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Autore: Egle    06/09/2004    18 recensioni
Per dimostrare la sua fedeltà all'Oscuro Signore, Draco viene incaricato di rapire Ginny Weasley, figlia di due membri dell'Ordine della Fenice. Ma le cose non vanno secondo i piani e i due ragazzi si trovano ad affrontare una situazione ben più complicata del previsto...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

EPILOGO

 

29 maggio 20**

 

Silenzio. C’è solo silenzio in casa, interrotto dal ticchettio dell’orologio e del debole fruscio dei nostri respiri. Anche tre anni fa , in questa stessa notte c’era silenzio. Ma era un silenzio ben diverso, impregnato di paure e ansie. Tutte le persone che amavo stavano lottando contro le schiere di Voldemort, nell’ultima , decisiva battaglia. Non per la libertà. Non per il bene…e forse nemmeno per la giustizia. Forse solo per smettere di avere paura. Rivivo tutto con gli occhi della memoria, come se fossi di nuovo là…a Grimmauld Place, numero 12, questa stessa notte…

 

Mamma è seduta al tavolo di fronte a me. La sua mano è stretta intorno alla tazza del tè, ormai freddo, ma lei non sembra essersene accorta. I suoi occhi sono cerchiati da profonde occhiaie bluastre. C’è un gran silenzio. Nemmeno la signora Black osa lanciare qualche improperio.

“vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?” dice mamma, alzando il capo. C’è disperazione nei suoi occhi. E angoscia per le sorti dei suoi figli. Sono tutti là fuori…là a combattere. Dove dovrei essere anch’io…

Scuoto il capo, alzandomi in piedi e cominciando a camminare per la cucina. I minuti passano lenti, lenti…sempre più lenti e l’orologio, il nostro odiato carceriere, sembra torturarci con la sua marcia appena percettibile.

“Perché non vai a riposarti un po’?” mi dice mamma, dopo un po’, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione, ma la sua voce suona stridula e acuta nella stanza vuota.

“Sto bene”

“Non dovresti affaticarti”

“Non sono malata. Sto bene” ribatto, avvicinandomi alla finestra. Mamma mi mette lo scialle azzurro , il mio preferito, sulle spalle, accarezzandomi piano la testa e lisciandomi i capelli. Per lei sarò sempre la sua bambina.

“Vedrai che andrà tutto bene. Torneranno tutti a casa sani e salvi”

Tutti… tutti i miei fratelli stanno combattendo, quali Membri dell’Ordine della Fenice. E anche papà. E Harry, Hermione, Lupin, Tonks…sono tutti là. Sbatto le palpebre un paio di volte per dissipare le lacrime.

“forse…” m’interrompo per impedire alla mia voce di tremare “forse hai ragione. E’ meglio che io vada a coricarmi un po’. Chiamami se ci sono delle novità” dico uscendo dalla cucina, stringendomi nello scialle. Raggiungo la mia camera e mi siedo sul letto perfettamente rifatto. Apro il mio portagioie e faccio scattare la chiusura dello scomparto segreto. Il ciondolo è ancora lì. Il ciondolo dei Serpeverde. Non l’ha voluto indietro.

“…Puoi tenerlo o gettarlo via. A me non importa” mi aveva detto, ma come potevo separarmene? Come potevo privarmi anche dell’ultimo appiglio che mi rimaneva per non convincermi di essermi inventata tutto? Tante cose sono cambiate da allora. Sono cambiata io, i miei sentimenti…ma non come mi auguravo. L’ho odiato per un certo periodo. O almeno tentavo di convincermi che dovevo odiarlo, perché era la cosa più giusta da fare. Perché doveva essere la cosa più giusta da fare per entrambi.

Lo evitavo deliberatamente, credendo che non vedendolo, non sentendo la sua voce, i ricordi, i sentimenti si sarebbero affievoliti, ma tutto ciò che sono riuscita a ottenere è stata sofferenza. Il mio cervello sapeva perfettamente che dovevo dimenticarlo e si sforzava di convincermi che forse mi ero innamorata di qualcuno che non esisteva, dacché Draco Malfoy non poteva essere niente di più di un lurido Serpeverde. Ma lui non lo era. Non era un Serpeverde, non era un Mangiamorte…per me era solo Draco, solo il ragazzo con cui volevo stare. Fu allora che cominciai a osservarlo di nascosto, a lanciargli occhiate fugaci, a percorrere corridoi che mi portavano vicino ai sotterranei di Serpeverde, solo per poterlo vedere, anche solo per un momento…e lui se ne accorse.

Mi sorprese in un corridoio del terzo piano ben dopo il divieto di aggirarsi per la scuola di sera…

“Che cosa stai cercando di fare, Weasley?”

“i-io non sto cercando di fare niente” ribattei, mentre lui si avvicinava. Erano trascorsi quasi sei mesi da quando eravamo tornati dal mondo di Karen e Meg e durante quel periodo non ci eravamo mai parlati. Non eravamo mai stati soli nella stessa stanza…prima di quella notte.

Coprì la distanza che ci separava così velocemente che non ebbi neppure il tempo di muovermi. Mi afferrò per le braccia e mi scrollò violentemente.

“Non capisci che stai solo facendo male ad entrambi?”

“Ma io non sto facendo niente” puntualizzai, liberandomi della sua stretta e indietreggiando di un passo.

“Mi hai preso per uno stupido? Credi che non me ne accorga? Perfino durante la partita non mi toglievi gli occhi di dosso…per questo avete quasi perso.”

“Quasi, Draco, quasi! Chi si è lasciato sfuggire il boccino? Chi era troppo distratto per accorgersi di avere il boccino accanto all’orecchio?”

Mi voltò le spalle, preparandosi a scappare. Sapeva che avevo ragione.

“Non c’è posto per noi in questo mondo, Weasley”

“Lo so. Ma che cosa devo fare?”

“Dimenticarmi” ringhiò tornando a guardarmi con rabbia.

“e tu? E tu ci riesci, Draco? Ci riesci a dimenticare tutto?”

Distolse lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli.

“Riesci a dimenticare quello che ci siamo detti…riesci a dimenticare quel pomeriggio al lago?”

“Sì”.

Non gli credetti. Non volevo e non potevo credergli…se ne andò senza aggiungere altro.

Trascorsero altri mesi. Mesi in cui il dolore mi schiacciava tanto da non riuscire quasi a respirare e mi spingeva a mentire ai miei fratelli, a Hermione, a Harry…”sto bene” lo ripetevo in continuazione. Sono uscita con diversi ragazzi, di cui non mi importava nulla, mentre Draco si faceva vedere in giro con Pansy Parkinson, come al solito. Abbiamo giocato a questo gioco a lungo, ingannando le persone che ci erano vicine e tentando di ingannare noi stessi. Ma i nostri sguardi…quelli sono sempre sfuggiti al nostro controllo. Non potevamo mentire ai nostri sguardi… e non potevamo mentire quando ci trovavamo vicini, troppo vicini…come quel pomeriggio di giugno nell’aula di pozioni.

Avevo dimenticato un libro ed ero tornata indietro per recuperarlo. Stavo correndo perché ero in ritardo per la cena e voltando un angolo gli sbattei addosso. Mi afferrò per un polso per non farmi cadere e io mi ritrovai ancora una volta tra le sue braccia.

Non una parola. Non un bisbiglio…ma non mi lasciò andare per molto tempo. Rimasi lì, avvolta nel suo abbraccio, incapace di parlare per paura che lui scappasse, incapace di formulare un solo pensiero razionale. Se ne andò di nuovo.

L’anno scolastico giunse alla fine. Lo vidi durante il banchetto finale, ma lui evitò di incrociare i miei occhi con i suoi. Nessun addio. Le vacanze estive mi strappavano da Hogwarts, dalla possibilità di vederlo anche per pochi istanti e mai prima di allora vissi il mio ritorno a casa con così tanta angoscia. Mi rinchiusi nel mio silenzio, evitando la compagnia dei miei fratelli, dei miei amici, e tentando di carpire ogni possibile notizia su di lui o sulla sua famiglia.

La lontananza, il non sapere che cosa stesse facendo, a cosa la sua famiglia e i compagni di suo padre lo avrebbero costretto…mi sembrava di impazzire. Vivevo ogni giorno nell’angoscia, sempre in uno stato di allarme, finché non lo vidi in piedi al limitare del nostro giardino. Il sole stava sparendo oltre la linea dell’orizzonte e il cielo era infiammato dai colori del tramonto.

Uscii di casa e corsi verso di lui. Il mio cuore sembrava improvvisamente impazzito. Batteva così forte che avevo paura che lui potesse udirlo distintamente nel silenzio del giardino. Mi arrestai a qualche passo da lui, leggermente ansante, limitandomi a osservarlo.

Era completamente vestito di nero…l’abito dei Mangiamorte…

“Non posso vivere senza di te”

Furono le sole parole che mi disse. Nessuna spiegazione su quello che aveva fatto in quei mesi, nessun giuramento…solo quelle poche, semplici parole, ma a me bastavano. Non potevo vivere senza di lui. Lui non poteva vivere senza di me.

Cominciammo a vederci di nascosto. Solo pochi minuti rubati al mondo, all’eternità, all’inevitabile…carezze scambiate nell’oscurità, parole appena sussurrate nel silenzio della notte, il profumo e il calore del suo corpo, le nostre mani intrecciate, il suo respiro nel mio orecchio…sulla mia pelle…

Ci amammo. Ci amammo totalmente,  illudendoci di chiudere il mondo esterno fuori dai pochi momenti passati insieme…ma il mondo penetrò violentemente nell’angolo che ci eravamo ritagliati solo per noi…

Ricordo ancora quel pomeriggio di novembre del mio penultimo anno a Hogwarts…I corridoi della scuola erano praticamente deserti. Voldemort stava chiamando a sé i suoi seguaci per preparare la guerra aperta, e coloro che non volevano farsi coinvolgere nel conflitto erano scappati. Vigliacchi.

La mia famiglia, da sempre schierata al fianco di Silente, cercava di arginare i danni che la paura provocava…E io cercavo di rendermi utile , mascherando i miei veri sentimenti, le mie vere emozioni, chiudendomi nel mio silenzio. Non ricordo dove stessi andando o che cosa dovessi fare quel pomeriggio, ma ricordo chiaramente l’espressione del viso di Silente. Ricordo i suoi occhi azzurri puntati su di me e ricordo che sentii un freddo intenso sommergermi e scavarmi dentro.

“e’ partito”.

Furono le sue sole parole, prima di allontanarsi.

Aveva scelto.

L’inevitabile era alfine giunto e Draco non si era sottratto. Non poteva più permettersi di indugiare sulla linea di confine. Non poteva più sostenere che luce e ombra non esistevano, dacché le tenebre l’avevano avvolto. E con lui avevano avvolto anche me, trascinandomi in un dolore e un’angoscia che mai prima di allora avevo provato.

Non c’erano state parole di addio. Non c’erano state promesse né giuramenti d’amore. Semplicemente se n’era andato. Di nuovo.

 

 

Inside my skin

Sotto la mia pelle

There is this space...

C’è questo luogo

It twists and turns

Che si contorce e si rivolta

It bleeds and aches

Che sanguina e fa male

 

Non l’ho più rivisto. Non ho più saputo nulla di lui.

La guerra contro Voldemort è cominciata e con essa anche la mia personalissima guerra.

“chi è Ginny?”

“chi ti ha fatto questo?”

“non posso dirlo”

“Siamo la tua famiglia! Non puoi tenerci all’oscuro…”

“Non vi riguarda”

“Non ci riguarda? Ginny…”

Ho mantenuto il segreto per tutti questi mesi, lottando contro tutti. Lottando contro le lacrime di mamma, le sfuriate di Ron, il dolore negli occhi di papà…

L’ho fatto per lui. Per me. Per noi.

Sono certa che lui lo sappia. Non so come, ma lui lo sa.

Stringo il ciondolo nella mano, tentando ancora di impedire alle lacrime di cadere.

Ho bisogno di lui…ho così tanto bisogno di lui…

Improvvisamente la voce di mamma proveniente dal piano di sotto mi strappa dal miei pensieri. Capisco solo le parole “Figli miei” prima di precipitarmi fuori dalla stanza. Molte , molte voci amate giungono alle mie orecchie…Mi appoggio alla ringhiera guardando nell’ingresso , piangendo. Il mio cuore sembra schizzarmi fuori dal petto dalla gioia. Sono qui. Sono vivi…i miei fratelli. Fred ha un occhio bendato e Charlie zoppica leggermente…Papà mi vede e sale le scale di corsa per abbracciarmi. Immergo il viso nel suo largo petto e mi lascio cullare come se fossi una bambina piccola.

“va tutto bene, cara. E’ finita. Non piangere”

Ma non è finita. Per me non è finita…

Mi scosto da lui e mi asciugo le guance con il dorso delle mani.

“state tutti bene?” chiedo.

Lui accenna un sorriso. “noi sì. Harry è svenuto, ma si rimetterà presto. Moody…non ce l’ha fatta”. Gemo piano, chiudendo gli occhi.

“Sono morti in tanti, Gin. È un miracolo che la nostra famiglia sia uscita illesa dalla battaglia”

La nostra famiglia…la nostra famiglia…la nostra famiglia non è qui. Non è TUTTA qui. Non per me.

 

Inside my heart

Nel mio cuore

There's an empty room.

C’è una stanza vuota

It's waiting for lightning;

Che sta aspettando la luce

It's waiting for you

Che sta aspettando te

 

La mia famiglia…lui fa parte della mia famiglia. Non l’ha mai voluto. Non ha mai avuto aver niente a che fare con loro, con me…Si è imposto di starmi lontano. Ha scelto per entrambi. Non mi ha nemmeno dato la possibilità di ribellarmi alle sue decisioni. Ha agito di nascosto, partendo di notte, senza essere visto. Senza salutare. Nessun biglietto. Nessun addio. Solo il ciondolo che mi aveva lasciato quando ero ancora una ragazzina. Entrambi eravamo solo ragazzini spaventati. Non eravamo pronti a questo…non alla guerra, alla morte…ma a quello che è nato tra di noi. All’amore che provo per lui. E all’amore che, sono sicura, lui provi per me.

L’amore…incute paura. Più di Voldemort. Più del dolore, perché nell’amore il dolore e la felicità sono sempre in bilico, sono sempre precari…sono come luce e ombra. Io ero quella innocente, inesperta, ma in fondo ero quella meno spaventata, perchè sapevo cosa vuol dire amare. Amo la mia famiglia, i miei fratelli, i miei amici…mi sembrava naturale amare un ragazzo, anche se si trattava di Draco Malfoy. Avevo paura di quello che poteva accadere se ci avessero scoperto, ma non ero spaventata da quello che provavo. Forse un po’ intimorita dalla sua intensità, ma non spaventata. Ma Draco no. Non sapeva cosa significasse amare, non sapeva cosa volesse dire mettere un'altra persona davanti a sè stesso e tutto questo lo ha disorientato, lo ha reso confuso, mentre io sapevo solo una cosa : lo amavo e lo amo tutt’ora.

Papà mi accarezza piano la testa, stringendomi una spalla con una mano.

“che cosa c’è, bambina mia?”

 

I am wanting, and...

Io ti sto aspettando e...

 

Sto per dirglielo. Sto per dirgli quello che mi sono ostinata a tacere per tutti questi mesi, quando Bill ci raggiunge e mi abbraccia forte.

“ciao fratellone” dico, mentre le parole che stavo per pronunciare vengono sopraffatte dalle lacrime. Non posso. Non posso fare questo alla mia famiglia. Non ora.

“Dove sono Lupin e Tonks?” chiedo, guardando ancora nell’ingresso,mentre i gemelli mi fanno segno di scendere.

“sono rimasti indietro a fare non so cosa. Ma…” al rumore della porta d’ingresso che si apre, mio fratello s’interrompe un attimo “dovrebbero essere loro”

“Presto! Ha bisogno di aiuto” grida Lupin avanzando nella stanza e ... lì tra le sue braccia, sgocciolante di pioggia …c’è lui. Lui

Il tempo e il mio cuore sembrano arrestarsi mentre guardo Draco piombare sul pavimento con un gemito. Un rivolo di sangue gli cola dalla tempia fin quasi al mento. Le voci e i suoni intorno a me sono come amplificati  e distorti, frammezzati dal mio respiro rapido e breve.

“che cosa ci fa lui qui?”. Ron grida puntandolo con la bacchetta

“calma, Ron. è dalla nostra parte” risponde Lupin, inginocchiandosi di fianco a Draco e tentando di farlo alzare.

“Un Malfoy  non entrerà mai nel quartier generale dell’Ordine” sbraitano Fred e George e improvvisamente ritorno in me…

Scendo le scale di corsa, senza quasi che i miei piedi tocchino il pavimento. Lo scialle cade da qualche parte alle mie spalle, mentre un solo nome esce dalla mia bocca.

Draco solleva piano la testa finchè i suoi occhi non si posano su di me. Mi lascio cadere in ginocchio davanti a lui, frapponendomi tra la bacchetta di mio fratello e il solo ragazzo che io abbia mai amato.

 

I am needing you

Io ho bisogno che tu

To be here

Sia qui

Inside the absence of fear

Nella mia assenza di paura

 

“Ginny” mormora con un filo di voce. E questo…questo è il suono più bello che io abbia mai sentito in tutta la mia vita. Questo è il momento più bello di tutta la mia vita, perché non ho più paura. Ora che lui è qui non ho più paura. E nemmeno lui ne ha. Non ha paura di me, di quello che prova…Draco ha scelto e ha scelto di combattere non per l’amata luce di Harry Potter e nemmeno per le tenebre e il potere di Lord Voldemort. Draco ha scelto di combattere per noi, per far sì che sia questo il mondo in cui noi potessimo stare insieme. Draco ha combattuto per non aver più paura…

Le sue braccia mi stringono forte, mentre immerge il viso tra l’incavo tra la spalle e il collo, baciandomi. Ora, ora è finita. Ora che lui è qui, è finita.

“Ginny”

Mi volto verso i miei fratelli. La bacchetta di Ron è ancora puntata verso di noi.

“E’ lui… è lui il padre del mio bambino” dico, con la voce rotta dal pianto. Mamma si porta una mano alla bocca, mentre papà si gratta pensosamente la testa. La mascella di Ron toccherebbe il pavimento se solo potesse e le sue orecchie sono di un ricco e profondo color rosso. I suoi occhi si spostano freneticamente dal viso di Draco al mio, per poi scendere sul mio ventre prominente. Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta in vita sua. E dire che ha avuto quasi nove mesi per abituarsi all’idea che io stia aspettando un bambino…

“Beh ti sei accorto adesso che Ginny è incinta?” dice Tonks con il suo tono di voce allegro, mentre lei e Lupin aiutano me e Draco ad alzarci.

“il tuo nipotino deve pur aver avuto un padre!”

“Coraggio, Ron! Non rimanere lì imbambolato! Non vedi che Draco ha bisogno di cure” interviene mamma. “in quanto a te!” sbraita voltandosi verso di me “faremo i conti!”. E’ il suo modo per dirmi che mi vuole bene...

Draco si volta verso di me mentre lo portano quasi di peso nella stanza attrezzata come infermeria e mi sorride…

No, non c’è più paura…

 

“Che stai facendo?”

Mi volto verso di lui sorridendogli.

“Pensavo”

“che brutta abitudine” risponde, circondandomi la vita con le braccia e appoggiando il mento sulla mia spalla.

“Si è addormentata?”

“sì”

“Ha ancora paura del buio?”

“No…nessuna paura. L’ho convinta che Harry Potter in persona veglierà su di lei” mi dice, storcendo le labbra in una smorfia disgustata. Scoppio a ridere rigirandomi nel suo abbraccio e baciandolo lievemente sulle labbra. “beh l’adorazione per Harry Potter non l’ha di certo ereditata da te” dico. Draco mi accarezza piano una guancia.

“vieni a letto”

“anche tu hai paura del buio?”

“sì…ma non voglio che Harry Potter mi vegli mentre dormo…mi farebbe…senso”.

“allora credo che dovrai accontentarti di me”

“Affare fatto, Weasley”

“E’ Malfoy, ora” rispondo, muovendo le dita per far brillare l’anello al mio anulare.

“sì, ma ora basta parlare” mi dice, prendendomi in braccio e portandomi verso la nostra camera, senza accendere la luce.

No, non c’è più paura…

 

FINE

 

 

NdEgle: E siamo arrivati di nuovo alla fine di un’altra fanfiction sulla mia coppia preferita^^;;;

A dir la verità in origine doveva essere molto , molto più lunga, ma un’amica mi ha suggerito di lasciare qualcosa all’immaginazione e quindi ho deciso di accorciare la trama!

Una carrellata veloce veloce di saluti e ringraziamenti, anche se praticamente nn ho più nulla da dire di nuovo!

Un mega-ultra grazie a Eli, che si è sorbita la trama in anteprima –in due, tre o quattro versioni diverse-, a Julie per il supporto morale e….rullo di tamburi… a Lory!

Grazie gente! Grazie per il vostro supporto e per spingermi a scrivere sempre nuove storie.

Grazie a coloro che mi hanno scritto e che hanno lasciato commenti sia su questo sito che su altri. Le vostre parole mi hanno fatto molto, molto piacere, anche se spesso non sono riuscita a rispondere a tutti come avrei voluto per mancanza di tempo. Grazie! Grazie! Grazie!

E per finire una piccola sfilza di ringraziamenti musicali: a ABSENCE OF FEAR dei Jewel, che dà il titolo alla fanfic e di cui mi sono servita come tema portante per questo capitolo, a IN THE SHADOWS dei Ramsus e a TIME IS RUNNING OUT dei Muse. Come al solito ce ne sarebbero molte, molte altre che però nn nomino per mancanza di spazio-tempo-voglia!

Un bacione

Egle

 

 

   
 
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