occhi.- 
Ancora quella voce e poi due mani sulle mie spalle. Quegli scossoni mi riportarono su, in superficie, facendo polverizzare il buio che mi circondava possessivo.
Ed eccomi di nuovo con la vita dentro.
 
 
 
PAUL.
 
 
Zayn spalancò gli occhi di scatto puntandoli sui miei, come trafitto da una pugnalata improvvisa alle spalle. Non seppi bene se mi stesse guardando davvero o se le sue iridi si fossero posate sulle mie quasi per sabglio, senza volerlo, senza capire. Nonostante ciò, tirai un sospiro dei sollievo e gli contornai il viso scarno con le mani.
Respirava irregormente, a volte rantolando, il suo petto andava su e giù ad una velocità impressionante, quasi spaventosa. I suoi occhi opachi si spostavano irrequieti in continuazione: si posavano dapprima su di me e poi sulle persone che gli stavano attorno, senza fermarsi per più di due secondi sullo stesso viso.
-Zayn, calmati. Stai bene, è tutto ok.- cercai di rassicurarlo carezzandogli una guancia e lasciando che tutte le lacrime trattenute scendessero libere dai miei occhi. Ma lui non sembrò tranquillizzarsi, anzi si agitò ancora di più.
-No, no!- biascicò terrorizzato, fissando un punto dietro di me. -L'albero! L'albero! NO!- gridò scoppiando a piangere. 
Mi guardai intorno, spaventato dalla sua reazione, non sapendo che fare o che dire. L'uomo che lo aveva soccorso mi fissò confuso, dicendomi che l'ambulanza sarebbe arrivata a momenti.
Posai lo sguardo su Zayn sdraiato sull'erba, col volto tumefatto, i vestiti strappati, il terore negli occhi nocciola. Non riuscii ad avvicinarmi all'altro ragazzo ancora accasciato sull'asfalto, con gli occhi chiusi, il volto dolce e bambinesco, i lineamenti rilassati come se stesse dormendo.
Zayn continuò ad urlare e a dire cose senza senso fin quando non arrivò l'ambulanza. Caricò i due ragazzi sulle barelle, fecero addormentare Zayn e si avviarono ad una velocità sovrumana verso l'ospedale. 
Per tutto il viaggio in ambulanza non guardai Zayn nemmeno una volta. Vederlo ridotto in quelle condizioni mi uccideva. Se fosse morto, sarebbe morta automaticamente anche una parte di me.
 
 
 
 
***
 
 
 
ZAYN.
 
 
La mia mente era lucida, sveglia, vigile ma il buio ancora mi teneva stretto nelle sue grinfie. Provai a parlare, a chiedere aiuto ma non riuscii a ricordare come si facesse. Tentai di muovere le mnani ma tutto rimase immobile. Mi sentivo come perso nel mio stesso corpo. Niente obbediva ai comandi del mio cervello, tutto sembrava così grande, così lontano. Mi feci prendere dal panico, mi sentii solo come non mai.
"E se resto così per sempre?" 
La voce dei miei pensieri mi rimbombò nella testa. Mi sentii raggelare. E se fossi rimasto lì da solo per sempre? Dov'erano tutti? Mi venne da piangere e sorprendentemente mi accorsi di percepire le lacrime scendere e le mie guance bagnarsi.
Improvvisamente realizzai di poter aprire gli occhi.
Feci fatica a sollevare le palpebre, usai tutte le mie forze in un disperato bisog o di tornare a vedere la luce.
E alla fine, fu proprio la luce che vidi.
La stanza in cui mi trovavo era bianca e ordinata, quasi abbagliante. Di fronte al letto su cui ero stesso, quattro figure. Paul, Doniya, Whaliya e Safaa.
-Dove eravate?- gracchiai sforzandomi per farmi sentire. Loro, invece di rispondere alla mia domanda, si aprirono in un sorriso splendente e sollevato.
-Stai bene!-strillò eccitata Safaa saltandomi addosso e abbracciandomi. Gridai forte dal dolore spingendola giù dal letto. Pauò la rimproverò e mi rimboccò le coperte.
-Zayn, tutto bene?- mi domandò Paul avvicinandosi e carezzandomi i capelli. Lo guardai confuso, non capendo dove volesse arrivare.
-Ehm..sì, perchè?- chiesi. Doniya prese a singhiozzare e, scusandosi, lasciò la stanza. Whaliya mi sorrise timidamente e si sedette su una sedia lì vicino al letto.
-Ma..dove sono?- domandai grattandomi la testa.
Paul mi guardò a lungo e poi mi strinse una mano.
-Sei in ospedale.- annunciò serio. Non capii subito il significato delle sue parole. Riuscii solo a ricordare che prima, chissà quanto prima, mi trovavo al mare con Louis e adesso ero lì in quella stanza bianca e luminosa.
La confusione che avevo in testa mi dava forti dolori alle tempie, il perchè mi trovassi in ospedale passò magicamente in secondo piano.
-Io ero con Louis.- dissi e sperai che Paul potesse far chairezza tra i miei pensieri, ma abbassò lo sguardo mordendosi un labbro quasi con ferocia.
-Dov'è Louis?- doamandai guardandomi intorno. Magari era al bagno o forse era andato a prendere qualcosa da mangiare, oppure era a casa sua sul divano a sgranocchiare dei popcorn.
Non seppi se scoppiare a piangere o tornare nel buio più totale che mi circondava poco prima quando il mio sguardò cadde su un letto in fondo alla stanza, alla mia sinistra. Lì vi era sdraiato inerme un ragazzo coperto di lividi e graffi, con un tubicino sotto il naso e una flebo al braccio destro. Teneva gli occhi chiusi e le ciglia gli carezzavano le gote arrossate, la mano sinistra era abbandonata sull'orlo del materasso, priva di vita, i capelli castani ridotti ad un groviglio disordinato e le labbra sottili socchiuse.
Mi coprii il volto con le mani, chiusi gli occhi e l'immagine di un albero che si faceva sempre più spaventosamente vicino mi inondò la mente.
La cintura di Louis non era allacciata. 
Louis piangeva.
Louis era riuscito a girare appena in tempo, prima che quel tir ci venisse addosso.
La macchina si stava dirigendo a una velocità folle su un albero.
Louis gridava, piangeva. E la sua cintura non era allacciata.
-No, no.- gemetti senza scoprirmi il viso.
-Zayn..- Paul mi posò una mano sulla spalla. Tornai a guardare Louis steso su quel letto con gli occhi annebbiati dalle lacrime, lo stomaco chiuso e una gran voglia di correre lì e scuoterlo forte fino a svegliarlo, vedere il suo sorriso e perdersi nel suo abbraccio.
-Cazzo, no!- urlai battendo i pugni sul materasso. -Qualcuno lo svegli! So che può ancora svegliarsi! Per favore, svegliatelo!- urlai disperato tra le lacrime. Paul si coprì la bocca con una mano e cominciò a singhiozzare. Un'infermiera entrò nella stanza e mi conficcò una siringa nel braccio.
-NO!- protestai fissandola con cattiveria negli occhi. -Louis vuole svegliarsi! Fategli aprire gli occhi..- la mia voce si affievolì e le mie palpebre cominciarono a calare. 
-No..- gemetti piangendo, impotente contro la sostanza che era ormai in circolo nel mio corpo. -Di nuovo no.-
I miei occhi si sigillarono e caddi in un sonno triste e profondo.
 
 
 
 
 
-Sarebbe meglio che lui per adesso non ci parlasse. Sì, sono molto amici..- 
Sentivo Paul parlare sommessamente con qualcuno e fui sicuro al cento per cento che stesse parlando di me. Mi sforzai di aprire gli occhi e mugolai per richiamare su di me la sua attenzione.
-Hey, ciao.- disse lui sorridendomi dolcemente. L'infermiera al suo fianco fece lo stesso e mi porse un bicchiere d'acqua.
Mi voltai tristemente verso il letto di Louis e mi trattenni dal ricominciare ad urlare quando notai che era lucido e sveglio con i suoi soliti occhi vispi e limpidi e un lieve sorriso sulle labbra.
-Louis!- esclamai lasciandomi andare in una risata sollevata.
-Zayn dai adesso mangia qualcosa, lascia stare.- cominciò Paul ponendosi al mio fianco. Lo ignorai scostandolo da lì e tornai a guardare Louis che in quel momento ricambiava il mio sguardo, fissandomi con curiosità. Riconobbi nella donna al suo fianco lo stesso sguardo curioso e confuso, gli stessi occhi, la stessa forma del viso. Possibile che fosse sua madre?
-Louis, stai bene! L'abbiamo scampata.- dissi felice ma lui non rispose. Mi sorrise timidamente e si strinse nelle spalle, ridacchiando nervosamente e guardando per un attimo la donna che gli somigliava tanto.
Fece un risolino con la voce sottile e argentina e tornò a fissarmi.
-Credo che tu ti stia confondendo con qualcun'altro.- parlò sollevando le soppracciglia fini. Aggrottai la fronte e pensai fosse uno dei suoi tanti scherzi.
-Comunque, anche se vedo che lo sai già, io sono Louis, piacere.- si presentò sorridendomi cordialmente e tendendo una mano.
Sbarrai gli occhi e cercai con lo sguardo Paul che mi fissò tristemente annuendo appena, mentre il ragazzo al mio fianco aspettava che gli stringessi la mano senza sapere che però l'avevo stretta dolcemente già milioni di volte.
Quel ragazzo non aveva idea di chi fossi. Ma io sapevo che quello era ancora il Louis che conoscevo, che avevo abbracciato, amato, guardato, baciato. E fu lì che capii di dover tenere quei ricordi preziosi custoditi al meglio nella mia mente. Lui non avrebbe potuto farlo.
  
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