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Autore: lauramelzi    08/05/2013    22 recensioni
"I-io non penso sia una buona idea.." lei sussurrò piano.
La dolcezza del suo smarrimento era quasi tangibile. Stefano le sorrise, bastardo.
L'alito del fascista le accarezzava le labbra, e Gaia sentiva il suo cuore batterle come impazzito nelle orecchie.
Annegò nei suoi occhi, oltre che nella vergogna, e come ogni volta in cui i loro sguardi si incatenavano, si creò un'elettricità che pregava di essere liberata.
Perché non voleva ascoltarla ora? Perché la stava ... perché si comportava così?
Confusamente Gaia si rese conto dell'inevitabile fine che le sue labbra avrebbero fatto di lì a poco.
Doveva fermarlo, pensò sconcertata.
... faceva così con tutte, era un montato, inafferrabile e irresponsabile.
lui, lui..
Lui la guardò.
La guardò e vide sotto la fievole luce della bajour quegli occhi nocciola, così sinceri, e con essi tutte le difese che la ragazza avrebbe voluto erigere contro di lui se avesse potuto, e le fece capire immediatamente che le avrebbe annientate se mai ci fossero state, che le avrebbe fatto ciò che era inevitabile, ciò che spingeva entrambi a stuzzicarsi ogni giorno, a essere così suscettibili, vulnerabili e ... duri.
"Non è mai una buona idea a fare la differenza."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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QUESTA STORIA L'HO INIZIATA UN PAIO DI ANNI FA, E PER QUESTO I PRIMI CAPITOLI SARANNO RIVISTI DA UN PUNTO DI VISTA NARRATIVO. VERSO I CAPITOLI 8 E 9 LO STILE DI SCRITTURA INIZIA A ASSOMIGLIARE A QUELLO ATTUALE, AD ESSERE SCORREVOLE E -spero- MAGNETICO. BUONA LETTURA E GRAZIE





 
 
                                         A CHI IN AMOR PONE SPERANZA
 
 
 
 
 
Un dolce profumo di balsamo alla vaniglia permeava un oscillare costante di una cascata di capelli castani, mentre un rumore di stivaletti con i tacchi scandiva il ritmo sostenuto della camminata.
 
Il viso di Gaia era però velato da una certa incertezza. 
 
Era già la terza volta che cambiava liceo, così non poteva continuare. E sì, a diciassette anni e mezzo lo considerava un dramma con i fiocchi e degno di standing ovation abbandonare famiglia e amici per trasferirsi in un' altra città solo per studi.
 
Si strofinò gli occhi color nocciola, cercando di sopprimere sul nascere l'ennesimo sbadiglio.
 
Roma era così diversa da Milano, così fieramente austera.
 
Mentre viaggiava in treno aveva avuto tempo di dare un' occhiata alla nuova scuola.
 
Un carcere! Ecco cosa le sembrava. Bhe, almeno i suoi genitori avevano rispettato la decisione di frequentare lo scientifico.
 
Che poi il motivo per cui aveva cambiato città per lei era inesistente.
 
Era stato un cocktail di idiozie sparate a caso: devi crescere, Roma è più grande, ti troverai meglio, le amicizie saranno sicuramente migliori di quelle attuali; il tutto accompagnato dalla classica frase: "avessi avuto io la tua opportunità alla mia età!"
 
Gaia notò a malapena che il marciapiede era finito, e l'impatto con la grande scuola fu improvviso e sconcertante.
 
La bocca per poco non toccò terra.
 
Come era possibile? 
 
Un edificio enorme, circondato da mura in pietra senza una traccia di scritta fatta da vandali. 
Degli alberi scarni, quasi spolpati, svettano oltre i cancelli. La bandiera dell'Italia svolazza in lontananza trascinata dal  vento.
 
Una smorfia di disgusto misto a orrore le si dipinse in volto.
 
“Sembra un carcere”
 
Tutto ciò che aveva davanti confermava che tutte le sue opinioni precedenti fossero azzeccatissime.
 
Sfortunatamente.
 
“Non è poi così male dentro.” una voce la sorprese da dietro.
 
La ragazza per poco non saltò in aria mentre sussultava per quell'improvvisa interruzione si girò velocemente.
 
Ciò che si ritrovò difronte - o meglio chi- stroncò sul nascere la capacità di parlare o dire qualsiasi cosa.
 
Il suo sguardo venne automaticamente calamitato da un viso assurdamente bello dai tratti maschili marcati. Fronte alta contornata da un ciuffo volutamente ribelle, tipico di un doppio taglio, zigomi alti solcavano il suo volto donandogli un'aria terribilmente sensuale, arricchita da delle labbra stirate in un pigro sorriso.
 
E poi un paio di occhi.
 
Neri, profondi e ammalianti.
 
La ragazza registrò appena il fisico slanciato e proporzionato, perché noto la scintilla di compiacimento che comparì nello sguardo del moro mentre anche lui la guardava.
 
“Cosa ti ridi?” domandò stizzita, presa in contropiede da quel modo eloquente e sfrontato di scrutarla.
 
Il ghigno del moro si pronunciò.
 
“Finito di farmi la radiografia?” chiese con un sorriso sornione da gorilla patentato stampato in faccia.
 
Gaia sgranò gli occhi. ma brutto ...
 
“Cafone che non sei altro! E poi io non stavo di certo parlando con te."
 
lo guardò indispettita, sentendo dentro di se una sensazione strana per la prima volta.
 
Come se avesse l'impressione di doversi allontanare da lui al più presto.
 
Come se l'aria fosse diventata tutto d'un tratto elettrica.
 
“Non cambiare argomento ragazzina”  disse lui pacato mentre toglieva le mani dalle tasche.
 
Era totalmente a suo agio. A differenza della ragazza che fece un passo indietro.
 
“Quale argomento? Tu ti fai i filmini mentali” ribatté Gaia piccata.
 
Quella supponenza di sapere i tuoi ragionamenti e conoscere le tue sensazioni, non avrebbero portato a niente di buono.
 
Gaia se ne rese conto immediatamente. poteva metterci la mano sul fuoco, era il tipico belloccio sicuro a tal punto di se - e con un aria vistosamente e volutamente stronza - che faceva capitolare ai suoi piedi tutte le ragazze oche della scuola, incapaci di resistere al suo fascino di "bastardo-dentro".
 
A proposito aveva preso un diario per la scuola?
 
Oh mammina santa! La scuola! Cercò affannatamente il cellulare nelle tasche, per poi ricordarsi che ce l'aveva in mano. Guardò frettolosamente l'ora, conscia che pochi secondi preziosi la stavano lasciando.
 
Con quello poi.
 
Si voltò mordendosi le labbra, un gesto che faceva sempre quando era nervosa.
 
Non poteva fare ritardo il primo giorno.
 
Fece i primi passi ma il moro le afferrò il polso strattonandola e facendole male. Gaia si girò con l'altra mano già elevata in aria per dare un bello schiaffo sonoro che non arrivò, sfortunatamente , a destinazione poiché bloccato dall'altra mano del ragazzo.
 
Guardandola con un sorrisetto furbo strinse la presa, mentre lei iniziò a strattonare le braccia per liberarsi. Le stava facendo male con quella pressione sui suoi polsi. Costretta a guardarlo negli occhi, rimase sorpresa della luce di sfida che vi lesse.
 
Strattonò di nuovo, ma l'unico risultato fu quello che i polsi le si arrossarono per lo sfregamento oltre che per la pressione.
 
 La ragazza sentì il suo cuore aumentare i battiti, spaventato.
 
"La-scia-mi" pronunciò lentamente quasi come se stesse parlando con un bambino deficiente.
 
Notò che il tono lo fece innervosire.
 
All' improvviso si avvicinò pericolosamente – per lui perché sarebbe potuto arrivargli un calcio nelle parti basse visto il caratterino vivace della ragazza – al viso di Gaia, dirottando alla fine verso l'orecchio semicoperto da una ciocca di capelli.
 
Gaia si immobilizzò mentre il respiro le si interrompeva bruscamente a metà petto. Rabbrividì inconsapevolmente quando le sfiorò l'orecchio con le labbra morbide.
 
Gaia si ritrasse debolmente, per quanto quella stretta potesse concederle.
 
“Sei già cotta di me, ma .. ehi! Tranquilla piccola .. do una seconda occasione a tutte anche se tu la prima l'hai sprecata..” 
 
Lo sentì sorridere sulla sua pelle delicata poco sotto l'orecchio.
 
Tentò nuovamente di liberare i polsi, ma lui glieli prese entrambi in una morsa stretta.
 
Gaia allontanò il viso dall'altra mano che ora era libera, ma il ragazzo riuscì ugualmente a prenderle il mento tra due dita e ad alzarlo verso il suo viso.
 
L'espressione sdegnata con cui quella ragazza continuava a guardarlo lo divertì.
 
Continuava a dibattersi ben sapendo che era la sua metà di corporatura. 
 
Come se avesse la minima possibilità di sfuggirgli.
 
All'improvviso sentì che lo chiamavano da destra. voltò il viso e scorse i ragazzi che si avvicinavano squadrando interessati la moretta.
 
Gaia sgranò visibilmente gli occhi. senza che lei avesse fatto niente, mentre lui aveva voltato il volto, una parte del collo era stata scoperta dal maglione Ralph Lauren.
 
Rabbrividì osservando un tatuaggio grande si e no quanto un suo pugno.
 
Una celtica.
 
Ma peggio no? Cafone, egocentrico, narcisista, e ora pure uno di quegl' imbecilli che seguono il fascismo. No comment.
 
Accortosi che la ragazza aveva sgranato gli occhi quasi fossero dua fanali, il moro capì che cosa dovesse aver attirato la sua attenzione.
 
“Bello eh" 
 
“Basta crederci!” ironizzò la mora guardandolo con la fronte crucciata.
 
Lo sentì innervosirsi perché cambiò postura, mentre muoveva il peso da una gamba all'altra e irriggidiva la mascella.
 
Poi d'un tratto si accorse della presenza di altri ragazzi che le si avvicinavano.
 
"Ciao capo"
 
“Ehi ste'"
 
“ Chi è la tua amichetta?” 
 
Il ragazzo osservò come ora la moretta non fosse sulla difensiva ma piuttosto come fosse seccata.
 
Voleva entrare a scuola, rifletté.
 
Era ovvio che fosse una secchiona.
 
Lo si capiva semplicemente guardandola.
 
Era vestita normale ma la cartella era fin troppo piena per essere il primo giorno.
 
Lui aveva portato a mala pena il cellulare se non per divertirsi durante le lezioni.
 
Notò un'occhiata indagatoria di Liuk. Chiaramente si riferiva al fatto che stava ancora stringendo un paio di polsi arrossati.
 
Gaia si stupì quando la lasciò andare improvvisamente.
 
Lo guardò dubbiosa, indifferente degli altri ragazzi, mentre concentrava tutto il suo disprezzo verso il moro.
 
"Hai da accendere?" le chiese qualcuno.
 
Si girò, accostando un volto a quella voce.
 
Un ragazzo castano chiaro, con degli splendidi occhi azzurri seppur molto freddi la guardava senza mostrare alcuna emozione.
 
Il tono era stato atono, quindi non capiva se era una presa in giro o no.
 
Poi lo osservò tirare fuori una Marlboro e infilarsela tra le labbra.
 
"Non dovresti fumare" rispose guardandolo negli occhi
 
Gaia si chiese improvvisamente se anche loro avessero tatuaggi come quello del ragazzo che l'aveva fermata.
 
Lui sorrise sinistro.
 
"Perché? fa male?" la canzonò con un tono derisorio
 
"No, o meglio non solo, anche perché stai per entrare a scuola." disse lei senza battere ciglio.
 
Quella risposta Ste' se la aspettava, e sorrise nel vedere l'occhiata svelta che Liuk gli rivolse.
 
Occhiata che la ragazza non colse.
 
"Chi ti dice che entro?" gli rispose infine il ragazzo alzando le spalle.
 
Gaia fece scontrare le sopracciglia, in un'espressione sospettosa ma al tempo stesso buffa.
 
"Tu non entri?" si rivolse al ragazzo che avevano chiamato "capo" e poi "Ste'".
 
Lui la guardò in un modo strano, e lei non fu più tanto certa che le avrebbe risposto.
 
Senza più aggiungere niente, si sistemò la borsa in spalla e si voltò verso l'ingresso.
 
Camminò svelta, non perché avesse paura ma perché era in ritardo.
 
Quando fu abbastanza lontana, Liuk si voltò verso Ste' mentre le sue labbra si stiravano in un gelido sorriso.
 
"Non ti bastava quella di ieri sera?"
 
 
 
 
 
 
BUONGIORNO à tout le monde<3
 
Sono Laura, ho iniziato a scrivere questa stori aun paio di anni fa, diciamo che c'è stata un'evoluzione per quanto riguarda il narrare, e gli ultimi capitoli differivano così tanto dai primi che anche per me era difficile continuare a scrivere e ad aggiornare sapendo che l'inizio era così brutto. >.<
 
così ho riscritto il primo capitolo di tutta fretta. vi chiedo venia ma non ho ancora avuto modo di riscrivere i tre che ne seguiranno. sappiate solo per chi voglia continuare a leggere che Gaia chiama Ste' "tizio" e che il primo cap si conclude con uno che dice "wow non male" a Gaia perché si è piegata a prendere la borsa. tutto qui <3
buona lettura.
  
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