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Autore: Koori_chan    08/05/2013    4 recensioni
C'era stato un tempo, prima di Elizabeth Swann, in cui James Norrington sorrideva.
Aveva dei progetti, un desiderio sfiorato con la punta delle dita e la ferrea volontà di non arrendersi, proprio come lei era stata in grado di insegnargli.
Lei, così diversa eppure l'unica che sentiva di volere al suo fianco.
Lei, libera come il vento in tempesta, fedele ed irruenta come l'oceano.
Lei, la ragazza che, appena sistemato tutto, il giovane Capitano Norrington avrebbe certamente sposato.
C'era stato un tempo in cui James sorrideva, era ingenuo e pieno di belle speranze.
Aveva venticinque anni, poi il mare gli portò via tutto: il sorriso, il cuore ed ogni speranza.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, James Norrington
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera! Innanzitutto grazie a chi si è azzardato a leggere questa fanfiction. E' la prima che pubblico in questo fandom sul quale in realtà scrivo da anni. Diciamo che, ecco... Non ho mai avuto il coraggio di pubblicare niente fino a stasera... ^^"
Questa storia parte dal presupposto che James Norrington, prima di sviluppare il ben noto sentimento nei confronti di Elizabeth, fosse innamorato di un'altra ragazza.
Come si evince dall'intro, i due stavano per sposarsi, quando per cause di forza maggiore -leggasi "il volere dell'Autrice"- lei fu costretta a lasciare Port Royal, dove si era trasferita, per un lungo viaggio verso l'Inghilterra. James, messosi quasi immediatamente sulle sue tracce, riuscì a ritrovarla solo un anno dopo la sua partenza, ma...
Beh, questa è solo una brevissima spiegazione perchè possiate capire una one-shot che altrimenti sarebbe stata un po' criptica.
Spero che possiate aprezzare il mio lavoro, buona lettura!
 



~Gone Too Soon











Troppo tardi.
Parole dal suono semplice, sibilano alla sua coscienza l’aspro veleno del fallimento.
Non riesce a replicare, il giovane Capitano. Il sangue pulsa violento nelle tempie, le vertigini improvvise lo fanno ondeggiare come l’albero di maestra nel bel mezzo di una tempesta.
I suoi occhi, un tempo oasi paziente e serena, fissano increduli il vuoto, il verde a morire nel grigio attorno a una pupilla scioccata.
Aridi, secchi, pronti a spezzarsi come schegge di vetro, sembrano rifiutare le lacrime che invece affogano il cuore.
- Voi non la conoscete…  - cerca di spiegare al vecchio marinaio, perché lui non può capire, lui non può sapere.
- Voi non la conoscete… Lei non… - continua, perché quell’uomo deve comprendere che dev’esserci un errore, che quel sorriso non può essersi spento.
Non è possibile. Non si può fare.
Come provare a spegnere il sole, come tentare di imbrigliare un fulmine.
Semplicemente, non è possibile.
Vorrebbe parlare, ma si accorge che non è altro che un confuso balbettio ciò che esce dalle sue labbra pallide e sottili.
- Signore, non so davvero cosa dire, sono desolato… - ribatte il vecchio, il viso rugoso scavato dagli anni in mare aperto.
- La Fleur de Lys è affondata, lo ho sentito con le mie orecchie, nessun superstite! Mi dispiace molto, signore, ma se la vostra fanciulla era a bordo di quella nave non c’è più niente da fare… -
Nessun superstite, e le vertigini lo colgono con ancora più forza, mentre il terreno sotto ai piedi diventa una palude nella quale le gambe affondano, improvvisamente pesanti ed ingombranti.
- Mi dispiace, mi dispiace davvero… - sono le sue ultime parole prima di abbandonarlo nel pantano in cui l’ha lasciato.
Solo e confuso, la testa dolente come dopo una sbronza, il cuore pesante come non mai.
Barcolla, il giovane Capitano, e chi lo guardasse in viso proverebbe pena per lui. Pena nel vedere un ragazzo distrutto, pena nel sentire un cuore che batte disarmonico con la risacca.
- Capitano, avete scoperto nulla, signore? –
La voce del suo subalterno giunge lontana e ovattata, eppure le parole sono chiare, le stesse parole che ode ormai da un anno. Si stupisce da sé nel rendersi conto di stargli rispondendo, non riesce a credere che quella voce così ferma e consapevole sia proprio la sua.
- Torniamo a casa, Gillette. Siamo arrivati troppo tardi… -
Il giorno seguente la nave salpa alle prime luci dell’alba, avvolta dall’antica nebbia londinese. La bruma sussurra i suoi segreti al sartiame, che come in un tacito accordo risponde con gemiti e schiocchi.
Vede tutto, il giovane Capitano, non gli sfugge niente. Ogni gesto, ogni fiato su quella nave dipende da un suo ordine, da una sua decisione. Cammina lentamente, le mani incorciate dietro la schiena nella sua solita andatura orgogliosa e al contempo composta. Raggiunge la murata di tribordo e lascia che il suo corpo trovi riposo accanto al legno umido, i gomiti appoggiati sulla balaustra e lo sguardo perso nel profilo sfumato della sua città che, come un sogno, sembra svanire nei riflessi del sole nascente.
E non è solo Londra a perdere consistenza in quei pallidi raggi di Settembre.
Gli occhi del Capitano seguono la sua figura esile lungo il ponte, i lineamenti morbidi della bambina che aveva conosciuto otto anni prima come rugiada in una mattina di primavera. Incrocia i suoi occhi radiosi, fa giusto in tempo a sentire il suo cuore accelerare prima che l’illusione svanisca, e il ponte torni ad essere un sudicio e vuoto pavimento di legno.
Non c’è nessuno sulla Dauntless, il cielo è terso sopra di lui, e la sua amata non è ormai altro che un ricordo.
Impartisce gli ultimi comandi, l’autorevolezza nella sua voce stanca e provata, mentre gli stivali scandiscono il suo incedere come impietosi rintocchi di campana.
La porta della cabina si chiude alle sue spalle, i mobili appena illuminati da quella poca luce che riesce a filtrare dalla vetrata incrostata di sale.
Si siede sulla branda e mette la testa fra le mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia.
Resta in ascolto, come se potesse ancora udire la sua voce cantare quei buffi motivetti che in segreto tanto amava.
Ascolta, ma non ode grido di gabbiano né lamento di marinaio. Nemmeno lo sciacquio delle onde contro il ventre della nave, nemmeno lo scricchiolio delle assi di legno che lo proteggono come proteggerebbero un cuore pulsante.
Non ode nulla se non il silenzio, e in quel silenzio, finalmente, riesce a distinguere il suono del più bel cristallo in mille frantumi.
Si arrende all’evidenza del fallimento, il giovane Capitano.
E allora piangere è la sola cosa che riesce a fare.








Note


Ok, se siete giunti fin quaggiù posso ritenermi più che soddisfatta! XD
Questa shot sarebbe in realtà un missing moment di una long fic che dubito pubblicherò mai, in quanto seriamente ed eccessivamente long...
Qualche ultima informazione randomica?
Per esigenze di copione ho leggermente(?) ringiovanito il caro(???) Norry, spero non me ne vogliate...
Il titolo della fanfiction, "Gone Too Soon" è tratto dall'omonima canzone di Daughtry (che vi consiglio caldamente di ascoltare con tutto il resto della discografia) da cui ho tratto ispirazione.
Spero che questo mio piccolo esperimento vi sia piaciuto, i commenti sono sempre graditi! :D
Big Kisses,
Koori-chan
  
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