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Autore: Taylor Phoenix    11/05/2013    0 recensioni
Tutto è incentrato sulla storia d'amore tra Alessandro Magno e la sua concubina Criseide. Il re è in fin di vita e la sua donna ci tiene a passare gli ultimi istanti di vita con l'uomo che ama.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alessandro il Grande
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Puoi sentirmi, Amore?

«Never planned that one
day I’d be losing you[1] »

 

Erano passati quasi nove giorni da quando Alessandro aveva iniziato a sentirsi male, dopo aver preso parte a dei banchetti. Quello che lo aveva costretto a letto per questo tempo fu quello a casa dell’amico Medio: dopo aver fatto il bagno ed essere andato a dormire, prese parte ad un altro banchetto nel quale mangiò e bevve senza ritegno.  Non aveva resistito dal bere la “Coppa Di Eracle”, che tuttavia non  riuscì a finire poiché accusò all’improvviso un forte dolore al fianco, come trafitto da una lancia, e urlò di dolore[2]. Subito fu assistito e con la febbre molto alta fu portato a palazzo, negli appartamenti reali, dove l’aspettava lei: Criseide, la sua concubina, la madre dei suoi tre figli[3]. La ragazza spalancò i suoi grandi occhi verdi

«Alessandro… » sussurrò senza fiato, mentre i suoi compagni l’adagiavano sul letto sotto le indicazioni del medico di turno, poiché Filippo fu assente in quel periodo[4]
«Piano, così. Non strattonatelo, per Hera!» ammoniva i generali sotto le grida di dolore malamente soffocate del Re. Criseide assisteva in disparte, impotente alla sofferenza del suo amato mentre grandi lacrime silenziose le riempivano gli occhi. Immediatamente gli fu fatto un bagno, mangiò qualcosa e tentò di dormire. Criseide volle restare per assistere di persona Alessandro. Nonostante le condizioni non troppo buone, il mattino dopo si fece portare sul luogo in cui doveva eseguire dei sacrifici per gli dèi andando contro le proteste di Criseide
« Alessandro, per favore! Non vedi come stai? » insisteva, ma Alessandro era ancora più cocciuto e riuscì nel suo intento. Una volta rientrato, mentre Criseide era seduta sul letto a controllare la piccola Elena di un anno che gattonava sul letto e Cleopatra di tre anni che disegnava; Achille[5], il maggiore, seguiva il padre dare le disposizioni per la spedizione in Arabia che sarebbe partita di lì a pochi giorni. Poi fece ancora il bagno e riposò con solo Criseide al fianco. Il terzo giorno sembrò dare tregua alle membra affette da febbre di Alessandro e anche Achille se ne accorse
«Papà, quando tornerai a giocare fuori con me? » chiedeva mentre stava seduto sulle ginocchia di Alessandro
«Presto, Achille, presto…» lo rassicurava come bisogna rassicurare un piccolo di cinque anni. Alessandro era assolutamente convinto di ciò che diceva, poiché era davvero convinto di poter superare la malattia, tuttavia la sera la febbre risalì e non gli diede tregua per tutto il quarto giorno e anche il quinto, fino al sesto. Il settimo giorno fu più difficoltoso portarlo a eseguire i sacrifici e anche Criseide dal canto suo andava spesso a pregare il dio persiano Ahura Mazda[6]. L’ottavo giorno fu uno dei più difficili da sopportare per Criseide: continuava a peggiorare e Alessandro perse spesso conoscenza, tanto da riconoscere le persona attorno a lui, ma non riuscire a proferire parola, replicò anche il nono giorno.
Intanto da alcuni giorni a palazzo le voci sulla morte del Re iniziavano a circolare e i soldati volevano vedere Alessandro un’ultima volta.
«Il re è vivo» ripetevano come una cantilena i generali  ai soldati. Questi  insistevano poiché erano convinti che il fine dei generali era quello di tenere segreto il decesso del re per non creare scompiglio. Criseide ormai non dormiva nemmeno più e i bambini erano accuditi da alcune levatrici. La donna infatti sentiva vicina la fine di Alessandro, nonostante l’attaccamento alla vita che il sovrano ostentava. All’improvviso Alessandro cominciò a delirare e tutti accorsero nelle stanze reali per assistere a quello che secondo loro erano le ultime grida del Re di Macedonia, Re Dei Re di Persia, Capo dalla Lega Panellenica e Faraone d’Egitto[7]; l’amata gli stringeva una mano sentendo come una pugnalata ad ogni gemito di dolore di Alessandro
« A chi va il tuo regno, Alessandro? » chiedeva Tolomeo, tutti avevano bisogno di sapere..  Alessandro si sfilò l’anello con il sigillo reale dal dito e lo depositò nelle mani di Perdicca[8], quello che gli era più vicino in quel momento
« Al migliore[9]. » disse solo, poi riservò l’ultimo sguardo a Criseide, che versava fiumi di lacrime nel guardare gli occhi di Alessandro così innamorati di lei chiudersi, esalando l’ultimo respiro. Per un attimo calò un silenzio di tomba nella stanza, Criseide portò l’orecchio alle labbra schiuse di Alessandro per vedere se respirava ancora, ma rimase delusa dalla realtà dei fatti e ricominciò a piangere e a lamentarsi.
“Non piangere, sono qui[10].” Cercava di consolarla Alessandro, ma non usciva alcun suono dalle sue labbra e vedeva solo buio intorno a sé e sentiva il pianto disperato della sua piccola Criseide
«Alessandro, non andare! » strillava sconsolata, agghiacciando i presenti
 “Piccola, sono qui. Non sono andato da nessuna parte!”  insisteva, ma nulla, non smetteva. Criseide passò tutta la giornata e la nottata in questo stato, gli amici di Alessandro e anche i servi suoi amici cercavano di staccarla di là, ma gli era avvinghiata e guai a toccare lei o il corpo esanime del suo amato
«Andate via! » gridava ormai senza voce e senza lacrime, il suo pianto di era trasformato in un macabro lamento sul petto ancora stranamente caldo di Alessandro e la gente la lasciava lì dov’era. Non mangiava e non beveva nulla e in più non voleva vedere i suoi bambini
« Perché mi hai lasciata? Sei il solito impudente! E questa volta ci hai rimesso con la vita. Stupido, stupido, STUPIDO! » batteva delicatamente i pugni senza forza sul petto di Alessandro
Hai ragione, ma come fai a non accorgerti che sono ancora qui, al tuo fianco? Non sono morto, per Zeus!” le rispondeva, ma lei non avrebbe sentito. E la ragazza continuava il suo lamento fino al giorno seguente. Sembrò aver terminato per davvero le lacrime e la forza di gemere e piangere; prese finalmente dell’acqua, senza tuttavia toccare cibo e gli si avvicinò ancora, più docile
«Dicono che quando sei di fronte alla morte, ti passa davanti tutta la vita vissuta o meglio, le cose che ami. Mi domando se ci sono stata anche io tra queste cose. » iniziò a parlargli, come se potesse davvero risponderle
Sei stata la prima e l’ultima cosa, amore mio. Ma ti prego, mangia. Non tocchi cibo da due giorni! Fallo per me.”  La supplicava, mentre lei continuava il suo apparente monologo
« Sai, ripensavo al giorno in cui ci siamo parlati per la prima volta. » gli stringeva la mano, calda «è stato un po’ strano. Per me eri solo una leggenda lontana, soprattutto quando ero a Persepoli, quindi non credevo possibile che il Re in persona mi potesse rivolgere la parola.. » un groppo le si formò in gola mentre parlava «.. tuttavia l’ha fatto. A volte mi domando cosa ti avesse spinto a parlarmi, quel giorno. Non lo so, ma so per certo che da allora la mia vita è cambiata. » una piccola lacrima di nostalgia le scivolò sulla guancia
Non lo so nemmeno io, però posso dirti che mi avevi affascinata dal primo momento. Esercitavi una forza di attrazione davvero forte su di me, tant’è che non mi sono arreso dopo quella sera. Il mattino dopo ti sono venuto a cercare.. non ero lì per caso, sai? E non mi piaceva come civettavi con quel soldato e infatti ho subito eliminato la concorrenza. Mi ero sentito minacciato per la prima volta in vita mia ed è stata una sensazione orribile. E a dirla tutta, non ti è dispiaciuto” sorrise internamente al ricordo “dato che hai accettato subito il mio invito ad una cavalcata fuori, in quel posto idilliaco. Ci penso spesso, perché anche la mia vita è cambiata. Credevo che restare a Babilonia fosse una prigionia e così è stato, finchè non ti ho conosciuta e mi riempivi le giornate.” Criseide sospirò all’improvviso, guardando quel volto incorrotto e forse anche più bello del solito; gli passò una mano sulla guancia e Alessandro sarebbe rabbrividito se avesse potuto. Qualcuno bussò alla porta: era Perdicca
« Criseide… » cominciò, senza avere il coraggio di pronunciare altre parole nell’incrociare gli occhi arrossati della concubina
«Si, Perdicca? » lo invitò ad andare avanti
«Che ne dici di lasciarlo andare in pace? » disse d’un fiato, con la voce rotta di pianto
«Non mi sento pronta.. » scosse il capo Criseide, stringendo più forte la mano dell’amato, Perdicca restò interdetto: forse era impazzita per il dolore? Senza aggiungere altro, uscì dalla stanza lasciandoli di nuovo soli, in balìa dei ricordi.
“Non voglio lasciare questo mondo. Non che abbia paura dell’Ade, no. Ma non posso lasciare questo vasto impero incustodito, la mia opera incompiuta, i ragazzi, e… te. Tu sei la cosa più difficile da lasciare. Avevo già perso Efestione mesi fa[11] e mi sei rimasta solo tu”  riflette con amarezza. “sono sicuro di poter riuscire a riprendermi e poterti riabbracciare, amore mio” disse davvero convinto di cio’ che diceva. Credeva sul serio di potersi riprendere mentre a Criseide scivolavano altre lacrime silenziose dalle guance guardandolo. Passò il tempo a contemplarlo nella sua perfetta incorruzione fino a sera; mangiò solo una mela: ridacchiò al ricordo
«Mi ricordo di come ogni mattina mangiavi sempre almeno una mela» disse con nostalgia «Una volta, ricordo appena, mi ubriacai talmente tanto che paragonai Efestione alla tua mela mattutina e me stessa all’uva che mangiavi occasionalmente, dopo la mela. » le sfuggì un sorriso
Me lo ricordo perfettamente. Ti avevo preso per matta! Ma avrei voluto tu sapessi che non si trattava di vere e proprie preferenze, ma di semplice amore espresso in maniera diversa. In fondo credo che tu lo sapessi, e non ne hai mai fatto un problema… hai sempre accettato la relazione tra me ed Efestione[12] e non poteva essere altrimenti. Sarei morto piuttosto che scegliere tra te ed Efestione” raccontava con il suo sorriso interno “Ora dormi, piccola, è tardi. Domani mi troverai ancora qui.”  La pregò e lei sembrò sentirlo, perché gli si accostò, diede un bacio sulla guancia e gli diede la buonanotte.
Il secondo giorno la ragazza si svegliò di soprassalto, credendo di aver vissuto un incubo, e si aspettò che Alessandro la coccolasse come usava fare ogni volta che si svegliava. Ma non accadde.
«Amore…» lo scosse delicatamente, sapeva avesse il sonno leggero e che quindi l’avrebbe sentita, ma non si riscosse «Alessandro, per favore, svegliati! » scosse appena più forte
Sono qui, piccola, cosa c’è?” si riprese, senza riuscire a trasmettere il comando al resto del corpo e svegliarsi. Criseide riprese a piangere sottovoce, essendosi resa conto che quello che aveva vissuto non era un semplice incubo, ma la realtà nuda e cruda; allo stesso tempo Alessandro capì che non poteva fare niente per consolare la sua piccola, che doveva ascoltarla piangere in silenzio e ciò gli faceva male. Gli faceva male più delle ferite di guerra subite fino ad allora, più delle acque gelide, più della neve e del caldo, più della malattia che lo stava consumando giorno per giorno senza che nessuno potesse fare nulla di concreto.
«Ti prego, svegliati…» supplicava a vuoto la ragazza versando lacrime sulla spalla ancora incredibilmente calda di Alessandro. Si accorse anche che non emanava cattivo odore, odore di morte, ma conservava il suo solito profumo. Lo inspirò a fondo per consolarsi.
«Ho sempre amato il tuo profumo[13]…» disse all’improvviso «Sebbene alcune volte era stato mescolato a quello di qualche cagna» continuò in un misto di divertimento e indignazione «Ma forse, quella che più mi aveva bruciato, è stata quella Sacerdotessa di Ahura Mazda che voleva portarmi via e tu… tu hai ceduto al ricatto solo per potermi rendere libera di scegliere cosa farne della mia vita. Ma probabilmente non avevi ancora capito, forse nemmeno io stessa, che avrei voluto passarla solo con te. Non mi interessava dove e  come, bastava che fosse con te. » le salì un altro groppo alla gola, ma non aveva più la forza di piangere nonostante fosse primo mattino. La sua migliore amica le portò la colazione, ma mangiò anche in quel momento solo una mela e bevve un po’ d’acqua nonostante le insistenza di Fedra. La lasciò di nuovo sola a parlare con Alessandro, e anche il secondo giorno andò avanti così; gli amici andavano e venivano da quella stanza per vedere se stesse bene e risparmiavano quella visione ai bambini, che chiedevano spesso «ma la mamma e il papà dove sono? » piangevano spesso Achille e Cleopatra. Persino Roxane[14] restava spesso colpita da quella scena, quei piccoli rimasti orfani di padre così presto; e la piccola Elena sarebbe cresciuta senza aver mai conosciuto suo padre.
Vorrei tanto vedere i bambini crescere…”  pensò all’improvviso, ricordandosi di non aver più visto i suoi cuccioli da almeno due giorni. Ormai anche le sue speranze e il suo attaccamento alla vita cominciavano ad affievolirsi, come la sua energia vitale, Criseide sembrò accorgersene e poggiò l’orecchio all’altezza del cuore “sono certo sarai un’ottima madre. D’altronde lo sei sempre stata da che ne ho memoria.” Cominciò a pensare a quando venne a sapere della gravidanza di Criseide “Efestione fu il primo a dirmi che aspettavi un bambino. Tu non potevi dirmelo, perché eri a casa tua. Roxane mi aveva messo alle strette dicendomi di essere incinta e che finalmente avrei avuto un erede al trono… a patto che tu sparissi dalla mia vita. La verità è che tu non sei mai sparita, sei marchiata a fuoco nel mio cuore e lo sarai per sempre.” Se avesse potuto muoversi, le avrebbe dato una carezza sulla guancia e l’avrebbe baciata. “è così frustrante non potermi muovere e non  poterti parlare. Ma io ti ascolto, tu non lo sai, ma io ti ascolto e ti parlo. Basta che avvicini il tuo cuore al mio e puoi sentirmi. Adesso andiamo a dormire, anche domattina mi troverai ancora qui. Ti Amo, piccola mia. Se avessi avuto la prontezza di spirito di farlo, ti avrei sposata e fatto di te la mia regina.”
Con queste parole, il Re Alessandro III di Macedonia, esalò il suo ultimo respiro.



[1] “non avevo mai pianificato che un giorno ti avrei perso” è una frase tratta dalla canzone “The One That Got Away” di Katy Perry.
[2] Ispirazione presa dal libro di Valerio Massimo Manfredi “La Tomba Di Alessandro”, che a sua volta si rifà a fonti antiche quali il bollettino medico di Eumene Di Cardia.
[3] Criseide è un personaggio fittizio, in quanto Alessandro aveva solo tre mogli e non una concubina in particolare a cui era affezionato. Inoltre non aveva lasciato eredi al suo regno.
[4] Filippo, il medico di corte, era ad Ecbatana e dunque non aveva potuto assistere Alessandro durante la sua malattia.
[5] I bambini, ovviamente, sono personaggi fittizi inventati da me.
[6] Antica divinità Persiana.
[7] Sono tutti titoli originali di Alessandro III di Macedonia, detto “Magno”.
[8] Uno dei generali di Alessandro, colui che fu per un breve periodo il reggente dell’Impero, all’epoca incustodito non avendo Alessandro lasciato alcun erede legittimo.
[9] Probabile frase attribuita ad egli.
[10] Ci sono motivi per credere che in realtà Alessandro Magno cadde in una sorta di coma, poiché diverse fonti testimoniano che anche dopo giorni dalla morte conservava il suo consueto profumo e non emanava fetore di morte.
[11] Efestione Amintore, uno dei suoi Generali, ma prima di tutto migliore amico e amante, aveva lasciato la vita circa otto mesi prima nella capitale di Ecbatana a causa di vino ghiacciato e pollo fritto.
[12] Come nella nota 11, è documentato che Alessandro ed Efestione avessero una relazione. Si facevano chiamare già all’epoca “Achille e Patroclo”.
[13] Si dice che la pelle di Alessandro avesse un profumo intenso.
[14] Ci sono opinioni controverse sulla cronologia per quanto riguarda Roxane: alcuni dicono che fosse la prima, altri la seconda moglie di Alessandro.
   
 
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