GELOSIA
Era una giornata di
lavoro come le altre al caffè. Ichigo che corre da un tavolo all’altro, Minto
che beve il tè, Retasu che distrugge il nuovo servizio di porcellane
inciampando tre volte su quattro sui suoi stessi piedi, Purin che corre
divertita sul suo pallone facendo roteare i pochi piatti e piattini ancora
incolumi del servizio ormai già decimato da Retasu, e Zakuro che fulmina con lo
sguardo i poveri clienti che osano avvicinarsi a lei.
Insomma, il solito
caos.
Perciò, nel momento
in cui stava posando i soldi di un conto nella cassa, quando Ichigo si ritrovò
quel bigliettino in mano, fu talmente sorpresa che rimase a fissarlo per
qualche istante. I suoi occhi nocciola scorsero più volte quelle poche parole
scritte chiaramente dalla disordinata e imprecisa grafia di un giovane maschio.
“Sei bellissima”
Vagamente perplessa,
alzò lo sguardo e voltò la testa cercando tra i tavoli quello da cui aveva
appena ritirato il conto. Un ragazzo moro la fissava sorridendo. Lo sfacciato
occhiolino che seguì quel sorriso la fece arrossire di botto. Spalancò gli
occhi e distolse lo sguardo impacciata.
Lo aveva
riconosciuto, era un ragazzo che ai tempi aveva frequentato la sua stessa scuola.
Un bel ragazzo a dire il vero: moro, alto, occhi scuri e mani grandi dalle dita
lunghe e flessuose. Era nel club di basket del liceo ed aveva al suo seguito un
nutrito stuolo di ammiratrici. Quasi quante quelle di Aoyama.
Che ci faceva lì? E
soprattutto: perché le aveva dato quel dannato biglietto?!
- Ichigo! Cosa fai
lì impalata da dieci minuti?! Non sai più usare il registratore di cassa?! – la
voce di Minto la distrasse dai suoi pensieri.
- N-no! Arrivo! – rialzò lo sguardo un’ultima volta sul
giovane, ma lui e il suo compagno erano spariti; il tavolo era vuoto. Fece
spallucce, si cacciò distrattamente il bigliettino in tasca e senza dar più
peso alla cosa, pensando che magari il ragazzo si fosse sbagliato, e riprese a
lavorare.
Il resto della
giornata passò tranquillamente e per tutte loro giunse il momento di tornare a
casa.
Ryō non c’era,
perciò lei si avviò per la strada da sola. Tuttavia, appena messo piedi fuori
dal parco, qualcuno le sfiorò la spalla con un tocco leggero. Terrorizzata ma
comunque temprata dalle battaglie con gli alieni, lei si voltò di scatto e
facendo perno sulla gamba destra, ruotò su se stessa e con un calcio deciso
centrò in pieno volto lo sconosciuto dietro di lei. Questi, completamente colto
di sorpresa, perse l’equilibrio e volò sedere a terra con un tonfo secco.
Ancora ferma in
posizione di difesa, Ichigo andò a guardare lo sconosciuto e non appena lo
riconobbe, spalancò gli occhi per la sorpresa e abbassò le mani strette a
pugno.
- Ahi! Ahi! Ahi!
Picchi duro per essere una ragazza, eh…? – il ragazzo
si stava massaggiando il viso dolorante ancora seduto a terra, ma lei lo
riconobbe lo stesso: era il ragazzo di quel pomeriggio al caffè, quello del
biglietto. Arrossì immediatamente per la vergogna.
- Oh, Kami-sama! Mi dispiace! Scusami! Santo cielo, non volevo!
Pensavo fosse un aggressore!! – cominciò ad inchinarsi mortificata. Lui scoppiò
a ridere e si tirò su ancora leggermente dolorante.
- Tranquilla!
Tranquilla! La colpa è mia che ti ho sorpresa di sera alle spalle! Anzi,
scusami tu! – la rossa smise di inchinarsi e cominciò ad agitare convulsamente
le mani sempre più rossa e sempre più in imbarazzo. Il ragazzo ricominciò a
ridere sempre più forte.
- No! E’ colpa mia!
Mia! Tu non devi scusarti! – il moro le appoggiò delicatamente una mano sulla
spalla e bloccò così i suoi deliri. Tuttavia il rossore sul suo viso non era
ancora passato.
- Ok, basta così…tranquilla! Non è successo niente! Piuttosto, dove hai
imparato a combattere così? – fece sorpreso. Lei fece un gesto vado con la
mano.
- Mh… palestra…- mugolo poco
convinta.
D’improvviso, il
giovane parve ricordarsi qualcosa di molto importante.
- Scusami, che maleducato!
Non mi sono ancora presentato: il mio nome è Takeru Kuroi. Piacere di
conoscerti! – ed alla presentazione seguì il consueto inchino. Ichigo rimase un
po’ spiazzata, ma poi si presentò a sua volta.
- Sì, so chi sei,
Momomiya-san. A dire il vero oggi sono venuto al caffè proprio per te… - le disse. La ragazza lo guardò insicura.
- Per me? E perché?
– Takeru sorrise appena, vagamente imbarazzato.
- Beh, perché ho
saputo che tu ed Aoyama non state più insieme e…come dire… dal momento che mi sei sempre piaciuta dai tempi
della scuola, ho pensato che fosse una buona occasione per chiederti se ti
andava di uscire con me… - le confessò diretto.
Le ci volle un po’
per elaborare quel che lui aveva detto, perciò rimase lì a fissarlo inebetita.
Il ragazzo si portò una mano dietro alla testa ed abbassò lo sguardo
imbarazzato.
- Mh.. sai, mi sento enormemente stupido in questo momento,
perciò credo mi sentirei un pochino meglio se tu dicessi qualcosa, Momomiya-san… - lei parve riaversi a quelle parole e,
giusto perché fino a quel momento non lo aveva ancora fatto, divenne di nuovo
del colore dei suoi capelli.
- I-io non so che dire…cioè… non
fraintendermi, ne sono lusingata, però…Beh, io ho già
un ragazzo! – un po’ le dispiaceva per lui, era stato così carino…però
lei amava Ryō, perciò non voleva dare false speranze a quel ragazzo. Il
moro parve quasi afflosciarsi sul posto ma un istante dopo si drizzò inspirando
profondamente.
- Va bene, ho capito
e scusa se ti sembrerò insistente, ma tu mi piaci davvero e se ne avrò occasione
cercherò di convincerti a concedermi almeno un pomeriggio del tuo tempo! Ti
farò cambiare idea su di me! – Ichigo era senza parole.
- N-no, scusa… non credo che
cambierò idea, amo il mio ragazze e lui…- ma venne
interrotta dalla voce decisa del suo interlocutore.
- Non puoi saperlo,
perché non mi conosci! Perciò non mi arrenderò finché non mi avrai conosciuto!
– le afferrò la mano e la strinse con decisione – Vedrai, ti farò innamorare di
me! – la ragazza era ancora più shockata di prima. Ma quel tipo era bipolare?!
Un minuto fa sembrava così timido e carino…
- Adesso devo
andare, ma mi rifarò vivo! Arrivederci, Momomiya-san! – e senza che lei potesse
aggiungere altro, le schioccò un veloce bacio sulla guancia e corse via. Ichigo
era turbata e senza parole. Ancora totalmente inebetita, mentre ancora sentiva
la guancia bruciarle, riprese la via di casa.
Il mattino seguente,
quando arrivò al caffè, il suo volto portava su di sé tutti i segni evidenti
della notte passata in bianco a rimuginare.
Quel tizio era
assurdo, ma capitavano tutti a lei quelli strambi?!
- Ichigo, tutto bene…? Hai una faccia…! – Retasu
la fissava preoccupata mentre sistemava uno dei grandi fiocchi della sua
divisa. Si ritrovò gli occhi delle sue compagne tutti puntati su di lei. Era
evidente che all’interno di quello spogliatoio, tutte avessero notato la sua
preoccupazione. Sospirò e si sedette su di una panca. Confidarsi con loro le
avrebbe sicuramente fatto bene.
- Ragazze, ho un problema… - si decise a parlare. Purin si fece avanti.
- Con Shirogane
onii-san? – chiese cuoriosa. La rossa scosse la
testa.
- No, no… con lui va tutto bene. Il problema è un altro…ragazzo! – fece dubbiosa. Minto la guardò con tanto
d’occhi.
- Stai tradendo
Shirogane?! – Ichigo si alzò di scatto negando animatamente.
- Ma sei impazzita?!
No, non sto tradendo Ryō, io lo amo! – affermò con decisione – Il problema
è che ieri sera un altro ragazzo mi ha confessato che gli piaccio…
-
Zakuro si fece
avanti con tranquillità.
- Non vedo dove sia
il problema: se ami Ryō, basta dire a questo ragazzo le cose come stanno, senza
tanti giri di parole e fine della questione. – La rossa strinse i pugni.
- L’ho fatto! Ma lui
non ha voluto ascoltarmi! È così insistente! Mi ha detto che…
- e così cominciò a raccontare loro prima del biglietto e poi tutta la scena al
parco tutta la scena. Al termine del resoconto, anche le altre si ritrovarono a
sospirare.
- E poi ho il
terrore che si ripresenti qui al caffè! Come faccio se lo vede Ryō?! Ho
paura che potrebbe fraintendere! –
- Lui cosa ne pensa?
– le chiese Minto. Ichigo negò con il capo.
- A dire il vero non
gliel’ho detto. Non ci ho proprio pensato, perché ieri pomeriggio non ho dato
così tanto peso alla cosa… e onestamente non so se
parlargliene, ho un po’ paura di come potrebbe prenderla…
-
- Secondo me
dovresti parlargliene. Tenerglielo nascosto è un errore, oltretutto se poi lo
viene a sapere rischi che si arrabbi davvero. E avrebbe ragione. – suggerì
Zakuro. La rossa annuì poco convinta.
- Sì, forse hai
ragione, ma prima di rischiare voglio aspettare e vedere. Se questo tizio non
si ripresenta più, non si porrà nemmeno il problema, perciò non voglio creare
inutili allarmismi per niente…- Zakuro si avviò verso
la porta a braccia conserte.
- Fai come meglio credi,
ma cerca di non far sciocchezze. – le suggerì, prima di uscire.
Da quel giorno, Takeru
Kuroi non si fece più vedere, perciò la faccenda cadde completamente nel dimenticatoio.
Ichigo archiviò felicemente la cosa pensando ad una resa o ad uno scherzo di
cattivo gusto. Perciò, fu genuinamente sorpresa ed imbarazzata, quando, qualche
settimana dopo, si ritrovò proprio quel ragazzo seduto ad uno dei tavoli del
caffè.
- Ciao! – le disse,
sorridendole entusiasta. Lei lo salutò, torturando la penna e il blocchetto per
le ordinazioni che teneva in mano.
- Mh, ciao! – decise di optare per la professionalità – Cosa
posso portarti? – chiese, cercando di mantenere un tono cortese ma distaccato.
- Un caffè, e una
fetta di dolce. Grazie! – e quando tornò a guardarlo, notò la traccia violacea
ormai quasi del tutto guarita che doveva avergli lasciato lei con il suo
calcio. Si sentì immediatamente in colpa.
- Ok, te li porto
subito! – risposte, con un tono un po’ più morbido. Lui annuì contento e non
disse più nulla.
- E’ lui? – la voce
di Zakuro la fece sobbalzare. Allungò l’ordine a Keiichiro e si voltò a
guardarla.
- Sì, e non so che fare…oltretutto mi sento in colpa per il segno che ha
ancora sulla faccia! – confessò mortificata. Zakuro le sorrise appena, cercando
di tranquillizzarla.
- Non preoccuparti,
tu trattalo tranquillamente come tutti gli altri clienti e vedrai che andrà
bene. La rossa annuì un po’ più convinta.
- Hai ragione, Zakuro-san. Farò come mi hai suggerito! – sorrise e riprese
il suo lavoro.
Quando fu il suo
turno, portò a Takeru la sua ordinazione.
- Ti ringrazio,
quanto ti devo? – le chiese cordiale. Lei fece segno di diniego con il capo,
sorridendo appena.
- Nulla, facciamo
che questo te lo offro io per scusarmi di averti colpito. – spiegò. Lui la
guardò sorpreso e poi sorrise.
- Oh, non ce n’era
bisogno, ma ti ringrazio! – Ichigo annuì soddisfatta e si voltò per allontanarsi,
ma non appena mosse un passo, si sentì afferrare per la mano.
Tornò a guardarlo e
si accorse che proprio il moro la stava trattenendo.
- Scusami, ma dovrei
andare dagli altri clienti… - spiegò, cercando di
ritrarre la mano. Il ragazzo non la lasciò.
- Aspetta, stai qui
con me un po’… facciamo due chiacchiere! – le propose. Ichigo cominciò a
sentirsi vagamente a disagio e tentò di liberarsi nuovamente.
- Kuroi-kun, seriamente… non posso!
O il mio capo mi sgriderà! – sorrise nervosamente e si guardò un po’ attorno
cercando l’aiuto di qualcuno.
- Avanti, non ti
mangio mica! Solo cinque minuti! – insistette il moro. Ma prima che lei potesse
aggiungere altro, un’altra mano, chiara ma sicuramente mascolina e poco più grande
di quella di entrambi, si poggiò con fermezza sul braccio del ragazzo moro.
Ichigo vide,
sorpresa ed anche sollevata, Ryō che stava a sua volta fissando Takeru con
i suoi penetranti e seri occhi di ghiaccio.
- C’è qualche
problema, qui? – chiese, forzando leggermente la presa senza staccare gli occhi
da quelli del suo interlocutore. L’altro lo guardò leggermente infastidito ma
rispose con tono cortese.
- No, assolutamente.
Stavamo solo scambiando due amichevoli chiacchiere tra vecchi compagni di
scuola. – Ryō non si mosse di un millimetro. Lanciò un’occhiata veloce alla
faccia tesa di Ichigo poi tornò a concentrare la sua attenzione al ragazzo.
- Io non credo affatto. Piuttosto, lei mi
sembra alquanto infastidita dalle tue attenzioni indesiderate. – ribatté con
glaciale cortesia. Takeru parve vacillare leggermente a quelle parole.
- E tu saresti….? – chiese incerto.
- Ryō
Shirogane. Sono il proprietario del caffè. E tu invece…?
– chiese il biondo a sua volta. Il ragazzo più giovane parve veramente sorpreso
di ritrovarsi di fronte al proprietario di quel posto, ma non perse la calma e
la determinazione.
- Oh, Io sono Takeru
Kuroi. Sono un vecchio compagno di scuola di Ichigo e desidererei scambiare solo
due chiacchiere con lei… - indicò la rossa. Lei vide una
vena sul collo del suo ragazzo pulsare pericolosamente.
- Ichigo sta
lavorando, non è disponibile. Né ora né
mai. – disse, cercando di lasciare intendere che doveva lasciare in pace la
ragazza. Strinse gli occhi e la presa sul braccio dell’altro. Parve essere
efficace, questa volta, perché il moro mollò la mano di Ichigo con una smorfia
di dolore. A quel punto, dopo qualche istante, giusto per essere che il
concetto fosse ben chiaro, anche Ryō lo lasciò andare a sua volta.
Takeru si massaggiò
il braccio indolenzito e gli lanciò un’occhiata astiosa che il biondo ignorò
totalmente. Si voltò verso la rossa e ammorbidì leggermente lo sguardo.
- Ichigo, torna a
lavorare ora. D’ora in poi sarà Zakuro ad occuparsi di Kuroi-san.
– le disse tranquillo. Lei lo ringrazio e si allontanano verso la cucina,
seguita dal fidanzato.
Una volta che furono
giunti all’interno, lei si voltò a guardarlo mortificata.
- Ryō, mi
dispiace, io… - lui la interruppe con un gesto secco
della mano e poi con l’altra le prese la sua.
- So già tutto,
Zakuro mi ha spiegato un attimo fa. Non è colpa tua, ma avresti dovuto
parlarmene prima. – disse, poi cominciò ad esaminare il polso della fidanzata.
- Ti ha fatto male? –
chiese, rigirandoselo delicatamente fra le dita e guardandolo con attenzione.
Era leggermente arrossato ma non le faceva particolarmente male.
- No, sto bene. –
rispose, contenta di quelle rare attenzioni che il ragazzo le dedicava. Ryo
annuì apparentemente soddisfatto e la lasciò andare.
- Bene. – annuì –
Per oggi stai in cucina con Keiichiro, è meglio. Per i prossimi giorni vedremo,
ma spero non ci sarà bisogno di preoccuparsene ulteriormente. – decretò. Lei
annuì e sorrise grata. Il ragazzo si abbassò su di lei e la fissò serio.
- E ribadisco che la
prossima volta gradirei che me ne parlassi prima, Ichigo. Mi fai preoccupare, damn it! - aggiunse. La ragazza si sentì un po’ in colpa.
- Hai ragione, mi dispiace… - disse, torturandosi le mani. Lui sorrise appena
e la baciò, approfittando della vicinanza.
- Va bene così. L’importante
è che la cosa non si ripeta. – le disse, appoggiandole una mano sul capo. Lei
arrossì annuendo.
- Però non sono mica
una bambina! – protestò imbronciandosi, giusto per contraddirsi da sola. Il ragazzo
ridacchiò con quella sua rara risata bassa e roca che la faceva impazzire. Poi
si avvicinò di nuovo, afferrandola per le natiche e la caricò sul bancone della
cucina, cominciando a baciarla con foga.
- Credi che farei
mai questo se ti reputassi una bambina…? – le sussurrò
all’orecchio a bassa voce con il respiro affannato. Lei non riuscì a rispondere
a voce. Si limitò a scuotere la testa in segno di diniego.
Un attimo prima che
Keiichiro rientrasse dalla dispensa, Ryō uscì dalla cucina e Ichigo si affrettò
a scendere dal bancone, cercando di riprendersi.
Gettò il sacco nero
nell’apposito bidone e sospirò stanca, passandosi una mano sulla fronte per
detergere il sudore. Dal momento che si era già cambiata, decise di aspettare
Ryō là fuori e godersi gli ultimi caldi raggi del sole estivo, stendendosi
sull’erba.
Ad un certo punto,
un’ombra oscurò il sole danti al suo volto, perciò lei riaprì gli occhi e si ritrovò
il fidanzato chinato su di lei che la guardava perplesso dall’alto.
- Cosa stai facendo?
– chiese dubbioso. Ichigo sorrise e si tirò su a sedere.
- Mi godo il sole
mentre ti aspetto! – rispose, poi si allungò e lo baciò leggera.
Il ragazzo allungò
la mano e l’aiutò ad alzarsi.
- Comunque, guarda
che non mi dimentico che mi devi dare ancora lo stipendio di questo mese, sai…? – fece la rossa, mentre si incamminavano. Lui sorrise
appena.
- Ah, sì…? Pensavo che ormai non lavorassi più per denaro… - ribatté allusivo. Lei gli fece la linguaccia, ma
prima che potesse ribattere ancora, si ritrovò bloccata dal ragazzo che
guardava serio davanti a sé.
- Ma che…?! – si interruppe, accorgendosi solo in quel momento
che distratta com’era stava per scontrarsi con una persona davanti a lei. Meno
male che lui l’aveva fermata. Stava per scusarsi, tuttavia quando si rese conto
chi si trovava davanti, si irrigidì.
- Takeru-kun, perché sei qui? – chiese lei. Era passato
diverso tempo dall’ultima volta che si erano visti, perciò lei pensava che
stavolta non si sarebbe più fatto vedere davvero. Lui ignorò completamente la
sua domanda ed anche Ryō.
- Ciao Momomiya-san!
Hai finito di lavorare? Che ne dici di andare a farci un giro? Ti offro la
cena! – Ichigo era stordita da quel fiume di parole. Quel ragazzo era davvero
insistente come pochi. A quel punto, Ryō intervenne.
- Non ti avevo detto
che Ichigo non è disponibile? – chiese, il suo tono era calmo, ma affilato come
la lama di un pugnale. La rossa notò che pur essendo alto, Takeru era comunque
più basso del biondo. Pure lui sembrò notarlo con un certo timore. Deglutì, ma
non demorse.
- Senti, adesso non
sta lavorando, no? Quindi che male c’è se le chiedo di uscire?! – Ryō non
gradì affatto quell’insistenza, ma questa volta fu Ichigo ad intervenire. Lo
prese delicatamente per mano ed intrecciò le dita con le sue.
- Ascoltami bene, Kuroi-kun: ti avevo già detto che non sono interessata a
te. Ti ho detto che non lo sarò mai perché ho un ragazzo e sono innamorata di
lui. Quel ragazzo è Ryō; noi due stiamo insieme. – gli spiegò con calma e
decisione. Il moro fece una smorfia infastidita, poi si allungò verso la
ragazza.
- Ma se solo tu mi
dessi una possibilità, io… - a quel punto la pazienza
di Ryō stava veramente giungendo al termine.
- Adesso basta. Mi
hai veramente scocciato. – disse, stringendo la mano libera a pugno – Sparisci immediatamente
e non farti più vedere, oppure te ne farò pentire. Non sto scherzando. – disse,
parandosi davanti a lui. Questi sospirò sconfitto, e fece per girarsi ed
andarsene, ma all’ultimo, vigliaccamente, si girò di scatto e gli piantò un
pugno in pieno viso, facendolo vacillare all’indietro. Nell’indietreggiare,
però urtò Ichigo, la quale, colta di sorpresa, finì a terra lanciando un urlo. Il
biondo, con una mano sull’occhio e una smorfia dolorante in viso, si voltò verso
di lei con evidentemente preoccupazione.
- Ichigo, ti sei
fatta male? – chiese e quando lei lo rassicurò con un segno di diniego, lui si
voltò di scatto e sferrò a sua volta un pugno in pieno stomaco all’altro, il
quale si piegò in due e cadde sulle ginocchia, sputacchiando un po’ di saliva.
- Vattene, prima che
chiami la polizia. – lo minacciò l’americano, ancora con i pugni alzati.
Finalmente l’altro parve capire l’antifona e dopo essersi faticosamente
rialzato, sparì di corsa.
- Shit! – imprecò, deponendosi un piccolo
sacchetto di ghiaccio sull’occhio tumefatto. Sentì Ichigo ridacchiare
appoggiata al bancone nell’angolo della cucina e la raggiunse con un paio di
falcate.
- Ti fa male? – gli
chiese, sollevandogli il sacchetto dall’occhio per dare un’occhiata alla sua ferita di guerra. Stavo cominciando a
gonfiarsi ed era violacea e giallognola. La sua bocca si mosse in una smorfia
di disgusto alla quale lui storse il naso.
- Non più di tanto… - rispose – tu piuttosto, stai bene? Ti sei fatta
male? – le chiese, accarezzandole una guancia.
- Sì, te l’ho già
detto. Non preoccuparti! Al massimo mi verrà un piccolo livido sul sedere…- il ragazzo annuì sollevato.
Passarono qualche
istante in silenzio, poi la risata trattenuta della rossa lo infranse.
- Perché ridi
adesso? – fece Ryō perplesso. Lei esitò qualche istante, poi lo guardò di
sottecchi da sotto le lunghe ciglia nere, sempre ridendo sotto i baffi.
- Eri geloso…? – chiese, con vocina sottile. Il biondo spalancò
appena l’occhio ancora buono, poi distolse lo sguardo.
- Non dire
sciocchezze. Perché mai avrei dovuto essere geloso di quel tizio? – il sorriso
di Ichigo si allargò ancora di più. Per una volta era lei, quella con il
coltello dalla parte del manico. Non si sarebbe certo fatta sfuggire quella
ghiotta occasione di prenderlo un po’ in giro.
- Beh, era carino… - buttò lì casualmente. Lui non si voltò nemmeno.
- Tsk. – era evidente che era seccato.
- Effettivamente
avrei potuto concedergliela un’opportunità…- scherzò
lei, con finta aria riflessiva.
- Sei ridicola. Non
cadrò nella tua trappola. – il sorriso della ragazza si allargò ancora di più,
si sfiorò la guancia, facendo ben attenzione che lui notasse il gesto.
- E poi quel bacio… - Ryò voltò la testa fulmineo,
andandola a stringendo l’occhio buono per fissarla con più intensità.
- Bacio?! Quale
bacio?! – l’afferrò per una spalla e la costrinse a guardarlo. Lei si finse
sorpresa.
- Ma come, Zakuro-san non ti aveva raccontato tutto…?
– rispose, poi si puntò un dito sulla guancia – Takeru-kun
mi ha dato un bacio proprio qui! –. L’occhio di lui divenne una lastra di
ghiaccio. Serrò la mascella e strinse un pugno.
- Non hai appena detto
che non sei assolutamente geloso di quel tizio…? - a
quelle parole, lui forzò i muscoli al rilassamento e capì di essere caduto
direttamente nella trappola di lei.
- No, infatti non lo
sono. – Ryō recuperò la calma, poi come se nulla fosse, getto via il
sacchetto del ghiaccio, si abbassò sul suo collo e cominciò a percorrerlo con
una lunga scia di piccoli baci bollenti. Si soffermò a lungo sulla guancia
precedentemente indicatagli da lei.
- Ed ora, se mi
lasci fare, ti illustro un paio di
validi motivi per i quali non ho alcuna ragione di essere geloso…
- sussurrò. Lei arrossì e ridacchio scioccamente.
Decise che poteva
concederglielo.
Nuovo capitolo: è arrivato presto,
ne? Grazie a chi legge, mette la storia tra le seguite/preferite e quant’altro (
lo facciamo un piccolo sforzo per lasciare un commentino…?
J ) ma
soprattutto a chi commenta.
Spero vi piaccia! Alla prossima!! Izayoi007.