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Autore: Marti Lestrange    08/05/2013    12 recensioni
[STORIA SOSPESA]
1° settembre 2022: inizia un nuovo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un anno che sconvolgerà parecchi equilibri, e parecchie vite, riportando a galla incomprensioni, antipatie, malcontenti, gelosie e amori vecchi e nuovi, mentre qualcuno trama segretamente nell'ombra per alimentare litigi e misunderstandings. Intanto, sembra che sia stato escogitato un "complotto" per gettare "qualcuno" nel fango... riuscirà a rialzarsi e a dimostrare la sua innocenza?
{Dal testo:
« La pagheranno, lui e Scamandro e tutti i loro amici Serpeverde dei miei stivali » sussurrò Lucy.
Albus la guardò. A volte sua cugina sapeva spaventarlo.
Le sorrise. Annuì. }
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Prima di iniziare, vorrei ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini, incoraggiandomi a scrivere questa long e a riprendere in mano la Nuova Generazione. Un grazie a quelli che mi hanno dato dei consigli, a quelli che mi hanno sopportato nei miei scleri da plottaggio e che a quel plottaggio hanno ampiamente contributo (Alice <3 ); a quelli che mi hanno sopportata e supportata durante l’ansia da pre-pubblicazione (Clare e Andrea, parlo proprio di voi, sì :D), e a tutti quelli che, semplicemente, ci sono. Sempre. Grazie.



[POV: Lorcan, Ophelia, Lucy, Albus]

 

 

CAPITOLO 1.
THE KIDS ARE NOT ALRIGHT

 
 

"We are young
we are strong
we're not looking for where we belong".
                                                                                                                         Mika, Kick-Ass

 
 
 
 
 
~Giovedì 1° settembre 2022 - King's Cross, Londra.
 
Primo settembre. Di nuovo.
"Un bello schifo, direi".
Ecco, non c'era niente da fare. Ogni anno sempre la stessa, estenuante storia.
La storia della vita di Lorcan Scamandro: protestare vivamente contro le regole e le imposizioni, lamentarsi costantemente di dover rientrare a Hogwarts per riprendere le lezioni e poi, alla fine, ritrovarsi a desiderare di poter restare anche per l'estate.
Lorcan Scamandro, una contraddizione unica. Quasi un marchio di fabbrica che sembrava aver ereditato da suo padre e che aveva trasmesso di buon grado a sua sorella Lea. Suo fratello Lysander - che in quel momento gli camminava al fianco distribuendo sorrisi a destra e a manca nemmeno fosse una stella della nazionale inglese - invece sembrava essere proprio l'essere perfetto e il figlio modello che tutti i genitori assennati vorrebbero. Bravo a scuola, con ottimi voti, educato, posato, simpatico, senza tendenze autodistruttive o violente, senza quella spavalderia e innata tendenza a strafare che contraddiceva Lorcan. Insomma, una vera barba. Lorcan gli voleva bene, certo, ma erano diametralmente opposti, sotto tutti gli aspetti. Ed erano troppi per essere elencati.
Il binario era come sempre affollato di gente, tra la quale spiccavano ragazzini urlanti del primo anno che sbavavano all'idea di finire nella loro casa preferita, manco fosse una vittoria alla Lotteria Magica; bambini più piccoli piangenti e desiderosi di seguire i loro fratelli a scuola; ragazzi più grandi che ritrovavano i loro amici e salutavano conoscenti vari; genitori che passavano dall'eccitazione all'agitazione, dall'entusiasmo allo sconforto nell'arco di pochi minuti. Insomma, la fotocopia del binario dell'anno prima, e di tutti i cinque anni che Lorcan aveva vissuto a Hogwarts.
« Non vedo i tuoi amici, fratello » disse Lorcan allungando il collo a cercare il gruppo dei Weasley, ben visibile grazie alla mole di persone che lo componeva, e ai capelli rossi, marchio di famiglia. « Sta' a vedere che quest'anno forse mi evito le piattole. »
Lysander gli diede una gomitata, ma Lorcan si scansò in tempo per evitare eventuali colpi bassi.
«Smettila di parlare dei miei amici come se fossero degli Avvincini, Lorc » protestò Lysander allargando le braccia e attentando - senza saperlo - alla vita di un paio di primini lì accanto. « Sembra che tu non faccia altro che parlare di loro. Sei monotono. »
Lorcan girò lentamente la testa verso quella altrettanto bionda del fratello.
«Ti ricordo che sono più grande di te di qualche minuto, Lys, e sono tenuto a metterti in guardia contro certe... come dire... frequentazioni poco consone... Andiamo! Rose Weasley? Tu sei monotono, caro il mio fratellino, » e gli assestò una pacca sulla spalla « visto che hai passato tutta l'estate, dico, tutta l'estate, ad ammorbarci con le lettere di Rose, i baci di Rose, le carezze di Rose. Le carezze! Va beh, non aggiungo altro che ci sono minorenni in giro, ma dovresti ampliare le tue vedute, te lo dico con il cuore. »
«Ti vorrei ricordare che, tecnicamente, anche noi siamo minorenni, fratellone. E non chiamarmi Lys. »
«Solo se tu non mi chiami Lorc » minacciò lui guardando Lysander con occhi sottili.
Lysander scoppiò a ridere, e Lorcan non poté che unirsi alla risata.
«Ho avvistato Rose, Lorcan » esclamò Lysander dopo aver scrutato con attenzione lungo
il binario affollato. « Ci vediamo dopo, eh? »
«Certo » rispose Lorcan guardando Lysander allontanarsi e raggiungere Rose Weasley, una cascata di lunghi e lisci capelli rossi e uno sguardo dolce ma allo stesso tempo determinato. « A dopo. »
Lorcan distolse lo sguardo dal bacio che suo fratello era intento a scambiarsi con la sua ragazza e scrutò anche lui la folla in cerca dei suoi amici.
Individuò i “Gemelli Demoniaci” – come li chiamavano a Hogwarts - poco lontano, accanto ad una panchina. Octavia Montague stava in piedi accanto al suo gemello Charles, lo sguardo disgustato fisso su Lucy Weasley e le sue scarpe da tennis scolorite. Teneva le braccia incrociate sul petto e sul suo volto si poteva leggere una certa dose di malcelato disappunto. Si appuntò una ciocca di capelli marroni dietro l’orecchio, con quel suo solito modo da perfettina arrogante.
Probabilmente sentì lo sguardo di Lorcan addosso, perché si girò nell’esatto momento in cui il ragazzo fece un passo avanti per raggiungerli. Il suo sguardo perse quell’aria cupa e la sua bocca si distese in un sorriso.
Diede una gomitata a suo fratello, che si girò, notò Lorcan che si faceva largo in mezzo a un gruppo di vocianti Tassorosso, ed esclamò: « Scamandro! Finalmente! »
« Hey! » rispose Lorcan ricambiando la pacca che Charles gli aveva assestato sulla spalla non appena li ebbe raggiunti.
« Lorcan, finalmente un volto conosciuto » esclamò Octavia teatralmente, abbandonando le scarpe di Lucy Weasley e concentrandosi su di lui.
« Vedo che le vecchie abitudini sono dure a morire, eh? » rise Lorcan facendo un cenno alla Grifondoro poco lontano.
Octavia alzò gli occhi al cielo.
« È difficile mettere da parte i pregiudizi, Lorcan, per questo motivo evito di familiarizzare con certe persone. So che non cambieranno mai. »
Lorcan scoppiò a ridere, mentre Charles sfoderò un sorrisetto mellifluo e compiaciuto all’indirizzo di sua sorella.
« Gli altri? » chiese Lorcan. « Avete visto qualcuno? »
« No, li stiamo aspettando » rispose Charles osservando la folla tutto intorno. « Oh, ecco Cassandra. »
Cassandra Zabini avanzava lungo il binario senza nemmeno curarsi della folla che la circondava. I capelli scuri svolazzavano sulle sue spalle, ma non sembrava farci caso. L’affiancava suo fratello Owen, alto e ben piazzato. Owen faceva sempre strage di cuori tra le ragazze di Hogwarts e lanciava sorrisi come Cioccorane. Cassandra non si era mai minimamente curata dell’opinione altrui, e nemmeno gli sguardi carichi di rancore di alcune compagne riuscirono a turbarla. Era quanto di meglio si potesse desiderare, in quanto ad amiche, e Lorcan lo sapeva bene. Non che l’amicizia con il sesso opposto gli fosse mai interessata davvero, anzi. Con Cassandra era diverso, però. Tra loro non c’era mai stata tensione o attrazione, si volevano bene come due fratelli, il che era strano persino per lui. La pelle color cioccolato di Cassandra attirava parecchi sguardi e apprezzamenti maschili, e Lorcan le era troppo affezionato per passarci sopra: avrebbe voluto Schiantarli tutti, quei maniaci. La sua amica però nemmeno li guardava.
Cassandra sfoderò un sorriso solare non appena individuò Octavia e gli altri. Agitò una mano e alcuni bracciali tintinnarono lievemente. Diede un bacio a suo fratello Owen, che raggiunse alcuni amici del settimo anno, e si precipitò ad abbracciare Octavia.
« Lorcan! » esclamò subito dopo gettandogli le braccia al collo e stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
« Cass, sei sempre uno schianto » rise lui abbracciandola e cingendole poi i fianchi con un braccio.
Lei scosse la testa, ridendo, e Octavia lanciò a Lorcan un’occhiataccia.
« Non ci sto provando con la tua migliore amica, Oc, tranquilla » rise Lorcan rivolgendo ad Octavia una linguaccia.
« Ragazzi! »
Si girarono e un’esagitata Alice McLaggen venne loro incontro lungo il binario, agitando le mani e sorridendo come se Natale fosse arrivato in anticipo.
« Per Salazar, ci mancava anche la McLaggen! » esclamò Octavia dandole le spalle e alzando gli occhi al cielo.
« Oltre alle scarpe della Weasley, intendi? » aggiunse Lorcan ridacchiando.
« Oltre a te, simpatia » rispose lei rivolgendogli un sorrisino impertinente.
« Sei sempre un tesoro, davvero. »
Intanto, la biondissima Alice li raggiunse e abbracciò prima Octavia, che fece finta di vomitare non appena la ragazza la lasciò andare per abbracciare anche Cassandra, che non diede segno di sconvolgimenti apparenti.
Alice McLaggen non si era ancora arresa al suo smistamento a Grifondoro, cinque anni prima. Era sempre stata una Serpeverde convinta, nel suo profondo, ed era rimasta sconvolta quando il Cappello l’aveva assegnata alla nobile casa rosso-oro. Dal giorno successivo, il suo obiettivo era stato quello di inserirsi nel gruppetto di Octavia e Cassandra, con scarsi risultati. Lorcan aveva avuto una mezza storiella con lei, al terzo anno, ma era tutto finito dopo nemmeno un mese. Tipico.
« Charles, Lorcan » li salutò Alice con quella voce da gattina che tirava fuori per cercare di sedurli. « Come sono contenta di rivedervi tutti! »
« Anche noi siamo contenti, sì » rispose Lorcan. « Soprattutto Octavia. Stava giusto chiedendoci dove fossi finita… »
Octavia gli lanciò uno sguardo di fuoco e, non appena Alice si girò a salutare un’amica, gli assestò un calcio ben piazzato sul piede sinistro.
« Ahia! » esclamò lui. « Per Merlino, Octavia, mi hai fatto male! »
Charles e Cassandra scoppiarono a ridere, mentre una confusa Alice non riusciva a capire cosa fosse accaduto.
« Sta’ tranquilla, Lorcan ha solo messo il piede sotto il mio » la rassicurò Octavia pungente.
« Se c’è qualcosa che posso fare per voi, ragazzi, non avete che da chiedere » aggiunse Alice sorridendo affabile.
Charles e Lorcan si scambiarono uno sguardo divertito.
« Bene, direi che il nuovo anno è proprio iniziato, eh? » sussurrò Charles a Lorcan mentre Octavia non aveva perso occasione per dare degli “ordini” ad Alice.
Lorcan sogghignò.
 
 

˜

 
 
~Espresso per Hogwarts.
 
« Ne sei proprio sicura? »
« Certo, Owen, l’ho vista con i miei occhi, oltre ad aver letto tutto nella sua lettera. »
« Beh, è un mondo libero, per Salazar, è normale che la tua amica si voglia divertire con chi Merlino vuole, no? »
« Sì, Ryan, è un mondo libero, ma Dominique deve stare attenta, con quel dannato Irriducibile. Lo sappiamo com’è fatto. »
« Vivi serena, Ophelia. Mica puoi farle da baby-sitter, no? »
Ophelia Nott si lasciò cadere sui morbidi sedili, sbuffando. Si cince le ginocchia con le braccia e se ne rimase lì, a rimuginare.
“Tanto la lascerà e lei ci starà da cani”, pensò. “So che andrà a finire così”.
« È il primo settembre del nostro ultimo anno, Ophelia » esclamò Owen Zabini dandole una spintarella. Ophelia ondeggiò leggermente senza però lasciare la presa sulle sue ginocchia. Si lasciò sfuggire un sorrisino. « Dovremmo godercela. »
« Come al solito, Owen sa quello che dice, tesoro » confermò il biondissimo Ryan Pucey, osservando lo stato dei suoi capelli nel riflesso del finestrino.
Ophelia alzò gli occhi al cielo.
« I tuoi capelli non hanno niente di strano, Ryan » sbuffò. « Mi urti, lo sai? »
Ryan la guardò e alzò le spalle con noncuranza.
« In ogni caso, giusto per chiudere il discorso, Dominique è una bella ragazza, è normale che quella piovra di Benjamin Corner abbia allungato i suoi viscidi tentacoli, ed è normale che Dom ci sia cascata, se ci è cascata. Può darsi che sappia benissimo cosa sta facendo, ci hai pensato? »
Ophelia scosse la testa.
« Non credo che Dom sia pienamente cosciente della cosa, ecco » aggiunse. « Non voglio parlare di lei per tutto il viaggio, però. Vi sto ammorbando con questa storia. »
« Beh, lo ammetto, un po’ ammorbante lo è » intervenne Owen stendendo le lunghe gambe sul sedile di fronte. « Però il nostro Ryan risolve qualsiasi dubbio e problema di cuore. È lui che cura la posta del Settimanale delle Streghe, sai? Quella rubrica dove le casalinghe frustrate spediscono lettere su lettere per risolvere i loro problemi e dove adolescenti ancora più frustrate confidano le proprie delusioni d’amore… »
« La conosci bene, quella rubrica » rispose Ryan. « Sembra quasi che tu la legga… »
«Sta’ zitto, cretino! » esclamò Owen assestando all’amico una sonora pacca sulla spalla. « Non la leggo. Nemmeno se mi ricoprissero di Galeoni, condizione nella quale già mi trovo, per cui… »
Ad Ophelia scappò un sorriso. Adorava i suoi amici. Avevano scontato insieme troppe punizioni, e questo aveva fatto sì che si creasse un certo legame, come era solita dire quando qualcuno le faceva battutine sul suo rapporto con Ryan e Owen. Era loro amica fin dal primo giorno a Hogwarts. Erano come due fratelli, per lei.
« Sentite » cominciò lei mettendosi meglio a sedere e fissando i suoi amici con sguardo furbo. « Perché non ci divertiamo un po’? Come ha appena detto Owen, è il nostro ultimo viaggio di inizio anno sull’Espresso. Dovremmo godercelo e combinare qualcosa di memorabile. »
Owen e Ryan si scambiarono uno sguardo.
« Adesso sì che ti riconosco, Ophelia Nott! » esclamò Ryan cingendole le spalle e arruffandole i capelli, in un gesto fraterno e amichevole che Ophelia mal sopportava, anche perché ne usciva sempre tutta spettinata, però era il modo di Ryan di esprimere affetto e amicizia. Ryan Pucey, un pallone gonfiato pieno di boria, nascondeva però un cuore d’oro, sotto quell’apparenza superficiale e da latin lover imperituro. E solo poche persone potevano dire di conoscerlo davvero. Ophelia e Owen Zabini erano tra quelle.
« Sì, la nostra delinquente è tornata! » aggiunse Owen ridendo, e Ophelia adorava il sorriso di Owen, così bianco e splendente, che risaltava sulla sua pelle scura come la luna nel cielo notturno.
« Hai in mente qualcosa? » chiese Ryan sfregandosi le mani e guardandola attentamente.
« Bah, in verità pensavo di prendere d’assalto uno scompartimento di primini terrorizzati, giusto per dare loro una prima idea sull’ultimo anno e i suoi studenti » spiegò Ophelia, per poi scoppiare a ridere al solo pensiero. I ragazzi si unirono a lei.
« Beh, direi che io ci sto » rispose Ryan annuendo convinto. « Owen? »
« E me lo chiedi? » esclamò questo alzandosi in piedi e battendo le mani. « Forza , forza, muoviamoci. »
In men che non si dica Owen spalancò la porta del loro scompartimento e uscì in corridoio, da dove provenivano le risate e le chiacchiere di altri studenti.
Ophelia lanciò uno sguardo a Ryan, e alzò teatralmente gli occhi al cielo. Ryan le cedette il passaggio molto galantemente e la seguì fuori.
« Nemmeno c’è da chiedere quali primini attaccheremo, giusto? » esclamò Owen.
« Tassorosso, ovviamente » rispose Ryan ridendo.
« Come siamo prevedibili » rise Ophelia dando una pacca ad Owen.
Una voce tonante e profonda li raggiunse dal corridoio alle loro spalle. I tre si fermarono all’improvviso, e Ophelia andò a sbattere contro la schiena di Owen.
Il professor Upson si schiarì di nuovo la voce mentre i tre amici si giravano lentamente verso di lui. Gary Upson insegnava Pozioni ed era decisamente bizzarro e particolare, un uomo senza dubbio interessante e diverso dai soliti professori severi senza un motivo apparente che sfogavano le proprie angosce sugli studenti. Capelli scuri leggermente striati di bianco sulle tempie e un paio di lenti a contatto magiche azzurro cielo – che cambiava praticamente ogni giorno, passando dal verde all’azzurro, passando per il violetto -, l’uomo indossava uno strano cappello a cilindro verde, per richiamare il colore della casa di cui era rappresentante, cioè Serpeverde. La veste da mago era color malva e aveva dei pizzi sui polsini, dettaglio che Ophelia non mancò di notare. Upson lanciò un’occhiata proprio ai polsini e le rivolse un sorrisino. Ophelia distolse in fretta lo sguardo, trattenendo una risata.
« Guarda un po’ chi trovo qui » cominciò Upson sorridendo, le mani affondante nelle ampie tasche della veste. « Nott, Zabini e Pucey che macchinano un piano diabolico. Insieme. Che novità. »
« Professor Upson, noi stavamo… » cominciò Ophelia, ma una mano alzata silenziosamente dall’uomo la zittì all’istante.
« Signorina Nott, ho sentito tutto, non neghi, con me. »
Ophelia si poteva benissimo considerare l’alunna del settimo anno preferita del professore Upson. Era molto abile in Pozioni, e Upson la chiamava spesso alla lavagna per illustrare alla classe la corretta preparazione di vari filtri e intrugli. Ophelia ne era entusiasta, adorava Pozioni e adorava il professor Upson e il suo modo d’insegnare. Tutto questo non le avrebbe comunque evitato una punizione. In sei anni, Upson non era mai passato sopra a nulla.
« Sembra che vogliate prendervi una bella punizione senza nemmeno essere arrivati a scuola, voi tre » continuò Upson. « Lo scompartimento dei Tassorosso, eh? Tipico. Visto e rivisto, a dire il vero. Mi sarei aspettato qualcosa di più originale, in occasione del vostro ultimo anno. Sono molto deluso. »
Upson li stava bellamente prendendo in giro, era evidente. A Ophelia scappò comunque un sorriso.
« Conto di vedervi tornare nel vostro scompartimento. E voglio che ci restiate fino a quando non saremo arrivati, intesi? Anche perché io non ho sentito nulla… Forza, forza, filate via, prima che cambi idea. »
Ryan superò il professor Upson quasi di corsa, visibilmente incredulo, e Ophelia si tirò dietro Owen, che era rimasto impietrito e ipnotizzato di fronte alla possibilità di averla fatta franca.
Si fiondarono nel loro scompartimento e Ophelia chiuse la porta con un tonfo, per poi scoppiare a ridere insieme ai suoi amici. Non aveva mai riso così in tutta la sua vita.
« Niente punizione! » esclamò Owen ritrovando la parola. « Vi rendete conto? Niente punizione! »
« Ecco qui qualcosa che ricorderemo per sempre » intervenne Ryan. « La prima punizione scampata, proprio il primo giorno del nostro ultimo anno. Memorabile. »
« Memorabile, sì » convenne Ophelia asciugandosi una lacrima.
 
 

˜

 
 
Lucy scansò un gruppetto di vocianti ragazzine del secondo anno e raggiunse indenne il carrello dei dolci. La piccola strega che lo scarrozzava in giro per l’Espresso era sempre la stessa da cinque anni. Quel giorno indossava un vistoso cappellino rosso con piume e merletti e sorrise a Lucy quando lei si avvicinò.
« Qualcosa dal carrello, tesoro? » le chiese.
Lucy annuì, lanciando occhiate svogliate alla merce esposta.
« Un sacchetto misto di Cioccorane, Zuccotti di Zucca, Polentini, Gelatine Tuttigusti + 1 e Scarafaggi a Grappolo, grazie » rispose lei.
La donna agitò la bacchetta e un sacchetto di carta marrone si sfilò dalla pila lì accanto e i dolci citati da Lucy andarono a infilarsi al suo interno. Al termine, la strega afferrò il sacchetto e lo porse a Lucy, che pagò e si girò per ritornare nel suo scompartimento.
Si appuntò una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio e alzò lo sguardo proprio nel momento in cui quella simpatia di Ophelia Nott rideva per qualcosa che Xavier Pucey le aveva appena raccontato. Lucy si fermò in mezzo al corridoio e li osservò per un momento. Ophelia era bella, sì, con quei capelli lunghi e scuri che sventolava fin troppo spesso, lucenti e lisci; con quelle ciglia da gattina che sbatteva in faccia a Pucey-bello, come lo chiamava Albus; con quelle curve al posto giusto e quegli abiti da perfetta Purosangue che si ritrovava. Ophelia era tutto quello per cui Lucy storceva il naso. Era la personificazione della ragazza perfetta. Non che a Lucy importasse. Loro due si detestavano cordialmente, e tutti ad Hogwarts lo sapevano.
Ophelia alzò lo sguardo e intercettò quello di Lucy. I suoi occhi si assottigliarono, e Pucey nemmeno se ne accorse, tanto era impegnato a sbavarle dietro e a raccontarle chissà cosa. Lucy ricambiò l’occhiataccia, le rivolse un sorrisino impertinente e proseguì verso il suo scompartimento. Nel momento in cui aprì la porta, un vociare assordante le riempì le orecchie. I suoi amici facevamo una cagnara assurda.
« Finalmente, Weasley » esclamò Alexander Baston dal suo posto accanto al finestrino. Baston era un bel ragazzo, alto, capelli castano chiaro, occhi chiari, ma era fondamentalmente un cafone, un gran caciarone e uno a cui piaceva fare casino e prendere in giro il prossimo. Sapeva anche essere simpatico, all’occorrenza.
Lucy gli fece una linguaccia e si risedette accanto a Rose, che invece era tutto il contrario di Alex. Rose aveva un viso particolare, con quei lunghi e lisci capelli rossi, marchio di fabbrica dei Weasley da generazioni, e che Lucy sembrava però non avere ereditato.
Si sentiva in qualche modo una sorta di pecora nera, diversa dalla famiglia, particolare, ecco. A volte non sembravano nemmeno suoi parenti, a parte alcune eccezioni, come Rose, e Albus.
« Che faccia nera » disse la ragazza osservandola. « Hai appena incontrato il professor Upson, per caso? »
« No » rispose Lucy. « Molto peggio. »
« Cosa ci sarà peggio di Upson, al mondo? » chiese Lysander, seduto accanto a Rose. Lucy lo guardò. Il ragazzo la guardava sorridendo. Anche lei sorrise.
« Hai ragione, Lys. Il molto peggio di Upson è ovviamente la Nott. »
« Per Godric! » esclamò Albus Potter roteando gli occhi e afferrando il sacchetto che Lucy teneva ancora in mano. Dopo di che si lasciò cadere su un sedile, annoiato, stendendo i piedi e poggiando le scarpe davanti al finestrino. Rose lo guardò con disapprovazione, senza però dire niente. Albus era fatto così. Era imprevedibile. E Lucy lo adorava per questo. Suo cugino le lanciò un’occhiata divertita. Lei gli sorrise complice.
« Quella là si crede miss Hogwarts » commentò Alex ingurgitando un Polentino arraffato dal sacchetto che Albus stringeva in mano. Quest’ultimo le lanciò un’occhiataccia.
« Ce l’hai con lei solo perché non ha voluto uscire con te, Alex » intervenne Rose incrociando le braccia al petto.
Tutti scoppiarono a ridere.
« Non è vero niente, Weasley » si difese lui lanciandole una Gelatina.
Rose si scansò e la gelatina finì tra i capelli di Lysander. Lui se ne liberò ridendo.
« Rose ha ragione » disse Albus. « Rosichi ancora, Alex, ammettilo. »
« Andiamo, è successo una vita fa. »
« Appunto, per questo ridiamo » esclamò Rose.
Alex la guardò in silenzio, mentre tutti gli altri intorno scoppiavano nuovamente a ridere.
« Durante il terzo anno, vero? » chiese Lucy concentrata agguantando il sacchetto e pescando una Cioccorana.
« Mi sembra proprio di sì… » rifletté Albus, una mano ad accarezzarsi il mento con fare riflessivo.
Alex gli assestò una gomitata.
« Tu da che parte stai, eh? »
Albus alzò le spalle.
« Dalla mia, sempre. »
Lucy sorrise. Lei e Albus erano molto simili, sotto quell’aspetto. Pensavano per sé, senza badare troppo a quello che gli altri avrebbero potuto dire di loro. Ovviamente, volevano bene ai loro amici e cugini, ma il loro istinto di sopravvivenza prevaleva su tutto. Erano spiriti liberi, sprezzanti delle regole e delle convenzioni sociali.
« Tornando alla Nott » cominciò Rose. « Hai detto di averla vista. Vi siete accapigliate? »
« No, quello no, anche se avrei voluto. Era con quell’idiota di Pucey-bello. »
« Xavier? » esclamò Alex sputacchiando mezzo Scarafaggio a Grappolo pericolosamente vicino alla testa di Rose. Lei lo guardò ad occhi sgranati.
« Quanti Pucey-bello conosci, Alex? » intervenne Albus, pratico, alzando gli occhi azzurri al cielo.
« Sei indisponente, oggi, lo sai? »
Albus alzò ancora le spalle, come faceva sempre, e rimase in silenzio. Lucy gli lanciò un’occhiata, che lui ricambiò.
« Era con Xavier, e ovviamente le faceva gli occhi da cerbiatta » continuò.
« Tipico » commentò Albus.
« Ne vedremo delle belle, comunque » concluse Lucy ridacchiando, improvvisamente folgorata da un pensiero.
« Ah, sì? » chiese Lysander.
Lucy annuì e guardò Rose e poi Albus, e infine Alex.
« Xavier Pucey era nel mirino di Sophia. Sophia Nott, l’amabile sorellina di Ophelia. Aspettate che lo sappia, e scoppierà la Terza Guerra Magica. Vedrete. »
 
 

˜

 
 
~Sala Grande, Hogwarts.
 
« … infine, è mia premura ricordare a tutti voi – studenti degli ultimi anni compresi – che l’accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato, se non per scopi scolastici e solo se accompagnati da un insegnante » concluse il preside Scamandro. « I Prefetti accompagneranno i nuovi studenti nei dormitori. Buona notte a tutti. »
Nella Sala Grande scoppiò il solito pandemonio di chiacchiere, commenti e risate che seguiva sempre il discorso di inizio anno del preside. Albus lanciò un’occhiata svogliata al tavolo di Serpeverde, dove un tronfio Lorcan Scamandro si vantava con gli studenti del primo anno della sua stretta parentela con il preside, Owen Scamandro, il padre di suo padre. Era pazzesca la differenza con Lysander, che cercava invece in tutti i modi di evitare imbarazzanti domande su suo nonno da parte dei nuovi Grifondoro.
« Ogni anno che passa li fanno sempre più piccoli*» notò Fred Weasley raggiungendo Albus. Il cugino si girò a guardarlo e rise.
« Siamo noi ad essere sempre più alti, Fred » rispose, pragmatico.
Fred aveva la tipica carnagione scura ereditata da sua madre Angelina, la zia di Albus, moglie dello zio George. Sia Fred sia Roxanne, sua sorella, che frequentava il settimo anno, erano scuri. Nessuno dei due era riuscito ad ereditare il “gene rosso” della famiglia Weasley.
Nemmeno Albus e suo fratello James - che in quel momento stava chiacchierando con il suo amico Chris Thomas qualche posto più in là e che si apprestava a tornarsene nel dormitorio – avevano i capelli rossi, per fortuna. Solo sua sorella Lily li aveva, e luccicavano alla luce delle mille candele fluttuanti nella sala. Anche sua cugina Rose aveva i capelli rossi, lunghi e lisci. Lei e Lily si somigliavano molto.
« Pensavo che avresti fatto il viaggio con noi, Fred » intervenne Alex affiancandosi all’amico.
« Avevo promesso ad Arthur che sarei stato con lui e Louis » spiegò Fred affabile, affondando le mani nelle tasche di un paio di larghi jeans sformati.
« Capito » annuì Alex passandosi una mano tra i capelli.
“Louis, quell’idiota che abbiamo per cugino,” pensò Albus sbuffando.
Non era mai andato così d’accordo con Louis. Non si detestavano, ma nemmeno si adoravano. Erano diametralmente opposti e incompatibili, ecco. Louis passava i suoi giorni a guardarsi allo specchio, a mimare occhiate profonde e affascinanti ad immaginarie ragazze da sedurre, e a pettinarsi. Oltre che a stringere quelle labbra da donna che si ritrovava. Si credeva bello da morire, era questo il suo grande difetto. Albus non riusciva a soffrire il suo innato narcisismo.
Sua cugina Lucy lo raggiunse, praticamente buttandoglisi addosso. Gli strinse le spalle ed esclamò: « Bel discorso anche quest’anno, Scamandro, eh? Quasi quasi piangevo. »
Albus rise.
« Sì, beh, cosa dovrebbe dirci, il pover’uomo: “spero che mio nipote – quello pazzo – non combini troppi guai o mi toccherà espellerlo davvero, quest’anno?”. »
« Non fa ridere, Potter. »
I quattro Grifondoro si fermarono e si girarono, solo per ritrovarsi di fronte Charles Montague in tutto il suo splendore. Con lui c’erano sua sorella Octavia e Scorpius Malfoy, quel damerino impomatato tutto camicie fresche di bucato e Brillantina di Mr Pomatus Right*. Infatti, sotto la divisa si poteva intravedere un completo scuro e una camicia bianca, il tutto condito dall’immancabile cravatta verde-argento di Serpeverde.
Sulla divisa dei Montague lampeggiavano le due spille da Prefetto, argentate e luccicanti alla luce delle torce. Octavia portava una borsetta nera a spalla, un cipiglio severo sul volto e un sopracciglio alzato in un’equivocabile espressione sarcastica e sprezzante.
« Beh, adesso sì che ci divertiremo, sei arrivato tu, Montague » esclamò Alex incrociando le braccia al petto.
« Abbassa la cresta, Baston » intervenne Octavia. « Potrei anche decidere di toglierti qualche punto, sai? »
« Togliere qualche punto per cosa, Octavia? » esclamò Lucy facendo un passo avanti. « Per aver detto una scontata verità? »
Octavia spalancò gli occhi, indignata, e Albus mise d’istinto un braccio davanti a Lucy, come per proteggerla e tenerla lontana dalla discussione.
« Senti, Montague, stasera non sono proprio in vena » disse Albus, decidendo di intervenire per cercare di porre fine alla lite. « Rimandiamo l’inizio della guerra a domani, eh? Buona notte. »
Così dicendo, Albus cinse le spalle di Lucy e fece per andarsene, con Alex e Fred che gli stavano dietro. A quanto pareva, Charles non era pienamente soddisfatto della sua risposta.
« Cosa fai, scappi via, Potterino? » aggiunse. « Vuoi vedere che sei diventato grande e giudizioso, quest’anno… »
Scorpius rise.
« Sì, Charles, non ha la stoffa » disse Malfoy. La sua voce era bassa e beffarda, quasi roca. « Come nel Quidditch, d’altronde. »
Albus si fermò all’improvviso, le mani che gli prudevano. Le aprì e le richiuse. Una rabbia cieca cominciò a risalirgli dallo stomaco, bruciandogli la gola come bile.
« Al, lascia stare » gli sussurrò Lucy. « Non ne vale la pena, andiamo a dormire. »
« Cosa fai, Weasley? La mammina? » esclamò Scorpius lanciandole un’occhiata, che Lucy ricambiò, assottigliando gli occhi per la rabbia.
« Vai a mangiare cacca, Malfoy*» gli disse sorridendogli amabilmente.
« Vedo che hai ereditato la classe di famiglia » commentò Charles battendo le mani. « Che ne dici, sorellina? »
Octavia si fece avanti, posando una mano sul braccio del fratello gemello. Lanciò un’occhiata al gruppo dei Grifondoro lì riuniti, Lucy ancora accanto ad Albus, Fred di poco dietro di loro, Alex al fianco di Albus, sprezzante. Poi guardò suo fratello, che ricambiò lo sguardo e tolse la mano dalla tasca delle veste, dove, molto probabilmente, stava stringendo la bacchetta, pronto per sfoderarla.
Sentirono un rumore di passi e l’alta figura di Ryan Pucey comparve all’altro capo del corridoio. Capelli biondi e completo elegante, assomigliava vagamente a Scorpius, nei suoi modi eleganti ed affettati, e Albus pensò che derivasse dal loro essere rampolli di famiglie Purosangue altolocate e ricche. Portava la divisa, con al petto appuntata la spilla dorata da Caposcuola.
« Cosa succede qui, si può sapere? » esclamò severo, lanciando un’occhiata ai Grifondoro e poi soffermandosi su Scorpius e sui gemelli Montague, per fermarsi infine sulle loro spille.
« Montague, Montague, » disse rivolgendosi ai gemelli « voi siete due Prefetti, non capisco perché non siate con gli studenti del primo anno, è vostro compito accompagnarli nella Sala Comune, o sbaglio? »
Octavia lanciò un’occhiata a Charles, come a volergli dire “parlo io”, e poi guardò Ryan sorridendogli sorniona, come una gattina che nasconde le unghie.
« Mi spiace, è che questi Grifondoro hanno provocato Scorpius, e siamo dovuti intervenire per porre fine alla faccenda » spiegò con tono amabile e remissivo.
« Che cosa? » esclamò Lucy. « Non è vero! »
Si staccò dal fianco di Albus e si avvicinò a Pucey. Albus la seguì, prevedendo il peggio.
« Mia cugina ha ragione » aggiunse. « Non siamo stati noi, a cominciare. »
« Ovviamente sono dei bugiardi » disse Octavia saccente annuendo e guardando Ryan, che sembrava parecchio confuso.
Albus confidava nel buon senso di Ryan Pucey, Caposcuola e Capitano della squadra di Quidditch, che non sembrava badare molto alla faccenda della “lotta tra case”. D’altronde, andava molto d’accordo con James Potter, capitano dei Grifondoro e suo acerrimo nemico sulla scopa, ad indicare l’inutilità dei litigi e delle infinite risse nei corridoi.
« Non mi interessa chi ha iniziato » esclamò. « Filate subito nelle vostre Sale Comuni, prima che cambi idea e vi tolga dei punti. »
Octavia fece un cenno a Charles, che la seguì lungo il corridoio, diretti nella Sala Comune di Serpeverde nei Sotterranei. Scorpius lanciò un’occhiata sprezzante a Lucy e Albus prima di seguire i suoi amici, le mani in tasca e il suo solito incedere elegante e aristocratico.
“Pallone gonfiato,” pensò Albus digrignando i denti.
Prese Lucy per mano e tornò da Fred e Alex, che lo seguirono in silenzio.
Ryan Pucey girò i tacchi e si allontanò nella direzione che avevano preso i Montague. Il rumore dei suoi passi si perse in lontananza.
« L’abbiamo scampata bella » fischiò Fred dopo aver affrontato l’ennesima rampa di scale.
« Sì, meno male che Pucey non ci ha tolto dei punti » concordò Alex. « Grifondoro si sarebbe ritrovato ultimo ancora prima di iniziare le lezioni… »
« Quest’anno vinceremo il campionato e la coppa delle case, Alex » continuò Fred convinto.
« Fatela finita » intervenne Albus.
I due amici si zittirono e Lucy gli lanciò un’occhiata.
« Montague si meriterebbe una lezione » continuò Albus. « E una bella, anche. »
« Parli di Charles o di sua sorella? Perché io avrei una mezza idea su Octavia che-» chiese Fred, ma Lucy lo zittì con uno sguardo.
Lucy sapeva quando Albus era arrabbiato e furioso, o nervoso, sapeva come interpretare i suoi silenzi e i suoi gesti, oltre che le sue parole.
« La pagheranno, lui e Scamandro e tutti i loro amici Serpeverde dei miei stivali » sussurrò Lucy.
Albus la guardò. A volte sua cugina sapeva spaventarlo.
Le sorrise. Annuì.
« Finta Wronski » mormorò, e la Signora Grassa si aprì sulla Sala Comune di Grifondoro.
 
 
Continua…
 



Marti's
Ebbene sì. Sono tornata.
Rieccomi, dopo mesi di silenzio e una long abbandonata a se stessa, con questa nuova avventura dedicata alla Nuova Generazione, formata da poveri studenti bistrattati dal mondo di Efp. Oddio, non che io sia intenzionata a riservare loro un trattamento d’élite, però insomma… non spoilero niente, ma sappiate che niente è come appare. Almeno non in TAOD :3
In ogni caso, spero che il primo capitolo vi abbia incuriosito almeno un pochetto, anche se non succede sostanzialmente nulla di che. Mi sono ritrovata nell’impossibilità di far accadere quello che ho previsto in men che non si dica, vi devo far penare un po’, o sbaglio? Ahahahahah Che autrice sadica, dovrei leggere meno i libri di Martin.
Va beh, vi lascio e vi do appuntamento con il secondo capitolo, che vorrei davvero riuscire a pubblicare quanto prima, ma ancora non l’ho iniziato, quindi portate pazienza, miei prodi.
Vi posso liberamente anticipare che ci sarà una festa. Non dico altro. E qualcuno potrebbe perdere il controllo, diciamo così. In quale senso, lo scoprirete ;-)

Vi ricordo il mio gruppo Facebook, per chiunque volesse "entrarci" per maggiori aggiornamenti, spoiler e contenuti extra [quanto mi faccio figa u.u ahahahah]. E per la lista dei prestavolto, ovviamente ;-)
Ecco il link: https://www.facebook.com/groups/503476756335143/
 
Grazie a tutti quelli che hanno letto fin qui! Vi voglio bene!
Love love love, M.
 


NB note burocratiche

  • "Mr Pomatus Right" è un nome di mia invenzione. Non sapevo come definire il nostro gel per capelli, così l’ho chiamato Brillantina. E ovviamente Mr Pomatus Right produce articoli per capelli, come shampoo, balsami etc.
  • Gli altri due asterischi rimandano a due ben note battute di un certo Ronald di nostra conoscenza. Non sono sicura che la frase riguardante i bimbi sempre più piccoli sia esatta, se vi viene in mente fatemelo presente, correggerò volentieri. Per quanto riguarda la seconda, sulla cacca e Malfoy, penso sia giusta.
  • Il titolo è liberamente tratto da un episodio di Gossip Girl, nello specifico il dodicesimo della quarta stagione, che a sua volta fa riferimento al film del 1979, The kids are alright.
   
 
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