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Autore: Devon    11/05/2013    1 recensioni
Joe sospirò. Perché doveva essere sempre così difficile educare Jimmy?
-Non è affatto divertente - disse Barbara, guardandolo di traverso.
-Per me lo è - replicò il ragazzino, sollevando il sopracciglio destro in tono di sfida.
I due coniugi si scambiarono un'occhiata esasperata. Che cos'avrebbero dovuto fare con lui?
L'adolescenza di Jimmy "The Rev" Sullivan. :)
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Beh, tante grazie!- esclamò Jimmy sgranando gli occhi azzurri, una volta che furono usciti dopo una serie di ramanzini e un'ora di reclusione in presidenza -Ma come ti è venuto in mente di colpirmi?
-E te lo chiedi? - replicò l'altro, cinico.
-Ti sto sui coglioni? Qual è il problema, amico?
-Non chiamarmi amico. Noi due non potremmo mai essere amici.
Brian continuò a camminare con le mani in tasca, senza degnarlo di uno sguardo.
-Ah sì? Beh, non c'è pericolo - replicò Jimmy, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da un ragazzino -Del resto, con il caratteraccio che ti ritrovi, sfido chiunque a voler diventare tuo amico.
Ahia. Stava iniziando a giocare sporco.
Brian si morse nervosamente il labbro. Quel ragazzino aveva la lingua troppo lunga.
-Senti chi parla - riuscì solo a borbottare, in risposta.
-La verità fa male - commentò Jimmy a mezza voce, con un sorriso maligno.
-Non rompere i coglioni.
-Ma che hai? - insistette, protendendosi in avanti -Sei in fase premestruale?
-Tu oggi vuoi tornare a casa senza palle.
Jimmy accennò una risata divertita e alzò lo sguardo, tutt'altro che alterato dall'atteggiamento del suo interlocutore.
-Sai una cosa? Mi piacciono i tuoi capelli - disse -quando vorrò un cane me lo prenderò dello stesso colore.
Il ragazzo lo fissò per alcuni interminabili secondi, senza dire una parola.
Jimmy pensò che sarebbe scoppiato da un momento all'altro e si preparò al contrattacco, trattenendo una risata.
Invece Brian, inavvertitamente, scoppiò a ridere.
Incredibile. Se fino a pochi secondi prima lo odiava a morte, ora aveva quasi voglia di stringergli la mano. Come se tutto il rancore che provava nei suoi confronti si fosse dissolto nel nulla. Pazzesco.
O forse, più semplicemente, si era fatto troppe pippe mentali. Era sempre stato convinto di odiarlo, ma era veramente così?
Chissà.
Se il suo orgoglio avesse predominato, probabilmente l'avrebbe preso a pugni senza pensarci due volte. E invece no.
Perché era James.
Aveva qualcosa di speciale. Prima di allora, nessuno si era mai preso tanta libertà con lui, nessuno l'aveva mai sfidato con tanta disinvoltura.
-D'accordo, hai vinto - si arrese, con un sorriso -io sono Brian - gli porse la mano, che Jimmy strinse automaticamente.
-James, ma chiamami Jimmy.
I suoi occhi si soffermarono sulla maglietta del ragazzo. Era dei Pantera, uno dei suoi gruppi preferiti.
-Bella maglia - commentò, incontrando gli occhi marroni del suo proprietario.
-Conosci i Pantera? - non sembrava sorpreso.
-Se li conosco? Li adoro - Jimmy sorrise, raggiante -Sono uno dei miei gruppi preferiti, uno dei primi che ho iniziato ad ascoltare.
Brian accennò un sorriso. La conversazione stava prendendo una piega decisamente interessante. Per essere solo un ragazzino imbecille, ascoltava buona musica, si disse.
-Piacciono molto anche a me - commentò -e Dimebag è una delle mie principali fonti di ispirazione.
Jimmy sgranò gli occhi. Non credeva alle proprie orecchie.
-Perché, anche tu suoni?
Brian annuì.
-Suono la chitarra da un bel po', ormai - rispose -mio padre è chitarrista anche lui, e mi ha aiutato molto. - fece una pausa -Tu cosa suoni?
-Ho iniziato batteria quando avevo nove anni, la chitarra so solo strimpellarla - accennò un sorriso.
Brian sembrò illuminarsi.
-Se è così - si grattò la testa -ti andrebbe di venire a casa, così suoniamo qualcosa insieme?
Un momento, cosa? L'aveva invitato a casa sua? Così, subito? Senza neanche conoscerlo?
Quando si trattava di musica, Jimmy non poteva certo tirarsi indietro.
 

Brian stentava a credere ai propri occhi e alle proprie orecchie.
Se fino a poche ore prima qualcuno gli avesse detto che sarebbe andato in un negozio di musica con James Sullivan e che l'avrebbe invitato a casa sua a suonare, gli avrebbe riso in faccia.
Ma era stato costretto a ricredersi.
Il ragazzo che suonava accanto a lui era semplicemente un mostro. Veniva da pensare che la musica gli scorresse nelle vene al posto del sangue. Riusciva ad improvvisare dei pezzi eccezionali e ad eseguirli impeccabilmente, senza mai perdere il ritmo e senza sbagliare neanche un passaggio. Incredibile.
Non credeva che avrebbe mai trovato un coetaneo dalle doti musicali così straordinarie e soprattutto appassionato di musica quando lui.
Era un po' la sua anima gemella. Gli piacevano anche i suoi stessi gruppi.
Brian sentiva qualcosa dentro di sé... Sentiva di voler fare musica con questo ragazzo. E anche Jimmy sentiva la stessa cosa. Erano come due pezzi di un puzzle che si ricongiungono. L'unica necessità che sentivano, in quel momento, era di fare musica insieme. Dove c'è il desiderio di fare musica insieme, c'è intesa. E dove c'è intesa, c'è amicizia. Possibile? Possibile che lui e quel ragazzino potessero diventare amici? Anche se fino a poche ore prima non lo poteva soffrire?
Jimmy rivolse l'attenzione a Brian e gli rivolse un sorriso sincero.
Brian ricambiò, per poi distogliere lo sguardo in direzione della sua chitarra.
Vacci coi piedi di piombo, si disse, non lo conosci ancora...
So che si chiama Jimmy, che ha la mia età e che è un musicista... Che altro importa?

 

   
 
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