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Autore: Teodosia    27/11/2007    1 recensioni
Una trama che non ha bisogno di presentazioni.
La storia del Pomo della Discordia e dell'inizio della Guerra di Troia vista in chiave moderna, nella migliore tradizione di Teodosia!
Enjoy it!<3
PS: Consigliata in modo particolare a tutti i fan di Heroes!XD
Genere: Romantico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Per questo particolare capitolo della nostra operetta, è assolutamente necessario fare delle premesse e dei ringraziamenti. In primo luogo, ovviamente, il fatto che tutti (o quasi, Achille sei sempre nei nostri cuori!) i personaggi della guerra di Troia siano interpretati da attori heroessiani non è casuale. Tutto è cominciato con Ali Larter, fino ad arrivare al vecchio Milo, dio lo benedica. Io, Zoe, vorrei personalmente chiedere scusa a Milo per avergli fatto interpretare un ruolo così ingrato, e assicurargli che in ogni caso lo farebbe meglio del vecchio Bloom. In secondo luogo per questo racconto ci siamo servite di non una ma ben due beta, di meriti diversi ma ugualmente apprezzati, che ci hanno aiutato con la correzione, in modo da cercare di non incorrere più nei soliti errori stupidi, ovvero Ariel (<333) e IceWarrior, senza le quali avremmo oltretutto pubblicato molto più tardivamente. Un grazie speciale ad Ariel che col suo entusiasmo ha liberato tante tante endorfine nei nostri cervellini.
Da quassù è tutto, tanti Baci,
Le autrici

PS: Il Cast dell'intera storia potete trovarlo qui


Prologo


You are my god, you are my dog,
You kept me close, love never lost,
I called you hippie, you said fuck off,
Said you brothers a real punk rocker.

Round and round inside your head,
Smartest fucker i ever met,
Vicious fish bit at your toes,
Made you lie and numb your soul.

Water flowing and i will drink it,
I will drink for you.
A part of me left that only you knew,
Will never be understood, will never be understood.

Like no other, i love you you're my brother.
Like no other, i love you you're my brother.
Transcending-Red Hot Chili Peppers





Una volta entrata in quel suo tailleur sobrio e firmato che le dava almeno un paio d’anni in più di quanti non ne avesse, si fermò a pensare a quanto fosse cambiata la sua vita.
Un sabato sera incontri un aspirante attore sulla Sunset Boulevard e ti meravigli di come un uomo possa davvero essere tanto brillante, divertente e carismatico. E, in poco più di dieci anni, ti ritrovi in uno stato diverso, con un marito politico e un tailleur. E un bambino. C’era qualcosa di doloroso nel dover indossare la maschera del giovedì. Il ruolo di Elena non consisteva in niente che nessuna donna bianca e vagamente attraente potesse fare senza alcuno sforzo. Era tormentata dal pensiero che chiunque potesse trovarsi al suo posto. Davvero. Aveva sentimenti e dolori stagnanti per i quali neanche cercava una soluzione. In verità, prima delle pressioni del fratello autoritario, era stato questo sentimento ad allontanarla dal marito che amava. Agamennone aveva sostenuto sempre che una moglie bianca e bellissima a fianco del segretario del partito avrebbe sottolineato il loro atteggiamento politico. Elena sedeva accanto a Menelao con sul volto un’espressione seria ma non deprimente, serena ma non sciocca. Aveva lavorato su quell’espressione per notti. La e ne andava fiera. E odiava suo cognato.
Era una di quella mattinate invernali in cui il sonno e la noia non permettono di pensare ad altro che a sé stessi, ed Elena si chiedeva se fosse felice.
La macchina nera accostò e, con un sorriso rassicurante, Menelao le allungò una mano per aiutarla a scendere dalla macchina.
Andiamo, rilassati. Andrà tutto bene; entro tre ore saremo di nuovo a casa. Andrò tutto bene.
D’accordo, Men. Era triste non riuscire più ad amarlo.
Le telecamere, i microfoni ed il make-up le ricordavano la sua adolescenza piena di sogni e tappeti rossi. Strinse forte la mano di Menelao, quando si sedettero una fila dietro Agamennone, in uno di quei ridicoli seggi di legno. Pareva si trovassero nell’aula di un tribunale, anziché in un programma tv. Alle spalle di suo marito, Achille Braddock si avvicinò con quel suo fare irruente e rise forte, dopo una battuta grossolana sul modo in cui avrebbero vinto anche questa volta. Era un uomo sicuro di sé: un attore. Elena pensava fosse stupido, per un attore, entrare in politica. Era un uomo piuttosto insignificante.
Avrebbe voluto non fare caso all’ingresso della parte avversaria. Ettore Andolini arrivava in ritardo con quella sua mascella felice. Lo accompagnava il suo bellissimo fratello in ombra, Paride, lo sguardo illuminato da una luce annoiata . Elena non avrebbe voluto ma quell’uomo era così bello. Aveva un aspetto ordinato, sereno. Agamennone non avrebbe mai sconfitto Ettore. Braddock aveva torto. Odorava di sicurezza e di vittoria. Chiunque avesse votato suo cognato, al posto di quell’italiano, sarebbe stato uno sciocco.
Gli occhi castano-verdi di quell’uomo sembravano aver visto da vicino la Vittoria. Quello era un andrà tutto bene.
Arrossì e abbassò lo sguardo, una volta sicura che il candidato l’ebbe notata. Eccolo. Il braccio destro: un angelo dai tratti delicati che fissava il pavimento, mentre il fratello stringeva la mano paffuta del presentatore. Aveva negli occhi neri la noia e la disillusione di chi agisce solamente per amore e devozione. Sembrava più giovane di lei, ma, probabilmente, non lo era. Rimase assorta finché i loro sguardi s’incrociarono. Aveva sempre ammirato da lontano quei due, dicendosi che sarebbe stato bello sostenerli, se si fosse trovata in un’altra situazione. Probabilmente, in un'altra situazione, si era detta, non si sarebbe curata tanto di personaggi politici. Paride abbassò lo sguardo e arrossì.
Silenzio.
“Dieci secondi alla diretta. Nove. Otto. Sette”.
Non si era accorta di niente? Le luci soffocanti imperlavano la fronte scura di suo cognato di goccioline odorose che rimanevano intrappolate nello strato di fondotinta.
Quelle stesse luci sembravano frenare ogni suo pensiero.
“Quattro. Tre”.
Strinse la mano di Menelao, sulla sua coscia.
“Due. Uno. Azione”.




  
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