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Autore: Lelahel    10/05/2013    6 recensioni
[Piccolo omaggio alla storia "White Darkness" di Elyforgotten]
"Ma la cosa che lo colpì maggiormente furono i suoi occhi neri.
Quelli erano stati la parte migliore di Katerina, perché esprimevano tutto ciò che ella era.
Quelli erano stati la parte peggiore di Katherine, perché rispecchiavano tutto quello che ella era diventata.
Ma in quel momento, quelli non rappresentavano alcuna parte di lei."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alla regina della oscurità Elyforgotten

Eccoti, in ritardo, il mio orripilante regalo di compleanno.


-In Venere Veritas-

Have no fear, there are wounds that are not meant to heal at all

And they sing in venere veritas....


Katerina Petrova.

Elijah non avrebbe mai potuto dimenticare il momento i cui i suoi occhi si erano posati sulla figura leggiadra della bellissima fanciulla giunta dalla Bulgaria,la quale guardava con occhi sognanti quel nuovo mondo in cui inaspettatamente era giunta. Il vampiro ricordava sopratutto la luce nel suo sguardo e quel sorriso tenero e allo stesso tempo malinconico con cui era solita rivolgersi agli altri. Così come ricordava il modo in cui quella ragazza era quasi riuscita a scalfire l'armatura di pietra che per millenni lo aveva protetto, allontanandolo da tutti quei sentimenti che erano stati assopiti dopo la morte di Tatia.

Ma Katerina Petrova non si era fidata di lui.

Elijah era certo che non avrebbe nemmeno potuto dimenticare quel momento: quello in cui Niklaus gli aveva rivelato che la preziosa doppelganger era scomparsa dalla sua stanza, dileguandosi nel nulla.

Ricordava anche gli occhi collerici di suo fratello, quando lo aveva spinto contro il muro, ordinandogli di non mentirgli su quella faccenda. Cosa che lui non lo aveva mai fatto.

Mentire non era nella sua indole; non lo aveva mai fatto, nemmeno per Katerina. Era pronto a salvarla dal sacrificio a cui era destinata ma senza ostacolare i voleri di suo fratello. E lei era scappata.

Katerina Petrova non si era fidata di lui. Ed era nata Katherine Pierce.

Per quanto tempo ancora vuoi restare lì ad osservarmi?”

Katherine Pierce era sempre stata una pallida ombra di quello che Katerina era stata.

Katerina era pura. Katherine era subdola e manipolatrice.

Katerina amava il prossimo, e il più delle volte lo anteponeva al proprio bene. A Katherine non importava nulla di nessuno che non fosse se stessa e, pur di sopravvivere. era disposta a tutto.

Si era presa il cuore di numerosi uomini, stritolandoli fino a privarli dell'ultima goccia di sangue.

Poi era fuggita.

Aveva creato alleanze e false amicizie, coltivandole come fossero fiori, per poi lasciarli appassire non appena l'inverno sarebbe arrivato.

Poi era fuggita.

Per tutto il tempo che mi aggrada.” le rispose Elijah, restandosene in piedi sulla soglia della cella in cui Katerina era imprigionata da mesi. Si tenne con la spalla sinistra contro la parete in pietra umida e polverosa, non schiodando nemmeno per un istante lo sguardo dal corpo provato di Katerina.

Katherine era solo una pallida ombra di quello che Katerina era sempre stata. Quella che gli stava di fronte in quel momento, invece, non era nemmeno la cenere di quello che entrambe erano state.

La ragazza era seduta sul pavimento freddo e sporco della cella, con le gambe nude distese e le braccia deboli e flosce accanto al corpo. Portava indosso una vestaglia scura che scendeva generosamente sulle curve del suo esile e quasi scheletrico corpo; questo le lasciava le gambe nude e le spalle scoperte.

Il suo viso aveva perso parte della bellezza che, un tempo, aveva incantato migliaia di uomini. Era scarnito e più pallido del solito; le labbra secche e violacee e i lunghissimi capelli scuri ricadevano scompigliati attorno al bellissimo ovale del suo volto.

Ma la cosa che colpì maggiormente Elijah furono gli occhi neri della vampira.

Quelli erano stati la parte migliore di Katerina, perché esprimevano tutto ciò che ella era.

Quelli erano stati la parte peggiore di Katherine, perché rispecchiavano tutto quello che ella era diventata.

Ma in quel momento, quelli non rappresentavano alcuna parte di lei.

Lasciatelo dire, Elijah...se questo è il tuo modo di torturarmi, tuo fratello sa farlo meglio.” Katherine osò sfidarlo, ma la sua voce uscì in un sussurro roco e quasi impercettibile, che Elijah riuscì comunque a catturare.

Il vampiro abbozzò un sorrisetto; la verve che Katherine possedeva gli procurava sempre e comunque quell'effetto. “Credimi Katerina...” disse, staccandosi dalla parete. Con un gesto elegante si pulì la polvere dalla spalla e camminò in direzione della vampira, accorciando le distanze tra di loro. “Il mio eterno disprezzo è la tortura peggiore che io possa infierirti.”

Le distanze arrivarono ad annullarsi quasi del tutto, e Katherine tremò percettibilmente, come una foglia in balia del vento. Elijah pensò che fosse dovuto alla paura che nutriva per lui, o forse semplicemente perché quella cella era troppo buia e fredda persino per un vampiro.

Niklaus aveva deciso di privarla non solo della libertà, ma anche della luce del sole che brillava sul nuovo mondo che loro avevano creato.

Il loro mondo. Quello che aveva reso prigioniera Katherine.

La ragazza sbuffò. “Tu non mi disprezzi Elijah.” Katherine si alzò in piedi, barcollando leggermente come fosse ubriaca. Le pallide e magre gambe per poco le cedettero e la vampira fu costretta ad appoggiarsi alla parete alle sue spalle per non cadere. Elijah fu tentato dall'aiutarla, ma si trattenne, sforzandosi di ignorare l'innata cavalleria che aveva sempre posseduto. “Ricordo che una volta mi hai amato.”

Ti prego non giocare questa carta.” Elijah nascose le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni, distogliendo lo sguardo dal volto smorto di Katherine. “Non sono uno di quegli allocchi che puoi abbindolare con il tuo amore fasullo.”

Katherine scosse la testa. Quella volta fu lei a sfidarlo, avvicinandosi a lui malgrado le catene ai polsi e alle caviglie. “So che non lo sei.” gli disse; ogni sua parola venne accompagnata da un passo in direzione dell'Originario. “Non lo sei mai stato.”

Elijah restò immobile, curioso di vedere in che modo quella donna avrebbe continuato a giocare. Il suo sguardo scorse sui lembi della sua pelle nuda, ricoperti di abrasioni e ferite sia fresche che non. Segni delle torture che le erano state inflitte e di cui lui era ben consapevole.

Katherine riuscì ad avvicinarsi abbastanza da potergli prendere il volto tra le mani, con una delicatezza-o forse era meglio definirla debolezza-che fece credere ad Elijah che lei temesse di poterlo ferire.

Tu sei sempre stato l'unico, Elijah.” Katherine lo guardava in una maniera insolita per lui, con del sentimento che l'uomo aveva deciso di dimenticare per non cedervi ancora una volta. “Sei l'unico che mi ha conosciuta per davvero, per ciò che realmente sono. Sei l'unico...ad essersi curato di Katerina Petrova.”

Elijah attese in silenzio, mentre Katherine distolse una delle mani dal suo volto, probabilmente la catena le pesava troppo sul polso. Ma continuò comunque a mantenere l'altra sulla guancia, accarezzandogli lo zigomo lentamente. Si fece più vicina a lui; se avesse respirato, Elijah era certo che il fiato di lei gli avrebbe baciato le labbra. “E so che puoi vedere ancora quella fanciulla il cui unico desiderio era vivere. So che la vedi ancora in me. E puoi salvarla.”

Elijah non volle più ascoltare, ma Katherine non gli permise di desistere: non appena fece per voltarsi, gli riprese il viso con entrambe le mani e avvicinò il viso a quello di lui.

Occhi dentro occhi, pensieri incatenati, desideri perduti che riemersero in quel contatto.

Tutto in una semplice vicinanza.

Salvami Elijah.” Katherine lo stava supplicando, con voce flebile e debole, abbassando gli occhi sulle labbra di lui. Il vampiro, d'altro canto, lo tenne fisso sugli occhi di lei.

Fallo.”

Dette quelle parole, le labbra di lei si avventarono su quelle dell'Originario, in un contatto improvviso e pieno di calore. Inizialmente quello fu un singolo contatto di labbra che si sfioravano e di respiri che non osavano scontrarsi. Ma quella quiete durò pochi secondi: Elijah sentì la lingua di Katherine farsi largo nella sua bocca mentre una mano di lei andava a stringergli i capelli e l'altra scendeva lungo il suo petto, prendendo ad accarezzargli la pelle da sopra la camicia.

Allora Elijah chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella passione infuocata, che sembrò non poter essere contenuta in quella piccola cella. Il vampiro prese parte al gioco di lingue in cui Katherine volle dilettarsi; le cinse i fianchi con entrambe le braccia, attirandola a sé e costringendola a sollevarsi sulle punte dei piedi per avvicinarsi a lui.

Katerina...” Elijah pronunciò il suo nome quasi fosse un bellissimo segreto che egli avrebbe voluto tenere per sempre custodito tra le proprie labbra. Per un attimo pensò alla ragazza che aveva conosciuto mezzo secolo prima e le sembrò di rivederla nel corpo di Katherine Pierce, mentre si spingeva contro di lui, mentre cercava nelle sue labbra quel respiro che gli era stato portato via tempo addietro e che lui non le avrebbe potuto ridare.

La labbra della vampira gli rubarono un sensuale, doloroso morso sul labbro inferiore, prima di portarsi sul collo dell'Originario infuocandolo con i suoi baci, e disegnando invisibili segni del passaggio delle sue labbra. I canini di Katherine gli accarezzarono la pelle dell'incavo del collo, per poi dirigersi in prossimità del lobo dell'orecchio, stuzzicandolo maliziosamente. Elijah tirò la testa all'indietro, mantenendo il proprio autocontrollo.

Fammi scappare, Elijah.” gli sussurrò lei, soffiando la sua disperazione nell'orecchio del vampiro che restò immobile, valutando le sue suppliche. “E poi vieni via con me, come avremmo dovuto fare secoli fa.”

Katherine si separò da lui, tenendogli le mani sulle clavicole e portando il viso di fronte a quello del vampiro. Elijah la fissò intensamente, colpito dal luccichio in quegli abissi oscuri in cui avrebbe tanto voluto lasciarsi annegare quando aveva conosciuto Katerina Petrova.

Katerina...” Elijah ripeté ancora una volta il suo nome, ma quella volta accompagnò quel sussurro ad una carezza sulla guancia destra della vampira. Lasciò scorrere il dorso della mano sulla pelle fredda di lei, mentre Katherine sorrideva con dolcezza, abbandonando il viso contro le dita di lui.

Quale tortura può essere migliore del vederti supplicare per qualcosa che non avrai mai da me?”

Una volta udite quelle parole, il sorriso di Katherine si spense. Ella si ammutolì e corrugò la fronte confusa, mentre Elijah ritraeva la mano come scottato dal fuoco che ardeva sul viso della vampira.

I suoi occhi fissarono quelli di Katherine, e un sorriso asimmetrico si delineò sulle sue labbra. Dopo tutto quello che lei gli aveva fatto, dopo tutti i danni che gli aveva causato, credeva ancora di poterlo persuadere con frammenti di ricordi che avevano vissuto decine di vite fa?

Elijah...”

Preghi nell'ottenere la libertà giocando su cose che non esistono e che non sono mai esistite.” Elijah non le permise di parlare; riportò le proprie mani dentro le tasche dei pantaloni e mosse dei passi, indietreggiando.

Katherine iniziò a tremare e a scuotere la testa, consapevole di stare per perdere di nuovo la possibilità di fuggire. O forse era per altro? “No, ascolta...”

Tu resterai qui Katerina fino a quando non avrò deciso il contrario.” Elijah indietreggiò ancora, la sua voce si alzò di qualche tonalità e alzò una mano come per ordinare a Katherine di non dire nient'altro.

Il vampiro si avvicinò alla porta della cella, aprendola lentamente. I suoi occhi scrutarono la paura in quelli di Katherine.

No, Elijah!” Katherine gridò disperatamente; le catene trillarono non appena ella cercò di allontanarsi troppo dalla parete.

Elijah piegò la testa da un lato, fissando con muto disinteresse la disperazione di Katherine. “Addio Katerina.” disse.

E, non appena il rumore metallico della cella che si chiudeva terminò, l'Antico sentì la voce della vampira scoppiare in un grido disperato, misto a lacrime silenziose che lui era certo di poter sentire scorrere sulle guance di porcellana della ragazza.

Restò per qualche istante immobile davanti alla porta, restando ad ascoltare i suoni oltre di essa e riuscendo ad immaginarsi Katherine cadere sulle ginocchia e rannicchiandosi su se stessa,nella consapevolezza di essere di nuovo sola nel buio.

Pazzesco. Elijah aveva intravisto Katerina in quel lieve breve bacio e qualcosa in lui si era riacceso.

Ma il tutto era durato solo per un secondo.

Katherine Pierce poteva forse tornare Katerina Petrova, ma Elijah non sarebbe mai potuto tornare quello che era stato per lei secoli prima. Il vampiro chiuse gli occhi, senza sapere se accettare quella consapevolezza con gioia oppure con malinconia. Ma visto il nuovo mondo che lui e i suoi fratelli avevano creato, forse avrebbe dovuto accettarla con semplice disinteresse.

Attese che le grida della sua Katerina cessassero e, solo quando sentì che la disperazione di lei si era placata, decise di allontanarsi da quella porta.

Let's fall apart together now.


*Si va a nascondere dopo aver disonorato Elyforgotten, la sua fanfic e persino i due protagonisti di questa one-shot”


Ma...buonasera a tutti!

Spero che questa piccola storia, basata sulla bellissima “White Darkness” di Elyforgotten, vi sia piaciuta.

Ringrazio tutti coloro che spenderanno dieci minuti del loro tempo per leggere questa storia. Spero di ricevere commenti e pareri al riguardo, per potermi migliorare in futuro e per sapere se qualcuno ha gradito, o meno, questa storia.

Con questa vi lascio, e ci tengo a ringraziarvi tutti per l'attenzione e....Elyforgotten? Di nuovo auguri!

Alla prossima, buon fine settimana!


Ps: Le frasi in inglese derivano dalla canzone degli H.I.M, “In Venere Veritas”

http://www.youtube.com/watch?v=uByoq1z49hQ

   
 
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